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Caos, semplice caso o puro destino
Ogni volta che ci accade qualcosa di positivo o negativo, ogni volta che ripensiamo alle scelte fatte, ogni volta che incontriamo una persona che non vedevamo da anni o ne conosciamo una nuova che ci sconvolge la vita, ci poniamo sempre la stessa domanda: “Caso o destino?” Per rispondere al quesito, occorre innanzi tutto analizzare queste due teorie contrapposte, quella del caos e quella dell’ordine.
Teoria del caos e teoria dell’ordine
Nelle mitologie antiche troviamo il Caos quasi sempre contrapposto al Cosmo, nel senso di universo disordinato il primo e ordinato il secondo. Secondo la cosmogonia egiziana, i miti cinesi e quelli indiani, dal Caos esistente nacque il Cosmo, inteso come forza positiva in grado di contrastarlo nella sua casualità indifferenziata e distruttrice.
Nella fisica Ottocentesca, invece, I concetti di caos e ordine strutturato venivano completamente esclusi in quanto il primo era considerato intrattabile.
Il concetto di ordine permeava, infatti, tutta la meccanica, nella forma semplice di un solo tipo di ordine, quello delle ripetizioni periodiche. Ne sono un classico esempio il concetto di Terra che ruota attorno al Sole o il pendolo che oscilla in eterno.
Nel Novecento, poi la situazione cambiò radicalmente e gli studi sul caos portarono a scoprire che, mentre i veri dati casuali restano dispersi in una confusione indefinita, il caos deterministico e strutturato, invece, li attrae in un ordine invisibile che attiva solo alcune possibilità, delle molte che ha il disordine. Gli scienziati, studiandolo, si accorsero che lo stesso nome non era adeguato: l’etimologia di tale termine, infatti, è associata alla “casualità”, ma tali processi caotici producevano invece delle splendide forme perfette.
Gli studi sulla termodinamica si accorsero, poi, che l’ordine poteva e doveva coesistere con il disordine, essergli complementare.
Il caso
Dal concetto di caos deriva quello di caso. Per “caso” si intende solitamente un avvenimento che si verifica senza una causa definita; deriva dal latino casus che significa “caduta”.
Fin dai tempi della Grecia antica, il caso è stato oggetto di riflessione da parte di molti filosofi come Democrito, Spinoza, Leibniz, Hume e molti dopo di loro ma vorrei soffermare l’attenzione sullo scrittore contemporaneo statunitense Paul Auster, che ha scritto alcuni romanzi come “Trilogia di New York” e “Sunset Park” nei quali esplora tutti i fatti accidentali ed apparentemente insignificanti che fanno sempre deviare il corso della nostra esistenza. Egli afferma di non credere nel destino e pensa che le nostre vite siano una “progressione di contingenze multiple”.
In una intervista rilasciata a Il Sole24ore egli afferma:
“Caso e necessità sono presenti nei miei romanzi, ma non sono la forza predominante. È semplicemente il modo in cui il mondo funziona. Sono molto interessato a quella che potremmo chiamare “la meccanica della realtà“, il perché le cose succedono e come succedono. Spesso ciò che determina il nostro destino sono fattori del tutto accidentali. Per esempio, cerco sempre di capire come le persone che sono sposate si sono incontrate. Sposarsi, avere dei figli è probabilmente la cosa più importante che uno fa nella vita. E spesso pare che siano dei fatti del tutto accidentali ad avvicinare un uomo e una donna. Questo mi affascina: non direi che è il destino, ma gli eventi casuali che accadono, e il significato che troviamo in questi eventi”.
Ma è proprio su questo punto che entra in gioco il concetto di destino.
Il destino
Chi crede nel destino pensa che l’insieme di tutti gli eventi che accadono siano collegati tra di loro da un filo invisibile che inconsciamente seguiamo, perché siamo dominati da questa forza o energia che ci fa propendere per talune scelte, piuttosto che altre. In altre parole, il concetto di destino si basa sulla convinzione che esista un ordine naturale prefissato nell’universo.
