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“27 giugno 1906, due del pomeriggio (La forca)” di Kostantinos Petrou Kavafis
– 27 giugno 1906, due del pomeriggio (La forca) –
Quando alla forca lo portarono i Cristiani
– diciassett’anni, un ragazzo innocente –
la madre che si trascinava
presso la forca e si batteva il petto tra la polvere
sotto il sole feroce del meriggio,
ora ululava come un lupo grida belluine,
ora spossata martire biascicava un lamento:
«Diciassett’anni soli mi sei vissuto figlio mio».
Gli fecero salire la scala della forca e gli passarono
la corda al collo e lo strozzarono
– diciassett’anni , un ragazzo innocente –
e penzolò nel vuoto
tra gli atroci spasmi dell’agonia quel corpo
d’efebo così bello: si rotolava allora quella madre martire nella polvere
e nel suo pianto non parlava più d’anni: «Diciassette
giorni soltanto» piangeva «diciassette
giorni soltanto io t’ho goduto, figlio mio».
Per questa poesia si il titolo originale, che nell’edizione Mondadori è: La forca, e si aggiorna in due punti la traduzione del grecista insigne Pontani:
al verso: “e nel suo pianto [Pontani: lagno] non parlava più d’anni: «Diciassette.”
E al verso: “giorni soltanto» piangeva [Pontani: si lagnava] “diciassette”.
[nota del copista]
Intervista di Emanuele Casula al prof. Marco Capuzzo Dolcetta
IL CONFINE, L’ALTRO VERSANTE
INTERVISTA AL PROFESSOR MARCO CAPUZZO DOLCETTA
a cura di Emanuele Casula
PARTE I
Se fate parte di quelli che riconoscono un monaco dall’abito, uno scrittore dalla faccia, un Indiana Jones dal calco di Harrison Ford, allora smettete di leggere perché io non sto scrivendo per voi. La Storia non fa per voi. La storia la troverete nei manuali dei vostri figli.
Non avete smesso? Bene.
Allora comincio…
E.C.: Professor Dolcetta, nessuno come e quanto lei ha varcato in questi ultimi anni il confine tra vincitori e vinti, tra santi e demoni, tra fantasia e realtà. La sua esperienza razionalmente ha analizzato, vissuto e conosciuto cose che i più stenterebbero a credere anche nei film di fantascienza. Le chiedo: in tutti questi anni qual è l’episodio o la persona che più l’ha colpita?
Prof. Dolcetta: Beh, chi mi ha colpito sono Degrelle[i][i], per la sua veemenza, per la sua solarità, per la sua forza; Horia Sima[ii][ii], colui che sostituì Codreanu[iii][iii] al comando, per la tenebrosità, per la sua forza quindi esattamente opposta a Degrelle e il vecchio amico Miguel Serrano[iv][iv] per la sua straordinaria simpatia e fantasia. Un altro personaggio che mi ha colpito, ed è un po’ forse una via di mezzo fra tutti questi, è il Professor Pio Filippani Ronconi[v][v] che è morto un anno e mezzo fa e qui lo ricordo con simpatia. L’ho conosciuto anche tardi perché inizialmente non avevo ben capito il personaggio mentre era in realtà qualcuno che ha la vitalità di un Serrano e la conoscenza vera di tante cose, anche perchè le ha vissute: sia i viaggi in Oriente, viaggi che ha fatto anche Serrano ma in altro modo, in tempi più remoti (rispetto a Serrano ndr) ha combattuto la sua causa, non se n’è mai pentito, insomma un personaggio di livello. Ma il più misterioso di tutti, il più inquietante, rimane per me, senza dubbio, Jean Marquès Rivière[vi][vi], a cui ho dedicato il mio primo libro sul politico-occulto: è un signore di 100 e passa anni e quando l’ho conosciuto sembrava un ragazzino, perché Rivière è un amico di Guenon, poi si scoprì che era sempre stato uomo di Tysserand, quindi uomo del Vaticano che creò la R.I.S.S. (Revue Internationale des Sociétés Sècretes), i Servizi Segreti del Vaticano. Si infilò come infiltrato nella massoneria, si finse pentito, entrò nelle SS durante la guerra, costituì la polizia antisetta a Parigi, girò un film “Le forze Occulte” (diretto da Paul Riche/Jean Mamy nel 1943 ndr), scrisse diversi libri, fondò la rivista “Revue Massonique”, mensile di denuncia delle strategie massoniche, e fece dunque una grande esposizione sul pericolo ebreo e sulla massoneria.Io l’ho conosciuto a Lione negli anni ’70 e ’80, ed era veramente anziano però ogni volta sembrava sempre più giovane, più strano, più misterioso. Devo dire, un personaggio molto misterioso.
