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Mortal Kombat – Legacy: Ep. 5 – Kitana & Mileena (Part 2)

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Intervista di Alessia Mocci a Silvia Denti sull’esperienza del Salone del Libro di Torino 2011 – Rupe Mutevole Edizioni

Ieri, lunedì 16 maggio 2011, si è conclusa l’esperienza del Salone Internazionale del Libro di Torino 2011. Tra le case editrici protagoniste, Rupe Mutevole Edizioni si è distinta per la cura delle sue copertine e per l’amorevole compagnia dei suoi collaboratori.
Tantissima affluenza per una casa editrice che fondata nel 2004 sui monti dell’Appennino ligure-emiliano è divenuta una realtà nel mondo dell’editoria minore in Italia.
Silvia Denti, curatrice della raccolta “La Quiete e l’Inquietudine”, ha vissuto interamente il Salone restando sbalordita dalla partecipazione dei lettori e degli autori pubblicati da Rupe Mutevole. Silvia è stata molto gentile e disponibile nel rispondere ad alcune domande sull’andamento delle giornate torinesi e sulle prossime novità. Buona lettura!

A.M.: Il Salone Internazionale del Libro di Torino è ormai concluso, come hai vissuto questa esperienza?

Silvia Denti: Benissimo. Ho avuto  modo di incontrare il profumo della carta a tutto tondo, ma soprattutto i “miei” autori, tutti coloro che scrivono e che mi comprendono, esattamente come io comprendo loro. È una sintonia meravigliosa, li seguo come componenti di una grande famiglia che si allarga sempre di più.

A.M.: La collana “La quiete e l’inquietudine” è stata protagonista nelle giornate del 13 e 14 maggio. Com’è andata?

Silvia Denti: Direi  “speciale”. Non mi aspettavo tanto calore da parte di tutti, anche da chi ancora non mi conosceva, davvero, mi sono sentita dire “sei meravigliosa” e quasi comincio a crederci.  Sono stata felicissima di poter parlare di queste mie collane, coinvolgendo coloro che sono riusciti a venire, dando spazio alla lettura, alle mie analisi dei testi, con un sottofondo di entusiasmo difficile da spiegare, bellissimo.

A.M.: Rupe Mutevole è in contatto con una casa editrice americana non-profit “Chelsea Editions” ed ha approfittato dell’occasione per presentarla. Ha destato curiosità?

Silvia Denti: Sì! Conoscere personalmente un poeta come Alfredo De Palchi mi ha commosso, è un nobile nell’anima e sono sicura che ne nascerà una sinergia  importante. Ho potuto dire poco di questo  grande poeta-editore, ma quel poco ha interessato tutti coloro che passavano dallo stand. Chelsea Editions porta avanti la poesia a dispetto dell’interesse minimo del mondo, un po’ come faccio io, perché la poesia, quella vera, è vita, è pulizia d’animo. Non bisogna abbandonarla mai. A tale proposito abbiamo presentato Antonella Zagaroli  e Luca Fontanella, due poeti bravissimi  che hanno già avuto la fortuna di collaborare con Chelsea Editions.

A.M.: Ci sono state domande curiose da parte del pubblico? Qualche aneddoto?

Silvia Denti: Sì, mi ha colpito un ragazzo di nemmeno diciotto anni che ha voluto leggere un pezzo, non suo, di un autore che stavo presentando, lo ha fatto affermando che egli stesso ama scrivere e leggere. Mi ha trasmesso i miei vent’anni, mentre leggeva tremava di emozione. È stato fantastico. Le domande curiose sono state sulle uscite dei libri, i miei, Vibrus  e IN/CONTRO, naturalmente la gente si incuriosisce, forse Vibrus è  stato l’interesse più vivo, per la sua caratteristica di narrazione, la collaborazione di 5 autori, questo ha suscitato  domande sulla sintonia, sull’amicizia scaturita dopo tale esperienza.

A.M.: C’è stato qualche autore, edito da altre case editrici, che ti ha colpito?

Silvia Denti: Non ho avuto modo di approfondire la lettura di altri lavori nei quattro giorni allo stand, certo, c’erano moltissimi nomi, anche di grosso calibro, però la mia attenzione era rivolta soprattutto ai nostri libri, ho notato che spiccavano per la qualità grafica, le copertine molto curate, insomma, mi sono dedicata a RUPE MUTEVOLE interamente anche perché ormai la sento “mia”. Con Cristina Del Torchio c’è una sincera e spontanea amicizia, è una persona eccezionale, voglio dirlo e sottolinearlo. Ci somigliamo negli ideali, ma lei è una roccia, porta fardelli pesantissimi con una classe e una capacità invidiabili.

A.M.: Puoi affermare che Rupe Mutevole è risultata vincente al Salone? Gli obiettivi che si avevano sono stati soddisfatti?

Silvia Denti: Io penso proprio di sì. Ho avuto modo di parlare con molta gente, persone che hanno girato per il Salone osservando e spulciando tra gli editori minori. Nessuno ha apprezzato in maniera particolare gli altri, noi ci siamo distinti per la qualità sia dei contenuti che della veste che ormai ci caratterizza, l’eleganza, la ricercatezza, quel filo caloroso che ci lega con gli autori, ripeto, siamo una famiglia unita e andremo lontano. Lo si capisce da tante cose, dalla complicità che si instaura tra tutti noi, dall’affetto e dalle richieste di chi scrive: non lo abbandoniamo mai, facciamo quello che possiamo e anche di più per dargli rilievo, visibilità.

A.M.: Dopo Torino, incontreremo Rupe Mutevole in qualche altra Fiera del Libro? Puoi anticiparci qualcosa? 

Silvia Denti: Sono sicura che a dicembre RUPE MUTEVOLE parteciperà al salone del libro di Roma, ci saremo, faremo ancora grandi cose, sempre più coinvolgenti, sempre più convincenti. I progetti sono tanti e un pizzico di scaramanzia non fa mai male. Vi stupiremo!

