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Muhammad Muhammad Mursi, nuovo presidente dell’Egitto
Il candidato dei Fratelli Musulmani e stato dichiarato ufficialmente vincitore delle elezioni egiziane con 13,2 milioni di voti, sarà il prossimo presidente del paese, lo ha annunciato la commissione elettorale. Morsi ha raccolto 13,2 milioni di voti su poco più di 26 milioni, pari al 51 per cento dei voti. Il suo concorrente, Ahmed Shafiq, l’ultimo primo ministro sotto Hosni Mubarak, ha ricevuto 12,3 milioni. Più di 800.000 schede sono state invalidate.
Fonte: Express-news
65° Festival di Cannes, tappeto rosso per l’Africa
Egitto, Marocco, Senegal: questi paesi saranno i rappresentanti del continente attraverso un film nella selezione ufficiale del 65° Festival di Cannes, che partirà oggi sino al 27 maggio prossimo. Nel 2010, Mahamat – Saleh Haroun, del Chad, ricevette il premio della giuria con “Un uomo che grida”, spezzando un vuoto che perdurava da oltre 15 anni. Il solo regista africano presente in questa edizione per la competizione suprema, la Palma d’Oro, con altri 22 concorrenti, è un discepolo di Youssef Chanine, l’egiziano Yousry Nasrallah: il suo film, “Dopo la battaglia”, è un ritratto di uno degli uomini che attaccarono gli insorti della piazza Al-Tahir, cavalcando un cammello, all’indomani di una rivoluzione che non potè e non volle tornare sui suoi passi. Nabil Ayouch, il più conosciuto tra i registi marocchini e il senegale Moussa Touré, autori di documentari, figureranno nella selezione “Un certain regard” con due film che non passeranno inosservati. Il primo, “Il cavallo di Dio”, ritorna sugli attentati terroristici che funestarono Casablanca nel 2003, attraverso l’itinerario dei loro autori, manipolati dagli islamisti. Il secondo, “La piroga”, racconta l’odissea di una trentina di migrantes che da Dakar cercano di raggiungere le isole Canarie.
Paolo Pautasso
Fonte: My Amazighen
Egitto, seggi aperti per seconda fase delle elezioni parlamentari
Alle urne, che saranno aperte anche domani, i residenti di nove dei 27 governatorati egiziani: Giza, Beni Suef, Menoufia, Sharqia, Ismailia, Suez, Beheira, Sohag e Aswan. La prima fase elettorale, in cui si è registrata un’affluenza del 52%, ha visto l’affermazione dei partiti islamici.
Sono circa 18,7 milioni i cittadini egiziani chiamati alle urne oggi per laseconda fase delle elezioni parlamentari, le prime consultazioni politiche dopo la caduta dell’ex presidente Hosni Mubarak. Sono chiamati al voto i residenti di nove dei 27 governatorati egiziani: Giza, Beni Suef, Menoufia, Sharqia, Ismailia, Suez, Beheira, Sohag e Aswan.
In totale sono 3.387 i candidati che si contendono un seggio nella nuova Assemblea egiziana. In base alla legge elettorale, i due terzi dei seggi saranno assegnati in base ai risultati dei partiti. Sarà possibile votare anche domani e le urne resteranno aperte fino alle 19 ora egiziana (le 18 in Italia).
La prima fase elettorale, in cui si è registrata un’affluenza del 52%, ha visto l’affermazione dei partiti islamici, in particolare dei Fratelli Musulmani che hanno ottenuto il 37% dei voti, seguiti dai salafiti di al-Nour con il 19%. Molti osservatori attendono una sostanziale conferma di questi risultati anche nella seconda fase. L’ultima sessione di voto per le parlamentari si terrà a gennaio.
