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Archive for the ‘Eventi’ Category

Verna Oro presenta David Ferrante, 25 marzo a Pescara

March 17, 2023 Leave a comment

“Racconti di streghe, fantasmi e di me”, libro di David Ferrante

Superficialmente sono 5 storie che parlano di…
Scurnacchiera
Lupo mannaro
Il fantasma di Salle
Il fantasma di Popoli
La pantafica e una strega

Sono storie gotiche metafore dell’amore e della vita
Parlo di me anche se non facilmente comprensibile
Tutto il libro è un’analisi personale e anche una metafora della vita e dell’amore….

Quarta di copertina

Il passato ha ombre lunghe e radici profonde che possono abbracciarci o, al contrario, avvolgerci così strettamente da ucciderci. La ricerca della luce si fa esigenza vitale, ma è accompagnata dalla sofferenza – la stessa del neonato che spinge per uscire dal grembo materno, e del morente proteso verso la luce che è liberazione da ogni suo male. In quella terra di mezzo tra la vita e la non-vita, anche le visioni assumono una corporeità a volte consolatoria, a volte angosciante. È lo spaesamento dell’uomo solo davanti all’inconoscibile: inerme, confuso, inadeguato, per quanto si sforzi di lottare, non ha modo di opporsi alla ferocia di un destino ineluttabile. In questi cinque racconti David Ferrante fa rivivere la memoria dell’antica sapienza abruzzese intrisa di rituali, superstizioni, rimedi magici e credenze sopravvissute alla polvere del tempo. Animano le sue pagine leggendarie figure mostruose, personaggi ambigui, maestri d’inganni e donne affascinati nella loro inafferrabile unicità. È un viaggio tra passato e presente, tra fantasia e verità, che si traduce in un sofferto, emozionante amalgama di crudeltà e amore.

VERNA ORO, nell’occasione presenterà “Dalle spezie alla moneta”, un incontro culturale a cura dei maestri orafi Giampiero verna e Fabio Verna per dissertare sulla diffusione dei metalli e delle spezie nel nostro passato.

Renato Balestra, muore lo stilista blu di dive e regine

November 28, 2022 Leave a comment
RENATO BALESTRA

Protagonista della moda italiana, aveva 98 anni. L’annuncio delle figlie e della nipote, alle quali andrà la gestione del marchio

È diventato stilista per scherzo, Renato Balestra. Lui da ragazzo alla moda non ci pensava: era di Trieste, studiava pianoforte, frequentava la facoltà di ingegneria per fare contenti i suoi. C’è voluta una scommessa con gli amici, un bozzetto disegnato da lui per gioco e inviato a sua insaputa al Centro Italiano della Moda di Milano, per cambiare le sue sorti e trasformarlo in uno dei simboli della moda italiana.

Renato Balestra si è spento ieri sera, all’età di 98 anni, in una clinica romana: le sue condizioni, da qualche tempo più precarie, si sono aggravate improvvisamente in giornata. Con lui se ne va una figura unica del Made in Italy, un personaggio così anticipatore dei tempi da riuscire a conciliare le passerelle, i guardaroba delle teste coronate e la televisione (Piero Chiambretti, nel suo Chiambretti c’è, lo ha reso una star del piccolo schermo). Ma prima di tutto per lui viene la sua moda, sempre.

Trasferitosi a Milano per tentare quella strada tanto inaspettata, Balestra fa la gavetta nell’atelier di Jole Veneziani. Nel 1954 la forza attrattiva del glamour di Roma ha la meglio, e lo stilista decide di puntare sulla capitale, che all’epoca è il vero centro dello stile italiano. Lavora con il meglio del meglio, dalle Sorelle Fontana a Emilio Schubert, e la vicinanza con Cinecittà, luogo mitico allora, gli permette di incontrare anche le dive più grandi: veste Ava Gardner in La contessa scalza e Il sole sorge ancoraGina Lollobrigida in La donna più bella del mondoSophia Loren in La fortuna di essere donnaCandice Bergen in L’ultimo avventuriero. Vivere così a contatto con il gotha del cinema lo aiuta non solo a farsi conoscere, ma anche a capire come gestire la sua, di maison: e così, quando nel 1958 debutta con una sua collezione, lo fa prima in America, attraversando gli Stati Uniti da Los Angeles a New York, e presentando lì le sue creazioni. Apre il suo atelier in via Gregoriana nel 1959, e nel 1961 sfila alla Galleria d’Arte Moderna.

