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Archive for the ‘Cinema… Cinema’ Category

“Land of mine – Sotto la sabbia”, un film di Martin Zandvliet (2016)

March 16, 2016 Leave a comment

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NOTORIOUS PICTURES presenta LAND OF MINE – Sotto la Sabbia un film di Martin Zandvliet con Roland Møller
AL CINEMA DAL 24 MARZO

“Un film bellissimo. Da togliere il fiato. Zandvliet ha fatto con la sabbia ciò che Steven Spielberg ha fatto con l’acqua!”
THE WASHINGTON POST

“Commovente e totalmente coinvolgente, vale assolutamente la pena guardarlo”
THE HOLLYWOOD NEWS

“Tra i dieci migliori film di quest’anno”
LA WEEKLY

“Un viaggio emozionante, un’interpretazione intensa”
THE HOLLYWOOD REPORTER

“Un film potente e raffinato”
VARIETY

Dopo aver sorpreso, spiazzato e conquistato il pubblico dell’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, arriva in sala il 24 marzo Land of Mine – Sotto la Sabbia, del regista danese Martin Zandvliet (A Funny Man, Applause). Inserito nella top ten dei film da non perdere nel 2016 – secondo il LA Weekly – Land of Mine – Sotto la Sabbia, partendo dal racconto di un amaro e poco conosciuto capitolo della seconda guerra mondiale, diventa un viaggio inaspettato, emozionale ed introspettivo, grazie anche all’intensa interpretazione dei suoi giovani protagonisti. Già best-seller nazionale alla sua prima settimana di programmazione, il film ha inaugurato con successo la nuova sezione Platform del TIFF ed è stato selezionato nei più prestigiosi festival mondiali, vincendo l’Audience Award al Festival del Cinema di Gijón e conferendo a Roland Møller e Louis Hoffman il premio di Migliori Attori protagonisti al Tokyo Film Festival. Il film sarà distribuito in Italia da Notorious Pictures.

sinossi
Acclamato all’ultimo festival di Toronto, il film racconta di un frammento di storia ancora sconosciuto a molti. Nei giorni che seguirono la resa della Germania nazista nel maggio del 1945, i soldati tedeschi in Danimarca furono deportati e vennero messi a lavorare per quelli che erano stati i loro prigionieri. Obiettivo rimuovere le 2.000.000 di mine posizionate dalle truppe tedesche sulle coste danesi. Incredibilmente attento e delicato, il film racconta il desiderio di vendetta, ma anche il ritrovamento del senso di umanità di un popolo dilaniato dalla guerra e fa luce su questa tragedia storica, raccontando una storia che coinvolge l’amore, l’odio, la vendetta e la riconciliazione.

IL 24 MARZO SOSTIENI EMERGENCY INSIEME A NOTORIOUS PICTURES.

In occasione dell’uscita in sala del film Land of Mine – Sotto la Sabbia, del regista danese Martin Zandvliet (A Funny Man, Applause), che nei mesi passati ha sorpreso e conquistato il pubblico dei principali festival mondiali, la casa di distribuzione del film, Notorious Pictures, sostiene gli ospedali di Emergency per le vittime di guerra in Afghanistan.
Il film racconta infatti un frammento di storia ancora sconosciuto a molti: nel 1945 un gruppo di giovanissimi soldati tedeschi fu deportato in Danimarca per rimuovere milioni di mine posizionate nelle coste danesi. Ancora oggi in 54 paesi nel mondo ci sono milioni di mine inesplose, si stima che in media ogni giorno siano 10 le vittime di mine antiuomo, di cui l’80% civili. Per questo Notorious si impegna a donare la propria quota dell’incasso del primo giorno di programmazione del film – giovedì 24 marzo – in favore di Emergency e dei feriti da mine antiuomo. Da dicembre 1999 l’associazione italiana ha prestato cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità in Afghanistan a oltre 4.600.000 persone (dati al 30 giugno 2015) nei suoi tre centri chirurgici, nel Centro di maternità, nei punti di Primo Soccorso e Centri Sanitari.
Per sostenere questa campagna, basta andare al cinema giovedì 24 marzo a vedere Land of Mine – Sotto la Sabbia, un viaggio inaspettato ed emozionante, una storia che parla di odio e vendetta, ma anche di amore e riconciliazione.

