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Vesuvio, eruzione vulcanica del 1631
Preeruzione. Prima dell’eruzione il monte Vesuvio era ricoperto da una fitta vegetazione anche all’interno del cratere. Il Gran Cono era alto circa 1187m, 55m più del Monte Somma, con un diametro craterico di 480m e una profondità di circa 250m. C’erano fumarole lungo l’orlo e sul fondo del Gran Cono, mentre nell’Atrio del Somma erano presenti piccoli stagni di acque termali e minerali.
A giugno 1631 gli abitanti intorno al vulcano cominciarono ad avvertire leggere scosse sismiche e, da agosto, si iniziò a vedere, sul lato nord del cono, un aumento dell’attività fumarolica. A dicembre cominciò la fase preeruttiva, con alcuni terremoti avvertiti nell’area vesuviana e un progressivo sollevamento del fondo craterico, che pochi giorni prima dell’eruzione ne raggiunse l’orlo. La temperatura aumentò e scomparvero i laghetti termali intracalderici.
Il 15 dicembre 1631, alle 19, i terremoti cominciarono ad avvertirsi anche a Napoli e nella notte andarono intensificandosi in numero ed energia, in concomitanza con la formazione di fratture eruttive nell’Atrio e sulle pareti del Gran Cono.
Colonna sostenuta. All’alba del 16 dicembre 1631 cominciò l’eruzione: una tremenda esplosione provocò una gigantesca nuvola, la colonna eruttiva convettiva, che spinta dall’elevata pressione interna al vulcano raggiunse circa 13 km di altezza (“…qualcuno misuratala osservò che essa era ascesa a più di 30 miglia d’altezza…”, [Braccini, 1632]). La nube era all’inizio di colore chiaro e poi, nel massimo innalzamento, più scura per l’elevata concentrazione di particelle [Rosi et al., 1993] (“…non molto stette che cangiando forma divenne una smisurata nuvola, la quale non già bianca come dianzi, ma alquanto nera, innalzandosi a meraviglia e trapassando di gran lunga con infinita veementa la prima regione dell’aria…”[Giuliani, 1632]).
Ricaduta di cenere. I boati dell’eruzione vennero avvertiti anche, come riportano da alcune cronache, nelle Marche, Umbria, Abruzzo, Calabria e Puglia (“In tutta la valle di Spoleto fin a Perugia e tutta la montagna di Norcia per un’hora continua furno sentite botte e rimbombi come d’artiglieria, ognun pensando fusse il luogo circumvicino e nessuno potendo penetrar dove ciò sia proceduto.” [Frat’Angelo de Eugeni, 1631]). Molte ceneri e pesanti blocchi di scorie iniziarono a cadere intorno al vulcano, fino ad alcuni chilometri di distanza, in prevalenza nei settori a nord e a nord-est del Somma (“…Non solo cenere, ma cadeano dal cielo anche pietre infocate come le scorie che cavavano i fabbricanti dalle fucine, grandi quanto una mano e anche più…” [De Contreras, 1633]).
Collasso della colonna eruttiva e flussi piroclastici. Verso le 10 del mattino del 17 dicembre 1631 venne avvertito un violento terremoto, in concomitanza con il collasso del cratere centrale che pose fine alla fase di colonna sostenuta o pliniana (“…sopravvenne un ultimo, ma più di tutti gli altri esizial terremoto, che fece vacillar come canne ogni edificio e non pochi ne scompaginò gittandone a terra non piccol numero…” [Sant’Agata: in Palomba, 1881]).
Si passò così ad un alternanza di colonna sostenuta e colonna collassante che, scendendo velocemente lungo le pendici del vulcano, generò colate piroclastiche che distrussero vegetazione e manufatti, provocando molte vittime tra la popolazione (“…il fuoco era grandissimo e cresceva a momenti prendendo doppio cammino, parte s’innalzava verso il cielo con tanta velocità che in breve trapassò tutte d’altezza le nuvole, e parte si dilatava in falde per lo monte giù a guisa di un fiume…” [“Lettera” di Manzo riportata in: Riccio, 1883]. I depositi di flusso piroclastico si rinvengono in prevalenza a Boscoreale e, in misura minore a Torre del Greco e San Sebastiano al Vesuvio.