Fonte: IGN Adnkronos
“Orientalisti“, pittori amanti dei paesi arabi
E’ verso il 1830 che l’Italia si apri’ all’influenza e alle suggestioni diculture lontane e misteriose. Latensione e la propulsione verso l’ignoto, i soggetti storici o fantastici, le atmosfere e le narrazioni ispirate all’Oriente introdussero al singolare genere diesotismo che si impose con forza anche nella pittura, e che fu vissuto sin dall’inizio con una forte prenominanza romantico/erotica. “Orientalisti“ è il termine, di originefrancese, con cui furono denominati i pittori o gli artisti, che a partire dal secolo XVIII° si dedicarono a dipingere atmosfere e ambienti di Paesi arabi, dall’Africa del nord (Maghreb) alla Persia, ritraendo costumi e luoghi ricchi di fascino e, il più delle volte erotici. La tendenza prese piede in Francia con Eugene Delacroix che nel 1882 partecipo’ ad una visita di Stato in Marocco riempiendo quaderni di schizzi con disegni di vita quotidiana locale. Da questi schizzi nacquerono opere come “La Morte di Sardanapalo” del 1827, al Louvre. Altro grande pittore orientalista francese, Jean-Léon Gérome, produsse una serie di quadri che ebbero un successo internazionale ed esposti nelle più importanti gallerie europee. Forse sono state le opere di questi artisti ad offfrire il modello per i numerosi pittori italiani che si cimentarono nel genere, che si sviluppo in Italia nel periodo del Romanticismo Storico con Francesco Hayez (“I profughi di Parga abbandonano la patria” del 1826, “Ruth” del 1835). Il gusto dell’Oriente si diffuse dal nord al Sud della Penisola; nel 1839 il napoletano Raffaele Carelli, della Scuola di Posillipo, inizio’ il suo percorso orientalista partendo verso i lidi di levante, cosi’ come il veneto Ippolito Caffi, negli anni ’40 del ’900, si imbarco’ per la Grecia (allora molto esotica), la Turchia e l’Egitto, dipingendo suggestivi paesaggi come il “Cairo, strada principale”, e i costumi volutamente riproposti in chiave romantica e fiabesca. Molti furono gli artisti veneziani attratti dall‘Oriente, e in particolare verso Costantinopoli, che per secoli era stata una minaccia e una calamita culturale. Alcuni si trasferirono, come Pietro Bello’, architetto e scenografo, e Fausto Zonaro, artista che sicolloca tra gli esponenti più coerenti dell’Orientalismo. Cio’ che suscitava curiosità erano ovviamente le colonizzazioni e lescoperte, gli scavi archeologici di G.B. Belzoni in Egitto e quelli diLudwing Burckhardt, uniti alle suggestioni della letteratura. Mariano Fortuny y Madrazo, pittore catalano residente in Romatra il 1858 e il 1874, lascio’ decine di quadri di soggetto arabo-andaluso, mostrando un Marocco nuovo e anti-retorico. L’orientalista del periodo più importante (non episodico) fu l’emiliano Alberto Pasinio, che lavorava per il celebre mercante Goupil, che viaggio’ per anni nei Paesi islamici ottendendo commisioni dai sovrani. Paesaggi desertici, carovane di Touareg, flora lussureggiante, costumi pittoreschi e altopiani infiniti rivivono negli spettacolari dipinti di Pasini come “Fontana Turca“, “Carovana dello Scià di Persia” o “Superando il valico nelle grandi steppe del Korassan” del 1890-95. Da ricordare poi il fiorentino Stefano Ussi, orientalista en passant, il cui dipinto “Trasporto del Mahamal alla Mecca“, commisionatogli durante una sua permanenza a Sueznel 1869 e acquistato in seguito dal Sultano Abdul Aziz per il suo Palazzo di Costantinopoli, venne esibito con grande successo all’Esposizione Universale di Vienna del 1873. Al pittore il Ministero degli Esteri italiano affido’ composizioni importanti, come “Ricevimento dell’ambasceria italiana in Marocco“, oggi alla Galleria nazionale d’Arte Moderna di Roma.Le tendenze tra Ottocento e Novecento portarono gli artisti ad unainterpretazione ambiguadell’Oriente, visto quasi sempre come luogo di evasione e di sensuali ed erotiche performances. Il rapporto dell’arte con il colonialismo, nell’Africa oramai conquistata, prosegui’ poi con temi folk o applico’ i modelli europei di stile novecentista ai Paesi vinti, assorbendone tipologie e tecniche. Questa linea pittorica non si esauri’ pero’ con la fine del secolo XVIII° e durante il novecento molto artisti proseguirono questo cammino. Artisti come Anselmo Bucci, Felice Casorati, Alberto Savinio, Melchiorre Melis, Giuseppe Biasi, Enrico Prampolini, Achille Funi e altri ancora.
Fonte: My Amazighen
Mona Eltahawy, giornalista arrestata e molestata in Egitto
La foto, pubblicata su Twitter a metà giornata, non lascia dubbi: i due avambracci sono ingessati. Bilancio: “Il mio braccio sinistro e la mia mano destra rotti, secondo le radiografia”. Mona Eltahawy, 44 anni, una famosa giornalista con la doppia nazionalità egiziana e statunitense, ex corrispondente della Reuters in Medio Oriente, è stata picchiata e molestata sessualmente dai poliziotti egiziani che l’hanno tenuta prigioniera per circa 12 ore nel palazzo del ministero dell’Interno, non lontano da Piazza Tahrir, nel centro del Cairo. Mona, che tiene un popolare blog e scrive fondi per il ‘Toronto Star’ canadese, il ‘Jerusalem Report’, il ‘Politiken’ danese e ogni tanto anche per il britannico ‘The Guardian’, ha raccontato la sua allucinante odissea attraverso i cinguettii di 140 caratteri del popolare servizio di microblogging (@monaeltahawy). Il messaggino più inquietante è delle 10.30 di oggi. Mona racconta in particolare di essere stata aggredita sessualmente da cinque o sei esponenti delle forze di sicurezza egiziane. Per ore la giornalista è stata poi tenuta al buio, con gli occhi coperti.