E.C.: Il nazionalsocialimo: in pochi anni di regime sono stati varcati confini scientifici, militari, umani che ancora ci sconvolgono e ci turbano. Ma cosa è avvenuto in quegli anni secondo lei? È un lato dell’uomo che tratteniamo o, come scrisse Albrecht Haushofer (nei sonetti scritti nel carcere di Moabit) nella lettera d’accusa al padre Karl[vii][vii], fu aperto per un attimo un ‘vaso di pandora’ da cui emersero forze ignote?
Prof. Dolcetta: Eh! (esclama) Potrebbero essere tutte e due le cose! Cioè sicuramente è stato un momento di lucidità luciferina, volendola definire con la terminologia adatta ai tempi che corrono e alla visione che vede l’esistenza di Lucifero e – che sia buono o cattivo – insomma Lucifero è un portatore di Luce. Sicuramente è stata portata luce su un lato oscuro, che non se lo sono inventati i nazionalsocialisti di sana pianta, ma all’epoca si è creato un sincretismo mitologico. Cioè è come se una straordinaria mente lucida, un insieme di menti, avessero deciso a un certo punto che bisognava dare una svolta a qualcosa: o accelerare la distruzione dell’Occidente o cercare di restaurare una versione mitica dell’Occidente, inventandosi delle maniere di sincretismo fra svariate forme di sapere: sapere religioso, esoterico e non esoterico. Per esempio, sicuramente c’è una componente tantrica, una componente di esoterismo islamico, una componente legata anche alla Kabbalah, c’è una componente Wotanista, odinica, c’è un modo di vedere particolare anche del cristianesimo, c’è del razzismo, dell’arianesimo, c’è del mazdeismo, c’è una grande interlucidità tecnologica sulla medicina e sull’elettronica a venire, cioè tutto un insieme legato. Mi fa venire in mente un romanzo di Kubin[viii][viii] che si chiama “L’altra parte” (pubblicato nel 1909 in Germania ndr) dove il personaggio principale che si chiama Patera, vive nel regno del passato in Cina, nei monti Altaj, che sono i monti dove anche Gurdjeff[ix][ix] è stato… Questo è un romanzo tedesco venuto fuori poi negli anni ’20, quindi antecedente al nazionalsocialismo, che faceva la parafrasi, la parodia della città dell’Europa che si ricrea metaforicamente nell’architettura e nei modi di pensare in Cina attraverso un giovane studente austriaco, un viaggiatore chiamato Patera (il protagonista è un artista senza nome, vecchio compagno di Patera, che va a visitare una città che lo stesso Patera ha ricreato in Asia, città del passato chiamata Perla ndr), il quale appare come specchio dell’interlocutore, cioè Patera quasi non esiste, ma esiste come entità che rifrange l’identità di chi gli chiede le cose e viene distrutto poi soltanto dall’arrivo di un americano, col sigaro e la volontà di fare soldi in questa città piena di contraddizioni, fasulla e tragica e cruenta contemporaneamente (che è questo regno del passato). Alla fine Patera appare di corsa di fronte al protagonista quando cerca di fuggire nella città che sta crollando e finisce in un antro dove alcuni monaci pensano tutto quello che sta accadendo: delle entità pensanti, e Patera, finito, esaurito il suo ruolo, si brucia in un fuoco, fatto proprio da questi monaci che assistono impotenti e disinteressati alla distruzione… Dunque ci fu un’accelerazione in soli dodici anni: sei positivissimi e sei negativissimi. Perché? Non si sa, è un mistero. È questo che mi ha attratto, non tanto l’adesione o meno, mi ripugna l’idea che si uccida una persona, ieri ho visto un cagnolino morto e me lo sto ancora sognando, ho un rigetto verso il sangue, non ne ho la fascinazione, come non sono nemmeno così desideroso di compensazioni perché ci sono dei nazisti che lo diventano per compensazione di una frustrazione, compensano diventando nazisti appunto, il che è una cosa piuttosto kitsch. Ma cosa mi ha affascinato al punto di occuparmi del nazismo – c’è sempre una fascinazione – quindi non una visione ma una fascinazione: la visione che viene a mancare non è interessante oggettivamente, è una visione del mondo poco divertente, però di grande forza, di grande energia, di grande mistero, un fascino che un po’ tutti subiscono: sia chi ha una certa apertura, sia