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Cholula, mistero della piramide più grande al mondo
Lo studio delle piramidi, costruite nel lontano passato da molti popoli che vivevano in differenti zone della Terra, è interesante non solo dal punto di vista storico e architettonico, ma anche per comprendere le loro usanze, le loro credenze religiose e la loro visione del mondo.
Le piramidi più conosciute sono certamente le egiziane, soprattutto quelle della piana di Giza.
Nel mondo però vi furono varie le culture antiche che costruirono piramidi, per esempio le piramidi cinesi di Xian, quelle peruviane di Caral o Tucumè e quelle mesoamericane, come le Maya di Tikal, Uxmal, Palenque, o le famose piramidi del Sole e della Luna di Teotihuacan.
Stranamente la pirámide di Cholula (detta anche Tlachihualtepetl), che è la più grande del mondo, è quasi ignorata sia nei programmi televisivi dove si divulga la Storia sudamericana che nelle riviste specializzate.
La piramide, che è alta 66 metri ed ha una pianta quadrata di 400 metri, è la più voluminosa del mondo: ben 4.450.000 metri cubi.
Per fare un paragone, la piramide di Cheope, ha un volume di “soli” 2.500.000 metri cubi.
Il nome Cholula significa “acqua che cade nel luogo della vita”. Secondo la mitología fu costruita dal gigante Xelhua, che riuscì a salvarsi dal diluvio universale.
Ecco un brano dell’opera Cholula 2000 tradizione e cultura dello scrittore Rodolfo Herrera Charolet (1995):
Nell’epoca del diluvio vivevano sulla Terra i giganti, però molti di essi morirono sommersi dalla acque, alcuni invece furono trasformati in pesci e solo sette fratelli si salvarono in alcune grotte della montagna Tlaloc. Il gigante Xelhua viaggiò fino al luogo che in seguito si chiamò Cholollan e con grandi mattoni fabbricati nel lontano Tlalmanalco, cominciò a costruire la pirámide in memoria della montagna dove si salvò. Siccome Tonacatecutli, il Padre degli Dei s’irritò vedendo quella immensa costruzione, che poteva arrivare alle nubi, lanciò delle lingue di fuoco e con un grande masso che aveva forma di rospo schiacciò molti lavoratori e scacciò i sopravvissuti, cosìcchè l’opera fu interrotta…
La piramide di Cholula è in realtà il risultato di 6 differenti costruzioni sovrapposte nel corso dei secoli. Secondo gliultimi studi in situ s’iniziò a costruire nel periodo Preclassico(1800 a.C.-200 d.C), nell’epoca degli Olmechi.
Intorno al 100 d.C. la piramide di Cholula era utilizzata da genti di Teotihuacan, sia per motivi rituali che cerimoniali.
Si stima che il complesso urbano che si era sviluppato nei dintorni della piramide assommava a quasi 100.000 abitanti intorno al 200 d.C. essendo così la seconda città del Mesoamerica dopo Teotihuacan.
La zona fu abbandonata intorno all’800 d.C. in seguito alla decadenza di Teotihuacan. In seguito la piramide fu utilizzata da etnie Tolteche e Cicimeche. Quindi con il dominio degli Aztechi in Messico, fu dedicata al culto di Queztalcoatl.
In seguito alla conquista spagnola del Messico, fu costruita una chiesa cattolica nella sommità della piramide (nel 1594), allo scopo di affermare la religione cristiana sui culti locali.
Il primo archeologo che studiò a fondo la piramide fu lo svizzero Adolph Bandelier nel 1881. Rinvenne molti resti umani in alcune sepolture di stile Teotihuacano, oltre a una notevole quantità di cerámica, anch’essa attribuibile a Teotihuacan.
Nel 1931 l’architetto Ignacio Marquina diresse degli scavi con lo scopo di aprire dei tunnel al di sotto della pirámide. Nel 1951 sono stati scavati circa 6 chilometri di tunnels al di sotto della piramide, che formano un vero e proprio labirinto.
Durante questo primo periodo di scavi furono pórtate alla luce notevoli quantità di ceramiche risalenti alle culture di Tula e Teotihuacan oltre a strumenti musicali come per esempio flauti.
