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Vincenzo Jannuzzi, in arte Janù

Vincenzo Jannuzzi, in arte Janù o Jan, è nato in Calabria a Spezzano Albanese, Spixana in albanese, paese di etnia, cultura e lingua arbëreshë coltivate da oltre cinque secoli, fondato nel XV secolo da un gruppo di albanesi giunti dall’Albania meridionale, in fuga dalla tirannia turca.

La città di Spezzano Albanese gli ha conferito nel 2003 la cittadinanza onoraria per il suo lavoro culturale. Compartecipe del cosmopolitismo di Antonio Gramsci, che in una lettera dal carcere scrive: “Io stesso non ho alcuna razza; mio padre è di origine albanese…”.

Enzo inizia i lunghi viaggi a sedici anni, visitando soprattutto i paesi dell’Europa settentrionale e orientale. Risiede per alcuni periodi a Roma, Parigi, Baghdad e in Anatolia. La sua residenza più stabile è stata Milano, che ha cominciato a pubblicarlo “già dal giorno dopo”.

Con la sua Brera accogliente, prima dello sfascio craxiano, lo ha prima accolto e poi “lanciato”. <<Grazie Fusco, che mi hai aperto la tua casa che da un quarto piano mi mostrava il nulla di una periferia milanese annegata nella “sighera” invernale; grazie a tanti altri di cui non ricordo il nome, come quell’operaio di una tipografia dei paraggi, tutti ammucchiati divertiti intorno al tavolino del Gran Bar e del Giamaica, dove io stavo a disegnare Ancillotto, che mi portavano risme di carta da disegno, pennarelli, contatti, numeri di telefono, simpatia, ammirazione, amicizia…e che nel giro di un paio di giorni mi mettevano in grado di pagare tre mesi di affitto e tre mesi di cauzione per quattro locali in via Moscova, che perdevo dopo un paio di settimane, perché quelle stanze le condividevo con tutti gli amici squattrinati che incrociavo; che eran tanti!…>>

Da sempre ha disegnato, favorito dai genitori. <<Le pareti di casa sono state le mie prime tavole da disegno. Mia madre, che ho perso quando avevo quattro anni, rideva allegra, quando le facevo vedere i miei disegni sul muro bianco della cucina, invece di punirmi>>. Dopo la morte della madre, Toscano Elena, trascorre alcuni degli anni in collegio, di cui ricorda i metodi educativi brutali e i momenti soavi, sempre legati al disegno. A dodici anni raggiunge il padre Antonio a Silvano  d’Orba, Piemonte, dove si era nel frattempo stabilito. Vive qui alcuni anni con la nonna paterna De Franco Maria, le sorelle Maria e Rosetta, il fratello Salvatore, Ciak il volpino bianco e nero, che d’inverno nella cuccia dormiva stretto stretto con la Fuffi, una gatta bianca tutta dinamite.

Inizia a disegnare professionalmente nel 1968 pubblicando Davide e re Saul su Tiramolla, (ed. Alpe). Continua collaborando con le riviste Horror (ed. Sansoni, Milano), Vip, Super Vip, Horror Pocket (ed. CEA Casa Editrice Astoria) che pubblicano Ancillotto, Il rito woodoo, Incubo Mortale, Morte a Venezia, Trivulzio, Un buon lavoro, Storia d’amore, Amore a lieto fine, … di Ernesto che si svegliò morto, La sirena, Omicidio al telefono, La bambola a sorpresa, La mano del destino, Un servizio sul “servizio civile alternativo”.

Nel 1976 disegna i primi due episodi di Pike and Pike, un serial gay-poliziesco creato da Graziano Origa per la rivista Contro; altre storie a fumetti, copertine  e strisce vengono pubblicate su Il Mago (ed. A. Mondadori, Milano), 1984 (ed. Puleio), Le Ore, Sorry (ed. Ennio Ciscato) e Wow (ed. Luigi Bona). Un medico in campagna, uno dei due racconti tratti da opere omonime di Frank Kafka, viene pubblicato su Horror pocket, e ripubblicato nel 2010 in formato video su Youtube da KwashinKoji (wn.com/ KwashinKojisu); l’altro, La colonia penale, di ventinove pagine, è andato distrutto nell’incendio dello “Scorpione”, una delle cascine della Comune di Ovada data alle fiamme dai fascisti infiltrati. Suoi lavori appaiono inoltre su Off side, Risate Pazze, Itlia Oggi, ABC, Allegrissima, Blague, Puzz, Re Nudo, ¾ d’Ora.

Dal 2005 “La Gazzetta della Pregna” gli affida la vignetta settimanale.

Dal 2009 al 2011 “I’Gazetin”, rivista valtellinese, ripubblica La Sirena e varie illustrazioni e copertine.

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