Armonia e contatto con il pubblico. Rupe Mutevole al Salone Internazionale del Libro di Torino 2011 ha cercato di operare al meglio per far conoscere la sua realtà ed i suoi collaboratori. Ringrazio Silvia Denti, curatrice della collana “La Quiete e l’Inquietudine”, per la sua professionalità e sincerità.

Link articolo programma giornate Rupe Mutevole Edizioni al Salone di Torino:
http://oubliettemagazine.com/2011/05/06/rupe-mutevole-edizioni-partecipa-al-salone-del-libro-di-torino-2011-padiglione-2-stand-j25/
Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.
http://www.rupemutevoleedizioni.com/
http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni
http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

Fonte: Oubliettemagazine

Golfo Arabico, ingresso nel CCG del Marocco e della Giordania

May 17, 2011 Leave a comment

I monarchi del Golfo cercano di premunirsi contro un contagio delle rivolte arabe ma anche contro il pericolo iraniano proponendo di intergrare la Giordania e il Marocco ,due dei reami arabi che non fanno parte del loro club. Il 10 maggio, il Consiglio della Cooperazione del Golfo (CCG: Arabia Saudita, Bahreïn, Emirati Arabi Uniti, Kuweit, Oman e Qatar), ha sorpreso tutti dichiarandosi favorevole ad una adesione della Giordania e del Marocco a questo gruppo regionale. “Gli accadimenti del mondo arabo che rischiano di trascinare la regione del Golfo sono la principale ragione di questa decisione a sorpresa”, ha spiegato Ibrahim Sharqieh, direttore aggiunto del Brooking Doha Center. Il CCG, un club creato nel 1981 intende, secondo gli analisti, stabilire un coordinamento tra gli otto monarchi arabi per creare un fronte comune davanti alle rivolte che hanno capovolto i sistemi delle principali repubbliche arabe. Ci si chiede quale è realmente l’obiettivo di questo coordinamento: reprimere tutte le velleità di cambiamento, con l’aiuto del Marocco e della Giordania che hanno una solida esperienza nella sicurezza militare, o introdurre delle riforme nei loro rispettivi paesi attingendo dalla loro esperienza politica? I monarchi del Golfo sono in fibrillazione davanti alle contestazioni che si stanno producendo nello Yemen, parente povero della penisola araba che chiese a suo tempo, senza successo, di far parte del gruppo regionale. Ma è l’Iran, che ha intensificato la sua campagna di ostilità con lo spiegamento nel marzo scorso delle loro forze in Bahreïn per aiutare la contestazione animata dagli sciiti, maggioritari nel paese, a pesare su questa scelta di nuovi ingressi. Con i suoi progetti militari e nucleari, l’Iran è percepito come una minaccia per la sicurezza del Golfo, e i monarchi del CCG contano sull’apporto di armate sperimentate in Marocco e in Giordania, sunnite come loro, per proteggersi da tutti i pericoli esterni sciiti. Ormai i paesi del CCG non confidano più negli Stati Uniti, che hanno comunque una forte presenza militare nella regione, dopo la caduta dei regime tunisino e egiziano, alleati a suo tempo di Washington, abbandonati al loro destino durante le prime avvisaglie della Primavera Araba. Gli ostacoli per una integrazione del Marocco e della Giordania non mancano, essendo economicamente poveri con un PIL rispettivamente di 92 e 27 miliardi di dollari, pari al 9% del PIL delle monarchie del Golfo. L’arrivo di 32 milioni di marocchini e di 6,5 milioni di giordani andrebbe a raddoppiare la popolazione del CCG, attualmente intorno ai 40 milioni di abitanti, cosa che aggraverebbe il problema della disoccupazione, Arabia Saudita in testa che tocca il 40% dei giovani. Il CCg prevede in effetti la libera circolazione delle persone e questo provocherebbe un anemia di giovani nei due reami. Il Marocco e la Giordania, davanti ad un tasso di disoccupazione molto alto, sono d’altro canto importatori totali di petrolio, principale ricchezza del CCG. Sul piano politico, hanno una grande esperienza di multipartitismo, proibito invece dai loro futuri patners arabi. Molti credono che una adesione della Giordania è concepibile, considerata la vicinanza territoriale e importante patner commerciale del CCG, ma l’offerta fatta al Marocco, secondo gli analisti, geograficamente troppo distante dal Golfo, è stata precipitosa sotto l’effetto  dell’onda delle rivolte arabe. Il progetto di un allargamento del CCG, annunciato senza nessun studio preliminare o consultazione popolare, è stato accolto con molta inquietudine dall’opinione pubblica del Golfo, ha scritto l’editorialista saudita Daoud al-Chariane, domenica scorsa nelle colonne del quotidiano arabo Al-Hayat. I più pessimisti prevedono la stessa sorte che tocco’ alla Dichiarazione di Damasco , quando il CCG apri’ brevemente alla Siria e all’Egitto le sue porte, come ricompensa della loro partecipazione alla liberazione del Kuwait nel 1991 dalle forze armate iraniane, porte che si richiusero al primo alito di vento.