Suo simbolo sin da quelle prime prove è il “blu Balestra”, una sfumatura ricca e accesa di blu così riconoscibile da diventare subito un suo segno di riconoscimento, come fosse un logo: anni dopo in un’intervista, racconta che nemmeno lui sa bene il perché del suo amore per quel colore. Sa solo che è il suo preferito, sin da bambino.

“È stato un uomo straordinario, coraggioso, capace di farsi da solo. Per noi è stato un esempio”. Lo ricorda così la nipote Sofia Bertolli Balestra, terza generazione creativa, che con la madre Fabiana e la zia Federica da un anno e mezzo ha rilanciato il brand, evolvendone l’estetica. “Di lui mi è sempre piaciuto come, negli anni Settanta, abbia iniziato a vestire un tipo di donna totalmente diverso, molto più moderna: creava abiti trasparenti decorati da ricami che sembravano pennellate, non s’era mai visto nulla del genere. Una sua cliente un giorno mi ha detto che i vestiti di mio nonno erano per “donne graffianti”. Una definizione che mi piace moltissimo”. E come dimenticare tutte le teste coronate che ha vestito, attirate dalla sua capacità di dare corpo a un glamour fastoso, ma non ridondante: veste Farah Diba, la regina di Thailandia Sirikit e sua figlia, la principessa Choulaborn, realizza l’abito da sposa della principessa Noor di Giordania per le sue nozze con il principe Hamzah bin Hussein. Veste anche Imelda Marcos, che era capace di ordinare lo stesso modello in decine di colori, se le piaceva.

Negli ultimi anni era arrivata anche la televisione. Renato Balestra era perfetto per lo schermo: il volto senza età, le maniere impeccabili, l’ironia e la valanga di aneddoti su star e regine che aveva incontrato lo hanno reso, anche in questo, memorabile. Di sicuro sarà difficile trovare qualcun altro come lui.

Fonte: La Repubblica

Categories: Eventi

“Due Maestri Incisori”, mostra al Museo delle Arti – Castello De Sterlich-Aliprandi di Nocciano

August 31, 2022 Leave a comment

Se il ”Vate” Gabriele d’ Annunzio aveva percorso con i versi ” Pastori d’Abruzzo” gli antichi tratturi degli usi e della cultura della transumanza fino al mare, Vittorio Manno e Antonio Rizzelli, artisti di lunga esperienza che hanno contribuito a portare la Grafica di via Sette Dolori nel mondo, ne hanno riattivato un altro dalla Murgia agli ” Abruzzi” , come ripete un toponimo in disuso del passato. Il punto d’incontro è il castello museo delle Arti di Nocciano ( Pescara) dove i due artisti salentini, ma da mezzo secolo buono nella Città dei Sassi, esporranno dal 4 al 30 settembre. Il tema della mostra ”Due maestri incisori” è incentrato sulla loro storia artistica, fatta di creatività, pazienza, dedizione, ricerca e tanta voglia di confrontarsi nel laboratorio di via Sette Dolori, dove la scuola ospita periodicamente giovani e artisti da mezzo mondo. Grafica in movimento, transumante, e con tanti segni in comune tra territori che dalla dorsale adriatica, toccano e si soffermano su tre ”M” dai monti alla Murgia al mare…

a cura di Anthony Molino

dal 4 al 3 0 Settembre 2022 | Castello De Sterlich / Museo delle Arti di Nocciano (Pe) 

Istituzione Castello e Museo delle Arti di Nocciano -Nocciano (Pe) www.castellonocciano.it/

“Paragone in Abruzzo”, festa di Italexit Abruzzo con Gianluigi Paragone a Pescara

July 1, 2022 Leave a comment

– Comunicato Stampa – 

ITALEXIT con Paragone Abruzzo

SABATO 2 LUGLIO, ALLE ORE 18.30 A PESCARA, GIANLUIGI PARAGONE PARTECIPERA’ ALLA FESTA DI ITALEXIT ABRUZZO

Sabato 2 luglio alle ore 18.30 Gianluigi Paragone parteciperà alla prima festa di Italexit Abruzzo presso il Parco di Villa Sabucchi a Pescara. 

