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Archive for April, 2011

Lindsay Kemp, Premio Dorian Gray 2011 alla carriera dopo James Ivory

Lindsay Kemp, inglese, 75 anni (o forse 73: la data di nascita è incerta), è una vera “prima donna” dell’universo queer oltre che Maestro indiscusso, nel teatro e nella danza, dell’estetica camp (un cognome: un destino). Allievo di un gigante del palcoscenico, il mimo Marcel Marceau, Kemp ha costruito nel tempo uno stile inconfondibile, un mix di tragico e di comico, di urlo e sberleffo, di piume e lacrime, di sublime e ridicolo, di melodramma e trasgressione.

Folletto, divina signora, corpo asessuato, il poliedrico Kemp esplode, alla fine degli anni Sessanta con lo spettacolo Flowers (la cui prima fu al Festival di Edimburgo) che racconta gli amori del travestito Divine, un inno all’erotismo di una delle sue Muse ispiratrici, Jean Genet (ma anche Ginsberg, Whitman, Nijnskij) e al suo romanzo Notre Dame de Fleurs. Un successo planetario che lo portò, di lì a breve, a calcare le scene dei grandi teatri del West End e di Broadway.

I Settanta sono il suo decennio, la sua consacrazione: oltre a Flowers, Salomè, Sogno di una notte di mezza estate e Sogno a Hollywood – realizzato proprio a Torino con la Compagnia del Teatro Nuovo, un omaggio al cinema muto. E poi la messa in scena del tour Ziggy Stardust di David Bowie (che aveva il suo stesso corpo androgino e si era fatto le ossa nella sua compagnia e che a lui si ispirò per i suoi travestitismi), la partecipazione a due film memorabili di Derek Jarman (Sebastiane e Jubilee) così come a due capolavori di Ken Russell, altra icona assoluta del camp (Messia Selvaggio e Valentino), regie liriche, produzioni teatrali, videoclips (con Kate Bush, altra sua celebre allieva).

Artista assolutamente rivoluzionario, e come tale molto amato e molto contestato dai puristi, Lindsay Kemp ha da tempo scelto l’Italia come sua seconda patria. Nel 1998, un grande regista come Todd Haynes lo ha voluto con sé, in un cameo/pantomima in Velvet Goldmine.

Premio Dorian Gray 2011, consegna alla carriera di Lindsay Kemp

La consegna del premio al Cinema Massimo, sala Uno, domenica 1 maggio alle ore 20

Consegna il Premio LOREDANA FURNO

Loredana Furno, ballerina e coreografa nata a Torino, inizia gli studi di danza alla scuola del Teatro Regio con il M° Grazioso Cecchetti, perfezionandosi in seguito con Susanna Egri, Esmée Bulnes, Sonia Gasckell e Marika Besobrasova. Nel 1962 entra nel corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano e partecipa alla tournèe in Belgio e in Francia con I solisti del Teatro alla Scala. Per quindici anni è prima ballerina al Regio di Torino e prende parte all’inaugurazione del nuovo teatro.

Sempre come prima ballerina, danza nei principali teatri italiani: S. Carlo di Napoli, Verdi di Trieste, La Fenice di Venezia, Comunale di Genova, Massimo di Palermo, Arena di Verona, Comunale di Firenze, Teatro dell’Opera di Roma e molti altri. È stata la protagonista femminile dell’edizione televisiva di Histoire du Soldat che ha portato in numerosi teatri italiani. Ha preso il ruolo di Carla Fracci al Teatro Petruzzelli di Bari come protagonista de La figlia di Jorio e l’anno successivo si è alternata con Elisabetta Terabust come protagonista de La sonnambula di Rieti-Balanchine al Regio di Torino. Segnalata dai critici come una delle migliori danzatrici interpreti, ha vinto il “Premio Viotti”, il “Premio Positano” per l’interpretazione di I sette peccati capitali di Weill-Brecht al Regio di Torino accanto a Milva, La Noce d’oro, La caravella d’oro e numerosi altri riconoscimenti.