Il collasso e l’intensa fratturazione, con lo svuotamento del condotto magmatico, causarono un’ulteriore decompressione del sistema vulcanico, con richiamo di acqua dagli acquiferi o dal mare nei condotti. L’interazione magma-acqua determinò forti esplosioni freatomagmatiche per tutta la giornata del 17 dicembre e parte del 18 dicembre.
Colate di fango (Lahars). La grande quantità di vapore acqueo immesso in atmosfera e il nucleo di condensazione costituito dalle particelle di cenere scatenarono piogge torrenziali. In poco tempo, grandi porzioni della coltre piroclastica che ricoprirono il monte Somma e il Cono del Vesuvio furono rimobilitate, generando rovinose colate di fango (Lahar) lungo le pendici, causa di alluvionamenti fino a 10km di distanza dal vulcano, in particolare nei settori a nord e nord-est.
“FerrarioFreres – Stauros”, installazione dell’artista presso l’Ex oratorio di San Lupo di Bergamo
FerrarioFreres – Stauros
Inaugurazione 1 giugno ore 18 ex-Oratorio di San Lupo, via San Tomaso 7, Bergamo
La Fondazione Adriano Bernareggi per ARTDATE 2012
Per il secondo anno consecutivo la Fondazione Adriano Bernareggi partecipa ad Artdate, contenitore promosso da The Blank che mira a lanciare una riflessione aperta a tutti sulla sfera dell’arte contemporanea, divenuta negli ultimi anni un punto di ricerca importante anche per l’attività del Museo Bernareggi.
Si tratta di un’installazione di Ferrariofreres dal titolo Via Crucis, curata da Giuliano Zanchi, che verrà realizzata nel week‐end del 2‐3 giugno negli spazi dell’ex oratorio di San Lupo, anche’esso divenuto sede abituale e prestigiosa per le mostre d’arte contemporanea. In quest’occasione l’artista bergamasco, già ospite della Fondazione tre anni or sono con la mostra Ascesi e caduti, propone una Via Crucis dal sapore barocco, che mediante la tecnica del fotomontaggio crea paesaggi artificiali carichi di coloriture pasoliniane. Le tradizionali quattordici stazioni, a cui l’artista aggiunge una suggestiva Resurrezione, mantengono a livello espressivo una figurazione realistica di stampo classico, ma sono anche in grado di donare alle scene riprodotte, grazie alla tecnica della fotografia d’arte contemporanea, una eloquenza nuova e originale, appassionata e potente, colta in tutta la sua drammaticità.
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FerrarioFreres
Stauros
A cura di Giuliano Zanchi
Ex oratorio di San Lupo (via S. Tomaso, 7 – Bergamo)
1‐3 giugno 2012
inaugurazione venerdì 1° giugno ore 18
Orari di apertura sabato e domenica 10.00–12.00 / 15.00–18.00.
Ingresso gratuito
Info: T 035.248.772 / info@fondazionebernareggi.it
www.theblank.it
Sloughi, levrieri d’Arabia nella Storia (2a parte)
SecondoPrzedziecki, nella sua opera ”Il destino dei levrieri ” l’occupazione francese nel Maghreb che inizio’ nel 1830 si è limitata, per diversi anni, alle regione costiere dove i francesi scoprirono un levriero che si chiamava all’epoca Sloughi.Verso la fine del XIX° secolo, spostandosi verso il sud trovarono un levriero diverso, ugualmente chiamato Sloughi. Il Generale Daumas, amministratore militare ed esploratore francese, rimase impressionato dalla bellezza dei levrieri del deserto, che egli giudicava molto superiori a quella dei levrieri di Tell che si vedevano arrivare in Europa. Nel libro “I cavalli del Sahara”, Daumas descrive i levrieri del deserto con i seguenti termini: “ Il suo mantelloè fulvo, egli è grande, con un muso appuntito, una fronte larga, delle orecchie corte e un collo muscoloso: i muscoli del posteriore sono ugualmente molto sviluppati. Non ha ventre, le membra secche, tendini ben disegnati, garretti presso il suolo, la parte inferiore delle zampe piccola e secca, il palato e la lingua nera, il pelo molto dolce. Lo scarto tra le ossa iliache dovrà essere di quattro dita e la cima della coda dovrà poter passare sotto i glutei e arrivare all’osso dell’anca.” Questo cane potrebbe assomigliare ai levrieri che erano presenti nei dintorni di Marrakech, ma non esiste sfortunatamente nessuna rappresentazione di questo tipo sahariano che ci permetterebbe di conoscere esattamente la sua figura.Una incisione splendida è visibile in un opera svizzera