Fonte: My Amazighen

“Il matrimonio interiore” di Jacques Vigne, La Lepre Edizioni

IL MATRIMONIO INTERIORE

ISBN:
978-88-96052-16-7
Pagine:
650

Il “matrimonio interiore” costituisce l’ultima tappa e il coronamento di un cammino spirituale : tutte le pulsioni e le emozioni contraddittorie che abitano l’anima vengono trasformate in energia armoniosa, attraverso l’unione tra la dimensione maschile e quella femminile di un essere umano.
Il dottor Jacques Vigne, uno psichiatra francese che vive in India da più di quindici anni, ci rivela le caratteristiche psicosomatiche e spirituali di questa esperienza, comune alle grandi tradizioni Orientali e Occidentali. Il matrimonio mistico, rappresentato in ogni cultura con parole ed immagini differenti, è, sotto ogni latitudine, il superamento della dualità esistenziale.
Questa realtà universale, celebrata nella Bibbia dal Cantico dei Cantici, ha ispirato tutta la mistica occidentale relativa alle nozze. Lo stesso principio è illustrato nell’Islam dalla passione amorosa di Majnûn e Laylâ e in India dal matrimonio del dio Shiva con Shakti. Questa unione mistica è esplorata attraverso varie vie, che tendono tutte alla realizzazione dell’unità interiore, ad esempio nello yoga tradizionale attraverso il corpo e in Cina con l’armonizzazione tra Yin e Yang.
Frutto di dieci anni di ricerche, questa summa allo stesso tempo erudita e accattivante di Jacques Vigne, fa luce su uno degli aspetti più affascinanti dell’avventura spirituale.

Fonte: La Lepre Edizioni

“Abalon” di Alessandro Statello, Seneca Edizioni

Autore: Alessandro Statello
Titolo: Abalon
Collana: Narrativa moderna
Pagine: 584
ISBN: 978-88-6122-175-8
Prezzo: € 20.00

Galt è un mago di mezza età che vive e lavora nella città di Daghmar come alchimista, aiutato da Mapros, un giovane elfo. I due si procurano da vivere creando pozioni. Viste le forti pressioni ed ingiustizie esercitate sui cittadini da parte dello stregone nero Tempus, a cui devono sottostare, decidono di ribellarsi imbattendosi in un’epica impresa alla ricerca del leggendario scettro di Norm. Purtroppo esso è diviso in tanti pezzi e sparso per tutto il mondo, senza che nessuno sappia dove si trovi con precisione, nemmeno un solo pezzo! Se qualcuno riuscisse a ricomporlo del tutto potrebbe ribaltare il destino del mondo, sconfiggendo il nemico comune e facendo ritornare la pace nel mondo. In mezzo a tante peripezie, enigmi, trappole, mostri erranti e quant’altro, dovranno riuscire a rinvenire tutti i pezzi dello scettro, riunendo anche gli eserciti di tutto il mondo per poter sconfiggere Tempus e per porre fine a tutto ciò. Riusciranno il mago Galt e l’elfo Mapros da soli a recuperare lo scettro di Norm e trovarsi dei fidati alleati? Riusciranno a sconfiggere lo stregone nero o periranno sotto la sua morsa facendo sprofondare ancor più il mondo nell’oscurità? Un lungo viaggio per tutto il mondo alla ricerca di qualcosa di impossibile sta per iniziare…

Fonte: Seneca Edizioni

Intervista di Carina Spurio a Massimiliano Lanti – Danza

Massimiliano Lanti nato a Montorio al Vomano in provincia di Teramo ha iniziato i propri studi di danza da giovanissimo inizialmente con il maestro Annino Di Giacinto diplomato al Teatro dell’Opera di Roma per 7 anni, successivamente con l’insegnante argentina Liliana Merlo e con Dorina Di Marco. Nonostante la giovane età, riceve notevoli gratificazioni dalle rilevanti opportunità di lavoro che gli si presentano. Ha studiato inoltre e continua a seguire stages a Roma e Milano con i seguenti insegnanti: Leontine, lerva, Bennati, Marra, Fuentes, Anastasi, Gattei. Ha seguito inoltre degli stages importantissimi per la propria formazione artistica nel 1995 e nel 1998 in Spagna con i coreografi Matilde Coral e Don Juan Morilla, corsi di flamenco e danze spagnole.
Nel 1992 Lanti viene selezionato per una tourné di 15 giorni in Francia, Algeria e Egitto dalla Signora Ghislana Sirovich appoggiata a sua volta dagli ambasciatori italiani a Parigi ed Algeri, proponendo un intenso programma di danza classica, contemporanea e folkloristica insieme ad altrettanti artisti di varia provenienza. Le gratificazioni ottenute in queste tourné furono molte, da parte di tutta la stampa e degli addetti alla cultura delle Ambasciate italiane a Parigi ed Algeri.Nel 1993 si diploma a Roma presso la Federazione Italiana Danza e apre un proprio Centro Coreografico a Montorio al Vomano raccogliendo adesioni massicce. Nel 1994 viene chiamato da un’associazione locale per dirigere uno stage di rnodern jazz per gli allievi dell’Istituto Tecnico Commerciale “Pascal” di Montorio al Vomano; inoltre dal 1994 si è occupato in qualità di coreografo e danzatore in Abruzzo per le seguenti manifestazioni a livello regionale: La congiura dei Baroni e La Coppa Interamnia.
Negli ultimi anni è stato contattato dal Centro Servizi Culturali di Teramo per curare coreografie nell’ambito della Rassegna Internazionale di Musica Popolare, una manifestazione molto importante nella provincia di Teramo alla quale partecipano gruppi coreografici e non, provenienti da tutto il mondo; Massimiliano Lanti è stato il coreografo ufficiale per diverse edizioni di questa Rassegna Internazionale. Oltre ad aver curato diverse sfilate di moda a carattere regionale, ha fatto parte in qualità di coreografo e danzatore della Compagnia Artistica teramana nota come “La Giostra degli Evocanti disdetti” che realizza importanti pieces teatrali ed evocazioni storiche. Ha partecipato inoltre in qualità di danzatore ad un programma RAI del 1992 “Uno Fortuna”.
Attualmente continua a dirigere con entusiasmo e professionalità la propria scuola a Montorio al Vomano e ogni anno, oltre che far partecipare i propri allievi a stage con importanti coreografi, li fa esibire nei più grandi Teatri d’Italia in occasione di diversi Festival e Galà della danza a livello nazionale ed internazionale , come il prestigioso premio alla coreografia “David di Michelangelo”che si tiene ogni anno a Fiuggi (FR), il Festival “Ballando Ballando”che si tiene ogni anno a Roma e Chianciano e il Festival “Divertiamoci con l’Arte” che si tiene in diverse località italiane, ottenendo sempre numerosi riconoscimenti, primi posti e premi importanti. Il Maestro propone, in occasione del saggio di fine corso, dei veri e propri musicals di propria creazione, in modo da discostarsi dall’idea tradizionale del saggio di fine corso ed anche per poter coinvolgere non solo i genitori degli allievi, ma anche tutto il pubblico. Da diversi anni il Maestro Massimiliano Lanti insegna danza ed educazione motoria, anche nelle Scuole Statali della provincia di Teramo.