Al pari del caso, il destino è stato oggetto di ampi dibattiti filosofici e religiosi, ad esempio nella Grecia antica veniva chiamato “Fato” ed era considerato invincibile: persino gli dei dovevano sottostarvi. In epoca moderna, invece, il primo filosofo che ha meglio rappresentato il concetto di destino è Martin Heidegger che nel suo saggio “Essere e tempo”, lo definisce come il nostro modo di essere che è determinato dalle scelte che facciamo e che gli altri danno di noi e cioè il libero arbitrio, la facoltà dell’uomo di decidere delle proprie azioni.
Ed ecco il nodo della questione: le nostre scelte sono davvero libere o sono comunque indirizzate inconsciamente verso ciò che è il nostro destino?
Il regista e scrittore svedese Kay Pollak, nel suo libro “Nessun incontro è un caso” scrive:
“Immaginate che nessun incontro fra le persone sia casuale. Immaginate che ogni persona che incontriate sia mandata per uno scopo. Quando questa idea mi attraversò la mente per la prima volta la mia reazione fu di dubbio. Impossibile, pensai, chi mai potrebbe organizzare tutti questi incontri? Ma, a poco a poco, sperimentai, come questo pensiero rendesse straordinariamente e tangibilmente più gratificante procedere nel cammino della vita. Infatti, un buon numero di incontri, sia con persone che già conoscevo che con sconosciuti, diventò più eccitante, talvolta quasi inebriante! Immagino che chiunque io incontri mi sia mandato per uno scopo. Incomincio a pensare e a credere decisamente che sia così e questo pensiero rende la vita più divertente e piena di significato. Se riguardate alla vostra vita passata, potete constatare che ogni persona che avete incontrato – ogni singola persona – ha contribuito, a suo modo, a farvi essere quello che siete oggi. Ogni incontro che avete fatto, nei modi più svariati, ha messo in evidenza qualcosa di voi. Perché non provate a pensarci? Prendetevela con calma e rimanete per un po’ in compagnia di quest’idea. Chiunque io incontri mi è mandato per uno scopo. Leggete attentamente. Posso e voglio imparare dagli altri. Essi esistono per insegnarmi a crescere.”
Riflessioni
Caso e destino sono due termini assolutamente alternativi l’uno all’altro, tuttavia, tendono ad intrecciarsi l’uno con l’altro. C’è chi sostiene che “sia tutto un caso” e chi, invece, che “sia tutto destino”; altri ancora pensano che le cose accadano alle volte per l’uno e alle colte per l’altro motivo. Io credo, in realtà che siano, in fondo, due facce della stessa medaglia: nel caso vediamo gli accadimenti come piccoli frammenti senza un legame; nel destino vediamo gli stessi frammenti ma intravediamo anche lo specchio che essi vanno a comporre.
“Un grande guerriero giapponese che si chiamava Nobunaga decise di attaccare il nemico sebbene il suo esercito fosse numericamente soltanto un decimo di quello avversario: lui sapeva che avrebbe vinto, ma i suoi soldati erano dubbiosi. Durante la marcia si fermò a un tempio scintoista e disse ai suoi uomini: “Dopo aver visitato il tempio butterò una moneta. Se viene testa vinceremo, se viene croce perderemo. Siamo nelle mani del destino” Nobaluga entrò nel tempio e pregò in silenzio. Uscì e gettò una moneta. Venne testa. I suoi soldati erano così impazienti di battersi che vinsero la battaglia senza difficoltà. “Nessuno può cambiare il destino” disse a Nobaluga il suo aiutante dopo la battaglia. “No davvero” disse Nobaluga, mostrandogli una moneta che aveva testa su tutt’e due le facce.” (101 storie Zen – Nyogen Senzaki – Paul Reps).
Fonte: Tasc
Agrobiologia, allergie in espansione
Perchè le allergie stanno aumentando?
Ormai un italiano su cinque soffre di almeno un tipo di allergia, mentre in europa si stimano 80 milioni di persone con sintomi. I dati sono preoccupanti se si confrontano con quelli degli anni ’50, dove si stimava che solo un italiano su venti ne soffriva. Queste allergie si manifestano in diverse forme e con diversi sintomi, dall’asma alla congiuntivite e dalle intolleranze alimentari ad una più semplice rinite.
Quali sono le cause delle allergie?