titolata “Die Hunde Afrikas” (I cani d’Africa), scritta alla fine del XIX° secolo da uno specialista di cani che risponde al nome di Max Siber, che contesta la descrizione di Daumas. L’incisione rappresenta un levriero che Siber descrive come uno Sloughi frangiato, che dice si trovava presso gli arabi del deserto intorno a Tlemcen in Algeria, oltre che in Arabia. Siber cita un altra fonte tedesca, “Die Zeitschrift fuer Ethnologie” (Giornale di etnologia), che afferma che lo Sloughi frangiato è presente tra gli arabi di tutto il Maghreb, in primis a sud-ovest di Beled-el-Machsin mentre non se ne avvistavano tra i berberi. A oggi, nessuna indicazione di cosa è successo a quei levrieri frangiati è reperibile, ma secondo Przezdziecki, lo sloughi ha consciuto a partire da questa epoca un declino drastico in tutto il Maghreb. Si attribuisce questo fenomeno alla siccità persistente che ha obbligato i nomadi ad uscire dal deserto per diventare stanziali, cambiando cosi’ il loro stile di vita in modo drastico, non lasciando più spazio allo Sloughi. Si sostiene da più parti che le regioni sahariane del Marocco siano state l’ultimo vero avamposto degli Sloughi puri, quasi tutti con un colore del mantello nero o comunque molto scuro, descritti come “identici ai levrieri di Siria e di Giordania“. Un veterinario marocchino, il Dr. Ali Miguil, che redisse il suo dottorato sullo Sloughi nel 1986, cita diverse altri fattori del suo declino, notoriamente l’utilizzo di armi da fuoco per la caccia, la minor densità di selvaggina, l’urbanizzazione delle popolazioni e il divieto alla caccia con levriero. Il divieto (ora regolamentato) era il risultato di una devastante legge imposta dai coloni francesi nel 1844, che ha avuto conseguenze negative importanti. La legge disponeva che i levrieri non potevano che essere utilizzati per la guardia al bestiame. Il risultato di questa anomalia ha fatto si che gli agricoltori/cacciatori uccidessero i loro levrieri, a quel punto da compagnia e guardia, per utilizzare altri cani non-levrieri per la caccia allo sciacallo o alle lepri. La diminuzione del numero di Sloughi ha avuto poi l’effetto secondario di creare seri problemi agli allevatori nel reperire soggetti per l’accoppiamento, nel tentativo di mantenere pura la razza. che utilizzarono quello che era disponibile per le loro femmine e se i cuccioli avevano segni caratteristici dello Sloughi venivano chiamati sloughis. Se dall’incrocio uscivano cuccioli con evidenti anomalie somatiche venivano chiamati barhush. Come scrisse il Dott. Miguil, era necessaro avere cani sufficientemente rapidi e forti per fermare uno sciacallo e non si preoccuparono troppo delle apparenze. In questo contesto, Sir Terence Clark si reco’ in Marocco e in Tunisia nel 1992, cercando di capire la situazione della razza. In Marocco Terence visse due anni all’inizio del 1960 e dunque sapeva orientarsi molto bene ed aveva familiarità con la lingua. In quel viaggio si intrattenne con il Presidente del Club marocchino dello Sloughi, con due veterinari marocchini conoscitori di sloughi nelle diverse regioni del paese. Venne alla luce che che intorno al 1965, il numero degli Sloughi in Marocco si era ridotto a 210 esemplari. Grazie poi ad alcuni allevatori ed appassionati della razza si fecero molti sforzi per salvaguardare questo splendido levriero. Dalla metà degli anni ’80, una manifestazione sullo Sloughi (Moussem) si svolge annualmente in diverse regioni del paese, nel corso della quale diverse ricompense in soldi sono rimesse agli allevatori il cui levriero ha vinto sul ring. La principessa Ruspoli ha giocato un ruolo predominante in questa rinascita, riunendo nei suoi canili, appena fuori Marrakech, i più bei esemplari di razza che trovo’ nei suoi innumerevoli ed estenuanti viaggi in giro per il reame. La principessa Ruspoli mori’ negli anni ’90, lasciando in eredità i suoi cani al Dott. Miguil. L’effetto globale di questi sforzi negli ultimi quarant’anni ha visto l’aumento degli Sloughi in maniera esponenziale, preservandolo dall’estinzione. In Algeria il veterinario francese Bernard Giudicelli, presento’ la sua tesi di dottorato con uno studio dettagliato dello Sloughi sul territorio