In seguito ci fu un secondo periodo di scavi dal 1966 al 1974 condotto da Miguel Messmacher, ma non si riuscì a trovare una camera funeraria principale.
Oggi il mistero di Cholula, ovvero quali furono i reali costruttori di questa imponente struttura, resta insoluto. Successive opere di scavo sono state bloccate perché potrebbero minacciare la stabilità dell’intera piramide ma anche perché la chiesa cattolica costruita dagli spagnoli sulla sua sommità, è stata dichiarata patrimonio della nazione e pertanto è proibito intervenire sulle sue fondamenta.
Sappiamo che nelle leggende c’è sempre un fondo di verità: forse Xelhua era una personaggio reale che, come Viracocha o Queztalcoatl era riuscito a fondare una nuova civiltà e aveva costruito la piramide come simbolo del suo potere?
Yuri Leveratto
Fonte: Yuri Leveratto
Sage Moonblood Stallone, muore il secondogenito dela grande star di Hollywood
Sage Moonblood Stallone, secondogenito di Sylvester Stallone, è stato trovato cadavere nella sua casa di Hollywood: aveva 36 anni. Ancora da accertare le cause del decesso, risalente a ieri: stando a quanto riferito dagli inquirenti, nella villa non sono stati riscontrati segni di scasso nè di violenza.
Il giovane cineasta, una vita trascorsa nell’ingombrante ombra del padre, secondo fonti non identificate, citate dal sito on-line di gossip sullo show-business ‘Tmz’, avrebbe ingerito una dose eccessiva di non meglio specificate pillole, ma non è chiaro se l’overdose sia stata intenzionale ovvero accidentale. In un comunicato diramato dalla sua agente Michelle Bega, il protagonista di ‘Rambo’ si dice “distrutto e sopraffatto dal dolore per l’improvvisa perdita del figlio”, un vuoto che “si farà sentire per sempre; un “rottame”, definisce con malagrazia le condizioni del 66enne attore-regista italo-americano lo stesso ‘Tmz’.
A scoprire il corpo è stata una governante, che avrebbe subito dato l’allarme chiamando non solo la polizia ma anche un’ambulanza, giunta comunque quando ormai da tempo non c’era più nulla da fare. La vittima, che sembra fosse di ritorno a Los Angeles da San Diego, dove aveva visitato ‘Comic-Con’, l’annuale esposizione che costituisce una sorta di stati generali del fumetto mondiale, era nato dal primo matrimonio di Stallone, conclusosi peraltro dopo dieci anni nel 1985: con Sasha Czack, alla quale nella nota l’ex marito rivolge “la propria pietà e il proprio pensiero”.
Sage aveva esordito sul grande schermo proprio al fianco del genitore nel 1990, in ‘Rocky V’, dove interpretava il ruolo del figlio, già toccato in precedenza al fratello maggiore Sergheo. Insieme al padre aveva recitato sei anni più tardi in ‘Daylight – Trappola nel tunnel’, un autentico flop al botteghino. In tutto aveva partecipato come interprete a una quindicina di pellicole, producendone tre tra le quali ‘Vic’, di cui nel 2006 curò anche regia e sceneggiatura oltre a comparirvi in prima persona, ottenendo il premio per il migliore esordiente al Boston Film Festival. “Era un giovane di grande talento, una persona meravigliosa”, il commento finale di Stallone senior.
Fonte: Agi
“Un egittologo garibaldino milanese: Luigi Vassalli Bey”, mostra al Castello Sforzesco di Milano
La mostra, progettata e curata dalla Direzione delle Civiche Biblioteche di Arte e Archeologia di Milano, con la collaborazione scientifica dell’egittologo Francesco Tiradritti, intende celebrare il bicentenario della nascita dell’egittologo e patriota risorgimentale milanese Luigi Vassalli (1812 – 1887).
Vassalli lasciò parte dei suoi manoscritti in legato testamentario al Comune di Milano, che ne entrò definitivamente in possesso nel 1899. Altri preziosi documenti (appunti, manoscritti, disegni, fotografie), furono venduti alla civica amministrazione, assieme alla biblioteca personale di Vassalli, dal Museum of Fine Arts di Boston nel 1999.