Natura, arte, cultura e diversi generi musicali saranno gli ingredienti della serata con il segretario eletto al termine del Primo Congresso di Italexit per l’Italia: Gianluigi Paragone. 

I temi trattati durante la serata, che si svolgerà a ingresso gratuito, saranno incentrati sulla sanità, sul lavoro, sul turismo e sulla necessità di tornare allo spirito della costituzione. 

L’appuntamento avrà ospiti di eccezione che contribuiranno a una reale possibilità di dialogo: 

– la coordinatrice regionale Enza Blundo, 

– il Senatore William De Vecchis,

– il professore di Diritto Costituzionale Daniele Trabucco. 

La squadra di Italexit per l’Italia in Abruzzo invita tutti i cittadini a prendere parte alla festa.

PROGRAMMA DELLA SERATA

Sabato 02 luglio

– alle 18:30, presso il Parco di Villa Sabucchi a Pescara   

I temi trattati durante la serata saranno incentrati sulla sanità, sul lavoro, sulla costituzione.

Verrà presentata la squadra politica e organizzativa delle quattro province che, coordinati dalla ex senatrice Enza Blundo, è il punto di riferimento per i cittadini abruzzesi, invitati a prendere parte attivamente all’incontro. 

Tra festeggiamenti e musica dal vivo i relatori presenti alla serata: 

– il Senatore della Repubblica, William De Vecchis;

– il prof. di Diritto Costituzionale, Daniele Trabucco;

Presenti inoltre:

– la Coordinatrice Regionale Enza Blundo;

– il Coordinatore delle Marche, Massimiliano Gianangeli;

– il Coordinatore dell’Umbria, Federico Vecchiarelli;

– il Responsabile Dipartimento Turismo,ì e Presidente Mio Italia, Paolo Bianchini;

– il Coordinatore di Roma, Giampaolo Bocci;

– L’intrattenimento musicale sarà a cura di Nanco, alla chitarra Antonio Cupaiolo.

– L’attesa partecipazione straordinaria del soprano Paola Antonucci.

– Il cantante rap Franco Inverno farà ascoltare il suo progetto inedito.

A fine evento, nel ristorante interno al Parco, si potrà con un piccolo contributo partecipare al un buffet  con la presenza di Gianluigi Paragone.

Si informa che nell’occasione i nuovi tesserati potranno ritirare la tessera, mentre tutti coloro che siano interessati potranno farne richiesta.

Coordinamento Italexit Abruzzo

Presentazione del libro “Prigionieri del Tempo” di Tino Di Cicco, presso Dopolavoro Ferroviario a Pescara

June 20, 2022 Leave a comment


Tino Di Cicco

PRIGIONIERI DEL TEMPO

io non vorrei scrivere poesie
ma debbo esercitarmi
a capire
perché si nasce
e perché si muore

perché siamo qui
prigionieri del tempo
e tutti facciamo finta
di niente

Come sarebbero diverse le nostre vite […], se fossimo venuti al mondo in un humus dove si potesse ri/conoscere, già dalle nostre cellule più infinitesimali, che il vivere e il morire sono processi intrecciati, simultanei e coterminali, per cui sapremmo di cominciare a morire dal momento in cui nasciamo. Moriamo, insomma, mentre viviamo, ma ciò non sarebbe un dramma nella misura che la coincidenza rientra, letteralmente, nell’ordine più semplice e dato delle cose. E come sarebbe diverso, di conseguenza, il nostro rapporto col tempo, e con la grandiosità, al contempo feroce e sublime, della vita.