a metà degli anni ’70. Esiste poi una copia di un film girato nel 1989 per la televisione algerina sullo Sloughi titolato “Pour la survie” (Per la sopravvivenza). Il film presenta in dettaglio la situazione particolare dello Sloughi nella tradizione araba e le sue qualità di cacciatore. Una bellissima scena vede un cacciatore a cavallo cacciare uno sciacallo con una muta di Sloughi. Il film deplora il declino disastroso dello Sloughi e l’instabilità del paese sicuramente non giova ancor oggi alla razza. Tornando al Marocco, è usanza tra i cacciatori utilizzare l’henné per rinforzare la pelle dei cuscinetti plantari prima della caccia o trattare ferite che i cani si procurano durante le batture di caccia. Alcuni ornano con l’henné anche il corpo dell’animale con diversi motivi tra cui la mano di Fatima, considerata un potente anti malocchio. L’applicazione dell’henné è un lungo processo; la radice della pianta viene fatta seccare e tritata diventando cosi’ una polvere verde che viene poi mescolata con dell’acqua, per ottenere una pasta morbida. Viene poi applicata sui cuscinetti plantari che vengonobendati e inseriti in sacchetti di plastica per conservare l’umidità. Nelle campagne gli Sloughi vengono alimentati semplicemente con pane, semola e legumi. Da giovani un integrazione di uova e latte. Nel mantenimento l’olio di oliva diventa un elemento fondamentale della loro dieta. Nella caccia la descrizione di Daumas è ancora attuale: all’età di 3/4 mesi si inizia con i ratti del deserto poi a 5/6 mesi viene fatto conoscere al cucciolo la lepre, poi giovani gazzelle (dove ne esistono ancora) ed a partire da un anno si lancia il cane negli spazi aperti, per dare sfogo alla sua innata, atavica e spettacolare caccia.
Paolo Pautasso
Fonte: Lo Sloughi in Marocco
“Lazzaro, vieni dentro!”, mistero allegro a Pradalunga
Sabato 2 giugno 2012, ore 21
Pradalunga, Piazza Mazzini
LAZZARO, VIENI DENTRO!
“Mistero allegro” di Giampiero Pizzol
Compagnia Pastori-Martinelli
Con Marta Martinelli e Carlo Pastori
Regia di Carlo Rossi
In collaborazione con il Comune di Pradalunga
Nei Vangeli Lazzaro è protagonista della più drammatica e straordinaria avventura che un uomo abbia mai vissuto: trascorrere quattro giorni nel regno delle ombre. Per poi tornare “di qua”, grazie al miracolo del suo amico Gesù.
Lo spettacolo, attraverso un doppio registro, comico e drammatico, vuole essere lo specchio in cui questa antica vicenda si riflette e ci riflette, con tutte le domande che ora e sempre ci portiamo dentro. Marta si lamenta per le faccende di casa che pesano tutte su di lei: perché Lazzaro, che “prima” si rendeva utile, ora se ne sta seduto in cortile e non fa più nulla da mattina a sera? E Maria cosa fa? Canta. Canta sempre, Maria!
Il testo del drammaturgo forlivese Giampiero Pizzol, interpretato da Carlo Pastori nella parte di Lazzaro e da Marta Martinelli nel ruolo di Marta, racconta con tenerezza e concretezza il rapporto tra fratello e sorella e la relazione misteriosa con l’altra sorella, Maria, sempre assente ma presente con la dolcezza di una voce lontana. Attraverso questi umanissimi personaggi, lo spettacolo fa emergere l’umanità della figura di Cristo, che si rende tangibile non solo nel più straordinario miracolo del mondo, ma nella Sua profonda amicizia con Lazzaro e con tutti quelli che vivono in quella piccola casa di Betania.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
Bellaria Film Festival 2012, programma ufficiale della trentesima edizione
È disponibile il programma ufficiale della trentesima edizione del Bellaria Film Festival che si terrà dal 31 maggio al 3 giugno 2012: Programma generale BFF 2012
Oltre alla proiezione dei video documentari finalisti del Concorso Italia Doc, all’ascolto degli audio documentari finalisti del Concorso Radio Doc, il Festival dedica un omaggio a Toni Servillo con la proiezione del film “L’uomo in più” di Paolo Sorrentino e “394 – Trilogia nel Mondo” di Massimiliano Pacifico e prevede eventi fuori concorso, tra cui “Voi siete qui” di Francesco Matera, “L’Angelo di Alfredo” di Fabio Marra e il primo vincitore del Festival “Come dire… ” di Gianluca Fumagalli, esordio attoriale di Claudio Bisio.