Vassalli studiò pittura a Brera e, fervente patriota – prima mazziniano, poi garibaldino – prese parte a molte delle vicende insurrezionali risorgimentali, tra cui le Cinque Giornate di Milano, la difesa della Repubblica Romana e la Spedizione dei Mille. Costretto più volte all’esilio, elesse a sua patria d’adozione l’Egitto, dove collaborò con il francese Auguste Mariette alla costituzione del Service de Conservation des Antiquités de l’Egypte e alla fondazione del primo museo egizio del Cairo, il Museo di Bulaq, di cui fu anche direttore ad interim. In qualità di Ispettore degli scavi, tra il 1859 e il 1883 diresse ricerche archeologiche in varie località dell’Egitto (Giza, Saqqara, Meidum, Dra Abu el-Naga, Tanis, Edfu, Shaluf, Hawara). Fu anche, per un breve periodo, Conservatore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Nel 1871, dietro richiesta del ministro della Pubblica Istruzione, Cesare Correnti, visitò le maggiori raccolte egittologiche italiane, allo scopo di redigere un piano di miglioramento ed ampliamento delle stesse. La mostra è divisa idealmente in tre sezioni. La prima ripercorre le vicende della vita avventurosa di Vassalli. La seconda è dedicata alla “riscoperta” e allo studio dei suoi manoscritti. La terza documenta la sua attività presso il Service de Conservation des Antiquités de l’Egypte e alcune delle scoperte archeologiche da lui compiute, che sono rimaste fondamentali per lo sviluppo dell’archeologia e della museografia in Egitto nel XIX secolo.
“UN EGITTOLOGO GARIBALDINO MILANESE: LUIGI VASSALLI BEY”
Mostra a cura di Rina La Guardia e Francesco Tiradritti Milano, Castello Sforzesco, Musei d’Arte – Sala 38
6 luglio – 30 settembre 2012BIBIOTECA ARCHEOLOGICA E NUMISMATICA
SERVIZIO BIBLIOTECA ARCHEOLOGICA – BIBLIOTECA D’ARTE – CASVA
Il materiale selezionato, esclusivamente di proprietà del Comune di Milano e in gran parte inedito, viene presentato al pubblico per la prima volta con un progetto espositivo organico, che prevede la collaborazione della Direzione organizzatrice con i seguenti Istituti culturali civici: Archivio Fotografico, Raccolte Artistiche, Raccolte Storiche.
La mostra sarà affiancata da visite guidate e conferenze di accompagnamento.
6 luglio – 30 settembre 2012 Castello Sforzesco, Musei d’Arte, Sala XXXVIII
“Bramantino a Milano”, mostra di Castello Sforzesco di Milano
Promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Castello Sforzesco e Palazzo Reale, inaugura il 15 maggio al Castello Sforzesco la mostra Bramantino a Milano, curata da Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, in programma fino al 25 settembre 2012, con ingresso gratuito.
L’esposizione si articola nelle due grandi Sale del Castello Sforzesco che ospitano già importanti lavori dell’artista: la Sala del Tesoro dove domina l’Argo, il grande affresco realizzato intorno al 1490 e destinato a vegliare sul tesoro sforzesco, e la soprastante Sala della Balla, che accoglie i dodici arazzi della collezione Trivulzio, acquisiti dal Comune nel 1935.
“Con la mostra sul Bramantino il Comune di Milano realizza, con assoluta autonomia di mezzi e di gestione – non accadeva da 20 anni – una mostra che valorizza lo straordinario patrimonio milanese di opere lasciateci da un autore su cui si sta concentrando l’attenzione della storiografia critica internazionale. Con il Bramantino al Castello Sforzesco – ha detto l’asses- sore alla Cultura Stefano Boeri – inauguriamo un nuovo corso della stagione espositiva milanese. Una mostra di grande qua- lità che si offre gratuitamente al pubblico per condividere con la città lo spirito di una nuova idea di cultura”.
