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Archive for the ‘Circo, Teatro e Danza’ Category

“Il mio nome è Gordon Pym” di Roberto Melchiorre, Edoardo Oliva a Pescara

Non sono pochi i grandi scrittori che tra Otto e Novecento hanno cercato di indagare il fondo dell’animo umano, soprattutto là dove risiede la sua parte più oscura, crudele, dannata. Basti pensare a Dostoevskij, Stevenson, Conrad…Tuttavia, l’autore che sì è spinto con maggiore accanimento alla ricerca di questa regione remota, ma sempre capace di partorire all’improvviso l’orrore, è l’Edgar Allan Poe di Gordon Pym. E in tempi come quelli che stiamo vivendo, con l’uomo che mostra di essere ancora quello della pietra e della fionda, per citare Quasimodo, la ricerca di Poe – scrittore a cui si deve l’invenzione del racconto poliziesco, della letteratura dell’orrore e del giallo psicologico – appare non solo di straordinaria attualità, ma addirittura necessaria. Per questo, volendo intraprendere un cammino verso dove ha inizio la notte dell’umano, ho scelto di ispirarmi proprio a Gordon Pym; raccogliendo però, dal racconto, più che i fatti le suggestioni, le atmosfere, le voci, grazie anche a un testo che abbandona la prosa per seguire le forme, il ritmo e la musicalità della
poesia.
L’orrore ha il movimento del mare: implacabile, calmo, maestoso, tumultuoso, glaciale. Il suo flusso è inarrestabile e ciclico : onde, maree, correnti nel loro inesorabile andare e venire. Un viaggio all’inferno di andata e ritorno. Gordon Pym oscilla e bascula nella sua doppia anima, cullato e scosso al contempo, si muove sinuoso tra le spire marine, tra gli opposti, tra l’andare e il venire. La costruzione dello spettacolo, che utilizza diversi linguaggi espressivi, cerca di restituire l’ipnosi di quel terribile movimento immobile che il testo di Melchiorre, nella sua riduzione e composizione lirica, contiene. La sintesi tra le diverse grammatiche come strumento per la moltiplicazione di un frammento del dna del delirante romanzo di Poe. Gordon Pym, come nel quadro di Magritte “ La riproduzione vietata” ( una copia sgualcita del romanzo appare nel quadro stesso) , dove un uomo allo specchio fissa il se stesso di spalle che fissa il vuoto, è l’abisso che fissa il cielo che fissa l’abisso. Un viaggio tra gli opposti infiniti. L’approdo è l’inferno o la salvezza?  
Roberto Melchiorre
Edoardo Oliva

Evento di Edoardo Oliva

Via Pietro Nenni, 5, 65129 Pescara PE, Italia – Istituto Ugo Foscolo

Durata: 1 h 30 min

BIGLIETTO UNICO € 10 
CONSIGLIATA LA PRENOTAZIONE al 3515466681 dalle 16 alle 20.30

Momenti Arcaici, danzare a Pescara tra ricerca e allegria delle tradizioni abruzzesi