Premio “Dorian Gray” alla carriera per Lindsay Kemp

CONSEGNA DEL PREMIO “DORIAN GRAY” ALLA CARRIERA A LINDSAY KEMP

LA VERA STORIA DELLA FIGLIA DI CHER

ANTEPRIMA DEL NUOVO FILM DI ROBERTO CUZZILLO

IL FILM ISPIRATO ALLA PRIMA LESBICA MODERNA D’INGHILTERRA

“APERICENA CON L’AUTORE”: LORENZA FOSCHINI

Quarta giornata del Festival: si celebra l’artista britannico Lindsay Kemp a cui viene consegnato – dopo James Ivory – il Premio Dorian Gray alla carriera. “Questo premio lo dedico a Derek Jarman – ha dichiarato in conferenza stampa Kemp – il regista che sento a me più vicino, ancora oggi”. La cerimonia di consegna del Premio si tiene alle h. 20 alla Sala Uno della Multisala Cinema Massimo. A consegnare il premio, la ballerina e coreografa Loredana Furno.

Nella sezione Concorso Documentari, Becoming Chaz (di Fenton Bailey e Randy Barbato, USA 2010): il secondo coming out di Chastity Bono. La figlia di Sonny & Cher, da anni lesbica dichiarata, si è sempre sentita intrappolata nel suo corpo di donna e ha deciso di cambiare sesso, di essere uomo, di diventare Chaz. Sempre sostenuta dalla compagna Jennifer, il documentario racconta il lungo percorso della sua transizione condotto in segreto e solo, a cose fatte, svelato ai media americani che ne hanno dato una grande risonanza. Prodotto dallo stesso Chaz Bono e presentato all’ultima edizione del Sundance.

Proseguono le proiezioni del Concorso Lungometraggi: Hua wei me – Bad Romance (di François Chang, Cina 2011). Scene di sesso esplicite, inconsuete per una cinematografia censurata come quella cinese, dove tra vetrine di Versace e le suonerie di Lady Gaga, gli amori di qualsiasi genere sono bad romance, finiscono male, sono senza speranza. Muli – The Affair (di Adolfo B. Alix Jr., Filippine 2010), già definito il Brokeback Mountain filippino. Dopo aver abbandonato il seminario per via della sua omosessualità, Jun gestisce una pensione isolata tra le montagne, immersa in una natura meravigliosa. Tra gli ospiti abituali del resort, provenienti da Manila, capita anche il bell’Errol in compagnia della fidanzata. Tra i due ragazzi nasce un amore (clandestino) che si protrae (anche con una corrispondenza epistolare) per oltre tre decenni.

All’interno della sezione Open Eyes – Lesbian Romance, Eros, Happy End ed un po’ di Humor viene proiettato il film The Secret Diaries of Miss Anne Lister (di James Kent, Gran Bretagna 2010), ispirato alla storia vera – ambientata nei primi decenni dell’Ottocento – di colei considerata la prima lesbica d’Inghilterra moderna.

Per il Focus Iran, nodo alla gola, in programma il film Quelque jours de repit – A Few Days of Respite (di Amor Hakkar, Francia/Algeria 2010): dopo essere fuggiti dall’Iran, dove la loro relazione equivale a una sentenza di morte, Hassan e Mohsen, una coppia gay, arrivano clandestinamente in Francia, in un paese di provincia. Mentre aspettano il treno per Parigi, Mohsen fa amicizia con Yolande. Nel ruolo di Yolande, Marina Vlady una delle attrici simbolo del cinema d’autore degli anni Sessanta (L’ape regina di Marco Ferreri, 1962,

Due o tre cose che so di lei di Jean-Luc Godard, 1966).

All’interno della sezione Binari Lungometraggi, l’anteprima del secondo lungometraggio del giovane regista torinese Roberto Cuzzillo, Camminando verso (Italia 2011). Dichiara il regista: “Il progetto nasce dopo aver visitato diverse volte la Bosnia ed essere entrato in contatto con la storia di questo Paese, profondamente colpito dal conflitto bellico. Attraverso l’amore tra le due protagoniste e il passato di una di loro, ho cercato di ricordare cosa è successo nell’ex Jugoslavia, raccontando ciò che la guerra ha lasciato in eredità alle vittime e agli stessi carnefici “. Presente in sala il regista e il cast del film.

