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Cina, prodotti cosmetici testati su animali mentre l’occidente accondisce alla vendita
Molto è stato fatto in questi anni per eliminare la crudeltà del testare i prodotti cosmetici sugli animali. La sensibilità dei consumatori è cresciuta grazie anche al lavoro svolto da alcune associazioni animaliste che hanno comunicato al mondo intero il problema, a volte anche con azioni spettacolari da parte degli attivisti. Nel 2011, negli Stati Uniti è stato introdotto il Safe Cosmetics Act, una sorta di testo che bandisce la pratica delle sperimentazioni sugli animali, ma finora non è stato trasformato in legge. In Europa, poi, la situazione è ancora più confusa: secondo il Daily Mail un decreto dell’Unione Europea contro i test compiuti sugli animali dovrebbe entrare in vigore entro il prossimo anno, tuttavia non è dato sapere, fino ad allora, quali pratiche, invece, siano ancora accettate. Ma il vero problema per le aziende di questo settore è rappresentato dalla Cina in quanto per vendere prodotti cosmetici al colosso mondiale dell’economia è necessario non possedere il classico simbolo del coniglietto che indica che i prodotti contenuti nel pack sono stati realizzati senza test su animali. La Cina, infatti, è fortemente a favore dei test su animali prima che i prodotti vengano usati dall’uomo. Secondo The Independent, alcuni marchi noti, per vendere in Cina, hanno ceduto alla richiesta e per questa ragione i prodotti indirizzati a quel mercato hanno eliminato il simbolo del coniglietto. In altre parole, le aziende cederebbero sul versante etico, pur di vendere alla Cina. E anche se le aziende tirate in causa hanno negato l’accusa, di fatto, per accedere al mercato cinese della cosmetica è necessario per legge testare i prodotti sugli animali.
Insomma, fino a quando la materia non verrà regolamentata in maniera uniforme, il dilemma rimarrà: educare una nazione a essere più gentile nei riguardi degli animali o vendere ipocritamente prodotti non testati su animali in tutto il resto del mondo tranne proprio che in Cina?
Fonte: VM-Mag
Emanuela Orlandi, nuove informazioni sul caso della scomparsa
Il caso della povera Emanuela Orlandi, scomparsa in giugno del 1982 a soli 16 anni e della quale nonostante molti vari personaggi hanno provato a fare chiarezza sulla sua scomparsa, non se n’è saputo più nulla. Emanuela sparita nel vento e la sua verità portata via con esso. A distanza di 28 anni da questa assurda vicenda vien fuori come un fulmine a ciel sereno, la presunta dichiarazione di Padre Amort, noto esorcista legato da sempre agli ambienti del Vaticano e stimatissimo da sua Eminenza Benedetto XVI. Gira sui social network la notizia secondo cui l’eminente esorcista avrebbe confermato che la povera Emanuela fu vittima di un festino di pedofili probabilmente consumato all’interno delle mura vaticane. Secondo Amort, una non ben identificata guardia svizzera si occupava di reclutare ragazze minorenni, grossomodo dell’età di Emanuela, le quali venivano drogate e sottoposte ad abusi sessuali di ogni tipo. Sempre stando alla notizia emersa dai social network, la sventurata ragazzina sarebbe poi stata uccisa da qualche esponente della banda della Magliana, probabilmente il De Pedis e il suo cadavere fu occultato per sempre. Rimane tuttavia da valutare la reale fondatezza di tali presunte dichiarazioni visto che la fonte della notizia non è ancora stata dichiarata.
Fonte: AGS Cosmo