Bergamasco, documentato dal 1480 e morto nel 1530, Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, deve il suo peculiare soprannome al rapporto con il marchigiano Bramante, pittore e architetto alla corte di Ludovico il Moro.“Il riconoscimento del Bramantino come il più grande artista lombardo del Rinascimento è avvenuto nel corso del Novecento, grazie agli studi di Wilhelm Suida, ma anche grazie alla sintonia con le sperimentazioni delle avanguardie o con quelle di artisti più vicini a noi: da Aldo Rossi a Patti Smith – ha detto Giovanni Agosti –. Solo le ricerche degli ultimi anni hanno restituito al Bramantino una centralità inaspettata, mettendone a fuoco la cronologia e incrementandone il ridotto catalogo, con la sensazionale scoperta di un ciclo di affreschi nel Castello di Voghera. Bramantino è infatti l’unico lombardo in grado di stare a fronte di Leonardo, di chinarsi sul Cenacolo senza esserne travolto”.
Milano conserva il nucleo più cospicuo esistente al mondo di opere del Bramantino: dipinti su tavola e su tela, arazzi tratti da suoi cartoni, disegni, affreschi e l’unica architettura da lui realizzata, la Cappella Trivulzio, che costituisce una sorta di monumentale ingresso alla chiesa di San Nazaro in Brolo.
L’esposizione – allestita dallo studio di Michele De Lucchi, con l’immagine coordinata di Francesco Dondina – intende mostrare in ordine cronologico le opere del Bramantino presenti in città, disperse tra sedi differenti e riunite ora in un unico percorso.
Nella Sala del Tesoro, attorno all’Argo, saranno esposte una ventina di opere, dipinti e disegni, che provengono da raccolte pubbliche (oltre che dai Musei del Castello Sforzesco, dalla Pinacoteca Ambrosiana e dalla Pinacoteca di Brera) e private di Milano e che permetteranno di seguire lo svolgimento della carriera del Bramantino: dalla giovanile Adorazione del Bambino della Pinacoteca Ambrosiana al San Sebastiano di una raccolta privata, dal Noli me tangere delle Civiche Raccolte d’Arte Antica alla Madonna con il Bambino e angeli della Pinacoteca di Brera.
“La parabola del Bramantino – commenta Giovanni Agosti – dimostra la sintonia con le ricerche più avanzate del suo tempo: la Ferrara espressionista di Ercole de’ Roberti, le sperimentazioni di Leonardo, la Roma città aperta di Giulio II prima di Raffaello, i languori di Giorgione e del Correggio.Tutto attraversato da una peculiare cifra stilistica, votata a una sorta di astrazione, fino a dare vita a immagini dalle iconografie spesso stravaganti e misteriose”.
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Nella Sala della Balla, invece, un allestimento completamente nuovo dispone i dodici grandi arazzi, dedicati ai mesi dell’anno, in modo che si leghino tra loro nella sequenza dei gesti e delle stagioni.
Un filmato di Alessandro Uccelli documenta ciò che è per diverse ragioni inamovibile: dalla milanese Cappella Trivulzio, addossata, nelle sue forme così pure e prive di ornati, alla chiesa di San Nazaro, alle Muse del Castello diVoghera.
In occasione della mostra sarà edito da Officina Libraria un volume che aspira a porsi come una vera e propria guida all’artista, la cui conoscenza è limitata dalla mancanza di pubblicazioni monografiche che ne presentino in maniera adeguata la qualità: a questo fine è stata realizzata una campagna fotografica ad hoc da Mauro Magliani. Il libro, con un’introduzione di Giovanni Romano, contiene un regesto dei documenti noti sul Bramantino, con diverse novità, curato da Roberto Cara.
Il pubblico potrà seguire l’esposizione grazie a una “guida alla mostra” su carta, gratuita, che proporrà analisi e approfondimenti delle opere con una doppia chiave di lettura, offrendo sia un alto livello di informazione scientifica sia un percorso di avvicinamento accessibile da parte dei non addetti ai lavori.