Sono ancora aperte le iscrizioni ai sei workshop di Bellaria Doc Lab. I nuovi linguaggi del reale.
A breve sarà possibile scaricare dal sito del Bellaria Film Festival il Catalogo 2012.
Adele, trionfo al Billboard Music Awards 2012
Si sono celebrati a Las Vegas all’MGM Grand Garden Arena i Billboard Music Awards 2012 I prestigiosi premi assegnati dal celebre settimanale americano agli artisti più influenti nel panorama musicale mondiale. È Adele la regina dopo aver trionfato ai Grammy e ai Brit Awards, ha ottenuto 12 statuette delle 18 per cui era stata nominata tra cui quelle come Artista e Album dell’anno, grande assenza per la cantante inglese. Mentre il Il Billboard Icon Award 2012 è stato consegnato invece a Stevie Wonder. I secondi più premiati con sei riconoscimenti sono andati al duo dei LMFAO che hanno aperto lo spettacolo, c’è stato anche un momento di cordoglio per ricordare la scomparsa della grandissima Whitney Houston: coinvolti John Legend e Jordin Sparks, Whoopi Goldberg e la figlia Bobbi Kristina.
Emilio Di Iorio
Giovanni Allevi nominato Cavaliere della Repubblica
Nella sua carriera ne ha avuti di riconoscimenti, ma uno in particolare è quello della nomina di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, conferita dal presidente Giorgio Napolitano. L’importante onorificenza è riservata a chi in Italia si è distinto “per benemerenze acquisite verso il Paese in ambito culturale, economico, sociale, umanitario” come del resto Giovanni Allevi ne possiede. Si autodefinisce “compositore di musica classica contemporanea” che da parte dei suoi colleghi hanno suscitato delle critiche a riguardo. Con oltre 700mila copie vendute in tutto il mondo con alle spalle cinque dischi di platino è uno dei compositori più ammirati in Italia e non solo…
Emilio Di Iorio
Vital, progetto su vaccini per la terapia dei linfomi
Un vaccino contro i linfomi è pronto per essere sperimentato su pazienti. Un grande passo avanti nella lotta contro questa forma di cancro che ha una caratteristica particolare: “la sostenibilità economica”. Purtroppo in tempo di crisi economica ci sembra normale evidenziare questo aspetto, ma che in realtà è da sempre comune ad ogni ricerca scientifica e trials clinico. Perché? Un farmaco ha dei costi e dei ricavi nel momento in cui viene prodotto e commercializzato su larga scala, ma per arrivare a questa fase occorre che vi siano degli investimenti iniziali.
Un passo decisivo è quello della produzione di un medicinale da testare su pochi pazienti per un trial clinico: costi altissimi, per la specificità del prodotto. Ora, grazie al progetto “Vital” finanziato dalla Comunità Europea e finalizzato allo sviluppo di vaccini per la terapia dei linfomi, si è individuato un percorso in grado di risolvere tale questione di non poco conto. A tracciarne le basi il CRO di Aviano (PN)-Cerntro di Riferimento Oncologico in collaborazione con l’Areta International. Come? Gli scienziati hanno dimostrato la possibilità di sintetizzare in vitro un determinato e piccolo numero di vaccini (preconfezionandoli in fiala) pronti da utilizzare su un ampio numero di pazienti. Questo grazie alle somiglianze strutturali di alcune molecole comuni a vari tipi e sottotipi di linfomi. La sperimentazione partirà non appena si saranno ottenute le dovute autorizzazioni da parte del Ministero della Salute, i vaccini in questione sono già pronti secondo i criteri standard della produzione dei farmaci.
