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Pieter Paul Rubens (parte 3)
Anversa (1609-1621)
Nel 1608, in seguito alla scoperta della malattia della madre, Rubens progettò la partenza dall’Italia per Anversa, ma fu inutile poiché la donna morì lungo la via del ritorno senza mai vedere la sua dimora fiamminga. La città stava attraversando un periodo di prosperità ritrovata in seguito alla sottoscrizione della tregua stipulata tra le Provincie Unite e la Spagna nell’aprile del 1609, evento memorabile che diede inizio alla famosa Tregua dei Dodici Anni. Qui trovò subito appoggio e sostegno da parte dello scabino e borgomastro Nicolas Rockox. Nel mese di settembre dello stesso anno egli fu nominato pittore di corte dall’arciduca Alberto d’Amburgo, governatore dei Paesi Bassi cattolici, con il beneplacito della consorte, ottenendo il permesso speciale di poter sedimentare il suo studio in Anversa, anziché all’interno della corte a Bruxelles, e lavorare anche per altri clienti. Egli rimase vicino all’arciduchessa Isabella Clara Eugenia d’Amburgo fino alla morte giunta nel 1633 e fu acclamato e presentato non solo come pittore, ma anche come ambasciatore e diplomatico. Rubens più tardi solidifico il suo legame nei confronti della città quando, il 3 ottobre 1609, sposò Isabella Brant, figlia del noto umanista e ufficiale cittadino Jan Brant.
Nel 1610 egli progettò un nuovo studio e una nuova dimora, l’attuale museo Rubenshuis, la villa d’influenza italiana ubicata nel centro di Anversa nella quale si concentrava il suo atelier, presso cui lui e i suoi apprendisti, tra i quali anche il giovane allievo Antoon van Dyck, dipinsero la maggior parte delle opere conosciute, la sua collezione d’arte personale e la famosa biblioteca. Antoon van Dyck in seguito divenne il principale ritrattista fiammingo e suo frequente collaboratore, mentre svariate furono le sue collaborazioni con altri specialisti attivi nella città, come il pittore di animali Frans Snyders e il pittore di fiori Jan Brueghel il Vecchio.
In breve tempo dal suo ritorno divenne uno dei pittori più influenti delle Fiandre, a tal punto da ricevere la prima commissione per la realizzazione delle pale d’altare della Cattedrale di Nostra Signora di Anversa – ‘l’Erezione della Croce’ (1610) e ‘La Deposizione dalla croce’ (1611-1614) – sottolineando specie nel primo trittico la sintesi dell’apprendimento dell’artista sulle opere dei maestri italiani, tra cui fortemente l’influenza di Tintoretto e di Michelangelo, con l’adattamento di uno stile personalizzato, classificato poi come primo esempio di arte religiosa barocca.
Dall’inizio del 1612 lo stile subì una trasformazione, indotto probabilmente dall’influenza delle istanze della Controriforma Cattolica. Le sue composizioni assunsero tonalità più fredde, una maggiore demarcazione dell’equilibrio compositivo, una scansione simmetrica dei personaggi più nitida e armoniosa rispetto al passato, provvista di un risalto plastico di maggiore effetto visivo, conservando tutto sommato l’implementazione delle figure secondo la coeva teoria artistica classicheggiante italiana.
Tra il 1617 e il 1618 si occupò della realizzazione del ciclo apologetico di sette arazzi rappresentanti la ‘Storia di Decio Mure’, commissionata dal nobile genovese Nicolò Pallavicini, omaggiante l’atto di devotio del stoico romano Publio Decio Mure morto in battaglia contro i Latini.
Rubens iniziò a dedicarsi anche alla decorazione architettonica, infatti di notevole rilevanza fu la decorazione delle volte della chiesa di San Carlo Borromeo di Anversa avvenuta nel 1620, successivamente distrutta nell’incendio del 1718, di cui oggi rimangono soltanto gli schizzi preparatori, composta da circa quaranta dipinti enormi raffiguranti scene tratte dal Vecchio Testamento, dal Nuovo Testamento e dalla vita dei santi, posizionate in due file su due registri disposte frontalmente l’una dinnazi all’altra.
In questo periodo della sua carriera Rubens si specializzò nella produzione di stampe e frontespizi dei libri, collaborando in particolar modo con la nota casa editrice Plantin-Moretus del suo amico Balthasar I Moretus al fine di estendere la sua fama in ogni parte d’Europa. Ad eccezione di un paio d’incisioni all’acquaforte, egli produsse personalmente i disegni lasciando invece la grafica a specialisti come Lucas Vorsterman. Inoltre durante questi anni reclutò una serie di incisori formati da Hendrik Goltzius, artista che egli stesso addestrò accuratamente nello stile vigoroso altamente desiderato. Inoltre realizzò le ultime incisioni significative su legno dapprima della rinascita della tecnica avvenuta solo nel 19esimo secolo. Rubens istituì i diritti d’autore sulle sue stampe, il più considerevolmente in Olanda, dove il suo lavoro fu largamente copiato attraverso la stampa. Inoltre egli istituì i diritti d’autore per i suoi lavori artistici in Inghilterra, Francia e Spagna.