Molti studi stanno cercando di far luce sul motivo di questa diffusione esponenziale delle allergie, le cause ipotizzate finora sono innumerevoli: si va da una predisposizione genetica di alcuni soggetti ai fattori ambientali esterni, come l’inquinamento, il fumo di sigarette, e allergenici come gli acari e la polvere. A questi si aggiunge anche lo stile di vita, i fattori psichici (emozioni e stimoli forti) e l’alimentazione, ad esempio un numero sempre crescente di bambini (si stima il 5%) risulta essere allergico alle uova e al latte di mucca per cause di alimentazione.
Un’altro fattore ipotizzato ormai da molti scienziati è l’ambiente troppo chiuso, pulito e sterilizzato nel quale facciamo crescere i nostri figli. Sembra infatti che le migliorate condizioni igieniche della società moderna abbiano si aumentato le nostre condizioni di salute, ma così facendo (anche grazie ai medicinali) diminuiamo drasticamente la nostra esposizione ai batteri, che dovrebbero sviluppare il sistema immunitario naturalmente. Quindi le nostre difese naturali stanno lentamente diminuendo, non più stimolate da batteri e virus che vengono ormai eliminati dagli antibiotici.
Ma cosa sono esattamente le allergie?
Le allergie sono delle malattie del sistema immunitario che si verificano da una risposta anomala nei confronti di un allergene. Gli allergeni sono sostanze che entrano nel nostro organismo (vengono ingerite, inalate, inoculate o assorbite) innocue per le persone non allergiche, ma che scatenano reazioni immunitarie nelle persone allergiche. Cominciata la reazione immunitaria si crea uno sbilanciamento nella differenziazione dei linfociti Th2 dai Th1 (recettori di peptidi antigenici) i quali scatenano una iperproduzione di anticorpi (Ige), i quali nel peggiore dei casi possono portare ad uno shock anafilattico e quindi al rischio della vita.
Esiste poi un tipo di allergia che si manifesta ciclicamente in un determinato periodo dell’anno, le cosiddette allergie stagionali. Queste sono causate essenzialmente da pollini, e quindi i sintomi si manifestano solo nel periodo dell’anno in cui fiorisce la specie botanica in questione. Per questi sfortunati “allergici cronici” (in cui rientra pure il sottoscritto) esistono dei “Calendari Pollonici” creati in collaborazione con l’Associazione Italiana di Agrobiologia su base geografica e periodo annuale che possono essere consultati per sapere esattamente in quale periodo l’allergia si presenterà.
Entra in gioco anche l’UE
Queste allergie hanno anche un grande impatto economico che non può essere trascurato: si calcola che a livello europeo i costi diretti ammontano a oltre 10 miliardi di euro l’anno, a cui aggiungendo quelli indiretti (assenze lavoro, produttività inferiore..) la cifra raggiungerebbe quasi i 20 miliardi.
L’Unione Europea ha deciso di finanziare un gruppo di ricercatori per scoprire più approfonditamente le cause e trovare una soluzione. Il progetto si chiama MEDALL (Mechanisms of the development of allergy) ed è formato da ricercatori di 12 stati, tra cui l’Italia. È operativo da ormai fine gennaio e si propone di ottenere risultati concreti entro il 2020.
Cosa consigliano i medici
Non sempre si può evitare di entrare in contatto con l’allergene, per questo esistono dei trattamenti di prevenzione per evitare reazioni troppo grandi e quindi uno shock anafilattico. I farmaci preventivi sono prescritti dal medico e i più comuni sono ad esempio il cromoglicato o il nedocromile, sintomatici decongestionanti e antistaminici, oppure i corticosteroidi. Inoltre si può ricorrere ai rimedi della medicina omeopatica, che mira a rendere il paziente progressivamente meno reattivo agli allergeni. Così facendo quando il suo organismo entrerà in contatto con essi la reazione sarà minore e soportabile.
Conclusioni
Con le nuove scoperte scientifiche negli anni perfezioneranno le cure così che le persone affette soffrano sempre meno.
Filippo Cassera
Fonte: Tasc
Nicolas Cage, ruolo nel thriller giudiziario “Amicus”
Richard Kelly, il regista di “Donnie Darko” , dirigerà Nicolas Cage, nel thriller giudiziario “Amicus”, in cui l’attore interpreterà Rodney A. Smolla, un avvocato costretto ad affrontare un caso di omicidio multiplo che condizionò le sue convinzioni e la sua carriera.
