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Lucia Bosé, muore la diva predetta da Luchino Visconti
Coronavirus, è morta l’attrice Lucia Bosé: da Miss Italia al cinema, la splendida cassiera diventata diva
Aveva 89 anni e da tempo era in cattive condizioni di salute. A confermare la sua scomparsa è stato il figlio Miguel con un post sui social
E’ morta a 89 anni l’attrice italiana Lucia Bosé, madre del cantante Miguel Bosè. La donna era già in cattive condizioni di salute per patologie pregresse, come si legge sul quotidiano spagnolo El Pais, che ha dato la notizia. A confermare la scomparsa della madre è stato lo stesso figlio Miguel con un post sui social: “Cari amici … Vi informo che mia madre Lucía Bosé è appena morta. Si trova già in un posto migliore”.
Lucia Bosé è era diventata famosa quando, nel 1947, vinse a soli 16 anni, il concorso di Miss Italia. Al concorso ci era arrivata per caso, perché qualcuno, a sua insaputa, aveva inviato una foto al concorso. Fino a quel momento aveva fatto la cassiera di una nota pasticceria del centro di Milano, a due passi dal Duomo. Uno dei clienti abituali era Luchino Visconti, che per lei aveva predetto un futuro nel cinema. E così avvenne.
Dopo l’incoronazione da Miss la sua carriera si era concentrata sulla recitazione, partecipando ad almeno una mezza dozzina di film di Luis Buñuel, Jean Cocteau e Federico Fellini. Tra gli altri, ha recitato in “Non c’è pace tra gli ulivi”, “Le ragazze di piazza di Spagna”, “La signora senza camelie”, “Fellini Satyricón” e “Metello”. L’apice del suo successo fu dagli anni Cinquanta ai primi anni Novanta.
L’attrice si sposò il 1 marzo 1955 con il torero Luis Miguel Dominguín, con il quale ebbe tre figli: Miguel Bosé, Lucía Dominguín e Paola Dominguín. Ha avuto ben 10 nipoti, alcuni noti come la compianta Bimba Bosé o anche l’attore Nicolás Coronado.
Ha continuato a recitare fino al 2014, pur a singhiozzo e con ruoli non di primo piano. Tra gli ultimi film interpretati ci sono però titoli di successo come “Cronaca di una morte annunciata” di Francesco Rosi, “Volevo i pantaloni”, “Harem Suare” di Ferzan Ozpetek e “I vicerè” di Roberto Faenza.
Lucia Bosé viveva a Brieva, una piccola città di Segovia, mentre le sue figlie Paola e Lucía vivono a Valencia e il suo primogenito, Miguel, in Messico con due dei suoi quattro figli.
Negli ultimi anni era stata anche al centro di un caso di cronaca, per la denuncia di una presunta appropriazione indebita di un disegno che Pablo Picasso aveva dato a Remedios de la Torre Morales, detta la “Tata”, governante in casa Bosè per 50 anni. La procura di Madrid aveva chiesto contro Lucía Bosé una pena di due anni di reclusione, un risarcimento e una multa di otto mesi con una tassa giornaliera di 20 euro. Lucía Bosé ha venduto l’opera nel 2008 attraverso la casa d’aste Christie per 198.607 euro. Nell’aprile dell’anno scorso la Bosé era stata assolta.