chi nega, sia chi ha dovuto soffrire i propri drammi… Nonostante questo il nazismo non è un fenomeno che è passato inosservato per nessuno: Hitler è il logo che più si è venduto nel XX secolo e quando la rivista Times ha fatto un sondaggio nel 1999 su chi era il personaggio del secolo, vinceva Hitler e allora si sono detti: “lasciamo perdere” e hanno annullato i concorsi. È tutto legato: se ci pensi l’ultimo Papa (Ratzinger ndr) era una SS e non lo nega nessuno, il penultimo (Papa Karol Wojtyla) ha ucciso delle SS (si veda ne “Gli spettri del Quarto Reich”[x][x] ndr). Noi europei siamo ancora dentro questa storia. È una storia strana e io, che sono nato nel 1951, non l’ho vissuta in prima persona , ma ho sempre visto, sentito dire, collezionato ed archiviato le testimonianze e i documenti proprio per dare la testimonianza di qualcosa che, oggettivamente, mentre parliamo non si potrebbe più fare.
E.C.: Uno strano confine. Né il Mosssad né i cacciatori di nazisti di Wiesenthal[xi][xi] hanno mai avuto problemi a varcare i confini per vendicarsi dei carnefici, però è stato lei a ricordare a Wiesenthal che si erano dimenticati dei più fanatici: Bormann[xii][xii] e “Gestapo” Muller[xiii][xiii]. Perché non li hanno mai cercati? O meglio: perché qualcuno li ha protetti? Non mi sembra fossero scienziati in possesso di nuove formule scientifiche…
Prof. Dolcetta: Invece oggi il nazismo lo vendono, continuano a venderlo, come credo che si cerchi fisicamente un Aribert Heim[xiv][xiv] – un personaggio di terzo livello del nazismo anche perché non aveva fatto chissà cosa se non una settimana ad Auschwitz – al Wiesenthal Centre, diretto da Ephraim Zuroff[xv][xv], lo cercano ancora, ma solo per avere essi stessi una ragione di vita nella ricerca dei vecchi nazisti, un Heim se non è morto lo è comunque, ma il concetto è che sino a 4 anni fa non lo cercava nessuno ed era stato ignorato anche quando era più giovane. Guarda caso a Zuroff, il gestore del Wiesenthal Centre, dicono di cercarlo senza mai trovarlo. Il Wiesenthal Centre ora non ha niente a che vedere con quel personaggio di Wiesenthal che ho conosciuto bene, anche lui era disinformato sulla questione. Il Wiesenthal Centre vive di personaggi fasulli che ormai sono praticamente morti o morti viventi, che devono giustificare un trend ideologico-economico, ben descritto nel libro di Finkelstein[xvi][xvi], “L’industria dell’olocausto” (Edizioni Rizzoli), che spiega perché esistono fenomeni ideologici per cui l’olocausto che fino al 1962 era qualcosa di cui vergognarsi, poi è diventato un qualcosa con la O maiuscola ma questo è un altro discorso. Diciamo che, di fatto, il nazismo mi ha colpito per il mistero, per il fatto che non è da sottovalutare, non è un fenomeno di quattro criminali aizzati dall’industria pesante tedesca per vendere – visione materialistica piuttosto riduttiva – basti pensare che al processo di Norimberga si è parlato di tutto meno che dell’ideologia dei nazisti. L’unico che ha parlato dell’ideologia di destra, in tempi relativamente remoti, è Furio Jesi[xvii][xvii] che è morto, ha scritto un libro molto interessante sull’argomento – Cultura di destra[xviii][xviii] anche se non esauriente – e lì si capisce che c’è un pensiero fortissimo, talmente forte che è una bomba atomica proprio per la semplicità del pensiero (per cui meglio nasconderlo, meglio tacere altrimenti si crea un problema perché quello che traspare è sempre così censurato, con le postille per cui il nazismo sono sempre “i morti” della guerra). Sì, è giusto parlarne ma anche pensare che c’è un’ideologia, che c’è un pensiero strutturato che non va ridicolizzato. Forse non se ne vuole parlare perché fa anche un po’ impressione. Quindi mi ha colpito la forza di questo pensiero, il suo mistero, il fatto che fosse emarginato e, quindi, gli emarginati sono sempre i più interessanti… ci sono mille legami, mille rimandi, come se fosse veramente un gioco molto più grande di noi. Tra il lavoro che ho fatto, film, documentari e televisione, articoli e ricerche, sono sceso in un iceberg profondo 100 kilometri ma di cui io ne ho percorsi solo 5.