(Dalla prefazione di Anthony Molino)

Presentazione del libro PRIGIONIERI DEL TEMPO di Tino DI Cicco a Pescara, presso Dopolavoro Ferroviario, via Vittorio Emanuele 257/A, Pescara – 23 giugno 2022 ore 18:00

Merry Christmas & Happy New Year 2021

December 22, 2021 Leave a comment
Categories: Moda Eventi

Samhain, la vera storia di Halloween

October 17, 2020 Leave a comment

Scopriamo insieme le origini celtiche della festa di Halloween, meglio conosciuta con il nome di Samhain dalle origini antichissime rintracciabili proprio in Irlanda.

Forse non tutti sanno che la festa di Halloween non nasce in America ma ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda, quando la verde Erin era dominata dai Celti. Halloween corrisponde infatti a Samhain, il capodanno celtico. Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell’800, si diressero numerosi nella nuova terra. Ma affrontiamo insieme nel dettaglio il viaggio dall’Irlanda dei Celti fino ai giorni nostri, osservando cosa è successo e come, attraverso i secoli, sono cambiate le cose.

Halloween: etimologia del nome

Il nome Halloween (in irlandese Hallow E’en), deriva dalla forma contratta di All Hallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi, quindi. Ognissanti, invece, in inglese è All Hallows’ Day. L’importanza che, tuttavia, viene data alla vigilia si deduce dal valore della cosmologia celtica: questa concezione del tempo, seppur soltanto formalmente e linguisticamente parlando, è molto presente nei paesi anglofoni, in cui diverse feste sono accompagnate dalla parole “Eve”, tra cui la stessa notte di Capodanno, “New Year’s Eve”, o la notte di Natale “Christmas Eve”.

I Celti e i festeggiamenti di Samhain

I Celti erano prevalentemente un popolo di pastori, a differenza di altre culture europee, come quelle del bacino del Mediterraneo. I ritmi della loro vita erano, dunque, scanditi dai tempi che l’allevamento del bestiame imponeva, tempi diversi da quelli dei campi.

Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e all’inizio del nuovo anno. Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il 1° gennaio come per noi oggi, bensì il 1° novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende.

Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in, dove sow fa rima con cow), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa “summer’s end”, fine dell’estate. In Irlanda la festa era nota come Samhein, o La Samon, la festa del Sole, ma il concetto è lo stesso.

In quel periodo dell’anno i frutti dei campi (che pur non essendo la principale attività dei celti, venivano comunque coltivati) erano assicurati, il bestiame era stato ben nutrito dell’aria fresca e dei pascoli dei monti e le scorte per l’inverno erano state preparate. La comunità, quindi, poteva riposarsi e ringraziare gli Dei per la loro generosità. Ciò avveniva tramite lo Samhain, che, inoltre, serviva ad esorcizzare l’arrivo dell’inverno e dei suoi pericoli, unendo e rafforzando la comunità grazie ad un rito di passaggio che propiziasse la benevolenza delle divinità.

L’importanza che la popolazione celta attribuiva a Samhain risiede nella loro concezione del tempo, visto come un cerchio suddiviso in cicli: il termine di ogni ciclo era considerato molto importante e carico di magia. Insieme a Samhain (31 ottobre, appunto) si festeggiavano Lughnasadh (1 agosto), Beltane (30 aprile o 1 maggio), Imbolc (1-2 febbraio), Yule (21 dicembre), Ostara (21 marzo), Litha (21 giugno) e Mabon (21 settembre).

L’avvento del Cristianesimo non ha del tutto cancellato queste festività, ma in molti casi si è sovrapposto ad esse conferendo loro contenuti e significati diversi da quelli originari.

La morte era il tema principale della festa, in sintonia con ciò che stava avvenendo in natura: durante la stagione invernale la vita sembra tacere, mentre in realtà si rinnova sottoterra, dove tradizionalmente, tra l’altro, riposano i morti. Da qui è comprensibile l’accostamento dello Samhain al culto dei morti.

I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge, e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo sì che l’aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra.

Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. Durante la notte del 31 ottobre si tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. Vestiti con maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti.

In Irlanda si diffuse l’usanza di accendere torce e fiaccole fuori dagli usci e di lasciare cibo e latte per le anime dei defunti che avrebbero reso visita ai propri familiari, affinché potessero rifocillarsi e decidessero di non fare scherzi ai viventi.

L’avvento del Cristianesimo

Attraverso le conquiste romane, Cristiani e Celti vennero a contatto. L’evangelizzazione delle Isole Britanniche portò con sé un nuovo concetto della vita, molto distante da quello celtico e durante tale periodo la Chiesa tentò di sradicare i culti pagani, ma non sempre vi riuscì. Halloween non fu completamente cancellata, ma fu in qualche modo cristianizzata, tramite l’istituzione del giorno di Ognissanti il 1° Novembre e, in seguito, della commemorazione dei defunti il 2 Novembre.

Fu Odilone di Cluny, nel 998 d.C., a dare l’avvio a quella che sarebbe stata una nuova e longeva tradizione delle società occidentali. Allora egli diede disposizione affinché i monasteri dipendenti dall’abbazia celebrassero il rito dei defunti a partire dal vespro del 1° Novembre. Il giorno seguente era invece disposto che fosse commemorato con un’Eucarestia offerta al Signore, pro requie omnium defunctorum. Un’usanza che si diffuse ben presto in tutta l’Europa cristiana, per giungere a Roma più tardi.

La Festa di Ognissanti, infatti, fu celebrata per la prima volta a Roma il 13 Maggio del 609 d.C., in occasione della consacrazione del Pantheon alla Vergine Maria. Successivamente, Papa Gregorio III stabilì che la Festa di Ognissanti fosse celebrata non più il 13 Maggio, bensì il 1° Novembre, come avveniva già da tempo in Francia. Fu circa nel IX secolo d.C. che la Festa di Ognissanti venne ufficialmente istituzionalizzata e quindi estesa a tutta la Chiesa, per opera di Papa Gregorio IV.

Fanno eccezione i cristiani Ortodossi, che coerentemente con le prime celebrazioni, ancora oggi festeggiano Ognissanti in primavera, la Domenica successiva alla Pentecoste.

L’influenza del culto di Samhain non fu, tuttavia, sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X secolo, una nuova festa: il 2 Novembre, Giorno dei Morti, dedicato alla memoria delle anime degli scomparsi.

Dall’Irlanda agli Stati Uniti

Verso la metà del XIX secolo, l’Irlanda fu investita da una terribile carestia, ancor oggi ricordata con grande partecipazione dagli irlandesi. In quel periodo per sfuggire alla povertà, molte persone decisero di abbandonare l’isola e di tentar fortuna negli Stati Uniti, dove crearono, come molte altre nazionalità, una forte comunità. All’interno di essa venivano mantenute vive le tradizioni ed i costumi della loro patria, e tra di essi il 31 Ottobre veniva celebrato Halloween.

Ben presto, questa usanza si diffuse in tutto il popolo americano, diventando quasi una festa nazionale.

Più recentemente, gli Stati Uniti grazie al cinema ed alla televisione hanno esportato in tutto il mondo i festeggiamenti di Halloween, contagiando anche quella parte dell’Europa che ne era rimasta estranea. In moltissimi film e telefilm spesso appaiono la famosa zucca ed i bambini mascherati che bussano alle porte. E molti, infine, sono i libri ed i racconti horror che prendono Halloween come sfondo o come spunto delle loro trame.

Negli Stati Uniti Halloween ha perso i suoi significati religiosi e rituali, ed è diventata un’occasione per divertirsi e organizzare costosi e allegri festeggiamenti. Pare che ogni anno gli Americani spendano due milioni e mezzo di dollari in costumi, addobbi e feste per il 31 ottobre!