“Son of God” di Christopher Spencer (2014)

April 21, 2014 Leave a comment

locandina Son Of God

Importante evento cinematografico che porta la storia della vita di Gesù al pubblico attraverso un’ avvincente narrazione. Raccontato con la portata e la scala di un poema epico d’azione, il film vanta interpretazioni potenti, località esotiche, effetti visivi abbaglianti e una ricca partitura orchestrale. L’attore portoghese Diogo Morgado interpreta il ruolo di Gesù, la cui vita viene raccontata per intero:dall’ umile nascita fino agli insegnamenti, dalla crocifissione alla resurrezione finale.

Fonte: Mymovies

“47 Ronin” di Carl Rinsch (2013)

March 4, 2014 Leave a comment

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47 Ronin è un film di genere azione, drammatico della durata di 118 min. diretto da Carl Rinsch e interpretato da Keanu Reeves, Hiroyuki Sanada,Kou Shibasaki, Tadanobu Asano, Min Tanaka, Jin Akanishi, Masayoshi Haneda, Hiroshi Sogabe, Takato Yonemoto, Hiroshi Yamada.
Prodotto (anche in 3D stereoscopico) nel 2013 in USA – uscita originale: 25 dicembre 2013 (USA) – e distribuito in Italia da Universal Pictures il giorno 13 marzo 2014.
Dal più tramandato racconto proveniente dall’antico Giappone, è nato l’epico 3D Fantasy-d’avventura 47 Ronin.
Keanu Reeves è il protagonista nella parte di Kai, un emarginato sociale che si unisce ad Oishi (Hiroyuki Sanada), il leader dei 47 Ronin. I guerrieri riuniti in gruppo cercano la vendetta sul tiranno Signore che ha ucciso il loro Maestro e poi bandito i guerrieri suoi seguaci. Per restituire l’onore al loro feudo, i guerrieri si troveranno ad affrontare delle difficili prove per distruggere i guerrieri ordinari.
47 Ronin è diretto dal visionario Carl Erik Rinsch (Il Dono). Ispiratosi nello stile a diversi maestri orientali come Miyazaki e Hokusai, Rinsch riuscirà a dar vita a meravigliosi paesaggi e mastodontiche battaglie, mostrando la storia senza tempo di Ronin alle platee mondiali in un modo mai visto prima d’ora.

Fonte: Mymovies

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“The New Daughter – Un’altra figlia” di Luis Berdejo (2009)

February 26, 2014 Leave a comment

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Lo scrittore John James si trova imprevedibilmente ad affrontare una situazione familiare problematica per la quale non è preparato. Abbandonato di punto in bianco dalla moglie, deve infatti occuparsi dei figli: il piccolo Sam e l’adolescente Louisa. Per dare un taglio al passato e trovare un posto adatto al lavoro e alle esigenze familiari, John si trasferisce con i figli in una grande casa isolata nella Carolina del Sud. Se Sam è ancora affezionato al padre Louisa gli si mette contro perché si sente totalmente sradicata dal proprio ambiente. Un giorno la ragazza scopre un tumulo funerario dei nativi indiani e da quel momento il suo carattere diventa ancora più chiuso e misterioso. Fino a quando ruggiti di belve nella notte ed episodi inspiegabili cominciano a preoccupare John.
Ci sono soggetti come il racconto di John Connolly (a cui il film si ispira) che potrebbero fornire un adeguato punto di riferimento per sviluppare una sceneggiatura che, pur attingendo ad alcuni elementi dell’horror, affronti il mai troppo analizzato tema della perdita e delle dinamiche che si instaurano tra un padre e una figlia adolescente. Una madre che abbandona il tetto coniugale lasciando entrambi i figli al marito è già di per sé un ottimo spunto di partenza. Se vi si aggiungono il cambio di abitazione e il diverso modo di reagire al distacco da parte di due esseri umani che vivono due passaggi della vita diversi si comprende come la materia di base non mancasse. L’elemento demoniaco poteva intervenire come detonatore dei conflitti.
Non è quello che accade nel film diretto da Luis Berdejo, qui al suo esordio nel lungometraggio ma già ‘colpevole’ della sceneggiatura di film come Quarantena. Berdejo si inserisce senza alcuna originalità nel filone ispanico (anche se qui la produzione è americana) che ripete se stesso (copiando quando può da altri) a partire da The Others. La o il protagonista (a seconda dei casi) adolescente diventa sempre più malefico man mano che i minuti trascorrono e il genitore di turno è sempre più impotente nei suoi confronti. Qui il ruolo tocca a Kevin Costner. Sempre meno capace di firmare il contratto giusto l’eroe di Balla coi lupi qui si trova davanti dei demoni pellerossa che sopravvivono da secoli ma che cadono sotto i colpi di fucile. Che abbia cambiato idea sui nativi?