February 22, 2012 Leave a comment

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L’associazione “Momenti arcaici” di Pescara, nata nel 1979, riscopre e fa rivivere le tradizioni abruzzesi attraverso corsi di danze folcloristiche
Danze che scandivano i momenti più importanti della giornata, che segnavano cambiamenti, decisioni, eventi: matrimoni, nascite, qualche volta anche funerali. Tutto questo è parte di una tradizione abruzzese dimenticata, che in molti sentono il bisogno di riscoprire e far rivivere attraverso corsi di danze folcloristiche.
L’associazione “Momenti arcaici” di Pescara, nata nel 1979, approfondisce, dagli anni Settanta, lo studio di queste espressioni esclusive della personalità di un popolo “forte e gentile” come il nostro. Il direttore artistico, Luciano Cupido, organizza corsi, dopo aver trascorso anni a registrare, nei paesi e tra le campagne, racconti di antiche tradizioni tramandate di padre in figlio. Un lavoro di ricostruzione storica che è stato affiancato alla cura minuziosa per i dettagli, sfociata poi nella realizzazione di vestiti tipici. Abiti riprodotti prendendo a modello le gouache originali, fatte eseguire su ordine di Ferdinando IV che comandò a pittori di ritrarre tutti i costumi tipici delle sue terre, lasciando così una preziosa e interessante testimonianza per gli studiosi di folclore.
La realtà creata da Cupido, alla quale collaborano i coreografi Fausto Masciarelli e Giada Cupido, si occupa nello specifico di etnodanza e ha già portato i nostri balli tipici in Ungheria, Lussemburgo, Spagna, Svizzera e Grecia, passando anche per Polonia, Francia, Croazia, Portogallo, Turchia, Lettonia e persino per Malta.
L’età di chi frequenta corsi di questo genere va dai 18 anni in su, sono sempre più i giovanissimi che si interessano alle usanze antiche tramandate dai nonni. Le “classi” sono composte da una ventina di persone, completamente a digiuno di danza, che partono da zero e si incontrano una o due volte alla settimana, dopo il lavoro, e apprendono i passi necessari per realizzare spettacoli o saggi, a volte anche per ballare in qualche locale caratteristico.
«Le danze abruzzesi che insegniamo gratuitamente nello spazio di via Piomba, a Pescara, sono principalmente quattro», spiega Luciano Cupido, «la più conosciuta e richiesta è senza dubbio il Saltarello, poi c’è la Cotta, antico ballo di derivazione spagnola, l’Annodo, una coreografia colorata e suggestiva e, infine, il Laccio d’amore e la Quadriglia. Non mancano escursioni nelle danze “ d’autore” come “’A vucchella” di Francesco Paolo Tosti, con il testo di Gabriele D’Annunzio, che portiamo da anni all’Estero». «Forse c’è un ritorno alle cose più semplici, alle cosiddette cose di una volta», continua Cupido «o forse si tratta semplicemente di un meccanismo che scatta in ognuno di noi, un ritorno alle origini, a tutto ciò che facevano i nostri nonni e i nostri bisnonni. All’i nizio di ogni corso, per la verità, c’è sempre un po’ di diffidenza, sono tanti quelli che dicono “non ce la farò mai”, poi, con il passare del tempo, si appassionano e hanno voglia di conoscere tutto, di approfondire l’etnodanza in ogni suo aspetto. Ci si ricorda di termini utilizzati dai nonni, di memorie ormai sbiadite ed è come tuffarsi di nuovo in quegli anni, con grande serietà, amore e partecipazione. Siamo alla perenne ricerca di “ talenti” che abbiano voglia di affrontare queste lezioni speciali», conclude, «trattiamo le danze tradizionali, infatti, senza impostare il loro insegnamento in modo classico. L’obiettivo è continuare a mettere in scena nuovi spettacoli e proseguire la nostra “missione”: far conoscere le antiche tradizioni abruzzesi in Paesi sempre diversi».

foto Federico Deidda

Fonte: Il Centro

Festival Internazionale del Circo di Montecarlo, annuncio programma ufficiale 2012

January 5, 2012 Leave a comment

L’ufficio stampa del Festival Internazionale del circo di Montecarlo annuncia il programma ufficiale della manifestazione 2012, che s’inaugura il 19 gennaio sulla celebre pista di Fonvieille, e la giuria che quest’anno assegnerà i Clown d’Oro, d’Argento e di Bronzo. Eccoli in ordine:
Azzario Sisters, Spagna: Mano a mano
Cai Yong, Cina, Equilibrista
Clowns Mitchel, Spagna, Entrata comica
Duo Bobylev, Russia, Riprese comiche
Duo Israfilov, Russia, Duo aereo
Duo Pilar, Francia, Pattinatori
Duo Rubsov, Russia, Giocolieri
Duo Stipka, Repubblica Ceca, Passo a due a cavallo
Ekaterina Shavrina, Russia, Trapezino
Erika Lemay, Canada, contorsionismo e cerchio aereo
Flying to the Stars, Ucraina, Sbarre fisse
Flying Zuniga, Argentina/Brasile, Trapezio volante
Freddy Nock, Svizzera, Funambulo
Infernal Varanne, Francia, Doppio globo della morte con sei moto
Marc Metral, Francia, Ventriloquo
Probst Family, Germania, Piccoli animali e presentazione di 21 pony
René Casselly, Germania, Elefanti africani alla bascula e alta scuola di elefanti e cavalli
Steve Eleky, Germania, Comico
Troupe Acrobatica di Shanghai, Cina, Bascule
Troupe Bingo, Ucraina, Daria (contorsionismo) e fantasia aerea
Troupe Cherifian, Marocco, Acrobati
Troupe Vorobiev, Russia, Altalena russa
Ty Tojo, Giappone, Giocoliere
Circo Mongolia – Uomini forti e acrobatica, Mongolia
Vladislav Goncharov, Ucraina, Leoni
La giuria è composta da: Principessa Stéphanie di Monaco (presidente), Jessica Hentoff, direttrice del Circus Harmony, Tatsiana Bandarchuk (circo Bielorussia), Emil Steinberger, comico e cabarettista svizzero, Bian Faji, presidente dell’associazione degli acrobati della Cina, Alexandre Ogurstov, vicepresidente del circo Nikulin, Benny Berdino, direttore del circo Arena (Danimarca).