I pazienti volontari saranno selezionati in base alle caratteristiche molecolari dellecellule neoplastiche. A tale lavoro, coordinato dal Professor Riccardo Dolcetti responsabile dell’U.O. di Immunovirologia e Bioterapie del CRO e presidente dellaSocieta’ Italiana di Cancerologia hanno partecipato anche ricercatori del Karolinska Institute di Stoccolma e delle Universita’ di Oslo e Padova che si sono confrontati con imprese impegnate nel settore delle biotecnologie. Ha spiegato nel dettaglio Dolcetti:
“Da alcuni anni sono allo studio lavori di immunoterapia volti a potenziare le risposte immunitarie dei pazienti nei confronti del cancro, strategie che si basano generalmente sulla produzione di vaccini antitumorali specifici per ogni paziente. Sebbene si siano dimostrate molto efficaci in studi clinici sperimentali, queste nuove terapie restano poco praticabili all’esterno di centri altamente specializzati, a causa della complessità della produzione dei vaccini, che necessita di tempi lunghi ed è gravata da costi elevati”.
Il problema è ora dunque risolto, ma solo in parte: la Comunità Europea ha terminato il suo compito propulsivo, ora bisognerà procedere con nuovi partner privati. Ricordiamo che i linfomi rappresentano la terza più frequente neoplasia diffusa nel mondo, il 5% di tutti i tumori maligni, e si pongono al 5° posto per mortalità dovuta a cancro. Purtroppo, mentre per tutti gli altri tumori maligni vi è un percorso di stabilizzazione o diminuzione d’incidenza, per i linfomi si assiste ancora ad un costante aumento didiagnosi pari al 3% annuo (dati riferiti agli Stati Uniti, ma rapportabili anche al resto del mondo occidentale). Questo nonostante lo sviluppo della ricerca scientifica, purtroppo. Maggiori informazioni presso il CRO.
Fonte: Medicina Live
Bellaria Film Festival 2012, finalisti del Concorso Italia DOC
Il Bellaria Film Festival annuncia i dodici finalisti del Concorso ITALIA DOC.
The Bellaria Film Festival announced the twelve finalists in the competition ITALY DOC.
Bad Weather di Giovanni Giommi
Italia 2011 – 82′
Banishanta, “luogo di pace”, è un’isola-bordello, nel sud del Bangladesh, minacciata dall’erosione delle acque del fiume Pashur e dai sempre più frequenti cicloni. Gli uomini trasportano i clienti e si occupano della manutenzione, mentre le donne lavorano per garantire un futuro alle proprie famiglie, rivendicando orgogliosamente i propri diritti e la propria dignità, di fronte a un oscuro destino.
Zavorra di Vincenzo Mineo
Italia 2012 – 50′
Spesso le persone anziane vivono in isolamento, ai margini di una condizione sociale e affettiva, e gli ospizi sono un grande aiuto in questo senso, perché offrono loro sostegno e cure, la possibilità di avere compagnia e conforto. Lidea del documentario è quella di dare voce agli anziani che vivono in un centro che li cura e li ospita.
Tomorrow’s Land di Andrea Paco Mariani e Nicola Zimbelli
Italia 2011 – 78′
At-Tuwani è un piccolo villaggio palestinese di contadini incastrato nelle aride colline a sud-est di Hebron, Area C della West Bank a controllo amministrativo e militare israeliano. Sotto costante minaccia di evacuazione dal 1999, il villaggio è oggetto di ripetuti attacchi da parte dei coloni israeliani che vivono nel vicino insediamento di Ma’on.
Il mundial dimenticato di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni
Italia/Argentina 2011 – 95′
Il campionato Mondiale di Calcio del 1942 non è mai stato riconosciuto dagli organi ufficiali dello sport, rimasto per decenni avvolto nella leggenda senza che se ne conoscesse il vincitore. Il ritrovamento di uno scheletro con la macchina da presa, in mezzo ai dinosauri fossili della Patagonia Argentina, fornisce la tessera mancante per ricomporre il mosaico del Mundial dimenticato.
Roba da matti di Enrico Pitzianti
Italia 2011 – 80′
“Roba da Matti” racconta la storia di Casamatta, una residenza socio assistenziale a Quartu SantElena in Sardegna in cui vivono otto persone con disagio mentale. Col sostegno costante degli operatori si vive una vita normale in una casa speciale. Una struttura considerata allavanguardia nel panorama italiano e mondiale, un luogo dove le persone con sofferenza mentale possono aspirare a ricostruirsi una vita.
