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Nagisa Oshima, muore il celebre regista giapponese
Muore il celebre regista giapponese Nagisa Oshima, conosciuto per il famoso film scandalo ‘L’impero dei sensi’, deceduto all’età di ottanta anni nei pressi di Tokyo. Annuncio confermato dalla famiglia presso l’agenzia France Presse. Il figlio minore Arata Oshima afferma: “Mio padre è morto serenamente. Era con la sua famiglia, la moglie Akiko e il figlio maggiore Takeshi. Io non c’ero. Era ricoverato in ospedale dallo scorso anno ed è morto di un’infezione polmonare”.
Il film ‘L’impero dei sensi’, pellicola ambientata nella capitale degli anni ’30 narra la relazione dominata letteralmente dai sensi tra il proprietario di una pensione e la sua cameriera, ma da menzionare tra i lavori più celebri anche ‘Furyo’, film nel quale si racconta la storia d’amore tra il comandante di un campo di prigionia e un detenuto inglese, presenti nel cast David Bowie e Takeshi Kitano.
Mali, guerra… massima allerta in Marocco
Le fonti mediatiche nazionali riportano che in previsione di eventuali attacchi da parte dei terroristi algerini dell’ AQMI e dei loro seguaci inMarocco, il governo ha dato ordine di massima allerta a tutti i servizi di sicurezza sia d’azione che di intelligence in Marocco. Principale causa, l’attacco francese in corso sulle postazioni dei gruppi islamisti algerini e sahélieni nel nord del Mali e le rivendicazioni sugli stranieri presenti nel Maghreb. In questi ultimi giorni sia la capitale del Reame, Rabat, che la capitale amministrativa del paese, Casablanca, oltre a tutte le altre città imperiali, sono controllate al metro quadrato per evitare che si possano verificare degli atti terroristici. Tutte le strade nazionali e statali sono constantemente monitorate da centinaia di posti di blocco della Gendarmerie Royal e dalla Polizia di Stato e tutte le auto sospette sono bloccate e perquisite. Ambasciate, consolati, missioni culturali straniere, centri religiosi e rappresentazioni di organismi internazionali nel paese sono stati messi in sicurezza, circondati dalla vigilanza più assoluta. In Mali, l’ambasciatore del Marocco a Bamako, Hassan Nacir, ha annunciato l’attivazione di una cellula di crisi per vigilare sulla sicurezza degli espatriati marocchini Il diplomatico, a questo proposito, ha riunito nell’ambasciata marocchina diversi rappresentanti della comunità marocchina stabilitasi in Mali, per informarli sugli ultimi sviluppi della situazione nel paese e sulle misure prese dall’ambasciata per vigilare sulla loro sicurezza. I marocchini residenti in Mali sono stati pregati di osservare scrupolosamente tutte le misure avviate dalle autorità maliensi, in primis lo stato di emergenza. I marocchini in Mali sono 380 iscritte al servizio consolare dell’ambasciata e lavorano principalmente nelle banche, nel settore tecnico telefonico e nella gestione di Hôtels.
Fonte: My Amazighen
Velo in televisione, scelta personale o imposizione…
Il Marocco è oggi il solo paese arabo musulmano dove il velo è proibito nelle televisioni di Stato. È vero che l’abito non fa il monaco (la monaca in questo caso) ma è certo allora che è l’apparenza che fa il giornalista. In un contesto dove i canali televisivi degli altri paesi arabi accettano donne velate a condurre i tg o ad animare programmi, le marocchine si ritrovano private di questo diritto e completamente allontanate dalla scena mediatica. Ad oggi sono sempre più numerose le giornaliste con il velo e basta avvicinarsi all’Istituto Superiore dell’Informazione e della Comunicazione (ISIC), principale scuola pubblica che forma i futuri giornalisti marocchini, per verificarlo. Il direttore dell’ISIC, in un intervista al settimanale riformista TelQuel, nella sua edizione del 7 marzo 2012, dichiarò che “quasi un terzo delle mie studentesse indossano il velo”. Cosa ne sarà allora di tutte queste future giornaliste, una volta laureate? Si può dire che potranno optare per la carta stampata o scrivere sulle piattaforme mediatiche ma molte di loro hanno il grande sogno di entrare in un canale televisivo e come sarà possibile quindi conciliare la loro tradizione religiosa con il lavoro? La spiegazione data per giustificare questa scelta è perlomeno curiosa: in una conferenza stampa, un responsabile dei media pubblici affermò quanto segue: “Una donna con il velo è meno bella e rappresentativa di una donna che non lo indossa”. Risposta direi offensiva ancor più se si guarda le giornaliste di Al Arabia o Al Jazeera che sono donne piacevolissime da guardare oltre ad essere delle brave professioniste. Vista dal di fuori questa politica adottata dai patrons della televisione nazionale è contradditoria e fuori luogo dal momento in cui il governo filo islamico in carica ha nominato ministro unadonna velata. Perchè lei si e le altre no? E perchè il governo non ha pensato di rimediare a questa situazione? Ci ha pensato, ma solo in forma teorica: davanti alle accuse e alle denuncie delle giornaliste velate, il ministro della Comunicazione, Mustapha El Khalfi, ha affermato che “nessuna discriminazione e nessun giudizio bastato sull’abito di una giornalista dovrà essere ammesso implicitamente o esplicitamente nei luoghi di lavoro o durante l’esercizio delle attività professionali”. In realtà niente è stato fatto. Le giornalste marocchine continuano a soffrire nel quotidiano di una discriminazione dovuta al fatto di indossare un velo islamico che nasconde i capelli e il collo.
Fonte: My Amazighen