“In 5 o 6 mi sono venuti addosso – scrive Mona su twitter – mi hanno palpeggiato il seno e agguantato con violenza l’area dei genitali. Non so quante mani hanno tentato di penetrare all’interno dei miei pantaloni”. Nel messaggio successivo Mona ci va giù pesante: “Sono cani e i loro capi sono cani, Fuck the Egyptian Police”. Prima di essere arrestata e pesantemente maltrattata, Mona aveva coperto i movimenti di piazza nel centro del Cairo, annunciando tra l’altro che tra le vittime c’è anche un suo parente, e scrivendo parole dure nei confronti dei militari. A suo avviso, il Consiglio Supremo delle forze Armate sta gestendo la transizione democratica in maniera disastrosa. La sua vicenda non piace affatto alle autorità statunitensi, e al britannico The Guardian un diplomatico americano del Cairo spiega che quanto denunciato da Mona “è davvero preoccupante”. Per tali ragioni, aggiunge il diplomatico, “abbiamo contattato le autorità egiziane”, ma per il momento non fanno commenti. Nonostante le violenze, la giornalista riconosce di essere stata fortunata. “Dio soltanto sa cosa mi sarebbe successo se non avessi avuto la doppia nazionalità, oltre al fatto che scrivo e sono spesso in tv”. E poi: “Le ultime 12 ore sono state dolorose e surreali, ma so benissimo che mi è andata meglio rispetto a tanti altri egiziani”.
Fonte: Ansa
Ramadan, inizia il countdown…
Il countdown sta per iniziare… fatto salvo stravolgimenti del ciclo lunare il Ramadan quest’anno in Marocco inizierà il 2 agosto 2011. Il Ramadan è uno dei 5 pilastri dell’Islam, il quarto nei sunniti e il terzo per gli sciiti duodecimani (maggioritari rispetto agli sciiti). La sua durata è di un mese lunare (29/30 giorni). In Turchia è chiamato Ramazan. Il Ramadan è un mese di digiuno e di preghiera per avvicinarsi a Dio, per tornare a Dio. E’ anche il mese che, nel 610 D.C., Maometto vide l’arcangelo Gabriele che gli annunciò la sua investitura come messaggero di Dio. Questo momento preciso è la Notte del Destino, Lailat al Qadar, verso la fine del Ramadan (27° giorno), notte che celebra la rivelazione del Corano al Profeta con preghiere e pentimenti. Il Ramadan termina con la festa dell‘Aid al Seghir (piccola festa in arabo) che è anche chiamata Aid el Fitr (festa della rottura del digiuno) e segna la fine del mese sacro. Ovviamente è una festa che racchiude una gioia profonda dopo un mese di patimenti,ma ve ne parlerò durante questo mese. La storia ci dice che il primo digiuno imposto da Maometto ai suoi discepoli durò una sola giornata prima dellla festività ebrea del Yom Kippour. Questo digiuno riproponeva quello degli ebrei e il Profeta, ovviamente in disaccordo, decise che sarebbe durato più a lungo, anche di quello cristiano della Quaresima, e stabilì’ un mese intero. L’obbligo essenziale del Ramadan è il digiuno (Siam): durante tutta la giornata, dall’alba al tramonto è assolutamente proibito nutrirsi, bere ed avere rapporti sessuali. Con la stagione estiva tutto diventa più difficile tenendo presente che qui siamo nell’ordine dei 38/45 gradi e bere è necessario. Il Ramadan è il tempo della parola di Dio (lettura del Corano) e di incontrarsi a Lui con la preghiera. Sovente durante questo mese un profondo fervore religioso si impadronisce dei credenti che negli oratori e nelle moschee pregano tutta la notte in veglia. In questo mese i musulmani devono anche compiere lo zakat, un altro pilastro dell’Islam, l’elemosina. E’ una tassa obbligatoria che si dona alla fine del digiuno, al termine del Ramadan. Questa “tassa” è calcolata intorno al 25% degli introiti annuali del credente e, il mondo va avanti, alcuni siti islamici accettano i versamenti con carte di credito. I costumi di questo mese sono differenti secondo i Paesi. L’Egitto e il Maghreb vivono il Ramadan come un mese di convivialità e di festa (dopo la rottura del digiuno quotidiano). Le famiglie si riuniscono per mangiare insieme e nelle strade una certa animazione è visibile sino a notte fonda. La tradizione vuole che si acquisti degli abiti nuovi ai bambini e durante la festa della fine del Ramadan verranno indossati per