Antonio+Silvana=2 di Vanni Gandolfo, Simone Aleandri e Luca Onorati
Italia 2011 – 71′
È la storia di Silvana una donna di quasi 60 anni innamorata perdutamente di Antonio, un uomo che invece di anni ne ha 77. A Trastevere, quartiere di Roma, la tranquillità della gente è turbata dalle gesta damore di Silvana, che per riconquistare Antonio, il suo amore perduto, è pronta a fare qualsiasi cosa. Lui non ne vuole sapere, non la vuole incontrare e non ci vuole parlare. Ma lei non si dà per vinta.
Questi sei film vanno a completare il programma del Concorso con i documentari già annunciati:
These six films will complement the program of the competition with the previously announced documentaries:
Italy. Love it or Leave it di Gustav Hofer e Luca Ragazzi
Italia 2011 – 75′
Tahrir Liberation Square di Stefano Savona
Italia /Francia 2011 – 91′
Mare Chiuso di Stefano Liberti e Andrea Segre
Italia 2011 – 62′
Le vere false teste di Modigliani di Giovanni Donfrancesco
Italia 2011 – 63′
I morti di Alos di Daniele Atzeni
Italia 2011 – 31′
Freakbeat di Luca Pastore
Italia 2011 – 77′
Il Bellaria Film Festival è promosso dal Comune di Bellaria Igea Marina con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Rimini.
Blue Responsibility, iniziativa per sensibilizzare l’uso sostenibile di acqua potabile
Servizi igienici a misura di bambino: lavarsi come i grandi
Lavabi ad altezza bambino per favorire la cultura dell’igiene e del risparmio idrico
“Blue Responsibility”, l’iniziativa nata per sensibilizzare all’uso sostenibile di acqua potabile, promuove l’adozione di servizi igienici, almeno nelle collettività, pensati per i bambini per favorire la cultura dell’igiene e il rispetto della più importante risorsa: l’acqua.
Nei primi anni di vita i bambini imparano a conoscere il mondo giocando e questo vale anche per l’apprendimento dell’igiene personale. I servizi igienici attrezzati in modo accattivante e su misura per la loro età agevolano e promuovono questa importante fase dello sviluppo. In particolare asili, scuole materne e scuole primarie dovrebbero puntare su servizi igienici su misura. Quanti adulti si laverebbero le mani con regolarità se il lavandino fosse all’altezza della loro fronte?
Un approccio responsabile verso il consumo di acqua potabile è una delle principali sfide di oggi di cui Blue Responsibility si fa carico e portavoce, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza pubblica mondiale per un utilizzo sostenibile e responsabile dell’acqua come risorsa e per fornire informazioni su come migliorarne l’uso privato e commerciale. L’attenzione dell’iniziativa si concentra su temi quali l’igiene di acqua potabile, l’uso più efficiente di acqua potabile, di materiali eco compatibili e di prodotti innovativi.
Blue Responsibility coinvolge i più piccoli sul tema dell’igiene giocando con prodotti funzionali, duraturi e dotati di un design innovativo. Gli asili, le scuole materne e le scuole primarie preparano i piccoli alla vita sotto molti aspetti. Ciò comprende non solo l’apprendimento di competenze come dipingere, leggere, scrivere o contare, ma anche le regole fondamentali per la convivenza, la comunicazione o la cura del corpo. Per questo motivo proprio i servizi igienici dovrebbero essere su misura ed attrezzati in modo accattivante: non solo favoriscono lo sviluppo dei bambini, ma promuovono anche la loro autonomia. “I bambini scoprono ogni giorno un pezzetto del nostro mondo. E noi vogliamo aiutarli sostenendo al meglio gli importanti processi di apprendimento legati ai servizi igienici e mettendo a loro disposizione i supporti necessari per l’orientamento” spiega Wolfgang Burchard, portavoce dell’iniziativa Blue Responsibility. Così i bambini imparano passo dopo passo a occuparsi autonomamente della cura del proprio corpo, per esempio a lavarsi le mani e il viso, a pettinarsi o a lavarsi i denti. Strutture di gioco e per l’igiene attrezzate adeguatamente contribuiscono a promuovere l’apprendimento e contemporaneamente a suscitare l’interesse per un uso consapevole dell’acqua.