E.C.: Il fatto che venga ridicolizzato e demonizzato il nazismo può facilitarne il ritorno?
Prof. Dolcetta: Facilitarne il ritorno non credo ma intanto posso dire che è come una miniera esaurita salvo trovare altre falde che non so dove siano. C’è stata una congiunzione di interessi, di menti, di capitali, di tante cose che hanno permesso di creare il nazismo. Se noi ci rifacciamo alle esternazioni di riferimento del cosiddetto nazionalsocialismo, oggi i vecchi nazisti di una volta, sono totalmente inadeguati, non possono certo essere quelli della curva nord della Lazio, non possono essere dei piccolo borghesi miserabili come Alemanno, Fini, questi disgraziati come un La Russa, dei poveracci che non vedono l’ora di farsi la casetta in campagna. Quello non ha nulla a che vedere con la forza che veniva un tempo: saranno dei disgraziati ma io non vedo nulla oggi dell’etica anche criminale del giovane SS lettone che va volontario a 18 anni contro i bolscevichi per esempio. Giusto o sbagliato che sia è tutta un’altra storia. Quindi diciamo che i fenomeni attuali sono delle buffonate.
Marco Capuzzo Dolcetta (Milano 1951) è autore, produttore, regista di cinema, televisione e programmi radiofonici. Tra i suoi saggi ricordiamo Politica Occulta. Logge, lobbies, sette e politiche trasversali nel mondo (Castelvecchi, 1998) e Nazionalismo esoterisco. Studi iniziatici e misticismo messianico nel regime hitleriano (Cooper e Castelvecchi, 2003). Collabora con vari giornali e riviste tra cui Panorama, L’espresso, Le monde, Il Corriere della sera e L’unità.
[i][i] – Politico Belga (1906-1994) entrato a combattere nelle Ss durante la II Guerra Mondiale
[ii][ii] – Politico rumeno(1907 – 1993), sostituì Codreanu come leader della Guardia di Ferro o Legione dell’Arcangelo Michele movimento naionalista, anticapitalista e antisemita rumeno degli anni ’30
[iii][iii] Leader e fondatore (1899 – 1938) della Guardia di Ferro o Legione dell’Arcangelo Michele in Romania, fucilato nel ’38
[iv][iv] Politico scrittore cileno (1917-2009) attivista del partito Nazionalsocialista cileno M.N.S.
[v][v]Eroe di guerra nella II guerra mondiale, passato alle Waffen Ss nel 1943, noto docente ed esperto di Studi, filosofie e religioni Orientali (1920 – 2010)
[vi][vi] Giornalista, scrittore e collaborazionista francese, ha militato nelle Ss Charlemagne (1903 – 2000 ?)
[vii][vii] Generale, politologo tedesco, fondatore della geopolitica (1869 – 1946)
[viii][viii] Scrittore austriaco (1877 – 1959)
[ix][ix] Scrittore, mistico esoterico, intellettuale, imprenditore, nato in Armenia (1872 – 1949)
[x][x] Marco Capuzzo Dolcetta, Gli Spettri del Quarto Reich, Rizzoli 2007
[xi][xi] Simon Wiesenthal, ebreo diventato cacciatore di nazisti nel dopoguerra (1908 – 2005)
[xii][xii] Martin Bormann (1900 – 1945 ?) politico nazista tedesco, scomparso misteriosamente
[xiii][xiii] Heinrich Muller (1900 – 1945 ?) politico nazista tedesco, capo della Gestapo, scomparso misteriosamente
[xiv][xiv] Medico nazista tedesco (1914 – 1992 ?)
[xv][xv] Direttore del Simon Wiesenthal Centre di Gerusalemme
[xvi][xvi] Norman Finkelstein , L’industria dell’olocausto, Rizzoli, 2004
[xvii][xvii] Scrittore, saggista italiano (1941 – 1980)
[xviii][xviii] Riedito da Nottetempo, Roma, 2011
L’intervista è stata pubblicata sul sito Lunario Nuovo all’indirizzo:
http://www.lunarionuovo.it/?q=node%2F367
Grazie per la concessione ad OublietteMagazine!