Fonte: Mymovies

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“Il miracolo di Natale di Jonathan Toomey” di Bill Clark (2007)

December 24, 2013 Leave a comment

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Il miracolo di Natale di Jonathan Toomey (The Christmas Miracle of Jonathan Toomey) è un film di genere ragazzi della durata di 91 min. diretto da Bill Clark e interpretato da Aran Bell, Tom Berenger, Thomas Briggs, Clare Burt, Benji Compston, Elliot Cowan, Sam Douglas, Benjamin Eli, Robert Jezek, Jack Montgomery. Prodotto nel 2007 in Gran Bretagna.
Quando un ragazzino triste smarrisce il presepe di legno che lo legava al padre defunto, la madre, preoccupata, convince un solitario intagliatore a creargli un rimpiazzo e a far assistere il figlioletto ai lavori. La relazione tra l’uomo e il bambino si fa via via più stretta, mentre il Natale si avvicina…

Fonte: Movieplayer.it

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“La Contessa” di Julie Delpy (2009)

December 2, 2013 Leave a comment

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Un film di Julie Delpy. Con Julie Delpy, William Hurt, Daniel Brühl, Anamaria Marinca, Andy Gatjen Drammatico, durata 94 min. – Francia, Germania 2009. Il nobile Istvan Thurzo ricorda di quando, da giovane si era innamorato della Contessa Erzsebet Bathory. Già da allora si prefigurava il suo carattere gelido e crudele. Una volta divenuta adulta sposa un nobile e, dopo la sua morte, viene corteggiata dal potente conte Thurzo al quale preferisce il figlio Istvan appunto. Il padre però si oppone e in Erzsebet si insinua l’idea che la sua bellezza stia pian piano decadendo. Il sangue di giovani vergini servirà a mantenere fresca la sua pelle.
La Contessa Bathory aveva già acceso le fantasie erotiche di registi maschi. Il primo era stato Borowczyk in Storie immorali(1974) seguito da Jurai Jakubisko nel 1980. Protagoniste Paloma Picasso e Anna Friel.
Viene da chiedersi perché ora una donna e attrice apprezzata come la Delpy si sia imbarcata nell’ennesima riproposta del personaggio. Innanzitutto perché la sua regia precedente e d’esordio (Due giorni a Parigi) aveva dato prova della sua capacità di presa, leggera e la contempo non superficiale, sul presente. Raggelata nella gotica atmosfera e nei panni della contessa, Delpy getta al vento il capitale accumulato in precedenza. Lo fa poi nel modo più irritante e che, purtroppo, non è nuovo al cinema.
Dopo averci enumerato le crudeltà che giungono all’efferatezza perpetrate dalla nobildonna nel finale pretende di rimettere tutto a posto con l’affermazione che molto probabilmente i crimini a lei attribuiti sono frutto della fantasia malata di narratori maschi.
Due domande sorgono spontanee: a) senza quella fantasia malata ci sarebbe stato il film? b) perché una regista deve fare un film per promuovere fantasie malate dell’altro sesso? The answer is blowing in the wind.

Fonte: Mymovies

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“Red Riding 1980” di James Marsh (2009)