C.S.: I tuoi studi di danza li hai iniziati giovanissimo con il maestro Annino Di Giacinto diplomato al Teatro dell’Opera di Roma per 7 anni, successivamente con l’insegnante argentina Liliana Merlo e con Dorina Di Marco. Racconta …

Massimiliano Lanti: La mia passione per la Danza è nata da piccolissimo, come per tutti i ragazzi che abitano in un paese di Provincia dove un Teatro non c’è , si è manifestata guardando Spettacoli televisivi, balletti classici che erano molto rari all’epoca da scorgere in televisione, come lo è tutt’ora, e da lì è nato il desiderio di esprimermi, ho cominciato a studiare danza, trasferendomi di Scuola in Scuola per cercare di arricchirmi il più possibile e cogliere il meglio di ciò che ogni insegnante mi regalava, ho dei ricordi meravigliosi di quei tempi, di tutti gli artefici di questa mia grande passione, anche se con qualcuno di loro, non sempre ho avuto vincoli idilliaci, ma comunque ho di tutti un bel ricordo e li ringrazio di tutto l’insegnamento che mi hanno dato.

C.S.: Nel 1992 vieni selezionato per una tournèe tra Francia, Algeria e Egitto proponendo un intenso programma di danza classica, contemporanea e folkloristica insieme ad altrettanti artisti di varia provenienza …

Massimiliano Lanti: In quel periodo ho lavorato moltissimo, oltre le tante esperienze Nazionali in diversi teatri, nacque questo tour che toccò Francia, Algeria ed Egitto, due settimane ciascuna per ogni Paese, un evento importante, gastronomico Culturale Italiano, organizzato dalla Produttrice Ghislana Sirovich coadiuvata dalle Ambasciate dei paesi dove venivamo ospitati, eravamo due danzatori, 5 musicisti, 1 soprano ed un attore di prosa, proponemmo un intenso programma di danza classica, ma soprattutto di folklore maggiormente Italiano, come la Tarantella di Rossini, ma anche pezzi di repertorio Classico. Ebbe molto richiamo anche sulla Stampa Nazionale, abbiamo avuto articoli e ottime recensioni dalle maggiori testate Nazionali come LE MATIN, ALGER REPUBLICAINE, HORIZONS ecc.

C.S.: Hai seguito stages a Roma e Milano con: Leontine, lerva, Bennati, Marra, Fuentes, Anastasi, Gattei. Nel 1995 e nel 1998 è la volta della Spagna con i coreografi Matilde Coral e Don Juan Morilla, corsi di flamenco e danze spagnole …

Massimiliano Lanti: Ho sempre sostenuto che il bagaglio culturale ed artistico di qualsiasi fabbricante di emozioni si formi avendo esperienze con molti insegnanti, ho fatto il percorso che un po’ tutti i danzatori fanno, mi trasferii per due anni a Roma dove presi lezioni private con moltissimi insegnanti, raffinando la mia tecnica e alla ricerca della pulizia dei movimenti, grazie a questi stage intravedevo sempre di più uno stile tutto mio che si affrettava a venire fuori. L’esperienza Spagnola con i più grandi danzatori ed Insegnanti di Flamenco, Matilde Coral e Don Juan Morilla, presso il Conservatorio di Arte drammatica e danza di Còrdoba, un’esperienza unica, intensa, il flamenco non è solo una danza, ma è soprattutto temperamento e aver studiato con loro due che, per quei pochi che non li conoscessero sono l’istituzione della danza Spagnola nel mondo e aver avuto questa occasione, mi ha onorato tantissimo, anche se poi il Flamenco non è tra le mie basilari manifestazioni, resta comunque una esperienza magnifica che mi ha regalato molto, anche a livello interiore.

C.S.: Ti diplomi Nel 1993 a Roma presso la Federazione Italiana Danza, successivamente fondi e dirigi il Centro Coreografico a Montorio al Vomano. In quale momento è nata l’esigenza di insegnare?

Massimiliano Lanti: In quegli anni stavo lavorando moltissimo come ballerino, dopo il diploma cominciai a lavorare in diverse pieces teatrali nell’ambito Romano e Nazionale, ma fui costretto a tornare a casa, in quanto all’età di 20 anni, quando sei nell’apoteosi di una ipotizzabile carriera, persi mia madre dopo una lunga malattia e caddi in un abbattimento interiore, che mi spinse a rimanere a Montorio al Vomano … la carriera e i contratti di un ballerino in quei tempi andavano 6 mesi per 6 mesi e spesso non si lavorava anche per lungo tempo, era una cosa che non mi potevo più permettere visto che non avevo più le spalle coperte come prima e decisi quindi di dedicarmi all’insegnamento e più in là di aprire dei semplici corsi nella mia cittadina nei quali all’inizio mi buttai a capofitto, per cercare di soffocare il dolore che mi investiva, i corsi ebbero, con mia sorpresa un richiamo clamoroso, la mia mente intraprese a recuperare, cominciai a dedicarmi non più al primo piano della mia carriera ma alla creazione e al dietro le quinte che mi dava molti più stimoli, sperimentai tecniche nuove con questi esordienti allievi, modi di vedere i saggi di fine corso completamente diversi da quelli che si era abituati ad assistere all’epoca e questo fu una cosa di rottura che spinse molte Scuole di Danza all’epoca ad aggiornarsi non solo nelle tecniche ma anche nei modi di proporre i saggi di fine anno, che cominciarono a diventare dei veri e propri Spettacoli, la mia idea e lo è tutt’ora, era di cercare di distinguermi, proponendo Spettacoli e coreografie che si discostassero dall’idea tradizionale dei saggi di danza, per cercare di coinvolgere non solo i genitori degli allievi ma anche tutto il resto del pubblico.

