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Nuova Emergenza: Morti e Malori Improvvisi, incontro a Pescara

Un incontro-dibattito sulla questione dei malori e delle morti improvvise è in programma lunedì 27 febbraio alle ore 18:30 nella sala consiliare del Comune di Pescara.
Tra gli altri saranno presenti tra gli altri il professor Giovanni Frajese, endocrinologo delòl’università di Roma “Foro Italico”, il giornalista Francesco Borgonovo, vicedirettore del quotidiano La Verità, il promotore della commissione d’inchiesta covid Galeazzo Bignami, deputato e viceministro alle Infrastrutture e Trasporti.
Introduce Carola Profeta, responsabile dipartimento Famiglia di Fratelli d’Italia Provincia di Pescara, saluti di Nicoletta Di Santo, vicepresidente del circolo di Pianella di Fratelli d’Italia. Modera il giornalista Paolo Sinibaldi.
«Ma il dibattito sull’emergenza malori improvvisi parte dall’Abruzzo con la proposta di un registro malori e screening cardiovascolari con particolare attenzione alla fascia 0-14», dicono gli organizzatori.
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Mattia Sorbi, giornalista italiano dimenticato dagli accoliti di Stato

“Le fiamme della morte bruciano sulle ali della libertà mentre l’Icaro Sorbi cade sotto il fragore ardente del Sol Malato!”
Conosciamo ormai l’avventura sinistra del buon Mattia Sorbi, un fiero reporter italiano inviato speciale in Ucraina, spesso e mal volentieri relatore a favore del regime di Kiev, per raccontare spaccati di vita e di morte nella fatidica guerra del Donbass.
Si da il caso che costui, vittima ignara designata, sia rimasto intrappolato in una delle sue tante storie di vita spezzata!
Il buon Mattia, di buon mattino, si reca in territorio ostile – “gli avevan detto che fosse terra sicura” – per pianificare il suo ennesimo servizio di guerra da presentare all’Occidente! Ma nel bel mezzo del nulla, a metà del percorso stradale designato, quella che avrebbe dovuto rappresentare la scorta baliva fino a destinazione lo barcamena in periferia dicendo di proseguire in direzione del vento, verso le nubi oscure dell’incertezza, e se ne va lasciando il prode giornalista e il suo tassista sventurato in balia di una sorte avversa, in realtà già profetizzata.
Si, perché quel sentiero dissestato era e rimane ancora un percorso minato dai soldati ucraini con svariate mine di provenienza occidentale, gli stessi che in qualche modo lo avevano condotto verso la sua dipartita.
Tutti noi conosciamo i presupposti di un tipico attentato in fervido vecchio stile Old America che evidentemente piace ancora agli occidentali … e non.
Si da proprio il caso che siano stati un manipolo di soldati russi, in realtà un distaccamento di brigata in perlustrazione, a salvar la vita al giovane militante della stampa italiana dalle fiamme ardenti del tradimento, strappando il povero Mattia, tumefatto dalle ustioni e dalle ferite della detonazione, da morte sicura.
E si da proprio il caso che la Signora in Nero abbia scelto l’autista per fare scempio della notizia, lasciando una dose di verità scomoda in balia dell’onda mediatica, che sicuramente in questi giorni non ha fatto salti di gioia per osannare la salvezza del prode giornalista sacrificato dai poteri alti, il quale sarebbe dovuto perire in sordina per divenire egli stesso falsa notizia di propaganda negativa nei confronti dei russi.
In barba agli stolti, la Morte ne dispensa l’atto e fa sapere al mondo che un misfatto è stato compiuto! È risaputo che la cerea Nera Mietitrice non accetti il tradimento di buon grado, specie quando la terra pullula di corpi esanimi da lei non pianificati!
Mattia Sorbi è sopravvissuto al suo attentato! I soldati russi lo hanno strappato dal flagello del fuoco che ne avrebbe insabbiato l’omicidio, ordito dallo stesso governo di Kiev e dai suoi mandatari ostili!
Ma la storia non finisce nel silenzio di un letto d’ospedale in attesa di un sentito risveglio!