Fonte: Oubliettemagazine
Marrakech, un succo d’arancia per non dimenticare…
Bella iniziativa del blogger Réda El Ourouba su Facebook, all’indomani del terribile attentato terroristico che ha toccato Marrakech: si tratta di un week-end di solidarietà che partirà il 7 maggio e si svolgerà sulla Place Jemaa el Fna, luogo dell’attentato. Tutti, marocchini e i turisti che amano la città ocra, sono invitati a questo week-end intitolato “Week-end jus a Marrakech”. Tante iniziative di solidarietà sono partite dal popolo marocchino e questa credo possa riassumere il sentimento comune di tutti: che Marrakech e la Place Jemaa El Fnaa ritornino ad essere quelle di sempre. L’iniziativa partirà alle 10.30 di sabato mattina per una overdose di vitamina C, un atto reale a sostegno delle famiglie delle vittime . In questo momento su Facebook oltre 6.000 persone hanno dato la loro adesione alla manifestazione che sarà segnata dalla commemorazione alle vittime con un raccoglimento solenne e seguirà poi con altre attività come la degustazione di succo d’arancio fresco, un Flash-Mob e infine la pulizia collettiva della piazza. La manifestazione “Week-end jus à Marrakech” è un occasione per provare la nostra coesione nazionale davanti al terrorismo e creare un momento perfetto di commemorazione e di sostegno alle vittime e ai loro famigliari, scrive su Facebook l’organizzatore. Tutti alla Place Jemaa El Fna allora!
Fonte: My Amazighen
Fred Eerdekens, giochi d’ombra usando correnti luminose
L’artista belga Fred Eeerdekens ha realizzato una serie di interessanti opere che giocano con le luci e le ombre, utilizzando anche materiali diversi.
Quelli che sembrano oggetti senza forma o semplici pile di scatole, assumono un significato completamente diverso con la corretta sorgente di luce, una ulteriore dimostrazione di come la giusta prospettiva modifichi ogni situazione.
Fonte: Linea Di Sezione
“Amorfo” di Dieter Perdomo
– Amorfo –
Amorfo.
Había observado la estructura de la casa, una puerta de fantasía, y una ventana a la realidad. Indivisiblemente, no podía salir. ¿Acaso debía entrar? Afuera estaban las ratas destrozando el atolladero del honor. El caos alimentaba el orden lineal, decidió entrar al túnel de manera desordenada. Y allí estaba Ada, su cuñada, quería darle un beso antes del fin del mundo.
¿Un terremoto? ¿Dos maremotos? ¿O un cometa que chocaba contra la mentira? Si, atravesar el puente. Besar en el puente de atrás. Delante de el, un enjambre de ideas feas, y una abeja bonita en la colmena de un cerebro. Ebro, se ahoga en un rio de lágrimas, al verla a ella, sosteniendo una rosa, de donde saltó la mariposa a rescatarlo de morir ahogado en ilusiones.
Caen los meteoritos de verdad, y destruyen en la noche a la humanidad. Ella prueba otros besos de cerezos, e ignora los míos en el frio. Y calor hace en tu ciudad de ojos, y espejismos, ve nítidos algoritmos, bailan el y ella, entre algodones de ritmos, que lo pierden en el mistral, inseguro, entró por la puerta de realidad, y salió por la ventana de la fantasía. Si, si, arte, besar, dividido puede entrar, por delante y por detrás. Se reencuentra en el mistral, para llegar al corazón de cristal. Empañado confiado, ella corre por las venas, el antídoto para escapar, y escarpar bajando, sube la espuma, y ella se va como vino a la burbuja.