Evento speciale per A Qualcuno Piace Libro è l’Apericena con l’autore. Alle h. 19 al Blah Blah (via Po 21), la giornalista e scrittrice Lorenza Foschini presenterà in anteprima al pubblico torinese il suo romanzo Il cappotto di Proust, edito da Mondadori.

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Attentato di Marrakech, editoriale del quotidiano L’Economiste

April 30, 2011 Leave a comment

E’ la più affermata delle città turistiche del Reame. Quella che beneficia di uno dei più grandi “buzz” mondiali, prima ancora che la parola “buzz” fosse inventata. E’ una delle piazze più conosciute al mondo, anche se il suo nome è difficile da pronunciare nelle altre lingue. Jemaa El Fna, uno dei rari luoghi che è stato iscritto nel Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità grazie alla creatività, all’immaginazione e alla diversità degli uomini e delle donne che la frequentano da secoli. Non si ricorda sempre il nome del Caffè sul questa piazza mondialmente riconosciuta. La sua sihouette, lei si, è riconoscibile tra centinaia di piccoli Caffè ed è riprodotta in milioni di esemplari sulle cartoline postali. L’Argana oggi è sventrato. Volontà di uccidere, di uccidere con ferocia. La volontà di distruggere gli altri, le cose, i simboli e i sogni. Volontà di ridurli in cenere. Volontà dei terroristi per distruggere e rovinare  ancora, per lungo tempo dopo l’esplosione. Bene, questo non accadrà! Quelli che hanno fatto questo si sono dimenticati come, nel 2003, il Marocco si sia alzato unito, come un solo uomo, per  rifiutare il terrorismo? Per mettere davanti alle loro responsabilità quelli che tentavano di giustificare l’ingiustificabile. Per obbligarli ad entrare nel campo del rispetto del primo dei Diritti dell’Uomo, il diritto della gente a vivere; a vivere in pace e sicurezza. Oggi, davanti ai morti e ai feriti dell’Argana, i nostri come gli ospiti, si esige una rigorosa vigilanza collettiva. E di nuovo una immensa energia comune su tutti i fronti: la lotta determinata contro il terrorismo, la riparazione immediata della fiducia in noi stessi e la fiducia degli altri, il proseguimento delle riforme che i marocchini stanno cercando di costruire insieme e pubblicamente.

Fonte: My Amazighen

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“Mixando la mia vita” di Fabrizio Fattori, Rupe Mutevole Edizioni

E poi ci sono i ricordi. I dolci ricordi che si affollano nella mente e rendono meno amare le prospettive del futuro. Ti danno quella sensazione di essere parte di qualcosa, che non tutto di te andrà perduto negli anni, esiste un legame tra te e la storia umana che continua ad andare avanti, nonostante tutte le difficoltà e tutti gli inganni.”

Fabrizio Fattori si lascia trascinare dalla malinconia nel capitolo “Età”. Ogni giorno il nostro corpo si muove, ci si sveglia, si ha un lavoro, si mangia e si hanno attimi privilegiati per immagini che provengono dal passato: i ricordi per l’appunto. Il ricordo, come sostiene l’autore, lasciano un sorriso indelebile nel presente e smorzano la tensione per il futuro.