Fonte: TGcom24
MES, fondi accessibili non accessibili contro COVID-19
Signori miei voi pensate davvero che il MES possa risolvere il problema del finanziamento economico dell’Italia e di tutti i paesi europei coinvolti nel COVID-19 mediante emissione di un fondi monetari facilmente – “si fa per dire” – accessibili… la cui somma implicita, può far semplicemente sognare l’ideale di una ripresa economica. Credo che accettare la proposta infine possa incorrere nel rischio di far collassare l’intera stabilità nazionale, già seriamente compromessa dalla profonda crisi strutturale che stiamo affrontando al momento, senza considerare i vari elementi di crisi già pre-esistenti, a cui seguirà una seconda che dovremo ancora affrontare nell’imminente prossimo futuro, subito dopo aver superato questa tragica pandemia. Mi limito nel dire che un’Italia attuale, già fortemente compromessa da situazioni di stallo che perdurano da troppi anni senza rimedi effettivi di crescita e di cambiamento radicale per il paese, oggi fortemente compromessa da disagi strutturali causa coronavirus che, da quel che evince, perdurerà non poco tempo nei territori delle singole regioni – e qui sottolineo il disagio sanitario, il disagio economico imprenditoriale, il disagio demografico a cui stiamo assistendo, giorno dopo giorno, che sicuramente avrà una ripercussione negativa sul reddito pro capite degli Italiani, specie di medio/basso ceto, il che vuol significare la prospettiva di un serio impoverimento, non che disagio, per molte famiglie, “e chi vuole intendere, intenda” – la nostra Nazione, non sia in grado di affrontare un impegno gravoso come quello proposto dal MES sotto forma di trattato salva stato/i, nonostante la cifra e la condizione possano sembrare allettanti, poiché una volta presi i fondi destinati e giustamente spesi qui e là… e magari da qualche altra parte come sovente in uno stato di potere abilmente corrotto… potrebbe non essere in grado di pareggiare i conti, salvo dover incombere in eventuali compromessi, una situazione paradossale che potrebbe indurre il paese al tracollo. Sinceramente in questo primo ventennio di “Unione Europea”, non ho mai assistito a manovre realmente solidali tra stati membri, quanto piuttosto una miriade di espedienti mirati, progettati al fine di generare forme di prevaricazione tra stati di potere, il cui gioco effimero scaturisce la tacita sottomissione. Credo che per essere definita unita una confederazione di stati debba operare all’unisono in qualunque circostanza, come in una grande famiglia, ma non credo che l’Europa sia arrivata ancora a siffatto livello di coesa condivisione. Questa é la mia mera opinione.
Marius Creati
Flavio Bucci, muore un volto noto del cinema italiano
Flavio Bucci è morto all’età di 72 anni. A causare la morte un infarto che lo ha colpito mentre si trovava nella sua casa romana.
ROMA – Grave lutto nel mondo del cinema. E’ morto all’età di 72 anni Flavio Bucci, l’attore di origine molisana ma nato a Torino. Le cause del decesso non sono note ma le prime indiscrezioni parlano di un malore improvviso (infarto) che è stato fatale per l’artista mentre si trovava nella sua casa romana.
Nelle prossime la famiglia comunicherà tutte le modalità per omaggiare il grande artista italiano.
Chi era Flavio Bucci – Nato a Torino il 25 maggio 1947 (Gemelli), Flavio Bucci si è formato proprio nella città piemontese prima di fare l’esordio al cinema nel 1973 nel film La proprietà non è più un furto di Elio Petri. La sua popolarità è esplosa nel 1977 quando ha interpretato il ruolo di protagonista nello sceneggiato televisivo dedicato al pittore Ligabue. Ha preso parte anche ad altri due capolavori del nostro cinema: Il marchese del Grillo di Mario Monicelli con il ruolo del prete Don Bastiano e Il divo di Paolo Sorrentino dedicato alla vita di Giulio Andreotti. Grande schermo che ha fatto anche parte della sua vita privata. Bucci prima si è sposato con Micaela Pignatelli dalla quale ha avuto due figli e poi ha avuto una relazione con Loes Kamsteeg, produttrice olandese. Da questa storia è nato Ruben.
Flavio Bucci morto – La tragica morte di Flavio Bucci è avvenuta nelle prime ore di martedì 18 febbraio 2020 nella casa romana. Molto probabilmente è stato un infarto a stroncare l’attore ma la famiglia ha preferito mantenere il massimo riserbo sulle cause del decesso. Nelle prossime ore saranno molti i colleghi che andranno a salutare uno degli artisti più importanti del cinema italiano. E la sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile in questo mondo.
Fonte: Newsmondo
Virus contro l’uomo, salto di specie in soli 16 anni
Ilaria Capua, tre i coronavirus simili a quello diffuso in Cina
Sono 5, in 16 anni, i virus che hanno fatto il ‘salto di specie’, ossia che dagli animali che li ospitavano sono diventati capaci di trasmettersi da uomo a uomo.
