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“Prigionieri del Tempo” di Tino Di Cicco, Edizioni Mondo Nuovo

Tino Di Cicco
PRIGIONIERI DEL TEMPO
io non vorrei scrivere poesie
ma debbo esercitarmi
a capire
perché si nasce
e perché si muore
perché siamo qui
prigionieri del tempo
e tutti facciamo finta
di niente
Come sarebbero diverse le nostre vite […], se fossimo venuti al mondo in un humus dove si potesse ri/conoscere, già dalle nostre cellule più infinitesimali, che il vivere e il morire sono processi intrecciati, simultanei e coterminali, per cui sapremmo di cominciare a morire dal momento in cui nasciamo. Moriamo, insomma, mentre viviamo, ma ciò non sarebbe un dramma nella misura che la coincidenza rientra, letteralmente, nell’ordine più semplice e dato delle cose. E come sarebbe diverso, di conseguenza, il nostro rapporto col tempo, e con la grandiosità, al contempo feroce e sublime, della vita.
(Dalla prefazione di Anthony Molino)
Tino Di Cicco – Nato a San Vincenzo Valle Roveto (AQ), vive a Pescara. Ha pubblicato i seguenti libri: In principio era il caos (Rebellato, Venezia, 1977); La crisi veniale (Bastogi, Foggia, 1983); Un altro tempo(Vecchio Faggio, Chieti, 1988); Wender Strasse (Tracce, Pescara, 1994); I Castelli del tempo (Tracce, Pescara, 1998); Il tempo pieno e il nulla (Moretti e Vitali, 2006); La volontà docile (Edizioni Feeria, Firenze, 2010); Le stagioni e l’azzurro (Youcanprint, Tricase, 2013); Quasi amore (Ed. Feeria, Firenze, 2014); Senza mentire (Ed. Noubs, Chieti, 2014); Avrei dovuto amare di più (Ed. Mondo Nuovo, Pescara, 2017); Venne poi l’identità (Ed. Mondo Nuovo, Pescara, 2019); La colpa e la primavera (Ed. Mondo Nuovo, Pescara, 2020).
SCHEDA TECNICA
Collana: Liminaria
Formato: 15 x 21
Pagine: 172
Prezzo: € 15,00
ISBN: 9788832115963
Uscita: 24 giugno 2022
“Quarantena” di Marius Creati
– Quarantena! –
Quarantena!
Sovente i tuoi vaghi silenzi prolungati
in siffatta quiete imperturbabile
hanno sapore di lieve condanna a morte
laddove lo stesso silenzio
inarrendevole
domina la quiescenza…
e la riluttanza di essere ancora vivi dentro
mentre difatti là fuori si muore
nel medesimo oblio quiescente del giorno e della notte
laggiù, nelle languide strade dell’imprudenza
scrutate dall’alto di lucernari spenti
per vanagloria o mera necessità
quando il buonsenso reclina vite umane
sotto forma di icastico sacrificio
in cambio di veti e consensi
in riserbo estremo
di una sorte contaminata da eventi inconsueti
memoria o ricordo immemore
di avvenimenti trascorsi da un’eternità,
quasi quasi sconosciuta.
Il silenzio uccide
a piccoli passi, a lunga distanza
furente come il vento che appare
e rapido scompare all’improvviso
entro ciascun alcova ove
ogni singolo cristiano tremolante
traccia il suo covo sparuto per sopravvivere…
Quarantena!
Sovente il tuo silenzio attardato
da un dì all’altro procrastinato
ad oltranza,
senza apparente via d’uscita
diventa rèquie avvilente
che soffoca gli animi più adiposi
mentre silenziosamente uccidi
poco alla volta
la piena speranza di un ritorno alla norma,
celebrante in obito funzioni angustiate
traccianti un solco indelebile nell’obituario di patria
lascito estremo di un trapasso funesto
profondamente esecrato nel capestro dell’esistenza
e nel frattempo reclama a stento
un diritto di vita il tuo requirente
seppur avvilente
dietro implorazioni e suppliche di commiato
prece in permuta di miracolo esaudito
affinché la speme di un ritorno alla luce
diventi promessa memore di vita nuova.
Il silenzio uccide
indelebile
alle prime luci dell’aurora,
ineluttabile
negli ultimi rintocchi del vespro,
nidio divino avvilente e patibolo d’umanità
in un anniversario di morte esecrabile.
15 Aprile 2020
“Una nuova vita” di Antonella Ferrari, poesia e dedica in memoria di Irene Di Carlo
– Una nuova vita –
Ora rimani in silenzio
ma le persone vere
non hanno bisogno di parole
per intendere quello che i tuoi “occhi” eterni hanno già espresso.