“Mixando la mia vita”, edito nel 2010 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana “Sopralerighe”, è un racconto di vita un po’ particolare, infatti è una biografia di uno dei Disk Jockey più affermati d’Italia, Fabrizio Fattori. Biografia curata da tre autori: Alessandro Spadoni, Gioia Lomasti e Marcello Lombardo. “Mixando la mia vita” consta di 96 pagine ed è suddiviso in due capitoli introduttivi con le note biografiche e la prefazione, quindici capitoli, fotografie del dj, riflessioni, conclusione e note. I capitoli sono esplicativi di un percorso instradato verso la comprensione di una passione: la musica. Assistiamo per l’appunto ad una denominazione in ascesa nella quale i titoli sono le parole esplicative del percorso, metaforizzando potremo immaginarle come cartelli stradali: “Amore e…”, “Buio”, “Chiave”, “Discoteche”, “Età”, “Futuro”, “Ispirazione”, “Locali”, “Musica”, “Natura”, “Passione”, “Rischio”, “Sport”, “Tempo”, “Unico”.

Fabrizio Fattori nasce il 12 novembre del 1959 a Pesaro, da ragazzino si appassiona di motociclismo ma un incidente gli farà spostare il polo d’attenzione verso l’arte soave della musica. Inizia subito e non si da per vinto. Inizia da zero e con umiltà ed anche ora che è uno dei più affermati Disk Jockey d’Italia non si è dimenticato del suo esordio e di quella umiltà che gli ha fatto conoscere il suo mestiere e passione.

Non voglio fare la morale, ne recitare la parte di chi la sa lunga. Sono consapevole che ci vuole anche fortuna. A me ad esempio, anche nelle avversità, è sempre stata concessa una via d’uscita, una possibilità di ricominciare e il mio unico pregio è quello di averla afferrata al volo. Ecco forse il segreto sta tutto qui: essere pronti.

Fabrizio si presenta ai suoi lettori in queste pagine con una sincerità disarmante, spiega esattamente ciò che ha dovuto fare per riuscire a lavorare nel suo campo, racconta delle discoteche e locali (Lady Moon, New Club, Boomerang, Arena Club, Amnesia Club, Chicago Club, Manila, Melody Mecca, Boom Boom, Afromeeting, Cosmic Club, Big Club, Verve Club) nei quali si è esibito anche solo per una serata. Fabrizio racconta del cambiamento dei locali, delle generazioni che non sono più interessate alla musica, che non sanno neppure cos’è un “lento”, racconta della potenza di ispirazione, della classificazione della musica la quale non può essere perfettamente incentrata su un genere, racconta della perdita di un grande amico, Paolo Renzi in arte Cicciomix.

Un bravo Disk Jockey non è solo un personaggio che sa usare i comandi della consolle e che mette dischi per farti ballare. Questo lo possono fare tutti, basta solo imparare la tecnica del mixaggio. […] Il Dj è un vero e proprio “regista” non solo per la parte musicale, ma dell’intero evento proposto.

E Fabrizio Fattori di sicuro non sa utilizzare solo la consolle. Il Dj deve saper ascoltare, osservare,sperimentare e perseverare nella propria preparazione, essere innovativo, capire le tendenze che verranno per poterle anticipare al meglio e far divertire il suo pubblico con i ritmi che predilige quali l’afro, il pop e l’elettronica.

Il tempo è tutto per un Disk Jockey: tempo di battuta, tempo di ingresso ed uscita di un brano, tempo giusto per cambiare ritmo, per costruire una scaletta di richieste. Sbagliare tempo significa far crollare il castello, rompere l’incantesimo, interrompere bruscamente la melodia. Tutto si ferma, ci si risveglia e non si riesce più a ricreare quella magia, quel giusto feeling con il suo pubblico.”

Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni

http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

Fonte: Oubliettemagazine

“Prima che il tempo li guastasse” di Konstantinos Petrou Kavafis

Prima che il tempo li guastasse

Assai si dolsero    nell’atto di lasciarsi.
Le circostanze,    non loro lo vollero.
I casi della vita    fecero che uno
lontano se n’andasse – a New York o in Canadà.
Certo l’amore non era più    quello d’un tempo,
poco per volta in loro    era scemata l’attrazione.
Separarsi, però,     non l’avevano voluto.
Le circostanze agivano.-    Forse il destino
s’è rivelato artista,     spaiandoli proprio adesso
prima che il fuoco si spegnesse     che il Tempo li guastasse.
Immutabilmente    saranno l’uno per l’altro
il bel ragazzo    di ventiquattro anni.