Di questi, 3 appartengono alla famiglia dei coronavirus, la stessa cui appartiene il virus 2019-nCoV che ha cominciato a diffondersi dalla città cinese di Whuan.
“Tre coronavirus in meno di 20 anni un forte campanello di allarme. Sono fenomeni legati anche a cambiamenti dell’ecosistema: se l’ambiente viene stravolto, il virus si trova di fronte a ospiti nuovi”, ha detto all’ANSA la virologa Ilaria Capua, che nell’Universita’ della Florida dirige il Centro di eccellenza dedicato alla ‘One Health’, che unifica i temi della salute umana, animale e ambientale.
Risale al 2003 la mutazione del virus della Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome), che era stato trasmesso dai pipistrelli agli zibetti e poi all’uomo.
Sei anni più tardi, nel 2009, era stata la volta del virus dell’influenza A H1N1 trasmesso dagli uccelli ai suini e da questi all’uomo: un vero e proprio collage con elementi di tre specie che ha generato il quarto virus pandemico dopo quello della Spagnola del 1918, quello dell’Asiatica del 1957 e quello della Hong Kong del 1968.
Nel 2012 era stata la volta della Mers (Middle East Respiratory Syndrome), un altro coronavirus che dai pipistrelli si era trasmesso ai cammelli e poi all’uomo.
Nel 2014 ha acquisito la capacità di trasmettersi da uomo a uomo anche il virus responsabile della febbre emorragica di Ebola e adesso è comparso il nuovo virus, indicato con la sigla 2019-nCoV che, come hanno reso le autorità sanitarie cinesi, dai pipistrelli sarebbe passato a un serbatoio animale ancora non chiaramente identificato e da lì sarebbe mutato in modo da adattarsi all’organismo umano.
Fonte: Ansa
Nanoparticelle d’oro, nuova arma efficace contro i virus
Nanoparticelle d’oro contro i virus: ecco come distruggono ebola, Hiv e papilloma
Un team di ricerca internazionale guidato da italiani ha creato una nuova “arma” per distruggere i virus, basata sulle nanoparticelle d’oro. Test positivi in laboratorio su cellule umane e modelli animali.
I virus responsabili di malattie diffuse come polmonite, papilloma, herpes e AIDS possono essere aggrediti e distrutti da nanoparticelle d’oro, che mimando la superficie delle cellule umane riescono a ingannare, attirare ed eliminare questi agenti patogeni dall’organismo. Lo ha dimostrato un team di ricerca internazionale composto da studiosi dell’Università di Torino e del Politecnico Federale di Losanna (EPFL), guidato dagli italiani Francesco Stellacci e David Lembo. La speranza dei ricercatori è che questa scoperta possa gettare le basi per la creazione di una nuova famiglia di farmaci antivirali, in grado di contrastare virus responsabili di milioni di morti ogni anno.
Gli studiosi hanno determinato l’efficacia delle nanoparticelle d’oro – innocue per l’essere umano – dopo aver condotto diversi test di laboratorio su cellule e tessuti umani in vitro, infettati da varie tipologie di virus. Fra essi il papilloma, l’Hiv, l’herpes simplex, il virus respiratorio sinciziale (RSV) e quello responsabile della febbre dengue. Anche gli esperimenti condotti sui modelli murini (topi) hanno dato esito positivo: i roditori infettati con la polmonite, dopo essere stati trattati con le nanoparticelle d’oro, sono infatti completamente guariti dalla malattia.
Ma come agiscono queste microscopiche particelle del prezioso metallo? In parole semplici, le nanoparticelle d’oro riescono a camuffarsi da cellule dell’organismo umano, esibendo una struttura che imita la superficie cellulare. I virus vengono ingannati e le attaccano per avviare il processo di replicazione, ma restano prima intrappolati e successivamente distrutti, sotto l’effetto di una pressione locale. L’intero processo non provoca alcun tipo di danno alle vere cellule dell’organismo.
