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Françoise Hardy, muore l’icona parigina della musica e del cinema francesi

Françoise Hardy è morta, l’omaggio di Vogue

L’icona parigina della musica e del cinema francesi ci lascerà un ricordo di fascino e cultura

di Amandine Richard

Françoise Hardy, fragile e sentimentale, è stata un’icona della musica e del cinema. Dal fascino indimenticabile

Françoise Hardy si è spenta l’11 giugno all’età di 80 anni. Con la sua voce vellutata, ha raccontato la storia di un intero paese, la Francia, cantando al contempo la sua, sulle note delle sue sensibili melodie, con una patina di sconcertante sincerità. Nel panorama musicale del suo tempo, era un’anomalia con uno stile di abbigliamento singolare, e dal suo semplice status di cantante un po’ fragile, è diventata un’icona pop fondamentale.

Oggi, sulla scia di questa triste notizia, Vogue ripercorre la carriera di Françoise Hardy. Un omaggio alla donna che ha sempre trovato le parole giuste per cantare i nostri dolori, i nostri sogni e le nostre disillusioni, le nostre gioie e tutti i nostri dolori.

Françoise Hardy, inguaribile romantica

Discreta, introversa, consapevole di sé e inguaribilmente sentimentale, Françoise Hardy è sempre stata una donna timida e affascinante. Il palcoscenico la terrorizzava, perché non sapeva mai cosa fare del suo corpo. Per tutto il corso della sua vita, Françoise Hardy non ha mai smesso di avere paura del palcoscenico. Ogni volta che lasciava la scenza, giurava che sarebbe stato l’ultima volta, troppo scossa da un’emozione così forte da paralizzarla e farle saltare i nervi. Eppure Hardy cantava al meglio le emozioni, anche quelle più incontrollabili. I suoi temi preferiti rispecchiavano la sua vita personale e le sue canzoni sono per sempre tatuate con l’amore contrastato che l’ha legata al cantautore e chitarrista Jacques Dutronc.

Françoise Hardy, icona della moda

Tra il suo fascino da “bambola” e la sua silhouette androgina, Françoise Hardy è la quintessenza della parigina. Chic, elegante e disinvolta, il suo stile era deliziosamente anni Sessanta quando è salita sul palco. Perché non è certo una fan della femminilità fantasticata in stile Bardot. Hardy ha scelto gli stilisti d’avanguardia del suo tempo. André Courrèges e Paco Rabanne realizzarono i suoi abiti anticonvenzionali per l’epoca, spingendo la giovane cantante verso lo status di icona.

Con minigonne, abiti a trapezio o tute metalliche, Françoise Hardy è sempre stata irrimediabilmente decisamente moderna. Uno stile di riferimento che rimane una fonte inesauribile di ispirazione per la moda di oggi.

Gli inizi e l’ascesa

Hardy riceve la sua prima chitarra all’età di 16 anni, come premio per aver superato l’esame di maturità. La scoperta da parte di Radio Luxembourg le cambiò la vita: ha scoperto il rock’n’roll con Elvis Presley, Cliff Richard e Brenda Lee. Quando si reca nei suoi negozi di dischi preferiti in rue Chaussée d’Antin a Parigi alla ricerca di dischi in vinile che nemmeno gli opinionisti hanno mai sentito nominare, esce dal negozio orgogliosa: sa cose che loro non sanno.

Quando Hardy scova un annuncio su France-Soir che la casa discografica Pathé-Marconicercava nuovi talenti, si precipitò all’audizione e non fu selezionata, ma non per questo abbandonò la musica. Per i due anni successivi studia al Petit Conservatoire de la chanson di Mireille, finché la Vogue Records, l’etichetta alla moda che aveva già reclutato Johnny Hallyday, la fa debuttare definitivamente.

Nel 1962, tutto cambiò. Il referendum sull’elezione del Presidente della Repubblica a suffragio universale viene trasmesso in televisione e Françoise Hardy fa da intermezzo musicale. Il pubblico è conquistato dalla canzone Tous les garçons et les filles e dal fascino teneramente malinconico della cantante. Una cosa tira l’altra: l’Eurovision, dove gareggiò per Montecarlo e si classificò quinta con la canzone L’amour s’en va, i suoi primi passi sul grande schermo in un film di Roger Vadim e poi i concerti al famoso Olympia e il successo internazionale.

È con il fotografo Jean-Marie Périer che Hardy si emancipa, prima del suo incontro con Jacques Dutronc che nel 1967 diede un nuovo impulso alla sua vita e alla sua carriera. Gli anni 70 vedono la nascita di una nuova passione per l’astrologia. Nel 1973 esce Message personnel, scritto da Michel Berger, che fa rivivere la personalità originale di Françoise Hardy: delicata, introversa e terribilmente romantica.

ll’alba degli anni ’80, l’incontro con il compositore Gabriel Yared infonde nuova vita alla sua carriera. Musique saoule e Tamalou sono stati dei veri e propri successi in questo decennio festivo in cui il varietà francese era al suo apice.

Françoise Hardy annuncia il suo ritiro con l’album Décalage, che includeva la canzone Partir quand même, composta da Dutronc. Ma nonostante l’annuncio della fine della sua carriera, Françoise Hardy non resiste al richiamo e torna sempre alla musica.

Gli anni 2000

Henri Salvador, Marc Lavoine, Benjamin Biolay, Alain Delon, Alain Souchon e naturalmente Jacques Dutronc hanno tutti collaborato con Françoise Hardy in duetti che hanno segnato l’inizio del secolo con la somma dei loro talenti.

Nel 2008 Hardy ha pubblicato il suo memoir dal titolo Le Désespoir des singes… et autres bagatelles (La disperazione delle scimmie… e altre sciocchezze). Il libro è stato uno dei bestseller dell’anno, spingendo l’artista a tornare alla penna con un primo romanzo, L’Amour fou, nel 2012, seguito da un saggio, Avis non autorisés, nel 2015, sulla sua vita, la sua carriera e la sua malattia.

Infine, dopo diversi anni di silenzio è tornata nel 2018 con un nuovo album, Personne d’autre, per il quale ha collaborato con giovani talenti come la cantante Maissiat.

Un addio affettuoso a Françoise Hardy

Perché ha messo in parole i più potenti sussulti del cuore, perché quando le nostre voci potevano spezzarsi sotto lo sforzo dell’emozione, lei le ha trasformate in canzoni sublimi. Ha reso melodiosi i nostri sentimenti e, con armonie tenere e delicate, ha curato le ferite di un dolore che credevamo inconsolabile.

Partir quand même, come recita una sua famosissima canzone, traducibile con “andarsene lo stesso”. Ma sempre con la musica.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Vogue France

Fonte: Vogue

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