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Marrakech, Re Mohammed VI in visita sul luogo dell’attentato

April 30, 2011 Leave a comment

Il re Mohammed VI è in visita oggi a a Marrakech e per l’occasione importanti dispositivi di sicurezza sono stati approntati, due giorni dopo l’attentato che ha causato la morte di 16 morti di cui 11 stranieri, al Caffè Argana della Place Jeema el Fna. La visita non è stata confermata ufficialmente ma secondo alcune fonti di sicurezza, dovrebbe arrivare nel tardo pomeriggio per incontrare i feriti ospedalizzati e probabilmente si recherà sulla Place Jemaa el Fna, simbolo del turismo marocchino e luogo dell’attentato. Questa mattina centinaia di poliziotti hanno esplorato da cima a fondo la piazza oltre all’ospedale Ibn-Tofai e i souks della medina storica. Sulla Place (cosi’ chiamata da tutti i marriakchi), molte corone di fiori sono state deposte ai piedi delle transenne davanti al Caffè Argana, in omaggio alle 16 vittime dell’attentato. Quttrodici feriti di cui quattro in prognosi riservata sono ricoverati persso l’ospedale Ibn-Tofai e all’ospedale militare di Marrakech. Sette altri feriti hanno potuto essere dimessi e quattro sono stati evacuati, dietro loro espressa richiesta, verso i loro paesi di origine per essere ricoverati: due in Russia e due in Svizzera. Da giovedi’, giorno dell’attentato, il re Mohammed ha richiesto a gran voce un inchiesta rapida e trasparente tenendo informata l’opinione pubblica sugli sviluppi.

Fonte: My Amazighen

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Moda, arte e architettura nel padiglione concept di Zaha Hadid per Chanel Pavillon

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Moda, arte e architettura in viaggio per il mondo. Il futuristico padiglione Chanel Pavillon per esposizioni progettato da Zaha Hadid esclusivamente per Chanel é appena giunto a Parigi. Ubicato di fronte all’Institut du Monde Arabe di Jean Nouvel, il Mobile Art Pavillion ha inaugurato la sua apertura ufficialmente  lo scorso 28 aprile presentando al suo interno “Zaha Hadid, une architecture”, una mostra di disegni e progetti non ancora realizzati dall’archistar anglo-irachena summenzionata. Il padiglione dalla struttura alquanto originale é ispirata alla nota borsa trapuntata della maison francese, dietro un intervento desiderato dallo stesso Karl Lagerfeld. Esso rimarrà nella capitale francese fino al prossimo 30 ottobre 2011, per poi riprendere il suo percorso verso altre capitali importanti.

by Marius Creati

“80 egunean (For 80 Days)” di Jon Garaño e José Mari Goenaga

Axun, una donna di settant’anni assiste l’ex marito della figlia, ricoverato in ospedale per aver subito un incidente di macchina. Per caso lì rincontra Maite la sua migliore amica dell’adolescenza in visita al proprio fratello, in coma. Sono passati cinquant’anni, Axun ha sempre vissuto una vita da contadina completamente dedita al marito e Maite, lesbica, ha insegnato al Conservatorio, eppure il loro rapporto rifiorisce, tra passato e presente. Per ottanta giorni ricominciano a frequentarsi, a cercarsi, a solidarizzare, a godere della compagnia reciproca e a prestare maggiore attenzione a sentimenti che, un tempo, forse, non si erano mai compiutamente manifestati. Qual è il sottile margine che separa l’amicizia dal desiderio? Presentato al Festival di San Sebastian e di Londra, il film (basco) è una storia toccante che avvalora, con grazia e umiltà, una grande verità: non solo l’amore non ha sesso, ma neanche età.