¿Si nunca hubo principio, por que alguien pensó en el final? El presente, es lo que esta al frente, un beso en la frente, luego en los labios, mariposas de cristal, se pierden con el mistral. De todos los ojos se ven cosas sucias, y de una sola mente se ven cosas limpias, sucio maniqueísmo. Sueña con ser una res valiente, y le da miedo despertar… Resucitar al borde de la muerte, inerte, paralizada se mueve, se mueve el toro furioso que lo embiste desnudo para vestir el peligro. Seguro se evapora el mar, otra mentira que si es verdad, mentira es el muro, muy duro. Suave unta el pergamino en el camino, y grita: auxilio, en el mundo de los sordos, y escribe con auxilio, las palabras: no me ayuden, en el mundo de los indiferentes. Inertes…
El orden se desnutre con el desorden circular. Sale del túnel de manera ordenada. La ira de mente atraviesa tus dientes. Con la lengua de trampolín, salta a la piscina, y emerge del rio sin fin. Cae de pecho, y toca sus dos piedras, del lecho de muerte se preocupa, y bajo una lupa se quema la vida. Se congela la vid, y se toma el vino, que en la sobriedad flota en la soledad.
– Amorfo –
Amorfo.
Egli aveva osservato la struttura della casa, una porta di fantasia, ed una finestra alla realtà. Indivisibile, non poteva andare. Per caso doveva entrare? Fuori stavano i ratti strappando il pantano d’onore. Il Caos alimentava l’ordine lineare, decise di entrare nella galleria in modo disordinato. E c’era Ada, la sorella, che gli ha voluto baciarlo prima della fine del mondo.
Un terremoto? Due tsunami? O di una cometa che si schiantava contro la menzogna? Sì, attraversare il ponte. Baciare sul ponte posteriore. Prima di lui, uno sciame di idee cattive, e una bella ape nell’alveare di un cervello. Ebro, annega in un fiume di lacrime, nel vederla, tenendo una rosa, da cui volò la farfalla per salvarlo dal morire affogato nelle illusioni.
Cadono i meteoriti della verità, e distruggono nella notte l’umanità. Lei cerca altri baci di ciliegio, e ignora le miniere nel freddo. E fa caldo nella città degli occhi, e miraggi, vede algoritmi nitidi, la danza e lei, dentro cotoni di ritmo, che lo persero nel maestrale, insicuro, entrò nella porta della realtà, e se ne andò fuori dalla finestra della fantasia . Sì, sì, arte, baci, diviso può entrare, da davanti e da dietro. Si rincontra nel maestrale, per raggiungere il cuore di vetro. Offuscata fiduciosa, ella corre attraverso le vene, l’antidoto per sfuggire, e la scarpata in basso, sale la schiuma, ed ella se ne va come vino in un soffio.
Se mai c’è principio, perché qualcuno ha pensato al finale? Il presente, che ci sta davanti, un bacio sulla fronte, poi sulle labbra, le farfalle di cristallo si perdono con il maestrale. Di tutti gli occhi si vedono cose sporche, e da una mente vengono le cose pulite, manicheismo sporco. Sogna di essere una cosa valente, e ha paura di svegliarsi … Resuscitare sull’orlo della morte, inerte, paralizzata si muove, si muove il toro furioso che arieti nudo per indossare il pericolo. Sicuro si evapora il mare, un’altra bugia che se è la verità, la menzogna è il muro, molto duro. Soave spalmata nella pergamena sul cammino, e grida: aiuto, nel mondo dei sordi, e scrive con sollievo, le parole: non mi aiutano, in tutto il mondo di loro indifferenti. Inerti …
L’ordine era denutrito con il disordine circolare. All’uscita dal tunnel del modo ordinato. L’ira della mente attraverso i vostri denti. Con la lingua da un trampolino, salta nella piscina, ed emerge dal fiume senza fine. Cadente di petto, e gioca le sue due pietre, il letto della morte si preoccupa, e sotto una lente d’ingrandimento brucia la vita. Si congela la vita, e si congela il vino, che nella sobrietà naviga nella solitudine.
Fonte: Oubliettemagazine
“Eppure è un giorno nuovo”di Maria Colacino, Cenacolo Accademico Europeo – Poeti Nella Società
Maria Colacino è un’autrice che sa bene come esporre i propri sentimenti chiusi nella profonda nicchia dell’anima. La sua poesia ci parla, e si converte in immagine chiara, precisa, come precisa è la sua tecnica espositiva. Una semantica particolarmente curata, che piano si snoda in una musicalità d’espressione in un rondò di versi che incanta e conquista, emozioni che catturano e fanno vibrare il cuore. Forte, la sua voce emerge dalle chiare righe, suadente, toccante e dissuasiva; ella ci comunicherà quelle rose e quelle spine di esperienza di vita.