La mostra sarà accompagnata da conferenze e seminari, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e con gliAmici di Brera,con ingresso libero e gratuito,e inoltre da aperture straordinarie del Castello diVoghera dove si conserva un importante ciclo di affreschi del Bramantino, grazie al FAI, Fondo Ambiente Italiano.
LEZIONE PUBBLICA DI GIOVANNI AGOSTI “LE RAGIONI DEL BRAMANTINO”
incontro di introduzione alla mostra “Bramantino a Milano” Piccolo Teatro di Via Rovello – martedì 15 maggio – ore 17 INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI
SEMINARIO DI STUDIO SUI TEMI DELLA MOSTRA DEL BRAMANTINO
Coordinato da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa dal 22 maggio al 24 luglio 2012, ore 15, Castello Sforzesco, Sala Studio della Raccolta Bertarelli Incontri aperti a studenti, specializzandi, e dottorandi dell’Università degli Studi di Milano e appassionati Ingresso libero fino ad esaurimento posti (posti disponibili 80) Le date previste sono i martedì: 22 e 29 maggio 2012 – 5, 12, 19 e 26 giugno 2012 – 3, 10, 17 e 24 luglio 2012 Il programma dei singoli incontri è in corso di definizione e verrà comunicato successivamente anche sul sito http://www.milanocastello.it
APERTURE STRAORDINARIE AL CASTELLO DI VOGHERA
Con il patrocinio del FAI Fondo Ambiente Italiano, sono state organizzate aperture straordinarie del Castello diVoghera dove si conserva un importante ciclo di affreschi del Bramantino. Le aperture straordinarie sono previste ogni 1° e 3° sabato del mese a partire dal 2 giugno e precisamente: 2 e 16 giugno
7 e 21 luglio 4 e 18 agosto 1 e 15 settembre
ORARI: dalle 10 alle 17 (ultimo ingresso ore 16.30) Visite guidate ogni 30 minuti per gruppi massimo di 25 persone. NON è necessaria la prenotazione
INGRESSO GRATUITO Coordinamento visite a cura del Gruppo FAI Oltrepo Pavese Il Castello di Voghera si trova in Piazza della Liberazione, nel centro storico di Voghera. Per informazioni: bassanicarlo@libero.it | http://www.fondoambiente.it
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INFORMAZIONI MOSTRA
TITOLO
BRAMANTINO A MILANO
SEDE
Castello Sforzesco, Cortile della Rocchetta Sala del Tesoro – Sala della Balla
PERIODO
16 maggio – 25 settembre 2012
ORARI
Da martedì a domenica dalle ore 9.00 alle 17.30 ultimo ingresso ore 17.00 chiuso il lunedì
La Sala della Balla, al fine di consentire lo svolgimento di iniziative in programma, il 26 maggio e il 9 giugno chiuderà alle ore 14.00, il 15 giugno resterà chiusa tutto il giorno, mentre il 14 settembre chiuderà alle ore 15.00.
INGRESSO GRATUITO
VISITE PER GRUPPI
La prenotazione è obbligatoria telefonando a AdArtem tel. 02/6596937 o Opera d’Arte tel. 02 45487400
(da lunedì al venerdì orari 09.00 – 13.00 – 14.00 – Nel mese di agosto le prenotazioni saranno chiuse i
VISITE GUIDATE
Possibilità di prenotazione per gruppi e scuole. Per informazioni, prenotazioni e costi:AdArtem tel. (da lunedì al venerdì orari 09.00 – 13.00 – 14.00 – Nel mese di agosto le prenotazioni saranno chiuse i
VISITE GUIDATE PER SINGOLI
Tutte le domeniche alle ore 11.00, su prenotazione. Per informazioni, prenotazioni e costi:AdArtem tel. (da lunedì al venerdì orari 09.00 – 13.00 – 14.00 –
INFO
http://www.milanocastello.it
FACEBOOK
facebook.com/BramantinoAMilano
18.00). giorni 15 e 16.
02/6596937 o Opera d’Arte tel. 02 45487400 18.00). giorni 15 e 16.
02/6596937 o Opera d’Arte tel. 02 45487400 18.00).
