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Disegno geopolitico sionista in terra di Canaan, di Marius Creati

Per comprendere pienamente il disegno geopolitico occidentale guidato da mano ebraica che spinge l’ebraismo sionista ad una completa riconversione dell’attuale Stato d’Israele in una sorta di rivincita riconfigurata dalla distruzione del regno di Israele avvenuto nel 722 a.C., precedente al tempo dell’esilio babilonese con la distruzione del regno di Giudea nel 586 a.C. quando il popolo giudaico fu relegato alla sola tribù di Giuda e con la successiva conseguente restaurazione in provincia romana di Palestina (la cosiddetta Syria Paelestina) del popolo arabo originario, non Filisteo da cui prende origine il nome territoriale per adattamento storico in quanto popolo greco-cretese invasore occupante le coste palestinesi per alcuni secoli, e come piena e assoluta identificazione del popolo ebraico israeliano, basta osservare l’oscillazione sulla cartina nella foto che indica come l’insediamento abbia fagocitato negli anni terreno, e quindi territori, nella totale intenzione di trasformare lo stato di Palestina, che inizialmente rappresentava parte del Libano, della Giordania (esattamente la Transgiordania prossima al fiume Giordano) e della Siria in qualcosa di nuovo, la piena conseguenza di uno stato autoproclamato ufficialmente Stato di Israele dal Consiglio Nazionale Sionista nel 1948, alla fine del mandato britannico sui territori considerati, trattato che non fu ovviamente mai accettato dai rispettivi popoli palestinesi, fino alla proclamazione quasi forzata dello Stato di Palestina nel 1988.

La rivalsa nasce dal presupposto che anticamente quei territori furono assicurati agli ebrei come terra promessa riconosciuta nella originaria Terra di Canaan, che comprendeva gran parte dell’attuale stato di Israele, la Palestina, il Libano e parte della Siria e della Giordania, ad una popolazione ebreo-israelita di origine semita esule da generazioni che sognava una madrepatria perduta nella notte dei tempi, ma che oggi rappresenta un disegno geopolitico preciso e che ha ben poco da condividere con il sogno emblematico del campanilismo etnico-religioso prefissato. 

Comprenderete il perché gli stati confinanti siano fortemente preoccupati dal movimento ascensionale sionista, di origine israeliana identificati sotto l’egida di Israel, il soprannome di Giacobbe ossia l’uomo che vide l’angelo di JHWH, spinti verso un’occupazione forzata dei territori mediorientali sul fiume Giordano. Se la terra di Canaan, l’antica Cananea, fu dichiarata terra promessa del popolo ebreo-israeliano sin da quando furono soggetti all’esodo verso l’Egitto, luogo nel quale furono ospiti residenti effettivamente per secoli o altrove nei secoli successivi, è facilmente comprensibile come lo stato di Israele voglia nuovamente costituirsi nello Stato cananeo di Israele, ragion per cui il presunto colonialismo sionista non avrebbe l’intenzione di arrestarsi nel completo assorbimento dell’intero territorio palestinese, ma quella di estendersi oltre misura in un prossimo futuro per la completa annessione di tutti i territori che un tempo costituivano la terra di Knaan. Grosso modo il vero disegno sionista ebraico israeliano, non necessariamente giudaico, seppur semita, sarebbe quello di costruire uno nuovo Stato di Israele sulle fondamenta di un antico regno in terra di Canaan, l’antica Cananea, sottoposto originariamente a Canaan, figlio di Can, figlio di Noah (Noè), antenato del patriarca del popolo ebreo Abramo e conosciuto nell’antichità con il nome di Ut-napishtim, o Ziusudra, o Atraḫasis, antico re di Šuruppak, che in definitiva racchiude in sé l’insieme dell’etnia semita. 

Ma al presente non è chiaro il ruolo che l’ebraismo sionista abbia in mente nel prefiggersi il compito di voler consolidare i confini dello stato ebraico israeliano giudaico nello Stato di Israele. Comprenderete inoltre il perché l’intero mondo islamico si stia muovendo a favore della Palestina se l’ebraismo sionista stia tessendo un’espansione territoriale che preveda una possibile, ma non impossibile, annessione definitiva della capitale Gerusalemme ancora oggi contesa dalle principali istituzioni religiose per la sua peculiare rappresentanza di città santa del mondo ebraico, cristiano ed islamico. L’attuale perdita di equilibrio religioso del Cristianesimo occidentale, dando l’idea di come la Chiesa Cattolica finora potente nel suo spessore istituzionale stia cedendo l’anima spirituale al sionismo ebraico crescente di questi ultimi anni, reiterato nella perdita della propria sacralità, lascia presupporre come sarebbe scontata una possibile rinuncia soggetta ai cambiamenti epocali che precludono la fusione in una nuova realtà religiosa sotto l’egida del sionismo liberale, ma fortemente contrari ai principi e ai dogmi dell’Islam e del Cristianesimo ortodosso. Da questo presupposto è facile inquadrare un possibile schieramento epocale delle nazioni tra loro in contrasto per incompatibilità geopolitiche e natura religiosa. Per il momento è meglio non dire altro! (fonte foto Focus.it)

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