I bambini imparano dai bambini
Nelle strutture a misura di bambino sono necessarie soluzioni speciali e forme ergonomiche particolari soprattutto per la dotazione delle toilette e dei lavabi: “È importante adattarli alle diverse età e fasi di sviluppo dei bambini, tenendo conto delle differenze di altezza ancora notevoli”, afferma Burchard. I bambini più piccoli, infatti, sono molto curiosi e spesso copiano il comportamento dei più grandi. Per questo motivo l’esempio offerto dagli altri bambini è estremamente importante: spazi aperti e lavabi doppi o multipli facilitano l’osservazione e l’imitazione reciproca dei bambini. In questo modo per i bambini recarsi ai servizi igienici diventa un’esperienza di comunicazione, e l’assimilazione delle regole igieniche fondamentali diventa un gioco divertente.
Tenere conto dell’altezza dei piccoli
Una soluzione funzionale per i servizi igienici per bambini è offerta, per esempio, dai lavabi su colonna progettati appositamente per l’uso in asili e scuole materne. Il vantaggio consiste nel disporre di lavabi regolabili in altezza in qualsiasi momento, così possono “crescere” insieme ai bambini nel corso del tempo. Anche i WC, con un’altezza di seduta di soli 26 centimetri, sono adattati appositamente all’altezza dei bambini. Così i piccoli, una volta seduti, raggiungono facilmente il pavimento con i piedi e trovano un appoggio sicuro e possono anche rialzarsi da soli senza aiuto. Anche l’asse è adattato alle esigenze specifiche dei bambini e ricorda la forma familiare di un vasino. Ciò consente anche ai più piccoli di recarsi autonomamente alla toilette.
Creare ambienti piacevoli per i bambini
Oltre all’altezza giusta e alla facilità d’uso dei lavabi e dei WC, sono soprattutto i dettagli a rendere i servizi igienici a misura di bambino. Si parte dalle distanze: è importante che i percorsi per i WC e i lavabi siano brevi affinché i bambini utilizzino i servizi igienici. Ambienti luminosi, colorati e giocosi con strutture igieniche e per il gioco sono invitanti e piacevoli, comunicano sicurezza e creano un ambiente familiare. I materiali delle superfici devono essere piacevoli al tatto, possibilmente caldi, in modo che i bambini non s’intimoriscano al contatto con lavabi o assi del WC freddi. I rubinetti dell’acqua progettati su misura, a forma di animale o di altre figure, mostrano ai piccoli che si trovano nel “loro” ambiente e sono divertenti da usare.
SICUREZZA con la S maiuscola
“Con tutto il comfort tecnico che possono offrire oggi i servizi igienici negli asili e nelle scuole, la sicurezza dei bambini è sempre al primo posto”, sottolinea il portavoce di Blue Responsibility Wolfgang Burchard. Tra i singoli sanitari deve essere pianificato uno spazio sufficiente per offrire ai bambini un’ampia libertà di movimento e di gioco riducendo il rischio di incidenti. Inoltre, sono necessari materiali robusti e supporti e resistenti. Tutti gli angoli e gli spigoli devono essere arrotondati con ampi raggi, per ridurre al minimo il pericolo di lesioni. I termostati e i dispositivi dei rubinetti con protezione antiustione integrata proteggono le mani dei bambini da scottature dovute all’acqua calda. Infine, il riscaldamento a pavimento regala un piacevole calore e protegge da raffreddamenti e raffreddori.
“In servizi igienici così colorati, omogenei, sicuri e funzionali, per i bambini è un divertimento imparare l’igiene personale” conclude Wolfgang Burchard.
Blue Responsibility
Fondato nel marzo 2009 e coordinato da VDMA Fachverband Armaturen e Industrie-Forum Sanitär, Blue Responsibility è un’iniziativa congiunta di 25 aziende leader nel settore igienico-sanitario: Berluto; Burgbad; Dornbracht; Düker; Duravit; Franke Aquarotter; Gampper; Geberit; Grünbeck; Heimeier; Honeywell; Ideal Standard; Kaldewei; Kemper; Keramag; Keuco; Kludi; Mepa; Neoperl; Oventrop; Sam; Sasserath; Schell; Viega; Villeroy & Boch.
Maggiori informazioni sull’iniziativa Blue Responsibility all’indirizzo www.blue-responsibility.com.