Fonte: Il Circo

“Attila” di Giuseppe Verdi al Teatro alla Scala di Milano

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I temi cari a Verdi – la lotta contro l’oppressore e l’amor patrio – in questo titolo della giovinezza (1846).
Il temibile Re degli Unni, che imponeva di non risparmiare nessuno, né uomini né donne, si innamora della coraggiosa Odabella e verrà da lei ucciso per vendicare la morte del padre e lo sterminio della famiglia. Così nel libretto, ovviamente, non nella realtà.
A dirigere questo nuovo allestimento di Gabriele Lavia è Nicola Luisotti, direttore della San Francisco Opera, al suo debutto al Teatro alla Scala.
Nicola Luisotti, direttore
Gabriele Lavia, regia
Alessandro Camera, scene
Andrea Viotti, costumi
Gabriele Lavia e Marco Filibeck, luci

Attila, Orlin Anastassov (20, 24 giugno; 2, 6, 12, 15 luglio) – Michele Pertusi (22 giugno; 4, 8 luglio)
Ezio, Marco Vratogna (20, 24 giugno; 2, 6, 12, 15 luglio) – Leo Nucci (22 giugno; 4, 8 luglio)
Odabella, Elena Pankratova (20, 24 giugno; 2, 6, 12, 15 luglio) – Lucrecia Garcia (22 giugno; 4, 8 luglio)
Foresto, Fabio Sartori
Aldino, Gianluca Floris
Leone, Ernesto Panariello

INDIRIZZO: Teatro alla Scala

PERIODO:

Dal 20/06/2011 al 15/07/2011:
Lun-Mer: 20:00-23:30
Ven-Sab: 20:00-23:30

COSTO:

Ingresso a pagamento, biglietti € 187, € 150, € 100, € 77, € 60, € 38, € 22, € 12

CONTATTI:

WEB: http://www.teatroallascala.org

L’OPERA IN BREVE

di Claudio Toscani
dal programma di sala del Teatro alla Scala

Dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner, un dramma ispirato dal nazionalismo germanico, Verdi trasse il soggetto di una delle sue opere giovanili più infuocate: un’opera che di lì a poco avrebbe infiammato le platee risorgimentali, pronte a interpretarla come un invito esplicito alla rivolta contro l’oppressione straniera. Quello trattato da Werner era un tipico soggetto romantico, ambientato in quel Medioevo barbarico che scatenava la fantasia dei letterati coevi e che non mancò di stimolare anche quella di Verdi. Sulla scelta del maestro esercitò, a quanto pare, un forte influsso la lettura di De l’Allemagne di Madame de Staël, in cui è riassunto il dramma di Werner. Incaricato Temistocle Solera della preparazione del libretto, Verdi ricevette gran parte del lavoro, tanto che nell’autunno del 1845 poté stendere la partitura di buona parte dell’opera. Ma Solera, che nel frattempo era emigrato a Madrid, non tenne fede agli impegni: poiché tardava a inviare le ultime scene, Verdi fu costretto a chiedere la collaborazione di Francesco Maria Piave, che effettuò modifiche importanti e stese per intero l’ultimo atto. L’intervento di Piave, alla fine, si rivelò così radicale da provocare il disappunto di Solera e la fine del suo sodalizio con Verdi. Sul dramma originale, il libretto preparato per l’opera di Verdi interviene con decisione. Come di norma nel melodramma italiano, i personaggi sono semplificati nel numero e nella loro dimensione psicologica; il libretto inoltre accentua la componente affettiva con l’esaltazione dei sentimenti di amore, odio e vendetta, e sottopone l’intreccio a una forte drammatizzazione. Anche per entrare subito in medias res e per instaurare subito un’alta temperatura drammatica, Verdi decide, dopo aver scritto due sinfonie, di eliminarle limitandosi a un breve preludio. Verdi si prende molta cura nel delineare i personaggi. Un’importanza centrale spetta alla figura di Odabella, responsabile di buona parte dell’attrazione esercitata dal soggetto su Verdi. La sua doppia personalità – guerriera indomita e al tempo stesso fanciulla sensibile agli affetti – assicura l’interesse drammatico del personaggio, senza contare che i sentimenti dai quali è dominato il suo forte temperamento, il desiderio di vendetta e l’amor filiale, sono entrambi spiccatamente melodrammatici. Verdi concepisce la parte per Sofia Loewe (che già era stata la prima Elvira in Ernani), un soprano dotato di estensione e agilità: si spiegano così brani come la sua cavatina d’esordio, eccezionalmente sviluppata e vocalmente impegnativa, che scardina più d’una convenzione melodrammatica facendo già pensare a quella che sarà la vocalità di una Lady Macbeth. Ma il personaggio stimola la fantasia di Verdi anche in altri modi, ad esempio con la strumentazione straordinariamente raffinata che accompagna la sua romanza nel primo atto, “Oh! nel fuggente nuvolo”. Anche gli altri personaggi, del resto, sono tratteggiati con cura. Attila è personaggio non meno complesso, diviso tra la sete barbarica di conquista e il terrore ispiratogli dal soprannaturale; così la scena del sogno e poi l’incontro col vecchio Leone raggiungono una straordinaria concentrazione emotiva. Più convenzionale, semmai, è il tenore Foresto, che incarna lo stereotipo dell’innamorato languido, passivo e ben poco eroico: i suoi interventi corrispondono all’espressione codificata (e convenzionale) del dolore, del rimpianto di una felicità perduta. Della romanza che Foresto intona nell’ultimo atto esistono due versioni alternative, la prima scritta da Verdi per il tenore Nicola Ivanoff (“Sventurato! alla mia vita”) che la eseguì al Teatro Grande di Trieste nell’autunno del 1846, la seconda (“Oh dolore! ed io vivea) per Napoleone Moriani, che la intonò alla Scala nel dicembre dello stesso anno: entrambe corrispondono allo stereotipo dell’amante tradito che si lamenta dell’amata infedele. Nella partitura verdiana non mancano, comunque, altri motivi di interesse. Tra le pagine più notevoli è la lunga scena che precede la cavatina di Foresto nel Prologo: è pura musica descrittiva (ispirata, a quanto pare, dall’ode sinfonica Le désert di Félicien David), nella quale vengono raffigurati il temporale a Rio Alto, poi il sorgere del sole e le barche cullate dalle onde della laguna; il tutto era accompagnato, secondo le precise indicazioni di Verdi, da effetti di luce accuratamente studiati. Più in generale, l’enfasi posta da Verdi sugli effetti scenico-spettacolari, l’insistenza sulle ampie scene di massa, costituiscono aspetti innovativi nel suo stile e nella sua concezione drammaturgica, e si spiegano – almeno in parte – con il progetto di esportare Attila adattandolo per l’Opéra di Parigi. L’esito della prima rappresentazione, il 17 marzo 1846 al Teatro La Fenice di Venezia, non fu del tutto soddisfacente, malgrado Verdi nutrisse alte aspettative. Le prime parti, pare, non erano in perfetta forma e la loro interpretazione lasciò parecchio a desiderare. L’opera, nondimeno, divenne presto molto popolare, dal momento che interpretava i fermenti che agitavano ampi strati della società italiana e che di lì a poco si sarebbero concretizzati nella rivoluzione del 1848 e nelle guerre risorgimentali. Così per tutti gli anni Cinquanta dell’Ottocento Attila fu sulla breccia nei teatri della Penisola, anche per motivi estranei al suo valore puramente drammatico-musicale. In seguito, anche se l’opera non uscì mai del tutto di repertorio, le rappresentazioni di Attila subirono una forte contrazione, seguendo il destino di tutte le altre opere verdiane precedenti Rigoletto. Spetterà alla renaissance novecentesca restituire all’opera il posto che giustamente le spetta.