Anzi la salvezza dell’Icaro Sorbi diventa preludio dell’anti-storia, quella che nessuno ancora abbia reso nota al mondo e che mi appresto a diffondere!
Mattia Sorbi impastava cera per modellare le sue ali cerose nel sogno di concretizzare la notizia perfetta che lo avrebbe consacrato nelle alte sfere del giornalismo di guerra. Quando i fogli cerei della sua propaganda furono disciolti da una cernita blasfema, quella della sua ora decretata!
Quel fatidico giorno del 29 agosto le sorti di Sorbi erano state già sentenziate! Lui doveva perire! E di conseguenza diventare l’ennesimo eroe di guerra sacrificato ingiustamente per dare in pasto al mondo l’ennesima notizia di scempio occidentale ed alimentare così il dissenso russo.
In questi giorni il governo di Kiev cerca di smentire la notizia, facendo sapere che il buon prode giornalista, dissuaso dal personale militare ucraino, decise di varcare volontariamente la soglia del fato, quella linea di contatto di combattimento in luogo non specificato, senza coordinamento a discapito della sua stessa incolumità. Come sono bravi a mettere le pezze quando serve giustificare l’evidenza, senza considerare che il buon Mattia abbia asserito di persona di aver ricevuto la conferma dal famoso personale militare ucraino che il percorso era sicuro! Sta di fatto che se son pezze, sono pezze rattoppate in maniera maldestra e le suture del rattoppo sono così evidenti da evidenziare una pessima manifattura!
Già… signori e signore avete inteso bene! Mattia Sorbi è stato mandato a morire ingiustamente, la stampa italiana non lo ha difeso e nessun personaggio politico di spicco che abbia speso due parole in sostegno della sua condizione. Dove sono le parole di conforto dei grandi leader politici che avrebbero dovuto fare monologhi in difesa del giornalista italiano attentato in Ucraina, oserei dire non dai russi. Il governo tace, la stampa tace, la politica asserisce il “tacimento”. E nel marasma del silenzio tacito, qualche ora dopo dal fragore della scomoda notizia, il buon vecchio Mario Draghi, alza la cornetta del telefono per chiamare il baldanzoso presidente americano Joe Biden per fagli sapere che in Italia va tutto bene e che il governo italiano, non possiamo parlare del popolo italiano dissente, è ancora al fianco della sua governance belligerante. Sì, perché noi italiani possiamo morire sotto un fuoco amico, per mano di un alleato, e nessuno spenderà due parole in difesa di quella morte!
E quindi vorrei perorare la causa del buon giornalista, dato che in Italia quelli che contavano qualcosa hanno scelto la finzione tacita decretandone la sorte con un indegno silenzio indiscreto. Mattia Sorbi, il giornalista reporter, attentato ingiustamente per scopi iniqui, non avrebbe dovuto subire l’onta del suo sacrificio, l’ennesima cavia italiana immolata da una governance corrotta che fa scempio del nostro nazionalismo, del nostro libero arbitrio, della nostra libertà.
Editoriale di Marius Creati
Polonia, ritrovato leggendario treno nazista carico d’oro
Due uomini, un polacco e un tedesco, hanno dichiarato di aver ritrovato il leggendario treno, carico di oggetti d’oro rubati dai nazisti prima del 1945 e sparito, finora, nel nulla. Attraverso un notaio avrebbero inoltre avanzato la richiesta alle autorità locali di Walbrzych, in Polonia, di un compenso pari al 10% del valore della loro scoperta, in cambio delle informazioni sulla località in cui si troverebbe il convoglio. La notizia è stata divulgata dall’emittente locale di Breslavia, Radio Wroclaw, secondo la quale si potrebbe trattare di un treno di diversi vagoni che sarebbe partito da Breslavia durante il regime nazista, nel maggio 1945, verso una destinazione finora rimasta ignota. Anche se non vi è alcun prova del ritrovamento del tesoro, la notizia – pubblicata anche da alcuni canali tv polacchi – suscita curiosità fra i collezionisti del luogo, secondo i quali il presunto treno potrebbe esser finito in uno dei nascondigli – dei lunghi tunnel scavati sotto le montagne – che i tedeschi avevano preparato verso la fine della guerra. I media polacchi ricordano però che fino ad oggi l’esistenza storica di questo treno non è mai stata certificata. Uno dei tunnel scavati dai nazi si trova proprio nella zona di Walbrzych, un altro sotto la montagna Sobiesz.