Fonte: Irlandando

“Addio mia buona amica… ultimo segreto di Maria Antonietta e del conte Fersen

June 18, 2020 1 comment

Maria Antonietta e del conte Fersen1

Un gruppo di ricercatori francesi è riuscito a decifrare una serie di messaggi nascosti inseriti nell’epistolario tra la regina di Francia e il nobile svedese

Sembra la trama di un feuilleton, invece è la realtà, rivelata da un prosaico, sebbene avanzatissimo, scanner. “Addio mia buona amica, non cesserò di adorarvi”: queste dolci, malinconiche parole furono redatte in fondo a una lettera, datata 12 ottobre 1791, dal conte e diplomatico svedese Axel de Fersen. Erano indirizzate alla donna che da secoli viene indicata come la sua altolocata e sfortunata amante, la regina di Francia Maria Antonietta, e finora erano rimaste segrete. Una “manina”, infatti, le aveva abilmente contraffatte, nascondendole tra fronzoli e altri caratteri, fino a farle diventare illeggibili. Ora un gruppo di ricercatori parigini finanziati dagli Archives Nationales, grazie appunto a uno scanner di nuova generazione è riuscito a decifrare i passaggi segreti della corrispondenza tra Fersen e Maria Antonietta. Ma anche a scoprire chi, successivamente, aveva tentato di nasconderli e condannarli al perpetuo oblio. Lo racconta il quotidiano francese Le Monde in un articolo.

La lettera fa parte di un epistolario di una sessantina di missive e messaggi, acquisiti dagli Archives Nationales negli anni Ottanta, scambiati tra il conte e la regina tra il 1791 e il 1792, quando la famiglia reale francese era stata relegata alle Tuileries. Fu un pronipote di Fersen, il barone Rudolf Maurits von Klinckowström, a renderlo noto nel 1877, facendo nascere il mito dell’amore clandestino cresciuto nelle ore buie della Rivoluzione francese: mito talmente fortunato da essere trapassato nella cultura pop (chi non ricorda l’affascinante Fersen del cartone animato Lady Oscar?).

Fu proprio lo svedese, nobiluomo e diplomatico, a organizzare nel giugno del 1791 la sfortunata fuga dei reali, che portò all’arresto a Varennes di Luigi XVI travestito da borghese, e fu sempre lui a riuscire a mantenere con la regina una fitta corrispondenza nonostante i controlli dei rivoluzionari.

Da più di un secolo gli storici studiano il carteggio, interrogandosi sulla natura della relazione tra Fersen e Maria Antonietta, ma solo ora le nuove tecnologie applicate agli antichi, preziosi fogli di quella corrispondenza permettono di saperne di più. L’attenzione dei ricercatori si è concentrata su una quindicina di lettere che presentavano passaggi – parole, o intere righe – barrate o modificate in maniera evidente: collocate in capo o in fondo al testo, appaiono come messaggi personali tra i due corrispondenti. Entrambi redatti in nero, i testi originali e le glosse e cancellature sono però caratterizzati da una diversa composizione dell’inchiostro, che il nuovo scanner utilizzato dai ricercatori francesi è in grado di distinguere, permettendo di accedere ai due livelli di testo.

Ciò che rivelano alcuni dei documenti è che la tesi della relazione sentimentale è confermata, anche se sulla sua natura –  nulla è fonte di inesauribile curiosità più della moralità di una sovrana, ancor più se chiacchierata come Maria Antonietta – non si possono trarre conclusioni incontrovertibili. Come sottolinea a Le Monde Isabelle Aristide, curatrice dell’Archivio Nazionale, le nuove scoperte confermano che i documenti “non formano una corrispondenza erotica dal momento che nessuna di queste lettere, scritta tra la fine di settembre 1791 e l’inizio di gennaio 1792, è del tutto dedicata a questo tema”. E tuttavia rivelano che Fersen era tutt’altro che un severo diplomatico quando scriveva alla regina: “Vedervi, amarvi, consolarvi è tutto ciò che desidero”, mentre lei gli rispondeva: “Ho pianto pensando che voleste passare tutto l’inverno a Bruxelles”. Fosse o non fosse un sentimento casto, in seguito il contenuto delle lettere dev’essere sembrato a Fersen troppo scabroso.