C.S.: Quando hai capito che la danza avrebbe fatto parte della tua vita?

Massimiliano Lanti: La vita spesso è davvero imprevedibile, non avrei mai immaginato di fare questo lavoro, lasciai la danza da giovanissimo perché evidentemente con l’immaturità adolescenziale non mi aggradava più. Intorno ai 15 anni andai ad assistere, per puro caso ad uno Spettacolo di Danza a Roma che mi restituì più vivida e limpida l’amore per la Danza e mi dissi mentre guardavo quello Spettacolo “ Ma questo io lo posso fare … però che emozione, potrei tornare a danzare …” in quel preciso istante ho compreso che la danza mi avrebbe accompagnato per sempre!

C.S.: Una figura importante nella tua formazione?

Massimiliano Lanti: Sicuramente Annino Di Giacinto, con il quale ho intrapreso i miei primi studi e i miei primi passi che ricordo ancora con molto affetto. Quando ho saputo della sua morte non ero in Italia, ero fuori per lavoro, mi è dispiaciuto moltissimo, sarei voluto tornare ma non potevo perché avevo un contratto, sò che stava molto male, ma questo suo trapasso è stato fin troppo improvviso, per tutti i Teramani che lo amavano e lo amano tutt’ora.

C.S.: Hai conosciuto artisti importanti, chi ricordi in maniera particolare e perché?

Massimiliano Lanti: I più importanti artisti hanno l’umiltà tipica dei grandi, più sono grandi e più sono umili, ho conosciuto tante persone del mondo dello Spettacolo, in primis Carla Fracci, non per lavoro, magari l’ho incontrata una volta alla fine di un balletto a Roma credo, se non mi sbaglio al Teatro dell’Opera, ebbi la fortuna di avvicinarla e di parlarle, trovarsi accanto a dei grandi della Danza come lo è lei, per chi vive di Danza è un emozione indescrivibile. Altro personaggio che mi continua tutt’ora a regalare moltissima energia, pur non essendo stata una grande ballerina televisiva è Raffaella Carrà, che conosco personalmente e che ha sempre belle dimostrazioni di affetto per me, una donna carismatica, unica, che bisogna almeno incontrare una volta nella vita, una grande artista che che se ne dica, ha girato tutto il mondo con i suoi tour, una donna magnetica ed una grandissima professionista. Le ragazze di oggi tutte vorrebbero avere la carriera che ha avuto lei, ma non sanno che dovrebbero prima di tutto, prendere esempio da lei se vogliono intraprendere una professione televisiva, un’artista a tutto tondo che si è migliorata nel tempo e ha continuato a studiare anche quando la sua carriera era all’apice del successo. Oggi invece c’ è la smania di protagonismo senza saper fare nulla, una cosa che personalmente non tollero, siamo al trionfo del dilettantismo e del cattivo gusto.

C.S.: Secondo te, quali caratteristiche deve avere un danzatore per essere un artista di qualità?

Massimiliano Lanti: Oltre la tecnica senz’altro indispensabile, la fatica, ore ed ore di sbarra, ma ciò che è più fondamentale la personalità, deve saper regalare, con amore se stesso agli altri e donarsi completamente, offrire la parte più interiore di se e raccontare la propria vita e il proprio vissuto attraverso il corpo e la danza.

C.S.: La danza e’ una disciplina di vita. Quali sono i consigli che dai ai tuoi giovani allievi per seguire un percorso corretto?

Massimiliano Lanti: Di accettare sempre le correzioni e i consigli che gli vengono dati da un Insegnante, spesso i ragazzi di oggi confondono la correzione con l’ammonimento, quando studiavo da ragazzo, se non venivo corretto nella tecnica dai miei insegnanti, mi infastidivo perché volevo migliorare e pretendevo l’aggiustamento e il ritocco. Altro consiglio è di continuare sempre a studiare, studiare, studiare, di non sentirsi mai arrivati, perché nella danza non si è mai arrivati e se un giorno dovessero fare questo lavoro, prepararsi ad avere tanta pazienza, perché spesso i danzatori anche se magici non vengono considerati come dovrebbero essere.

C.S.: Il tuo corpo è il tuo strumento di lavoro principale, pensi sia necessario essere esibizionisti per essere ballerini?

Massimiliano Lanti: Beh si un po’ si, quel poco che basta, non una cosa eccessiva, il narcisismo è una delle componenti fondamentali, basti ricordare che negli anni 50 al Palladium di New York, quando le piste da ballo erano divise in tre settori specifici, ballerini inesperti, quelli mediocri e quelli super bravi, se i ballerini inesperti provavano ad invadere lo spazio dei ballerini bravi venivano riportati al proprio posto a suon di calci e gomitate. Questo banale esempio per dire che comunque la parola esibizionista deriva da esibizione, da una rappresentazione artistica, per cui sul palcoscenico, non si può non esserlo, è impossibile, ma nella vita, parlo per me personalmente, sono una persona estremamente timida e riservata, a volte anche introverso, spesso mi massacro da solo trovandomi difetti in continuazione e difficilmente riguardo le cose che ho fatto in passato, le cose che ho fatto 20 anni fa per esempio, non riesco nemmeno a rivederle.

C.S.: C’è qualcuno nel mondo dello spettacolo che ammiri in particolare o a cui ti ispiri?