Inno alla libertà interiore, dipinti di spiagge assolate, di mari nostalgici come nostalgico è il ricordo, la poetessa comunicherà alla luna, all’amore, alle radici e vi sarà preghiera. Non mancheranno rimembranze e denuncie di un tempo violento quando il dolore piegava, soffocava, annientava come la Colacino sottolinea nella bella e significativa poesia: “I bambini di Sachsenhausen“ (Campo di concentramento a 35 km da Berlino denominato “il campo modello” dove venivano fatti atroci esperimenti sull’uomo).
“I bambini di Sachsenhausen / con occhi spenti / rivolti al cielo / sognavano la vita…”
La poesia di Maria Colacino, è sicuramente un pensiero materializzato e chiaramente esposto senza orpelli inutili; il lettore ne sarà conquistato e parteciperà con emozione alla lettura delle liriche sentendosi testimone di vissuto, di eventi ed emozioni. Un volume arricchito da immagini che la stessa autrice, ha dipinto essendo anche un’apprezzata pittrice. Maria Colacino, un’artista poliedrica che, sia attraverso il verbo, che attraverso l’arte pittorica, sa emozionarci e renderci partecipi a un’introspezione che sa volare da sola.
Marzia Carocci
Maria Colacino – E’ nata a Rovito (CS) il 10/07/1954 ed ha trascorso i primi anni della sua vita in Calabria. Nell’anno 1972 ha conseguito il diploma di Maturità tecnica e per Ragionieri a Diamante (CS). Si è poi trasferita a Milano dove, per alcuni anni, ha lavorato come ragioniere presso una grande società italo – belga. Dopo il matrimonio con un giovane napoletano avvenuto nell’anno 1977, ha vissuto per dieci anni a Pomigliano D’Arco (NA), dove sono nati i suoi due figli. Attualmente risiede in Casalnuovo di Napoli. Ha poi conseguito il diploma di scuola magistrale e da venti anni opera nella scuola dell’infanzia. Ha la passione per la musica, la pittura e la poesia. Autodidatta, traspone da alcuni anni in forma pittorica le sue emozioni; la ricerca di una forma espressiva quanto più rappresentativa dei propri stati d’animo e delle sue sensazioni la spingono a dipingere soggetti vari, utilizzando colori ad olio su tavola e su tela. Da alcuni anni è Socio Collaboratore del Cenacolo Accademico Europeo “Poeti nella Società” e di altre associazioni culturali no profit presenti sul territorio nazionale. Sue opere pittoriche e poetiche sono apparse su riviste ed antologie; ha ottenuto riconoscimenti e menzioni d’onore partecipando a Premi artistici – letterari nazionali ed internazionali. Nell’anno 2004 ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “Mediterraneo”, Edizioni Poeti nella Società. Nell’anno 2006 ha ottenuto il 1° Premio per la pittura al concorso redazionale del Cenacolo Accademico Europeo “Poeti nella Società” con l’opera “La stola di voile”. Ha partecipato ad alcune mostre collettive organizzate sul territorio campano tra le quali “L’arte in vetrina” nel “Vecchio Borgo Sant’Eligio” di Napoli. Nel 2007 ha pubblicato “Tinteggiando l’Aurora” e nel 2011 “Eppure è un giorno nuovo” con Poeti nella Società.
Fonte: Poeti Nella Società
26° Torino GLBT Film Festival – Da Sodoma a Hollywood, chiusura con successo
A TOMBOY IL PREMIO OTTAVIO MAI E QUELLO DEL PUBBLICO MENZIONE SPECIALE ALLO SPAGNOLO 80 GIORNI
AUMENTANO ANCORA GLI SPETTATORI AL TORINO GLBT
Si chiude con grande successo di pubblico e di critica il 26° Torino GLBT Film Festival – Da Sodoma a Hollywood diretto da Giovanni Minerba, che quest’anno ha visto un forte incremento di spettatori, pari al 10 per cento rispetto alla scorsa edizione, nonostante una giornata di programmazione in meno.
Il pubblico ha accolto positivamente anche il ritorno al Cinema Massimo, sede storica del Festival, ritrovando un abituale punto d’incontro.
Altro dato rilevante di questa edizione è la tipologia di spettatori: non più solo la comunità GLBT, ma ormai anche un pubblico generalista con una maggiore presenza femminile. Elemento, questo, fondamentale per il Festival che, nella costruzione del palinsesto, ha sempre un occhio di riguardo per tutti quei film che portano all’attenzione della platea tematiche di grande urgenza socio-politica.