Fonte: Milano é Turismo

The Box Nightclub and Cabaret arriva a Londra

The Box Nightclub and Cabaret arriva a Londra. E’ un angolo spigoloso collocato nel quartiere di Soho. Dicono che la vita sia un cabaret, ma non hanno mai fatto menzione su quanto tutto ciò farebbe arrossire.

Simon Hammerstein, di origine britannica e nipote del celebre Oscar Hammerstein, titolare del parodistico teatro, porta il suo club oscuro e assolutamente osé, contraddistinto dai suoi divanetti in velluto cremisi e l’élite dispiegata al suo ingresso – ormai un cult nel centro di Manhattan – nel famoso quartiere londinese, stuzzicando la fantasia e la curiosità dei presenti senza alcuna pietà.

Originariamente nato in Inghilterra come sorta di intrattenimento, questo genere teatrale venne importato negli Stati Uniti d’America, molto apprezzato dalle classi meno abbienti, noto infatti con lo pseudonimo di “les follie de pauvres”, é divenuto nel corso del tempo un  diletto costoso accessibile almeno in parte.

Ufficialmente le sue porte si sono aperte soltanto da pochi mesi, ma le prenotazioni ritrattano le contestazioni. La formalità si cinge nel mistero, ma i cocktails sono serviti continuamente e gli spettacoli eccitanti si protraggono fino alle prime ore del mattino.

Atti eleganti combinano il tradizionale freak show con quasi ogni altro genere grazioso presentato da manuale, dal vaudeville al burlesque fino al cabaret. Ciascuna serata propone mosse provocanti, corpi nudi e atti di natura sessuale. Si può anche ballare se si preferisce. Ma si può semplicemente restare indietro e guardare.

Estremamente elegante e à la page assume i connotati di un luogo super raffinato e vizioso, divertente ed esclusivo, nel quale sia possibile varcare la soglia della quotidianità per catapultarsi in un mondo permissivo alquanto parallelo.

Tra le celebrities già viste al suo interno troviamo Emma Watson, Harry Mountbatten-Windsor, Jude Law, Kate Moss, Keira Knightley, Kevin Petersen, Nicklas Bendtner, Rachel Weisz e innumerevoli businessmen, persone di spettacolo, sportivi famosi e vip in generale… http://www.www.theboxnyc.com

by Marius Creati

“I Preludi”, Teatro – Il trionfo dell’amore, Pietro Nigro

April 18, 2011 1 comment

Pietro Nigro

“I PRELUDI” (dagli scritti giovanili)

Volume IV

Teatro “il trionfo dell’amore” (atto unico)

Estate 1958

PREFAZIONE

Quello che istantaneamente colpisce chi si addentra nella lettura di questo atto teatrale, è l’immediata possibilità all’immagine che il lettore percepisce.

Pietro Nigro, ha infatti il dono della spontaneità e un’estrema facilità a rendere l’immaginario estremamente visivo.

Fin dall’antichità, il teatro rappresenta “la realtà” nella scena, testimone di drammi, comicità, romanticismo: una forma d’arte particolarmente emozionale, in quanto il testo prende forma con la voce, il movimento, la posa del personaggio che dimostrerà un carattere proprio e sarà così portatore di emozioni e immaginazioni.

Attraverso il linguaggio della commedia si riesce a trasmettere,l a passione, il desiderio, l’enfasi, tutti gli ingredienti che il nostro autore sa proporre con estrema naturalità,grazie alla padronanza di un linguaggio percepibile e facilmente comprensibile da tutti.

Nella commedia, l’introspezione diventerà realtà attraverso la gestualità e il dialogo, l’autore renderà materiale ciò che la sua mente ha, con la fantasia e l’estrosità, saputo creare e quindi proporre.

La commedia in questione ci aggrada particolarmente poiché dimostra come l’amore, sentimento primordiale nell’uomo, riesce sempre a trionfare, nonostante ostacoli e imposizioni; un messaggio quindi positivo che lo scrittore ha saputo ben interpretare nel suo atto unico.

Pietro Nigro, con maestria e competenza, riesce a rendere un fatto apparentemente semplice, costruito con un orchestrazione particolarmente geniale.