Artaserse di Johann Adolf Hasse, apertura della 38a edizione del Festival della Valle d’Itria
Si apre a palazzo Ducale, con l’Artaserse di Johann Adolf Hasse la 38a edizione del Festival della Valle d’Itria. Artserse è un dramma per musica in tre atti su libretto di Pietro Metastasio. Prima versione per il Teatro di San Giovanni Grisostomo di Venezia (1730). Edizione a cura di Marco Beghelli con la consulenza di Raffaele Mellace. La messa in scena di quest’opera costituisce anche un omaggio al genio canoro del castrato pugliese Farinelli, che ne fu uno dei più grandi interpreti (nella foto, in un ritratto d’epoca).
INTERPRETI:
ARTASERSE Anicio Zorzi Giustiniani
MANDANE Maria Grazia Schiavo
ARTABANO Sonia Prina
ARBACE Franco Fagioli
SEMIRA Rosa Bove
MEGABISE Antonio Giovannini
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Corrado Rovaris
Regia Gabriele Lavia
Scene Alessandro Camera
Costumi Andrea Viotti
Ensemble Barocco dell’Orchestra Internazionale d’Italia
L’edizione 2012 del Festival sarà dunque inaugurata con un capolavoro del repertorio barocco, l’Artaserse di Johann Adolf Hasse, eseguito nella prima versione, scritta nel 1730 per il Teatro San Giovanni Grisostomo di Venezia, per la prima volta ripresa in Italia in tempi moderni.
Fu una delle opere che rese famoso Metastasio, e resta un archetipo della drammaturgia metastasiana, focalizzata su due coppie di giovani amanti, sulla figura di monarca magnanimo ed impreziosita da coupes de théatre derivanti da una serie di complotti politici e lotte di successione. Caratteristica comune a questi drammi è lo schema dei quattro personaggi principali, due uomini e due donne, imbrigliati dai vincoli più vari di amore, parentela, rivalità, amicizia, inimicizia: è questo forma il perno portante della vicenda.
I legami essenziali che sorreggono le vicende dei melodrammi seri metastasiani, risaltano specialmente le virtù dell’amicizia, della fedeltà, dell’eroismo, concetti che prevalgono sui sentimenti amorosi. Le vicende sono sviluppate in modo da far convergere tutte le linee d’azione sulla catastrofe finale del terzo atto, che sfiora la tragedia (ma eventuali atti di violenza avvengono sempre fuori scena), per scomporsi poi nel lieto fine. È inoltre comune che un re o un principe sia arbitro dei destini degli altri personaggi, e che un suo atto di magnanimità abbia funzione risolutiva nel momento culminante della conclusione del dramma.
Alla prima veneziana l’opera fu interpretata da stelle di prima grandezza (Farinelli nel ruolo di Arbace, la Cuzzoni in quello di Mandane e Nicolino Grimaldi come Artabano), in pochi anni toccò le città di Genova, Lucca, Bergamo, Graz, e venne utilizzata come base per diversi ‘pasticci’. Questa prima versione dell’opera fu particolarmente prediletta dal grande Farinelli, che la impose a Londra; il celebre castrato vi era stato chiamato per sostenere le sorti dell’Opera of the Nobility, compagnia rivale di quella di Handel. Il debutto inglese di Farinelli avvenne il 29 ottobre 1734 proprio nell’Artaserse, di cui il cantante interpretava ben undici arie e un duetto: il successo strepitoso fornì materia per gustosi aneddoti e garantì al teatro quaranta repliche dello spettacolo in tre anni.
I rimandi simbolici e mitici della figura storica di Serse, padre di Artaserse: il dramma di Metastasio si apre con l’assassinio di Serse, il grande e violento Re di Persia ed Egitto, ad opera del capo dell’esercito Artabano. Serse è passato alla storia certamente per la vicenda delle guerre persiane contro la Grecia, ma fu anche il primo monarca dell’antichità a nutrire concretamente l’ambizione di unire la civiltà orientale con quella occidentale, l’Asia all’Europa.