Nel silenzio capiremo quello che con le “carte
il tuo cuore sincero vuole comunicare
Le tue “carte”, come Strade
Hanno girato e girano ora tutto il pianeta
Un fiorellino rosso cade vicino a un cartello
con su scritto FINE
Fine del viaggio,
inizio del nuovo giorno
Forse era sogno, forse è vero
Nessuna distanza temporale nè spaziale
può indebolire l’amicizia tra le persone
che credono ognuna nel valore dell’altra
Perché la vita è speranza e sempre ricomincia..
A te Irene
Antonella Ferrari
(poesia in commemorazione alla morte di Irene Di Carlo – 11 settembre 2013)
Dedicato a Irene luce nei nostri cuori, a lei che ci ha insegnato cosa sia l’amicizia e l’altruismo vero… A lei che ama il rosso come la passione E l’amore grazie!
Angelica, Marius, i nipoti gli amici e parenti tutti
“Padre mio” di Marius Creati
– Padre mio –
Uno sguardo assolto nella rugiada di un mattino smunto dalla nebula notte,
due sguardi dispersi nel vuoto, vacui come la gelida morte
tre sguardi lungimiranti, vagamente perplessi
all’orizzonte s’incontrano
e poi null’altro…
fiele di ragionevolezza… mentre in quella confusa mente
i tuoi occhi assenti divampano un grido disperato;
mente il destino spavaldo senza pudore alcuno, ti guardo e vorrei viverli meco,
come potrei viverli senza!
e ogni giorno che passa dovrei salutarli senza tormenti
e ogni giorno in più annusare il trapasso di un veto tormentato
senza dir nulla, al cospetto di una trasferta maledetta.
Non potrei viverli solo per un istante!
ti vedo in un batter d’occhio,
ti sento in un fervido sorriso estenuato,
ti parlo mentre confondi suoni, sillabe e consonanti
in un dissonare perpetuo limpido come omelia messale,
crocevia di un discorso intrecciato
crocicchio di note ottuse, ma diafane al mio cospetto.
Padre mio non serve dir nulla…
ciò che è detto è scritto in un sacro legame indissolubile.
flagello… flagello… flagello del mio corpo straziato
vidi una nuvola nel cielo cospargere a tratti barlumi di memoria
anfratti argillosi che ritti infrangevano contro le vestigia di eterni cruori,
tristi bagagli di una vita sprecata nell’incoerenza
di tristi rimorsi spezzati dalla misericordia
e ora che si defilano le ore, zitte e meticolose e taciturne
come sanno raccontar facelle indisturbate
tra disturbi irti nella mestizia.
Uno sguardo assolto nella rugiada,
Padre mio… tu sei la mia via per il paradiso
prego affinché tu sia vivo per altri mille anni or sono…
ho amato il tuo nome nonostante l’avessi negato all’eternità
ho vissuto in te nell’intimo del mio respiro, fino all’ultimo respiro del mio afflato;
le visioni sono attimi di eterna virtù
mentre un solco gitano, profondo quanto un miglio di saggezza,
s’intona con la terra gelida e trae la scia del pianto,
in quel lamento germano che accomuna le anime afflitte
in quel gemito stomachevole, guaito soffocante che corrode l’animo
Padre mio… quel mugolio diventa ispirazione
satrapo del fato costrutto, negus di una sorte avversa
mentre nella caligine più polverosa traggo la mia possanza
mentre nella polvere più tormentosa sollevo la vaga speranza
di averti meco per sempre, nell’inverosimile diligenza del miracolo compiuto
tra mille struggimenti, mille afflizioni e mille assilli
poiché dispongo del mio calvario, via crucis intima con Iddio
umiliato al cospetto divino e proclive all’immolazione profetica.
Imperituro e prezioso e unico padre, perché Padre mio…
e non potrò mai avere un altro, perché Padre mio…
e non potrò mai avere un altro.
19 Settembre 2012
Antonio Gabriele Creati – RIP 16 Novembre 2012
“Il valore di un sorriso” di Padre Frederick William Faber
– Il valore di un sorriso –
Donare un sorriso
Rende felice il cuore.
Arricchisce chi lo riceve
Senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante,
Ma il suo ricordo rimane a lungo.
Nessuno è così ricco
Da poterne fare a meno
Né così povero da non poterlo donare.
Il sorriso crea gioia in famiglia,
Da sostegno nel lavoro
Ed è segno tangibile di amicizia.
Un sorriso dona sollievo a chi è stanco,
Rinnova il coraggio nelle prove,
E nella tristezza è medicina.
E poi se incontri chi non te lo offre,
Sii generoso e porgigli il tuo:
Nessuno ha tanto bisogno di un sorriso
Come colui che non sa darlo.
“Neve d’estate” di Alessandro Erato
– Neve d’estate –
In una sera,
nell’inganno del tempo,
di quello che non c’è.