E proprio per questo non sorprende che sia la giuria del concorso lungometraggi, sia la giuria del pubblico abbiano premiato Tomboy della francese Céline Sciamma. La pellicola, che in Italia uscirà nelle sale per Teodora Film, racconta con estrema sensibilità l’infanzia e l’identità sessuale di una bambina di 10 anni che gioca a fare il maschio.
La serata di chiusura, con Veruschka madrina della premiazione, vede la partecipazione dei rappresentanti di Ikea e Eataly a testimonianza della condivisione del Festival verso le scelte coraggiose intraprese dalle due aziende.
LE GIURIE E I PREMI
Concorso Lungometraggi
La giuria composta dal regista e sceneggiatore Carmine Amoroso, la giornalista Maria Pia Fusco, lo scrittore Gianni Farinetti, il regista Mehdi Ben Attia e la regista Pratibha Parmar assegna all’unanimità i seguenti premi:
Premio Ottavio Mai a Tomboy di Cèline Sciamma (Francia) Motivazione: “Nella varietà dei film in concorso di questa edizione 2011 del festival Da Sodoma a Hollywood, la giuria dei lungometraggi ha deciso all’unanimità di assegnare il primo premio al film Tomboy di Cèline Sciamma per maestria, sensibilità e leggerezza, ma anche per la profondità con cui viene trattato il tema dell’identità sessuale nel tempo dell’infanzia”.
Menzione Speciale a 80 egunean (80 giorni) di Jon Garaño e Jose Mari Goenaga (Spagna) Motivazione: “80 egunean di Jon Garano e José Mari Goenaga, un film con indimenticabili protagoniste, due donne non più giovani che, ritrovandosi, rinnovano la loro amicizia e un amore finalmente svelato”.
Concorso Documentario
La giuria composta da Henrik Neumann (programmer del Mix Copenhagen LesbianGayBiTrans Film Festival), Riccardo Amorini (Fandango) e Daniele Segre (regista e docente universitario) ha così deciso:
Premio Miglio Documentario a We Were Here di David Weissman (USA)
Motivazione: “Per la qualità dell’opera filmica, per i contributi storici e per la capacità di raccontare e testimoniare in modo adeguato, forte e necessario l’epidemia di AIDS nella comunità gay di San Francisco all’inizio degli anni ’80”.
Menzione Speciale a XY Anatomy of a Boy di Mette Carla Albrechtsen (Danimarca) Motivazione: “Per la ricerca del linguaggio della rappresentazione tra finzione e realtà e l’originale messa in scena della storia che racconta con grande delicatezza un’intimità forte. Un vivo apprezzamento per l’impegno della Scuola Nazionale di Cinema della Danimarca nel produrre questo film”.
Concorso Cortometraggi
La giuria, composta da Lene Thomsen Andino (coordinatrice presso il Mix Copenhagen LesbianGayBiTrans Film Festival e collaboratrice del Danish Film Institute), João Federici (codirettore del GLBT Festival Mix Brasil de Cinema da Diversidade) e il regista Max Croci ha assegnato:
Premio Miglior Cortometraggio a Plan Cul di Olivier Nicklaus (Francia) Motivazione: “Perchè è il film che noi vorremmo avere nella nostra collezione privata e che vorremmo rivedere con i nostri amici. è una commedia brillante con un timing perfetto. E dopo tutto si tratta di una questione di vita o di morte o meglio di sesso o di morte”.
Menzione Speciale a Eu Não Quero Voltar Sozinho (I don’t want to go back alone) di Daniel Ribeiro (Brasile) Motivazione: “La giuria è stata toccata dal cast e in particolar modo dal protagonista. Gli autori del film ci portano una tradizionale storia d’amore tra adolescenti ma con un originale punto di vista”.
Menzione Speciale a The Colonel’s Outing di Christopher Banks (Nuova Zelanda) Motivazione: “Il film è divertente e toccante allo stesso tempo. Merita una menzione speciale perchè ci ricorda che non è mai troppo tardi per fare il coming out”.
Premi del Pubblico
Miglior Lungometraggio: Tomboy di Céline Sciamma (Francia)
Miglior Documentario: 365 Without 377 di Adele Tulli (Italia)
Miglior Cortometraggio: Eu Não Quero Voltar Sozinho (I Don’t Want to Go Back Alone) di Daniel Ribeiro (Brasile)