E’ stato infatti lui stesso, secondo le nuove analisi del gruppo di ricerca parigino, a censurare le sue lettere e le risposte della regina. Per paura che fossero trovate, rubate, perdute, il conte aveva voluto dedicare alla sua “buona amica” un ultimo gesto cavalleresco: cancellando le prove di quel sentimento, e lasciandole visibili solo all’occhio del suo cuore.

di Lara Crinò

Fonte: La Repubblica

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Categories: Eventi

“Docudì 2020”, ottava edizione concorso di cinema documentario a Pescara

January 21, 2020 2 comments

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#Docudì2020   #DocudìConcorsoCinemaDocumentario
OTTAVA EDIZIONE
Pescara: da giovedì 23 gennaio a sabato 16 maggio 2020 presso il Museo Vittoria Colonna
(ingresso libero)

evento bit.ly/3a00AXP     logo_web INFO Sinossi, trailer, schede bit.ly/39ZtY0m

La precedente edizione: INFO, elenco proiezioni, sinossi, schede, trailer, articoli… goo.gl/k35vUa

#AssociazioneACMA   #DocudìConcorsoCinemaDocumentario   #AbruzzoDocFestival


Docudì – concorso di cinema documentario
L’A.C.M.A. (Associazione Cinematografica Multimediale Abruzzese) è un’associazione culturale senza scopo di lucro nata nel dicembre 2000, costituita da volontari con la finalità di promuovere la cultura cinematografica e multimediale attraverso la sua fruizione a vantaggio dei propri associati e dell’intera collettività.
Si occupa di coordinare, organizzare e pianificare attività culturali in generale soprattutto attraverso l’organizzazione di festival, rassegne, cineforum o singole proiezioni.

L’A.C.M.A., come già nei precedenti anni, organizza Docudì, concorso di cinema documentario che si svolgerà nel periodo gennaio – maggio 2020.
Undici gli appuntamenti: con film in concorso, fuori concorso e film d’Arte.

Quest’anno due i Premi che saranno assegnati: “Docudì 2020” con il voto del pubblico e “Docudì sociale” che l’ACMA darà al film che avrà meglio trattato una tematica di natura sociale.

Tutti i film in concorso sono stati prodotti nel 2019 e dopo le proiezioni sono previsti incontri con gli autori e momenti di approfondimento e di dialogo con il pubblico in sala.

Fuori concorso, tre appuntamenti (23 gennaio – 26 marzo e 14 maggio) con documentari d’arte contemporanea che raccontano le opere di artisti internazionali. Rassegna a cura di Anthony Molino.

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Gennaio giovedì 23 ore 17.00 DOCUDÌ d’Arte (fuori concorso)

due documentari di Andrés Arce Maldonado sul lavoro dell’artista Giuliano Giuliani.
Pietranima” e “Il respiro della Pietra

Alla proiezione interverrà l’artista, che dialogherà con il curatore e il pubblico convenuto.

seguiranno
gennaio ore 17.00
– giovedì 30

febbraio
ore 17.00
– giovedì 13 ”Vado verso dove vengo” di Nicola Ragone sarà presente il regista
– giovedì 27 “Avevo un sogno” di Claudia Tosi

marzo
ore 17.00
– giovedì 12 “Vulnerabile bellezza” di Manuele Mandolesi  
– giovedì 26 DOCUDI Arte “Emilio Vedova. Dalla Parte del Naufragiodi Tomaso Pessina sul lavoro dell’artista Emilio Vedova.

aprile
ore 17.00
– giovedì 16 “Wrestlove – L’amore combattuto” di Cristiano di Felice
– giovedì 30 “Normal” di Adele Tulli

maggio
ore 17.00
– giovedì 07
– giovedì 14 DOCUDI Arte “Ettore Spalletti: ritratto” e “Capo Dio monte” di Pappi Corsicato sul lavoro degli artisti Ettore Spalletti e Luigi Ontani.

Sabato 16 maggio 2020 le Premiazioni e al termine proiezione (fuori concorso)