Fonte: Ansa
Isil, infibulazione per donne in Iraq
Il movimento jihadista dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, dopo aver imposto alle famiglie di concedere le loro figlie vergini ai miliziani, ha emanato un altro editto con il quale si ordina la pratica dell’infibulazione (mutilazioni genitali) per tutte le donne. L’ordine arriva direttamente dal leader al-Baghdadi. I jihadisti affermano che la pratica è stata imposta dal profeta Maometto. E’ stata ordinata anche la segregazione dei sessi nelle università. –
Fonte: RaiNews
Yara Gambiraso, isolato Dna del padre del presunto assassino
Il Dna in una marca da bollo. Una vecchia patente, su cui è stata appiccicata una marca da bollo, e una cartolina con un francobollo. Sono questi i due elementi chiave del caso Yara al momento: perché è proprio da questi due oggetti, e in particolare dai residui di saliva, che è stato isolato il Dna del padre del presunto assassino. Un uomo residente a Gorno, nella Bergamasca, sposato e con due figli. È morto a 61 anni, nel 1999. Una svolta importante, a quattro mesi dalla scadenza delle indagini sull’omicidio della tredicenne di Brembate Sopra, come racconta il Corriere di Bergamo. Tutto inizia il 26 febbraio del 2011, quando viene ritrovato il cadavere della 13enne: sugli slip e sui leggings c’è il Dna di uno sconosciuto in piccolissime tracce di sangue da gocciolamento. Parte l’indagine a colpi di prelievi e analisi di Dna. Quando si arriva ai frequentatori della discoteca Sabbie Mobili, viene isolato il profilo genetico di un ragazzo, simile a quello del presunto assassino, ma non identico. Si arriva all’uomo deceduto a Gorno e all’ipotesi di un figlio illegittimo. Ma i familiari non hanno idea di sue relazioni extra-coniugali e il mistero si fa sempre più complicato. Ora gli investigatori stanno convocando soprattutto donne per l’analisi del Dna, probabilmente pensando alla madre del presunto assassino.
Fonte: Affari Italiani
Vorayuth Yoovidhya, giovane ereditiero uccide agente di polizia con la sua Ferrari FF
Non sarà una notizia del tutto inerente al lusso, ma si parla di una delle auto più desiderate negli ultimi tempi dagli amanti della prestigiosa casa automobilistica del Cavallino Rampante e dell’erede di una delle aziende più famose al mondo. Ciò che più dispiace, però, è come si siano svolti i fatti, visto che a rimetterci la vita è stato un poliziotto innocente.
Il tutto ha avuto luogo pochi giorni fa, quando Vorayuth Yoovidhya, giovane erede del colosso Red Bull, a bordo della sua nuova e fiammante Ferrari FF di colore grigio, ha improvvisamente investito un poliziotto in borghese in sella ad una moto, forse a causa di una distrazione. Il malcaptitato, è stato trascinato a lungo dall’auto in piena strada, riportando prima diverse ossa rotte, poi il collo ed infine rimanendo senza vita quando l’auto è riuscita a fermarsi. A quanto pare, l’agente sia stato investito dal ragazzo ad una velocità di 200 km/h.
Secondo quanto dichiarato dall’avvocato di Vorayuth Yoovidhya, il giovane ventiquattrenne non era sotto effetto di alcol o droghe, ma ne avrebbe fatto uso dopo aver ammazzato il poliziotto ed averlo lasciato in strada.
Per fare chiarezza sul ragazzo in questione, teniamo a precisare che, Vorayuth Yoovidhya, è il nipote di Chaleo Yoovidhya, uno dei partner dell’azienda della bevanda energetica Red Bull e uno dei più ricchi uomini della Thailandia con un patrimonio stimato di 5 miliardi di euro.