November 10, 2013 Leave a comment

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1980. Uno squartatore si aggira per il paese. A qualche anno dal caso delle bambine sequestrate e violentate che segnò l’opnione pubblica un’altra serie di omicidi torna a colpire nella medesima zona. Ad indagare non sono le stesse persone ma poco ci manca, perchè procedendo nell’investigazione cominciano ad emergere fantasmi del recente passato. I poliziotti vittime della sparatoria che chiude il film precedente non sono morti e in quel locale erano presenti anche altre due persone che nessuno aveva notato…
James Marsh, già regista del pluripremiato documentario Man on wire, prende la vischiosa materia del romanzo di David Peace adattandosi alle atmosfere della trilogia ma portando con sè uno sguardo ravvicinato. Il suo episodio non ha l’oscurità e la disperazione degli altri eppure riesce a rimanere lo stesso attaccato ai suoi personaggi nel senso stretto del termine. Molti sono i primi piani e pochi i totali, lo Yorkshire visto da Marsh è quasi inesistente perchè esistono solo i protagonisti.
Anche il sangue e lo sporco, quasi marchi di fabbrica in questa trilogia degli orrori provinciali inglesi, subiscono nelle mani del regista un curioso trattamento. Al contrario di Red riding: 1974 la violenza non regna in ogni inquadratura (anche quelle prive di efferatezza) ma arriva con prepotenza solo in alcune selezionate immagini che sono al tempo stesso rivelatrici e impressionanti come ad esempio quella che rivela l’identità dello squartatore.
Per Marsh la violenza non è un fatto quotidiano anche in una storia di ordinario omicidio. La polizia è corrotta ma la sua “violenza” è per l’appunto mentale, è un verme che striscia nelle istituzioni e si fa sopraffazione, omertà e solo alla fine scoppia in pugni, tagli e lividi. Una simile prospettiva annacqua un po’ il ritmo ma riesce con grande abilità a superare il problema del capitolo di mezzo mantenendo viva la sottotrama in attesa della conclusione nel terzo film.

Fonte: Mymovies

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“Diario di uno scandalo” di Richard Eyre (2006)

October 7, 2013 Leave a comment

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Barbara è un’insegnante londinese ormai vicina alla pensione e poco amata dai colleghi. La sua vita solitaria trova consolazione nella gatta Porzia e nella regolare tenuta di un diario. Un giorno arriva nella scuola una giovane e attraente insegnante, Sheba, sposata con un uomo più maturo di lei e con due figli adolescenti, di cui uno affetto dalla sindrome di Down. Barbara inizialmente la critica e poi scopre la sua relazione sessuale con un allievo quindicenne. Da questo momento è consapevole di avere in pugno quella che vorrebbe fosse per lei un’amica e anche qualcosa di più.
Il regista Richard Eyre si è affidato a uno sceneggiatore di eccezione come Patrick Marber (molti ricorderanno Closer di Mike Nichols, adattato da Marber da una sua opera teatrale) per trasporre al cinema il romanzo in bilico tra comicità e dramma di Zo Heller. L’operazione è riuscita grazie anche alla notevole performance delle due protagoniste.
Si tratta di due scuole di recitazione che si confrontano attraverso due star. La Dench con un’espressività contenuta che gioca tutto sui piccoli ma percettibili movimenti del volto e sulla parola. La Blanchett che invece dà al suo personaggio una vitalità serena e tormentata al contempo.
La storia, se vogliamo, è di quelle note e che hanno toccato il vertice del successo con film come Attrazione fatale: qualcuno che ricatta qualcun altro convinto in tal modo di poterne conquistare l’amore. Notes on a Scandal si spinge però più oltre su due versanti. Affronta infatti il tema della pedofilia al femminile che spesso viene poco considerata. Un uomo che ha relazioni sessuali con una minorenne viene in qualche modo considerato più “colpevole” dal senso comune rispetto alla situazione inversa. L’abuso sembra essere considerato come meno forte, forse anche perché statisticamente meno rilevato. C’è però, ed è forse ancora più interessante, la lettura di due fragilità. La prima, quella di Barbara, chiusa in un’apparentemente inviolabile fortezza di solitudine e pronta a fare del male pur di avere ciò che ritiene il proprio ‘bene’. L’altra, quella di Sheba, che sembra cercare nel rapporto sessuale con lo studente adolescente una completezza che la Natura non ha donato a suo figlio. Sarà interessante alla fine scoprire se ci sono dei vincitori o solo dei perdenti. Proprio per questo, se decidete di vederlo, non fatevi anticipare nulla sul finale.

Fonte: Mymovies

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“In ascolto – The Listening” di Giacomo Martelli (2006)

September 6, 2013 Leave a comment

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Fantaspionaggio con una carica di inquietudine estremamente efficace