“Amicus” è tratto dal libro “Deliberate Intent: A Lawyer tells the true story of murder by the book” (1999), pubblicato dallo stesso Smolla e incentrato su un caso di cronaca nera che suscitò molto scalpore negli Stati Uniti. Lawrence Horn, un tecnico del suono della Motown, ingaggiò un killer per uccidere la sua ex moglie, il figlio tetraplegico e l’infermiera che lo accudiva durante la notte. James Perry, l’assassino materiale, perfezionò il delitto seguendo le istruzioni di un particolare libro intitolato “Hit Man”, un manuale di istruzioni per killer su commissione. Rod Smolla venne chiamato a rappresentare le famiglie delle vittime nella causa civile contro la casa editrice del libro, la Paladin. Dopo alcuni ripensamenti accettò l’incarico, anche se questo violava le sue credenze sulla difesa della libertà di stampa e di parola.
Le riprese di “Amicus” inizieranno nel gennaio 2013 ad Atlanta. Il titolo del film si riferisce all’espressione latina amicus curiae, presa dal sistema giudiziario per indicare coloro che, di loro iniziativa, offrono volontariamente informazioni su un determinato caso.
Fonte: TMNews
Coldplay, primo film concerto a novembre
I Coldplay pubblicano il loro primo film concerto: “Live 2012” è il titolo molto semplice scelto per rappresentare il live album in uscita il 20 novembre in Italia e il giorno precedente in Gran Bretagna. Il film celebra il tour mondiale “Mylo Xyloto”, che dal giugno 2011 è stato visto da più di tre milioni di persone e sarà pubblicato per Parlophone su cd, dvd, blu-ray e digitale.
Le riprese del film sono state dirette da Paul Dugdale, già regista del live di Adele dalla Royal Albert Hall e dei film-concerto Worlds On Fire dei Prodigy. “Live 2012”, nei 90 minuti di durata, include scene dai concerti di Parigi (Stade de France), Montreal (Bell Centre) e il trionfo della band al Pyramid Stage di Glastonbury 2011.
“Il tour di Mylo Xyloto è stato il più divertente tra quelli fatti come band – – ha detto il leader dei Coldplay, Chris Martin -. Principalmente per l’incredibile audience davanti a cui abbiamo suonato. Nel corso degli anni, il nostro pubblico è diventato sempre più parte del concerto stesso. Sono incredibili, variegati, pieni di soul, e rendono il suono delle canzoni migliore di quanto noi siamo già in grado di fare. Abbiamo cercato di raccogliere l’incredibile feeling che ci arriva da loro per trasportarlo nel film concerto”.
Fonte: TMNews
Intervista di Viviana Musumeci a Yolanda Dominguez
Sarà allo Spazio Rojo a Milano dal 4 ottobre al 15 novembre la nuova mostra dell’artista spagnola Yolanda Dominguez. Per la prima volta l’artista presenta nel nostro Paese una selezione dei suoi lavori più riusciti e realizzerà una performance apposita per l’occasione. Il pubblico è sempre protagonista dei suoi allestimenti e delle sue attività artistiche e così sarà anche questa volta.
Intervista di Viviana Musumeci
V.M.: Qual’è il rapporto che lega la donna alla bellezza e alla moda?
Y.D.: La donna è da sempre associata al valore della bellezza, sin dalle prime pitture, opere di uomini e quello che li differenziava e apprezzavano di una donna era quasi esclusivamente il suo corpo e la sua bellezza. Queste prime immagini pittoriche, al tempo in cui la maggior parte della popolazione era analfabeta, funzionavano come riferimento di comportamento e modelli da imitare. Noi donne (che siamo perfette “interpreti”) detenevamo già un ruolo da imitare: se sono bella mi ameranno e così abbiamo continuato nella storia a coltivare questo suddetto “valore femminile”. Ora come ora le cose non sono molto cambiate, le riviste femminili ed i mezzi di comunicazione seguono questo presupposto prediligendolo rispetto a molti altri valori. Mi rattrista vedere che esistono grandi professioniste che svolgono lavori differenti e che acquisiscono valore nei mezzi di comunicazione in uno o nell’altro modo esclusivamente per il loro look, stile o i loro complementi. Si tratta di qualcosa che diamo tanto per scontato che non ce ne rendiamo conto. Quando ho fatto alcune interviste in tv, il commento che ho ricevuto da amiche e famigliari è stato se sono venuta bene o no. E’ abbastanza frustrante. La moda si occupa specificamente dell’apparenza e per questo è molto legata a questa ossessione femminile della bellezza.