Il signor Yoovidhya, inoltre, è anche proprietario dell’unico importatore autorizzato Ferrari in Thailandia, ed è per questo che aveva regalato la nuova Ferrari FF al suo giovane nipote. Fatto sta, che il ragazzo ora è stato arrestato e, forse, a causa di questo suo precedente, non potrà andare più a capo della grande azienda.
Fonte: GoLook.it
Emanuela Orlandi, nuove informazioni sul caso della scomparsa
Il caso della povera Emanuela Orlandi, scomparsa in giugno del 1982 a soli 16 anni e della quale nonostante molti vari personaggi hanno provato a fare chiarezza sulla sua scomparsa, non se n’è saputo più nulla. Emanuela sparita nel vento e la sua verità portata via con esso. A distanza di 28 anni da questa assurda vicenda vien fuori come un fulmine a ciel sereno, la presunta dichiarazione di Padre Amort, noto esorcista legato da sempre agli ambienti del Vaticano e stimatissimo da sua Eminenza Benedetto XVI. Gira sui social network la notizia secondo cui l’eminente esorcista avrebbe confermato che la povera Emanuela fu vittima di un festino di pedofili probabilmente consumato all’interno delle mura vaticane. Secondo Amort, una non ben identificata guardia svizzera si occupava di reclutare ragazze minorenni, grossomodo dell’età di Emanuela, le quali venivano drogate e sottoposte ad abusi sessuali di ogni tipo. Sempre stando alla notizia emersa dai social network, la sventurata ragazzina sarebbe poi stata uccisa da qualche esponente della banda della Magliana, probabilmente il De Pedis e il suo cadavere fu occultato per sempre. Rimane tuttavia da valutare la reale fondatezza di tali presunte dichiarazioni visto che la fonte della notizia non è ancora stata dichiarata.
Fonte: AGS Cosmo
“Gli ultimi sei mesi”, leader religioso iraniano diffonde messaggio catastrofico
Le autorità iraniane diffondono tra i militari un biglietto chiamato “Gli ultimi sei mesi”.
In un messaggio agli iraniani, il leader religioso ha esortato i fedeli affinchè aspettino l’arrivo di Mahdi,il dodicesimo imàn che annuncerà la fine del mondo, questo secondo quanto riporta il portale “Interfax Religìon”.
Secondo la tradizione chiì, Mahdi arriverà il giorno del Giudizio Finale per salvare il mondo e stabilire l’ordine islamico sulla Terra.
Il leader spirituale ha dichiarato che adesso il dovere degli iraniani è quello di “prepararsi per la venuta del grande leader e per l’imminente guerra”.
“Sotto la guida di Dio e con il suo appoggio invisibile faremo sì che la civiltà islamica trionfi sull’occidente. E’ il nostro destino”, ha concluso l’ayatollah.
Recentemente le autorità iraniane hanno cominciato a diffondere tra i militari del paese un biglietto chiamato “Gli ultimi sei mesi”, che li incita a prepararsi all’arrivo di un imàn e a combattere contro l’Occidente, che aumenta la sua forza nucleare, questo secondo quanto riportano le tv e i giornali locali.
Fonte: Free Italy
Sage Stallone, deceduto da almeno tre giorni
Al momento del ritrovamento del corpo senza vita, Sage, il figlio di Sylvester Stallone, era morto da almeno tre o quattro giorni. È quanto rivela il sito statunitense Tmz, citando fonti vicine al caso. Il figlio della star di Hollywood, ritrovato venerdì nella sua casa di Los Angeles, viveva “come Howard Hughes”, riportano le stesse fonti. Spesso passava giorni come un eremita nella sua stanza “piena di spazzatura”, cicche di sigarette, cibo e birra. Nessuno, scrive ancora Tmz, parlava con lui da una settimana. Secondo le fonti, alla governante era stato ordinato di non entrare nella stanza di Sage e nemmeno di bussare alla porta. Sembra, inoltre, che la madre del ragazzo abbia chiamato la governante dopo non essere riuscita a raggiungere il figlio, chiedendole di controllare dove fosse. È stato allora che è stato ritrovato il corpo.
Fonte: La Presse