regia: Jon Garaño, José Mari Goenaga

sceneggiatura: José Mari Goenaga, Jon Garaño

fotografia: Javi Agirre Erauso

musica: Pascal Gaigne

interpreti: Itziar Aizpuru, José Ramón Argoitia, Zorion Eguileor, Ane Gabarain, Patricia López, Mariasun Pagoaga

produttore: Xabier Berzosa

produzione: Irusoin , Moriarti

distribuzione: Latido Films

Fonte: MondoRaro


Lo sfruttamento dei giacimenti gasiferi dell’Artide

Il XXI secolo sarà il secolo dell’Artide dove, secondo gli esperti, è concentrato il 35 % delle risorse mondiali non ancora scoperte di idrocarburi. Nella parte dell’Artide che appartiene alla Russia (si tratta di oltre 5 milioni di chilometri quadrati) più di 4 milioni sono promettenti dal punto di vista delle risorse di petrolio e di gas. Secondo le previsioni degli esperti, già nel prossimo decennio proprio le risorse di idrocarburi della piattaforma continentale della Russia cominceranno a svolgere il ruolo principale sul mercato energetico mondiale.

Le prospettive dello sfruttamento dei giacimenti di petrolio e di gas dell’Artide sono state discusse a Mosca ad una conferenza internazionale organizzata dall’Istituto “Adam Smith”. Intervenendo al forum il rappresentante dell’Agenzia Energetica Internazionale Chris Besson ha detto, in particolare: “Nei grandi giacimenti della Siberia Occidentale l’estrazione di gas comincerà a ridursi. Anzi ce ne sono già i primi segni. Il problema è se lo sviluppo dei nuovi giacimenti possa svolgersi in modo assai rapido da poter compensare la mancante quantità del gas per via della riduzione della sua produzione in altri giacimenti. Secondo noi, il loro sviluppo non sarà rapido ed occorrà fare non pochi sforzi  per compensare la mancante quantità del gas  nei tradizionali giacimenti”.

In parte tale opinione è giusta. I grandi giacimenti della Siberia Occidentale vengono sfruttati già da alcuni decenni. Al tempo stesso la base di risorse  della Siberia Orientale per il momento viene sfruttata in modo insufficiente. Non a caso la Russia ha avviato lo sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella Penisola di Jamal, è prossimo lo sfruttamento dei grandi giacimenti della piattaforma continentale dell’Artide. Le Società russe per il momento non hanno esperienza sufficiente e nuove tecnologie per il lavoro sulla piattaforma continentale artica. Quindi, occorrono partner stranieri con le loro tecnologie e i loro investimenti. Ma lo Stato dovrà condividere i rischi con il settore imprenditoriale, ossia creare le condizioni per lo sfruttamento delle risorse locali.

Dice Anatoly Dmitrievsky, direttore dell’Istituto di studi sui problemi del petrolio e del gas presso l’Accademia delle Scienze russa: “Esistono vari rischi. Investendo i suoi capitali una Società deve prevedere i rischi. Lo Stato non deve assumersi il rischio di estrazione del petrolio e di pozzi vuoti, qualora sia stato effettuato un calcolo errato”.

C’è anche un altro problema importante: a quali condizioni le società straniere sono pronte a partecipare allo sfruttamento dei giacimenti della piattaforma continentale artica?

Dice Anatoly Zolotukhin, direttore dell’Istituto di studi sulle tecnologie di estrazione del petrolio e del gas in Artide: “Tra le Società ci deve essere la concorrenza nel campo delle tecnologie e della responsabilità corporativa. Il pacchetto di proposte integrato che una Società può offrire allo Stato deve essere scrupolosamente studiato”.

Per il momento il più vasto ed avanzato è il progetto per lo sfruttamento del mega-giacimento gasifero di Shtokman con le sue risorse di circa 4 mila miliardi di metri cubi di gas sulla piattaforma continentale del Mare di Barents. Alla sua realizzazione oltre alla Russia partecipano anche la Società norvegese Statoil e la società francese  Total. Il gas naturale di questo giacimento sarà convogliato per il gasdotto  Nord Stream verso i paesi europei. Il progetto prevede anche la trasformazione di una parte del gas e l’esportazione del gas naturale liquefatto in varie regioni del mondo.

Fonte: La Voce della Russia

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