Dei secondi vissuti, persi,
sparsi in ogni angolo
di stanze vuote,
cadute giù,
come le stelle nella notte celeste.
Muri appesi, bianchi,
come le coscienze
coperte a calce.
Come la vita, questa vita
Che a stento trattengo
Nelle dita, che vorrei
Non fossero solo le mie.
In un’alba infuocata
Rossa all’orizzonte
Ti cerco nel sole
Che acceca il ricordo,
il momento.
Nelle dita, che non vorrei
Fossero solo le mie
Odo di visioni il sapore,
di carezze il solo vento
che mi piega come il grano d’estate.
Veloce, sei scappato come
La cenere d’inverno.
E da sola trattengo
Nelle dita, che non vorrei
Fossero solo le mie
Questa strana
Neve d’estate.
“Ruby Rubacuori” di Leonardo Bano
– Ruby Rubacuori –
Oh! Ruby rubacuori
Non celar i tuoi ardori
Per omini scapigliati
Dai capelli montati
Oh! Ruby rubacuori
Non hai comesso errori
Non ascoltar emilio
Noi lo mandiam in esilio
300 euro per pompini
Che bella somma
Nemmeno signorini!
Accuse ingrate
d’altrocanto
non stara‘ dietro le grate
trad veneto
Oh! Ruby ciavacuori
Non scondar i to ardori
Per omeni spetinai
Coi cavei montai
Oh! Ruby ciavacuori
No te ghe comeso erori
No scoltar emilio
O mandem in esilio
Tresento euro par pompini
Che bea soma
Manco signorini!
Acuse ingrate
Infati
No stara‘ da drio e grate
“Cristalli e Diamanti nel mio giardino” di Lara Tocalli
– Cristalli e Diamanti nel mio giardino –
Aveva appena smesso di piovere,
io dopo aver accudito la mia gatta ammalata
andai nel giardino tanto per ingannare il tempo
mentre lei dormiva;
mi sedetti di fianco ad esso
per osservare i fiori che lo circondavano,
le viole colorate, le rose, i pinetti, la lavanda …
davano un’aria così allegra in quel clima umido dal cielo nuvoloso!.
C’era una strana atmosfera nel mio giardino;
il pomeriggio essendo stato piovoso non permise al sole di illuminare
coi caldi raggi Delebio,
e perciò tutto quello che si trovava sotto il cielo
coperto da nuvole il cui colore grigio si alternava su sfondo bianco
coprendo le cime delle montagne;
apparve dai colori molto più accesi, tutto sembrava molto più vivo,
a vederli rimanevi quasi incantato dalla sfoggia dei loro colori maestosi;
stava tornando a piovere,
flebili gocce si dibattevano sul suolo ancora umido,
dopo un silenzioso riposo gli uccelli tornarono a cinguettare;
una cosa notai scrutando bene il mio giardino,
sopra i trifogli,piccoli cristalli giacevano fragili e brillanti
sembravano pronti per esser incastonati in un anello;
tra i petali delle rose invece, tranquilli e indisturbati piccoli diamanti
dormicchiavano.
Erano solo piccole gocce d’acqua
Ma meravigliosamente ti aprivano
un mondo incantato.
Lara Tocalli
“Mi sveglio la mattina presto” di Demir Mustafa
– Mi sveglio la mattina presto –
Mi sveglio la mattina presto,
vedo le carovane dei Rom
rotte, senza vetri,
i container avuti dai gagé,
infiammati dal sole caldo,
d’inverno senza frigoriferi.
In mezzo al campo un bambino nudo
davanti al rubinetto guasto,
forse ha sete, forse cerca di lavare
lo stomaco vuoto.
E io, fermo, penso, penso
da quale parte devo andare
per portare qualcosa
ai miei bambini da mangiare.
La mia anima è vuota
senza vita in me.
Chiudo gli occhi,
bugie nelle mie lacrime.
O Dio, ascolterai tutto
questo che ti dico,
ai miei bambini la serenità darai.
È pesante per me questo mondo,
la povertà mi ha ammazzato.
“Parli come” di Federico Li Calzi
– Parli come –
“Parli come
pioggia di sera.
Come un lento mormorare,
sui tetti e le case,
la tua voce.
Come l’ansa del mare
che erode la costa,
tu parli di pioggia.
Lieve formicolio
sulle acque e sui pini.
Tu parli come la notte
vicini,
come la pioggia terrestre,
il profumo agreste
della campagna lontana.
Tu parli strana,
come le ore di gioco,
nella stanza deserta.
Come il mattino,
tu parli vicino,
come il vento
che incespica la fratta,
tu parli distratta
e la smorfia nei visi
è lo specchio
delle parole che dici.
La sera di pioggia
tu parli
come un lento
mormorare sulla città
barocca.
Tu parli, di notte
come pioggia.”
tratta da Poetica Coazione