Massimiliano Lanti: Nella danza non posso non amare Sylvie Guillem, Roberto Bolle, Polina Seminova e i Momix. Nello Spettacolo in genere amo chi fa bene il proprio lavoro, qualsiasi esso sia, l’importante è che lo faccia con dedizione e soprattutto con il giusto rispetto che ci vuole quando ci si presenta davanti ad un pubblico.

C.S.: Si parla molto delle difficoltà che il nostro paese sta affrontando in ambito artistico: alcuni teatri non hanno abbastanza fondi per proseguire la loro attività. Un ballerino sa che al termine di un’esibizione cala il sipario e non sa cosa succederà il giorno dopo … Qual è, secondo te il futuro della danza?

Massimiliano Lanti: In un paese dove anziché costruire teatri o auditorium si preferisce investire sugli stadi di calcio o sullo sport, una Nazione di spessore come la nostra che ha sempre avuto le caratteristiche e l’impronta di un Paese altamente Culturale che si è sempre contraddistinto con grandissimi meriti, all’estero per il trionfo artistico e istruttivo che ha sempre profuso, ridotto ora ai minimi termini economicamente e non si sa mai perché o per colpa di chi, quello che si sa per certo è che il futuro della danza è sempre più tentennante, molte importanti compagnie di danza terminata questa stagione non sanno se riavranno un contratto. Il nostro Paese non migliorerà mai la propria condizione se non si continuerà ad investire sulla Cultura, che è stata l’attrattiva maggiore per i turisti che vengono dall’estero; Meno cultura = Meno Turisti ; Meno Turisti = Meno Economia. Quando qualcuno recentemente e non faccio nomi, perché tanto è agli occhi di tutti, ha asserito “con la cultura non si mangia” ha detto una grande stupidaggine, con la Cultura l’Italia ci ha sempre mangiato, specchiamoci alla Germania e altri Paesi Europei che della cultura e l’arte ne fanno la principale fonte di sostentamento economico.

C.S.: Un rimpianto?

Massimiliano Lanti: Professionali moltissimi, quello di non aver potuto esprimermi meglio, quando avrei potuto farlo e che per vari vicende personali e famigliari non ho potuto realizzare.Personali, quello di non aver avuto la possibilità di conoscere nel profondo mio fratello Fabrizio, scomparso prematuramente e che mi ha dato tremila consigli che, se all’epoca, ingenuamente pensavo fossero eccentrici, solo ora ne percepisco il grande valore.

C.S.: Una dedica …

Massimiliano Lanti: Ad una persona della mia famiglia un po’ fragile in questo momento della propria vita, che abbia la capacità di imparare a guardare la vita con occhi differenti.

C.S.: Sei ottimista o pessimista?

Massimiliano Lanti: L’ottimismo fa parte del mio modo di essere, guardare avanti, domani è un altro giorno, con tutte le tristi vicende famigliari che ho avuto, non posso che esserlo. “Forza ragazzi spazzola e chi mi fermerà” Nel senso, spazza via il dolore e ciò che ti fa male e guarda avanti.

C.S.: Progetti futuri?

Massimiliano Lanti: A parte il 23 giugno uno Spettacolo di fine corso al Teatro Comunale sui 5 sensi. In Primis uno Spettacolo commemorazione per il decennale della morte di mio fratello Fabrizio Lanti che si terrà a Teramo verso il periodo di Novembre, con la partecipazione di tutti i suoi colleghi attori e giornalisti. Non sarà uno Spettacolo di Danza, sarà una vera e propria commemorazione dove io sarò dietro le quinte e mi occuperò esclusivamente della Regia. Poi in programma, formare una compagnia di Danza tutta mia, ma se le premesse sono quelle di cui sopra, ci rifletto un attimino meglio.

C.S.: Sei nato e vivi a Montorio al Vomano. Qual è il rapporto con la tua terra …

Massimiliano Lanti: L’abruzzo è una terra generosa, cordiale, amabile, fiorente, così come lo è Montorio al Vomano, una cittadina che mi ha dato molto, da piccolo ho svestito tutte le stradine anche le più piccole, ora invece spesso sento la necessità di allontarmi, Montorio è un paese meraviglioso, ma per me è più bello pensarlo che vederlo ora come ora!

Fonte: Oubliettemagazine


Marocco, dati allarmanti sui matrimoni con minori

May 17, 2011 Leave a comment

Per tutti quelli che pensano sia un fenomeno lontano, le cifre che vengono pubblicate dal ministero della Giustizia, sono la prova provata che il fenomeno anzichè regredire è  in costante aumento in Marocco. Il matrimonio tra e con minori è in progressione nel 2010 con 41.098 atti conclusi, contro i 33.253 nel 2009, con un aumento del 23,59%. E’ stato il ministro della Giustizia in persona a rendere pubblici queste cifre durante una conferenza dal titolo “Il matrimonio dei minori in Marocco e l’applicazione sana del Codice della Famiglia”. Il ministro ha precisato, durante la conferenza, che i casi di matrimoni autorizzati dai tribunali dietro una inchiesta sociale si stabilizzano a  14.486, quelli autorizzati dietro una visita medica (attitudine psichica) arrivano a 7.419, mentre le richieste non accettate sono state 3.474. Per i minori nati tra il 1993 e il 1994 le domande approvate sono nell’ordine del 98,49%. Queste cifre catastrofiche (che danno adito poi a una certa tolleranza e a un diffuso lassismo riguardo la lotta contro la pedofilia), non inglobano tutti gli altri matrimoni conclusi con la semplice lettura della fatiha, una tradizione ancora ben radicata in diverse località del paese. Molte testimonianze parlano di bambine con appena 9 anni date in spose con il tacito accordo dei genitori. Questa triste realtà che è uscita ancora una volta allo scoperto sta suscitando un grande scalpore nell’opinione pubblica marocchina che si dichiara disgustata da questi fatti. Molte associazioni puntano il dito contro le autorità accusandole di restare a braccia conserte davanti a questo doloroso fenomeno e di non fare nulla per questi minori. Ovviamente si tratta di una vera e propria violazione dei Diritti dei Bambini come convenuto da tutte le convenzioni internazionali di cui il Marocco è signatario. D’altro canto, le misure preventive come la visita psicologica per assicurasi di una “eventuale maturità” della bambina, come l’inchiesta sociale per motivare la decisione del matrimonio, non sono quasi mai rispettate.  E’ un lavoro colossale di sensibilizzazione che attende le ONG per invertire la tendenza prima di poter mettere fine a questa pratica vergognosa. Una azione trasversale riunirà diversi dipartimenti ministeriali che si compirà in diverse regioni, in primis nel Medio Atlas dove si registrano il maggior numero di questi matrimoni di minori. Sanzioni penali dovranno essere applicate per arrestare il fenomeno che le associazioni di difesa dei bambini assimilano, giustamente, ad una forma di pedofilia autorizzata. Ma il lasciar passare, la permissività e la non applicazione della legge  mette il paese al bando della comunità internazionale che denuncia la sopravvivenza di queste unioni. Il campanello d’allarme è stato suonato da tempo, è indecente vedere il numero degli atti di matrimonio con minori in costante evoluzione, anno dopo anno. Stesso discorso del lavoro minorileche dovrebbe essere semplicemente proibito da una società che non sembra ancora aver compreso tutta la portata di questo dramma dalle pesanti conseguenze.

