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“Versi Anatomici” di Silvia Pascal, Edizioni Damocle

September 3, 2011 Leave a comment

Versi Anatomici

di Silvia Pascal

Edizioni Damocle

ISBN 978-88-96590-34-8

« I versi di Silvia sono versi colti e laddove c’è cultura e giovinezza, là, c’è quasi sempre disperazione. Quello di Silvia non è il verso del flagellato e se ha patito e si è punita, ora sulla carta ha dichiarato al mondo e soprattutto a se stessa, il suo riscatto. Perché, se c’è da soffrire, che almeno sia per scrivere. » dalla prefazione di Barbara Codogno

Silvia Pascal (1981) è di origini veneziane ma bolognese d’adozione. Si dedica allo studio del teatro come interazione fra corporeità e suono; è appassionata di antropologia e simbolismo della scienza sacra. Ama l’anatomia, il punk e distilla bile dal 1995. Laureata in scienze della comunicazione, frequenta i workshop di recitazione di John Strasberg. Sucessivamente studia presso l’Istituto della Commedia dell’Arte Internazionale discipline come mimo, danza (classica, indiana e contemporanea) e ha modo di confrontarsi con maestri quali Allegri, Fo, Yutaka Takei e Carolyn Carlson. Si approccia al canto formalmente -studiando il metodo Voice Craft EVTS presso il conservatorio Pollini di Padova- e non, cantando in alcuni gruppi punk-rock. Ha lavorato con Sergio Stivaletti (regista ed esperto di special effect di Dario Argento) alla realizzazione di un corto horror, nell’ambito del corso di effetti visivi della Regione Veneto. Versi anatomici (Damocle, 2011) è la sua opera prima. http://www.silviapascal.it

Recensione di Marzia Carocci:

Un canto senza retorica, né false ideologie, una voce priva di banalità .
Emozioni fuori del corpo, vomitate, calpestate, generate con la netta sensazione e con la certezza di trovarsi in un mondo che spesso non comprende, nell’egoismo che vige come dittatura nell’esistenza umana.
Silvia Pascal, si esprime in contestazioni e denunce nelle quali lei stessa n’è vittima, riconosce il senso del vuoto esistenziale, ma non si fustiga, anzi, si sfoga e si ribella di quel cammino obbligato, e non amato, nella consapevolezza che tutto è potere, dominio, e non vi è possibilità di scelta se non  a ribellarsi con una scrittura che taglia e che graffia le coscienze amorfe e inerti.
L’autrice usa indubbiamente una forma nuova di espressione con la quale si esprime, ella infatti incanta con le sue verità che lasciano il lettore in un’attenta riflessione che coinvolge e al tempo stesso annienta.
Silvia Pascal tramite una semantica particolarmente descrittiva ci prospetta uno scenario in monocromia, ma in continuo movimento, come se il nero e il bianco riuscissero a dare forma e corpo alle sue parole.
Lei ci trascina nella consapevolezza e nella riprova di un cammino complicato, un terreno irto di ostacoli e oscurato da  nebbie, dove la speranza spesso abortisce sé stessa e si rinnega, dove la difficoltà della comunicabilità diventa ossessione e isolamento al canone comune del vivere stesso.
L’autrice non finge a sé stessa anzi, si convince di una realtà che la rende mortificata, sola, disorientata. Certamente conscia del suo stato, si lascia scagliare in balia degli eventi  sfogando la sua indignazione in queste pagine che vibrano , respirano e ci fanno sentire la sua voce.

Pag 64

E anch’io
ho pur bevuto
il sangue di Cristo.

Ogni volta per niente.

Parole forti, che rilevano un tentativo di salvezza, ma che immediatamente Silvia Pascal , rifugge di nuova delusa.
Il lettore non può in ogni caso esimersi dal notare che la nostra autrice scrive “Cristo” con la lettera maiuscola, e questo ci lascia ad intendere che nonostante la rabbia, l’amarezza, l’accettazione del proprio abisso, l’autrice mantiene quella luce accesa, una fiaccola tenue in mezzo alle ombre, le stesse che regolarmente il cammino terreno ci impone, ledendo ogni sentimento, ogni emozione e spesso soffocando la nostra sensibilità trasformandoci poi come anime vuote, senza più voli o sogni da inventare

Una giovane autrice che sa gridare, a piena voce, la propria rifrazione interiore, la propria delusione, ella ha capito che anche attraverso la scrittura, si può arrivare a scuotere quelle coscienze vuote e egoiste, un’autrice che con determinazione riscatta il suo tempo di vivere.

Marzia Carocci

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