a cura di Marius Creati
Hassan al-Wazzan, leone africano
Hassan al-Wazzan nacque nel 1488 aGranada, nella Andalusia musulmana. Dopo la presa della città nel 1492 dai reali cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando II° di Tarragona, la sua famiglia si rifugiò inMarocco nella città di Fès. Hassan studiò teologia in diverse scuole coraniche della città e alla prestigiosa Karaouiyine, e grazie allo zio materno debutterà nel campo diplomatico seguendolo in una missione nell’impero Songhai, in visita all’Askia Mohammed Touré. L’impero venne fondato a Koukia nel VII° secolo dal capo berbero Za el-Ayamen che fuggì davanti all’invasione araba, e si estendeva dal Nigeral Mali sino ad una parte della Nigeria attuale. Verso il 1010 il re di Koukia si installò a Gao e si convertì all’Islam. La città vicina di Tombouctoudivenne il punto di raggruppamento delle carovane e il centrotranssahariano che fece della città un centro economico dell’impero e centro religioso e intellettuale importante. Questa città misteriosa si adornò di numerose costruzione in pisè (terra e paglia) come le moschee Jingereber,Sidi Yaya e Sankore. Leone l’Africano dopo questo viaggio entusiasmantedecise che la sua vita sarebbe stata al servizio della diplomazia. Le suemissioni politiche e commerciali lo portarono attraverso tutto il Marocco; dal Rif al Souss, dai Doukkala ai Tadla, dal Tafilalet alle zone presaharianee poi ancora in tutti i paesi del Maghreb, dell’Arabia, dell’Africa sahariana, aCostantinopoli e in Egitto. Nel 1518, di ritorno da uno dei suoi viaggi, la nave sulla quale era imbarcato venne attaccata (si presume a Malta o in Corsica) e fatto prigioniero da “marinai siciliani“. Venne infatti catturato dai Cavalieridell’ordine di S.Giovanni. Questi ultimi però, impressionati dal suo sapere e dalla sua cultura lo donarono alPapa Leone X, che in seguito lo adotto comefiglio, lo fece catechizzare e poi battezzare con il suo stesso nome: Giovanni Leone. Divenne allora Giovanni Leone de Medici, detto Leone l’Africano. Durante il suo soggiorno in Italia studiò l’italiano e il latino ed insegno l’arabo a Bologna. Su richiesta del Papa scrisse la sua famosa Cosmographia dell’Africa, pubblicato a Venezia sotto il titolo di “”Della descrizione dell’Africa et delle cose notabili che ivi sono“. Quest’opera divenne una referenza importante con preziose informazioni sulla vita, la morale, gli usi e costumi del mondomusulmano, tralasciando volutamente tutti gli aspetti di carattere militare (il 70% dell’opera descrive ovviamente il Marocco) . Grazie a questo libroTombouctou divenne una città mitica nell’immaginario collettivo europeo. Il libro divenne la Bibbia di tutti i diplomatici e esploratori interessati all’Africa. Mori nel 1548 lasciando in dono questa preziosa eredità. La sua morte è avvolta nel mistero: alcune fonti danno gli ultimi giorni della sua vita in Italia, a Bologna. Altri invece credono sia morto in Tunisia, riconvertitosi all’Islam, ma nessun documento prova questa tesi. Resta il fatto che la vita di quest’uomo è stata sicuramente straordinaria e fuori da ogni prevedibile schema, ambigua e sicuramente avventurosa.
Paolo Pautasso
Fonte: My Amazighen
Marocco, distrutte alcune incisioni rupestri dai salafisti
Alcune splendide incisioni su pietra risalenti a circa 8.000 anni fa sono state distrutte da un gruppo salafista sulle montagne dell’Alto Atlas, nel sud del Marocco, secondo un responsabile di una ONG locale che ha verificato l’accaduto. Queste incisioni su pietra rappresentavano il sole e sono state distrutte alcuni giorni fa da un gruppo di seguaci salafisti non ancora identificati, notizia confermata dal quotidiano As-Sabah mercoledi’ scorso. Una di queste incisioni era chiamata e catalogata come “placca solare” ed è stata individuata la sua presenza nel periodo dei Fenici in Marocco. Si trovava in un sito archeologico comunosciuto coma la “piana di Yagour”, nei pressi di Marrakech, a 20 km dal Jebel Toubkal, la cima più alta del reame (4.167 mt). “Ci sono alcuni gruppi salafisti in questa regione e non è la prima volta che dei siti pre-islamici siano attaccati. Abbiamo inviato un informazione al Ministero della Cultura, ma senza risposta ad oggi” ha dichiarato Aboubakr Anghir, della lega Amazigh dei Diritti Umani (LADH).La rappresentazione del sole è considerata da alcuni movimenti estremisti come una rappresentazione di una divinità e quindi idiolatria per l’Islam,contraria all’unicità di Dio. Segnali preoccupanti in questi mesi si accavallano in Marocco a causa di una alzata di testa di diversi gruppi estremisti salafisti che fanno trasparire un futuro carico di insidie, tenendo conto che le autorità e il governo non muove un dito, essendo il governo in mano ai filo-islamisti del PJD.
Fonte: My Amazighen