Fonte: My Amazighen

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L’ipocrisia della comunicazione può costare cara e non solo all’immagine

A volte le aziende pensano che comunicare sia un po’ come nascondere sotto i tappeti la polvere piuttosto che eliminarla. Occultando le negatività si pensa di risolvere il problema salvando la faccia. Questo tipo di comunicazione un po’ ipocrita più spesso la troviamo in politica. Complici le elezioni che avvengono a media/lunga scadenza e il fatto che un politico in qualche modo riesce sempre a salvarsi e a riciclarsi – a differenza dei manager le cui teste possono saltare in men che non si dica. Magari trovare la giusta via di mezzo non sarebbe poi così deleterio, ma questo è un altro discorso -, spesso il modo in cui i valori di un partito vengono comunicati sono retrogradi, appartenenti a una cultura vetusta e colpevolmente omertosi. Il caso dell’arresto di Dominique Strauss-Kahn ne è, ahimé, un esempio. La storia – recentissima – è ormai nota: il francese capo del Fondo Monetario è stato arrestato ieri con l’accusa di stupro nei riguardi di una cameriera del Sofitel dove era ospite a New York. Non è mia intenzione soffermarmi sulla cronaca giudiziaria e mi atterrò a quanto detto finora dai media, tuttavia vorrei soffermarmi su alcuni elementi. Non ha destato negli avversari politici e in poche colleghe di partito, oltre che in una buona parte di giornalisti, nessuna sorpresa l’arresto del politico. Il motivo? Da tempo su Strauss-Kahn si rincorrevano voci relative a una sessualità aggressiva e molesta nei riguardi di alcune donne. Il Corriere della Sera di oggi riporta numerosi rumours, ma anche dichiarazioni lampanti sui difetti che avrebbero dovuto rendere poco presentabile – soprattutto alle elezioni presidenziali – un personaggio così discusso: nel 2007 il giornalista di Liberation Jean Quatremer scrisse sul suo blog: “Il gusto di Strauss-Kahn per la sessualità sfrenata è noto. Rischia però di avere problemi a Washington, in un Paese che non scherza con la morale, in generale e con le molestie sessuali in particolare”. Passi per la morale personale, ma le molestie sessuali non sono un reato tanto in Francia, quanto negli Usa? Sempre nello stesso anno la giornalista Tristane Banon dichiarò in tv di aver subito uno stupro ad opera dello stesso Strauss-Kahn, ma di non averlo denunciato, cosa che però farà a breve visto che il reato non è caduto in prescrizione. All’epoca la madre della giornalista Anne Mansouret, consigliera regionale dell’Alta Normandia, non solo non insistette affinché la figlia denunciasse il reato, ma addirittura la spinse a tacere. Il fatto che Strauss-Kahn oggi sia stato denunciato da una “semplice” cameriera e che la Mansouret sia canditata alle primarie del partito per le presidenziale del 2012, devono essere stati sufficienti a far cambiare idea a maman e averle infuso la grinta necessaria per denunciare il fellone e forse anche ottenere un po’ di visibilità che in fase elettorale potrà tornare utile. La portavoce del partito socialista all’Assemblea nazionale Aurelie Filippetti ha dichiarato di essere stata molestata, tanto da non rimanere più da sola in compagnia dell’uomo. E gli altri membri del partito socialista – ricordiamo che Strauss-Kahn era considerato l’avversario più temibile di Sarkozy alle presidenziali che si terranno il prossimo anno -? Martine Aubrey – segretaria del partito – si dice “stupefatta” e sta lavorando per creare una task force che cancelli dalla memoria dei potenziali elettori questo choc; François Hollande – meno carismatico di Strauss-Kahn, ma l’unico che potrebbe prendere ora il suo posto – ha detto che il suo pensiero in primis va proprio a Dominique. Il fedelissimo Jean-Cristophe Cambadelis ha addirittura ricordato alcuni scandali gonfiati ad arte e ha sottolineato come il comportamento di cui Strauss è accusato non faccia parte della sua cultura.

Certo, la presunzione d’innocenza è d’obbligo per chiunque, ma l’ipocrisia nella comunicazione nei riguardi degli elettori può risultare fatale nella cabina elettorale. Il problema, infatti, non è stato di comunicazione come in molti potrebbero pensare. La colpa grave dei dirigenti del partito è stata quella di non risolvere subito e alla radice una grana che si è, immancabilmente, palesata quando non avrebbe dovuto ed è scoppiata in mano proprio a loro.