Si tratta di una scoperta importante non solo per l’efficacia dimostrata, ma anche perché per la prima volta si potrebbero contrastare i virus nello stesso modo in cui vengono affrontati i batteri con gli antibiotici, ovvero con farmaci ad ampio spettro e non specifici come gli antivirali attualmente disponibili. “Lo studio dimostra che esiste un modo nuovo di creare farmaci contro i virus”, ha sottolineato all’ANSA il professor Stellacci. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto il ricercatore – è ideare una nuova strategia di contrasto alle infezioni che agisca ad ampio spettro su virus diversi, proprio come fanno gli antibiotici contro i batteri. Il passo successivo è disegnare molecole biologiche con proprietà simili alle nanoparticelle d’oro, capaci di agire come farmaci antivirali, e passare alla fase dei test clinici”. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Materials.
Fonte: Fanpage
Vittorio Gregotti, muore un maestro dell’architettura del Novecento
Aveva 92 anni. Ricoverato in seguito a una polmonite da coronavirus a Milano, è scomparso domenica mattina. Il cordoglio sui social: «Gli dobbiamo moltissimo»
È morto Vittorio Gregotti. Nato a Novara il 10 agosto 1927, il grande architetto, urbanista e teorico dell’architettura è scomparso nelle prime ore di domenica a Milano. Anche la moglie Marina Mazza è ricoverata nello stesso ospedale.
Era ricoverato all’ospedale San Giuseppe di Milano in seguito alle conseguenze di una polmonite da coronavirus. Tra i progetti più importanti realizzati dalla Gregotti Associati International (lo studio da lui fondato nel 1974) il piano di sviluppo del quartiere della Bicocca di Milano (1985-2005), il Centro Cultural de Belem a Lisbona 1988-1993), a confermare la dimensione internazionale del lavoro di Gregotti, e il teatro lirico di Aix-en-Provence (2003-2007), forse una delle realizzazioni da lui più amate.
Nel 1975 aveva curato la Biennale di Venezia, la prima in cui aveva fatto ufficialmente comparsa l’architettura «come ampliamento del settore Arti Visive». Il suo ultimo lavoro la ristrutturazione da ex fabbrica a teatro del Teatro Fonderia Leopolda a Follonica (Grosseto).
Sui social il cordoglio non solo degli italiani, ma di tutti gli appassionati di archit ettura: messaggi dal Giappone, dalla Spagna, dagli Stati Uniti. E da tutte le testate per cui Gregotti aveva lavorato, come «Casabella».
Il compianto del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini: «Con profonda tristezza apprendo della scomparsa del professor Vittorio Gregotti. Un grande architetto e urbanista italiano che ha dato prestigio al nostro paese nel mondo. Mi stringo alla famiglia in questa triste giornata». Il sindaco di Milano, Beppe Sala: «Con profonda tristezza salutiamo Vittorio Gregotti, uno dei nostri più grandi architetti e ambasciatori nel mondo. Milano gli deve moltissimo, dalla prima sala realizzata alla Triennale nel 1951 fino al quartiere Bicocca da lui interamente riprogettato. Grazie di tutto». Il messaggio del rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta: «Un grande uomo di cultura al quale dobbiamo molto e che non dimenticheremo».
Anche l’architetto e presidente della Triennale Stefano Boeri si aggiunge alle voci di chi piange Gregotti. «Se ne va, in queste ore cupe, un maestro dell’architettura internazionale, un saggista, critico, docente, editorialista, polemista, uomo delle istituzioni che ha fatto la storia della nostra cultura». Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e ceo di Pirelli: «Con Vittorio Gregotti scompare uno dei grandi protagonisti dell’architettura del Novecento, che ha contribuito a cambiare anche il volto di Milano, proiettandola in una dimensione internazionale. A lui si deve, tra l’altro, la progettazione e la riqualificazione dell’area Bicocca e dell’Headquarters Pirelli, uno dei migliori esempi di riconversione industriale. Il mio pensiero più affettuoso va alla sua famiglia».
A chi gli chiedeva quali fossero i progetti di cui andasse più fiero, Vittorio Gregotti era solito rispondere cosi: «Il lavoro che mi rappresenta di più è sempre l’ultimo».
Fonte: Corriere Della Sera