Pochi i personaggi, una coppia di amici, le rispettive ragazze e due coppie di genitori che vogliono organizzare un matrimonio di convenienza., il tutto raccontato con una forma chiara e diretta,motivo per il quale, la commedia viene immediatamente compresa e stimata.

Pietro Nigro è portato fin dalla tenera età alla passione per la poesia, per i racconti e le riflessioni, un autore eclettico ,amato e considerato dalla critica;un letterato che lascia in ogni suo scritto una modernità notevole.

Nel 1985 gli è stato assegnato il Premio “Pirandello”per la letteratura a Taomina.

Nella sala del Cenacolo di Montecitorio gli è stato conferito il premio “La Plejade 1986”per la produzione letteraria e poetica già riconosciuta a livello critico.

Il 23 Novembre 1996 a Palermo,a Villa Niscemi, il sindaco Leoluca Orlando gli consegnò il primo premio del 22° premio Internazionale di poesia Sicilia.

Numerosi altri premi ed encomi.

Un erudito del nostro tempo che ha saputo spaziare con intelligenza, padronanza ed estrema semplicità, attraverso varie forme di letteratura, regalandoci, riflessioni, poesie ed emozioni teatrali.

Questa commedia è un ulteriore gioiello della sua produzione.

Written by Marzia Carocci

Fonte: Oubliettemagazine

Die Zauberflöte, il nuovo flauto magico alla Scala di Milano

“Ah, un tale flauto vale

Più di oro e corone,

Perché con lui s’accrescerà

La fortuna dell’uomo e la felicità”

Un rimarchevole successo alla prima del Flauto Magico presso la Scala di Milano, al quinto appuntamento del ciclo “Prima delle prime”, lo scorso 16 marzo 2011. Libretto di Emanuel Schikaneder. William Kentridge, un grande artista contemporaneo, presenta l’ultimo capolavoro di Mozart  interpretandone una nuova atmosfera mediante una regia di grande impatto. L’artista sudafricano concepisce infatti  lo spazio scenico come una sorta di camera oscura nel quale l’opera evince un intento celebrativo suggestionato da una serie di video proiezioni e disegni luminosi. Il palcoscenico si trasforma in una grande fotocamera che ritrae movimenti, pensieri, sogni, voci dei vari personaggi. Lampi di luce e zone d’ombra irrompono sulla scena contesa in una contemplazione in bianco e nero trasformando il palco in una sorta di scatola magica che, accompagnata dal suono, richiama la via di un tragitto che conduce alla felicità.  L’uso del digitale si fonde leggiadramente con l’armonia musicale. Lo spettatore si immedesima completamente nella favola attratto dal fascino e dalla meraviglia della rappresentazione.

Roland Böer, dirige un cast di formidabili concertisti, tra i quali spiccano il basso austriaco Günther Groissböck,  il basso Alex Esposito, la soprano russa Albina Shagimuratova, il soprano salisburghese Genia Kühmeier, il tenore albanese Saimir Pirgu.

by Marius Creati

 

Happy Days, il musical tutto italiano a Milano

Impossibile non ricordare il celebre telefilm degli anni ’80 Happy Days, impossibile non averne mai sentito parlare, ma  al Teatro della Luna di Milano  si può assistere fino al prossimo 10 aprile alla rappresentazione del musical ispirato proprio al summenzionato programma televisivo, oggidì un cult per gli amanti del piccolo schermo.

La versione italiana del musical Happy Days, è stata già esportata negli Stati Uniti d’America, sotto la regia di Saverio Marconi, il quale ha guidato l’intera rappresentazione, dalla struttura dello spettacolo alle scene senza tralasciare la narrazione. La nuova produzione della Compagnia della Rancia, dopo il successo di “Cats”, porterà i suoi spettatori in un nuovo contesto ricco di humour e sano divertissement. Nel nuovo Happy Days si ritroveranno tutti i personaggi principali dell’omonimo film tv: il capofamiglia Howard e la moglie devota Marion, insieme ai due figli Richie e Joanie, senza dimenticare i cari amici Ralph, Potsie, Chachi, Alfred, Pinky e Loribeth che fungeranno da esilarante cornice per l’indimenticabile Fonzie, il valente meccanico da fascino pressoché irresistibile, e il suo evanescente giubbotto di pelle nero, personaggio carismatico e divertente, grande star della famosa serie televisiva.

by Marius Creati