Per varcare l’Ellesponto – il tratto di mare che separa i due continenti – ideò e fece costrure infatti un ponte di barche, che dopo alcuni giorni crollò a causa di una bufera. Allora Serse s’infuriò e decise di decapitare gli ingegneri e di flagellare il mare (la leggendaria “flagellazione dell’Ellesponto”), considerato colpevole dal sovrano, che apostrofò il dio Mare con queste parole: “Onda amara, il tuo signore ti infligge questo castigo perché l’hai offeso, senza aver da lui ricevuta offesa alcuna. Il Re Serse ti varcherà, che tu voglia o no. Ben giusto che nessuno fra gli uomini ti offra sacrifici, perché tu non sei che un fiume torbido e salmastro”.
Fece così fustigare le onde con trecento frustate…Sebbene un simile accanimento possa suscitare una facile ironia, cui non sembra essere immune lo stesso Erodoto che vi riconobbe forse l’irosa e insensata protervia di un re barbaro, il gesto può essere più correttamente giudicato se lo si inquadra nella sua veste rituale, religiosa ed apotropaica.
Tra gli scopi del rituale rientrava probabilmente anche quello di operare una sorta di desacralizzazione dell’Ellesponto. Proprio l’Ellesponto, punto di separazione e di aderenza tra continenti, fa da scenario a vari miti: quello di Elle e degli Argonauti, ma soprattutto quello di Ero e Leandro, la cui simbologia sottende la tematica del possibile incontro di civiltà tra i continenti asiatico ed europeo. In epoca moderna Lord Byron decise di attraversare lo stretto a nuoto, proprio per il valore simbolico di quel tratto di mare.
Il ponte venne comunque realizzato immediatamente dopo da altri ingegneri che, come presumibile, posero in atto maggiori cautele e accortezze. La costruzione richiese l’utilizzo di 674 navi, solo una parte dell’enorme flotta persiana, tenute insieme da gomene, a formare due bracci obliqui da 314 e 360 navi.
Artaserse, trovandosi improvvisamente a regnare dopo il sanguinoso assassinio del genitore Serse, si trovò pertanto a fare i conti con una figura di padre schiacciante e terribile, che si era spinto a sfidare uomini e dèi, e i limiti stessi imposti dalla natura al suo regno.
Dante cita l’episodio nel canto XXVIII del Purgatorio, collegandolo proprio al mito di Ero e Leandro:
“Ella ridea dall’altra riva dritta,
trattando più color con le sue mani,
che l’alta terra sanza seme gitta.
Tre passi ci facea il fiume lontani;
ma Ellesponto, là ‘ve passò Serse,
ancora freno a tutti orgogli umani,
più odio da Leandro non sofferse
per mareggiare intra Sesto ed Abido,
che quel da me perché allor non s’aperse”
(vv. 67 e segg.).
Palazzo Ducale, Martina Franca
ore 21,00
1^ recita: € 50,00 (platea) – € 20,00 (tribuna)
2^ e 3^ recita € 35,00 (platea) – € 25,00 (platea ridotto under 30) – € 15,00 (tribuna) – € 10,00 (tribuna ridotto under 30)
BIGLIETTERIA: P.zza XX Settembre c/o TEATRO VERDI
Info: telefono: 080 4308084
Dal 6 luglio al 2 agosto 2012 (Orario di apertura: 10.00 – 13.00 / 18.00 – 22.00)
Le richieste di prenotazione dei bigliettivanno indirizzate al:
Centro Artistico Musicale Paolo Grassi – Biglietteria Palazzo Ducale – 74015 Martina Franca, accompagnate dal versamento dell’importo corrispondente (comprensivo del diritto di prenotazione) da effettuarsi con accreditamento sul conto corrente bancario:
IBAN IT82 O033 5901 6001 0000 0001 056 presso Banca Prossima Milano, intestato al Centro Artistico Musicale Paolo Grassi
Pagamento con carta di credito: CIRRUS, DINERS, MAESTRO, MASTERCARD, PAGOBANCOMAT, VISA
Pagamento con bollettino postale: Posteitaliane CCP n. 58986282 intestato al Centro Artistico Musicale Paolo Grassi
Palazzo Ducale – 74015 Martina Franca
Prenotazioni on line sul sito: http://www.biglietteriafestival.it