V.M.: Come esprimi questo legame nella tua arte e performance?
Y.D.: Fondamentalmente tratto di tematiche che mi preoccupano o che mi interessano in quanto donna, dentro il mio contesto sociale. Una di queste è appunto la questione dell’ossessione per l’apparenza, il consumismo, i nuovi schiavismi femminili (che riguardano anche gli uomini anche se in maniera ridotta e con formule meno aggressive, per esempio gli uomini trasformano il loro corpo attraverso la ginnastica e noi donne ci sottoponiamo a varie operazioni chirurgiche che sono molto più pesanti da sopportare per il nostro corpo). Mi preoccupano tutti questi messaggi trasmessi dai brand che ci dicono costantemente che siamo malfatte e tutto quello che dobbiamo fare per essere perfette, non ci rispettano nè promuovono il messaggio di rispettarci, ci chiedono di trasformare il nostro corpo e di convertirci allo stereotipo “Non avere personalità, te ne fabbrichiamo una noi”. Vorrei esporre tutte queste problematiche in maniera esplicita in modo da condividerle con gli altri, sia uomini che donne. Mi piace ricevere feedback e commenti degli spettatori e da coloro che partecipano ai miei livings (avventure o esperienze inserite nella vita quotidiana).
V.M.: Quanto tempo dedichi alla tua bellezza?
Y.D.: Sicuramente più del necessario, bene o male vivo in questa società e sono influenzata dalle sue norme, se voglio essere accettata e amata devo seguire ciò a cui si dà valore (tutti ci muoviamo per amore degli altri, è un istinto di sopravvivenza). Credo che non ci sia nulla di male nell’essere bella e attraente, anzi! La nostra funzione come specie è quella di riprodurci e il rimanere in salute e attrattivi fa si che tu piaccia e che ti riproduca. Fin qui tutto bene, sempre che non si converta in un ossessione e nel rappresentare l’unico valore in una donna. Se convertissimo il tempo che dedichiamo al culto del corpo nel costruirci una carriera, sviluppare la mente smetteremmo di essere carne su cui testare i prodotti delle industrie, del marketing e delle imprese e smetterebbero di trattarci come un gregge di pecore. Ci sono donne che risparmiano per poter operarsi al seno invece che risparmiare per andare all’università.
V.M.: Sei anche tu una schiava della moda?
Y.D.: Non mi considero schiava della moda. Mi piace, per presupposto, vedere le creazioni dell’industria, alcune proposte mi interessano altre no. Ci sono stilisti che mi sembrano grandi creatori e in realtà non ho nulla contro la moda a parte i suoi aspetti dannosi, presenti del resto in tutti i campi. E’ pericoloso assorbire senza limiti i messaggi che ci lanciano senza capire quello che ci stanno raccontando, senza preoccuparci se conviene o no. Tutto è portato all’estremo, e nel mondo della moda ci sono molte dismisure, ci sono molte cose assurde. “Poses” vuole trasmettere precisamente quello che raccontano le pose delle donne modelle (che non hanno nulla a che vedere con le pose dei modelli uomini). Si analizza apertamente il modo in cui ci presentano le riviste e gli editori di moda, i messaggi sono abbastanza negativi: spalmate, sottomesse, ritorte, inferme, anoressiche… e gli uomini: forti, energumeni, trionfatori. Se le pose sono un fotogramma che presenta la femminilità… siamo perse! In generale mi piace che il modo in cui mi vesto rifletta quello che sono e la mia personalità però senza darle troppa importanza, che non richiami troppo l’attenzione, perchè io sono molto più di un paio di scarpe o una combinazione di colori e se l’unico messaggio che mi sforzo di trasmettere al mondo sono i vestiti che indosso, non è il massimo.
Fonte: VM-Mag