La pratica delle intercettazioni su larga scala procede tranquilla nel più grande centro d’ascolto del mondo, in Inghilterra, sotto il controllo dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA). A rivoluzionarne la portata tecnologica giunge Ashe, spietato rappresentante della Wendell-Cranshaw Technologies, azienda privata che ha sviluppato un software satellitare capace di intercettare e registrare qualsiasi conversazione che avvenga nei pressi di un telefono di terra o cellulare, anche se spento. Per poterlo vendere alla cifra esorbitante che costa, però, il software deve rimanere segreto, affinché nessuno ne scopra i limiti. E invece accade che Francesca Savelli, a Roma, entri casualmente in possesso di una valigetta contenente i progetti del programma. Creduta una spia industriale, viene braccata dalla Wendell-Cranshaw con l’aiuto dell’NSA, ma a difenderla c’è proprio un agente di alto rango del servizio segreto, Wagley, che a Roma ha da anni un conto in sospeso.
Il primo pregio, macroscopico, di questo atipico film italiano di spionaggio è tanto banale quanto stranamente fuori moda di questi tempi: l’attualità. Sebbene non esattamente un instant movie, perché discretamente connotato anche come thriller fine a sé stesso, il debutto di Giacomo Martelli ha infatti prima l’acume di scoprire una “piega” nel nostro sistema, poi il coraggio di denunciarla a viso aperto. Questa piega si chiama Echelon, un sistema per l’intercettazione di telecomunicazioni che permette all’intelligence americana di tenere sotto controllo praticamente ogni individuo del mondo, e di mandare a benedire ogni dissertazione sul concetto di privacy. Badate bene: il film è fantaspionaggio, Echelon no. Esiste, eccome. E, messo al centro del film, gli conferisce una carica di inquietudine estremamente efficace, sostenuta meravigliosamente da un Michael Parks eccelso come sempre, al cui fianco Maya Sansa purtroppo scompare.
Il film si incupisce sia visivamente che narrativamente nella parte finale, forse più per limiti di mestiere che non per una scelta consapevole, ma riesce comunque a tenere il ritmo di trovate estetiche quantomeno originali, e a insinuare un timore ancor più strisciante di Echelon: chi, esattamente, controlla i servizi segreti americani?

Fonte: Mymovies

“Bright Star” di Jane Campion (2009)

June 20, 2013 Leave a comment

Bright Star

1818. Il ventitreenne John Keats e la sua vicina di casa Fanny Brawne si conoscono, grazie all’interesse della ragazza per le sue poesie, si frequentano, si scrivono, si fidanzano, nonostante le condizioni economiche disperate del poeta. Minato dalla tubercolosi, Keats si vede costretto a partire per l’Italia, dove il clima è migliore e dove troverà la morte, nel febbraio del 1821.
Bright Star racconta l’inabissamento amoroso sottolineandone il parallelo con la dissoluzione fisica del poeta, ma sceglie il punto di vista di Fanny Brawne per narrare innanzitutto un nuovo personaggio femminile, la cui esuberanza intellettuale è mitigata da una crudele coscienza di ciò che le sta accadendo e si risolve in un’accettazione che è remotissimo eco di quella che fu di Isabel Archer, la stella più luminosa del firmamento di Jane Campion.
Lungi dall’essere un pretesto per evitare la formula più comune di biopic, perciò, l’adozione dello sguardo di Fanny, che incontra Keats subito dopo la pubblicazione di Endymion e lo perde dopo avergli ispirato le liriche che lo faranno amare dal mondo, è il modo in cui la regista, col sorrisetto sulle labbra, riflette sul potere creativo del sentimento amoroso. Instaurando un triangolo tra Keats, l’amico Brown, che lo vorrebbe al riparo dall’influenza femminile, protetto dai classici, e Fanny, che ad ogni apparizione distrae e confonde, la Campion racconta come l’infiltrarsi di una musa, con tutti i limiti del suo agire, nel mondo libero e ozioso degli uomini abbia strappato Keats all’accademia e permesso l’estensione del romanticismo al di là della pagina, nella vita, e dunque, per affinità di cose, nel cinema.
Tra gli interstizi di un rituale quotidiano allegramente rigido, fatto di lezioni di danza nel salotto di casa, di passeggiate e danze e ruoli precisi, tra le mura stesse della casa, dove regna l’ordine e la cura, irrompe la vertigine che il poeta domanda e suscita; il desiderio di un per sempre, che nella vicenda di Keats passa dal verbo alla carne e trova l’eternità.
Quando si àncora alla normalità dello scambio amoroso, quando si affida ad Abbie Cornish e alla credibilità della sua interpretazione, il film si toglie il costume e tocca i suoi vertici, ma la tentazione di obbedire alla richiesta di confezionare “a thing of beauty” è spesso irresistibile e talvolta lo affonda nella maniera.

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