andare alla moschea. Il digiuno del Ramadan in Marocco, contrariamente ad altri Paesi musulmani, è scrupolosamente rispettato. L’Islam è religione di Stato e i marocchini si “sorvegliano” mutualmente (se un marocchino viene sorpreso a mangiare è immediatamente arrestato). Al contrario in Turchia, per esempio, i membri della setta Alèvis digiunano solamente qualche giorno durante tutto il mese sacro. In Marocco, essendo strettamente praticato, molti occidentali che qui vivono e lavorano, abbassano le serrande e se ne vanno in vacanza per evitare disagi e problemi legati naturalmente a questo avvenimento. Vero è che molti locali, bar, caffé e ristoranti, gestiti da marocchini, durante tutta la giornata sono chiusi e, i pochi aperti, aumentano i prezzi a dismisura approfittando della mancanza di servizi. È un mese che, per esperienza personale, è meglio uscire il meno possibile durante il giorno, quando sovente si è spettatori di risse e quant’altro dovute al nervosismo che un digiuno puo’ provocare. Purtroppo ho avuto anche modo di verificare con alcuni ospiti del Riad un po’ ingenui, una certa aggressività verbale verso i turisti che passeggiano con la bottiglia dell’acqua in primo piano o peggio ancora fumano disinvoltamente per la strada. Attenzione dunque ai comportamenti!. Il mese del Ramadan posso consigliarlo a viaggiatori che cercano di capire e carpire usi e costumi del Paese che gli ospita, ma lo sconsiglio ai turisti da Club Vacanze; il Ramadan è un momento sacro (anche se sono evidenti molte incrongruenze in questo periodo) e come tale va rispettato, con una buona dose di pazienza e di buona creanza. Poi è festa! Alla sera è fantastico lasciarsi coinvolgere, nelle strade e nelle piazze, dall’esplosione di felicità che attraversa tutti quanti. Una scarica di adrenalina pura che rimette in moto i pensieri e le azioni, sopite e stordite durante tutta la giornata. E tra le pieghe di questi momenti si incontrano personaggi incredibili, storie di vita vissuta senza protagonismi, come il misterioso e leggendario Sidi (signore) che durante tutto il Ramadan offre un pasto a centinaia di poveri diseredati, nascosto nella penombra della Place Jemaa el Fna per non essere riconosciuto e non dover essere ringraziato. Questo è anche il Ramadan!.
Fonte: My Amazighen
Giza, mistero della camera segreta
A maggio abbiamo letto su New Scientist di alcuni risultati entusiasmanti ottenuti da una esplorazione robotica innovativa della Grande Piramide di Giza, in Egitto. Un robot, costruito all’Università di Leeds nel Regno Unito, chiamato Djedi, ha esplorato un tunnel misterioso che si pensa possa portare ad una camera segreta nella piramide. Djedi ha fornito immagini spettacolari di geroglifici che attualmente sono in fase di analisi da parte di egittologi.
Potrebbero essere antichi graffiti le immagini inviate dalla telecamera, che hanno rivelato geroglifici in vernice rossa e linee di pietra che possono essere segni lasciati da muratori quando la camera era in lavorazione o simboli di significato religioso. Sono rimaste nascoste per 4500 anni. Tra i risultati ottenuti, Djedi ha anche contribuito a risolvere la controversia circa l’unico metallo conosciuto nella piramide, e ha mostrato una porta che potrebbe condurre ad un’altra camera nascosta.
Quale sia la funzione dei tunnel e della porte ancora non è noto, alcuni studiosi ritengono che, in questo caso condurebbero ad una camera segreta. Zahi Hawass, Ministro delle Antichità egiziane, descrive le porte come uno degli ultimi misteri rimasti da svellare delle piramidi.
La telecamera è riuscita a vedere gli angoli nascosti e ha osservato per la prima volta il retro della porta che conduce alla camera segreta.
Dassault Systèmes, un partner tecnologico della robotica Leeds, ha prodotto un video interessante fly-through per aiutare le persone a comprendere esattamente doveè posizioneato il tunnel nella piramide e dove si trovano i geroglifici. Il software 3D usato, 3DVIA, sfrutta l’esperienza dell’azienda nella costruzione di sistemi computerizzati di progettazione e simulatori 3D.
Fonte: Archeomatica