La forza di reagire, il coraggio di esporsi e scusarsi sono dei valori anche a livello di comunicazione. Forse, con le prossime elezioni, il partito Socialista francese imparerà questa lezione di comunicazione.

Fonte: Vivianamusumeciblog’s

MIA 2011, elogio alla fotografia

Dopo averne parlato qualche giorno prima dell’inaugurazione (post del 12 maggio), sabato ho visitato questa importante fiera rivolta alla fotografia e alla video arte, rimanendone positivamente affascinato e interessato.

5 padiglioni con quasi 200 artisti provenienti da tutto il mondo, centinaia e centinaia di immagini e stampe di diverso formato, in grado di stimolare vista e immaginazione.

Il comitato scientifico ha svolto un lavoro di selezione delle opere eccellente, variando molto nella scelta della tecnica e dei soggetti. Tra i primi che mi hanno colpito, il 40enne Christian Tagliavini, italo-svizzero, capace di rivelare con i propri ritratti l’atmosfera di un passato remoto e affascinante. Le sue immagini mi hanno proiettato nelle sale della National Gallery di Londra dedicate alla pittura fiamminga del Quattro-Cinquecento, in cui i quadri sono così vivi, reali e in grado di indagare anche il minimo dettaglio.

Francesco Nonnino, quasi un Magritte della fotografia, un pò inquietante nel proporci i suoi pensieri, dove nella serie “Come se la vergogna”, i volti dei protagonisti non sono presi in considerazione (da cui il titolo), notiamo “solo” mani e piedi, nell’atto di compiere gesti particolari e ben caratterizzati, come a sottolineare i moti esteriori e non quelli dell’anima.

Abbandono per un attimo la fotografia e mi avvicino alla video arte di Bruno Sorlini. Immagini frantumate, discostate, rubate alla televisione e “mescolate” alla fotografia e alla musica. Visioni in movimento e fluttuanti dovute ad un particolare montaggio “non sincronizzato” e fatto di interferenze, risultato: un mondo in continuo divenire e ricco di sperimentazioni visive.

Rivivo le atmosfere un pò punk-londinesi nella serie “Contaminazioni” di Stefania Beretta, dove l’artista coglie in alcuni lavori dei writers una sorta di protesta sociale e di rottura con il sistema. Angoli, vicoli, strade poco battute diventano luoghi in cui ricercare l’essenza vera della quotidianità. Il grigiore dei muri e le pozzanghere d’acqua si trasformano in cornice ideale e simbolica per queste fotografie, in apparenza così prive di sentimento e spirito, ma in grado, invece, di dare voce e forza alle “minoranze periferiche”. La sua è una ricerca antropologica, priva di ogni banalità e improvvisazione, capace di smascherare l’ovvio e far riemergere dal substrato quella conoscenza che molti vorrebbero affondare.

Dalla veridicità britannica alla contaminazione tra realtà e fantasia della serie “Tokyo Plastic” di Massi Ninni. Qui le immagini sono caratterizzate da zone fortemente nitide e illuminate, contrapposte a sfondi appena percepibili, quasi sfuocati. Il risultato è quello di avere una fotografia che è appunto combinazione di realtà e fantasia. Una tecnica particolare di lavorazione che lo conduce a esiti espressivi in cui il mondo rappresentato appare come un grande giocattolo, perchè indagato con gli occhi di un bambino.

Significative del mutare del nostro abitare sono i light box di Raffaella Mariniello, straordinari nel riconsegnare alle nostre città quella dignità perduta a causa della cementificazione e del consumismo “a tutti i costi”. Vedute colte tra la realtà e la fantasia, tra il surreale e il metafisico, dove la luce diviene la carta d’identità dei luoghi rappresentati.

Fonte: Noisymag


										

“Volevo essere una gatta morta” di Chiara Moscardelli, Giulio Einaudi Editore

2011 Stile libero Extra
pp. 248
€ 13,50
ISBN 9788806198299

Goffa, spontanea, sempre al verde.
Chiara ha una fede incrollabile nell’amicizia e la piú totale incapacità di ideare strategie di conquista.
È tutt’altro che una gatta morta.
Ma in amore, si sa, solo le gatte morte vincono sempre.
Una catena di disavventure buffe e grottesche.
La rivelazione di un innato talento comico.

C’è chi nasce podalica e chi nasce gatta morta. Chiara è nata podalica. Forse non aveva fretta di venire al mondo perché aveva già intuito che la sua vita non sarebbe stata una passeggiata.
Che sarebbe rimasta sempre in piedi al gioco della sedia, o con la scopa in mano al gioco della scopa. E se la sarebbe dovuta vedere con chi invece è nata gatta morta.
La gatta morta è una micidiale categoria femminile.
Non è divertente, è seducente. Non esprime opinioni, ha paura dei thriller, le pesa la borsa, soffre di mestruazioni dolorose, non fa uscire il ragazzo con gli amici, non si concede al primo appuntamento e fin da piccola ha un solo scopo: il matrimonio. Chiara l’ha studiata per una vita. E ha capito che contro di lei non ci sono armi.

«Con le mutande alle caviglie e il sedere all’aria non ebbi il tempo di pensare, né tanto meno di rivestirmi. Ero circondata da una cinquantina di militari con i mitra puntati, che mi intimavano di alzare le mani. Cosí per lo meno credetti di capire.
E io le alzai.
L’unica frase che mi venne fu: – Molto mal di pancia.
– Montezuma, – mi rispose un militare senza abbassare l’arma.
Quella sera imparai due cose.
Era scoppiata la guerra in Chiapas: quelli che salivano sul pullman erano guerriglieri zapatisti. E avevo contratto un’infezione intestinale chiamata la vendetta di Montezuma.
Comune cacarella».

Fonte: Giulio Einaudi Editore