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Archive for May 29, 2012

“Memorie liquide”, mostra fotografica di Mustafa Sabbagh al Museo Giovanni Boldini di Ferrara

May 29, 2012 Leave a comment

Ferrara – dal 20 maggio al 30 settembre 2012, il Museo Giovanni Boldini – Palazzo Massari, ospita “Memorie liquide”, mostra fotografica di Mustafa Sabbagh. Sedici fotografie e due installazioni, nati dall’incontro con l’opera pittorica di Giovanni Boldini, celebre ritrattista della Belle Époque, e in serrato dialogo con gli spazi di Palazzo Massari che ne ospitano il museo monografico.
Sede: Museo Giovanni Boldini – Palazzo Massari, Corso Porta Mare 9 – Ferrara; Orari:da martedì a domenica: 9.30-13.00 / 15.00-18.00; Tariffe: intero euro 6,00; ridotto euro 3,00.Gratuito fino a 18 anni.

Mojo Station Blues Festival, VIII edizione della rassegna di musica nero e africana a Roma

May 29, 2012 Leave a comment

ASS. CULT. MOJO STATION & CIRCOLO DEGLI ARTISTI
presentano
VIII° MOJO STATION BLUES FESTIVAL – ROMA ’12
“…IN/OUT…”
22-23 GIUGNO 2012 | CIRCOLO DEGLI ARTISTI – ROMA
TORNA LA PRINCIPALE RASSEGNA DI MUSICA NERO E AFROAMERICANA DELLA CITTÀ DI ROMA. ALL’INSEGNA DEI SUONI, DELLE CULTURE, DELLA DOCUMENTAZIONE CINEMATOGRAFICA E DELL’ARTE VISUALE DEL BLUES.
Ottava edizione del Mojo Station Blues Festival – il 22 e 23 giugno al Circolo degli Artisti di Roma – il principale e più longevo Blues Festival della capitale, le sonorità del Blues proposte in una visione multimediale: sei concerti, due dj-set, mostre ed esposizioni fotografiche, rare movies e visual-art, dal tramonto a notte fonda.
Dopo cinque di assenza dalla sua “summer version” il Mojo Station Blues Festival  torna in chiave estiva. Una nuova occasione per godere dei suoni e delle visioni delle cultura nero e afroamericana. A cinque anni esatti di distanza è di nuovo il Circolo degli Artisti – sia nei suoi spazi esterni sia nelle sale interne – a ospitare la principale rassegna di Blues della capitale. Una due giorni di concerti, mostre ed esposizioni fotografiche, rare movies e visual-art, eventi dedicati in toto alla ricchezza delle alterità culturali e alla loro contemporaneità, valorizzando al massimo la nuova e ricchissima scena del Blues capitolino, grazie anche alla presenza dei migliori artisti nazionali della scena.
Nelle sue edizioni precedenti, il Mojo Station Blues Festival ha ospitato artisti di comprovata fama internazionale come l’indimenticato Willie King, Corey Harris, Otis Taylor,Watermelon Slim, The Rev. Peyton’s Big Damn Band, T-Model Ford, Jimbo Mathus, John Sinclair e molti altri.
Titolo programmatico di questa ottava edizione è “…IN/OUT…”: la poetica del doppio, un classico della cultura nero ed afroamericana. Una dicotomia perfetta che trova la sua naturale esplicitazione nei due giorni della rassegna. Due giornate divise tra i suoni elettrici del 22 Giugno e quelli acustici del 23 Giugno; negli spazi esterni e interni del Circolo; nel confronto tra giovani artisti e nomi affermati. Otto anni di programmazione sono un numero mai raggiunto da nessun blues festival nella Capitale. “…IN/OUT…”: questo l’elemento segreto che ha permesso all’ Ass. Cult. Mojo Station, organizzatrice del festival, di giungere ai dieci anni di attività, proprio in questa stagione 2011-2012. Dentro e Fuori, tanto negli studi radiofonici, quanto sul territorio, con una costante ricerca sul campo di natura etno-musicologica. Risultato: l’omonimo programma radiofonico (quest’anno giunto ai dieci anni di attività), ed un Festival di caratura internazionale, che qui giunge all’edizione numero otto.
Dettagli e protagonisti delle 2 serate del Mojo Station Blues Festival:
Venerdì 22 giugno: apertura, poco prima del tramonto, nel giardino del Circolo, con i suoni Delta Blues dei romani Dead Shrimp che presentano il nuovo disco in uscita. Segue la performance del miglior  della penisola, Angelo “Leadbelly” Rossi, vecchia e apprezzatissima conoscenza del festival, e quella dell’headliner HollowBelly, one-man band di culto della scena inglese, per la prima volta in Italia: il suo Punk-Blues è oggetto di culto tanto nei club garage-punk londinesi, quanto nel circuito indie-blues. Anteprima Italiana. Dalle H 24:00 dj-set a cura di Mojo Station [Afro Beat; Funky & New Orleans Bitz; Soul & Blues Groove].
Sabato 23 giugno: la seconda giornata del Festival è dominata dai suoni acustici: tra gli ospiti il giovanissimo ma estremamente preparatoo SpookyMan, one-man band romano dal grande talento che si esibirà nel Garden. Si passa all’interno, nella Main Room, con il capitolino The Blues Against Youth, reduce da un lughissimo tour europeo per presentare il suo primo disco. Eccellente happening finale con lo show di Luke Winslow King, chitarrista e cantante, già indicato dai più come il miglior talento del Nu-Acoustic Blues di New Orleans. Qui si presenta accompagnato dal suo trio: washboard e contrabbasso, oltre alla partecipazione eccezionale di Roberto Luti, eccelso chitarrista italiano ormai neworleansiano d’adozione, protagonista dei cliccatissimi video su You Tube della serie “Playing For Change”,organizzazione no-profit internazionale e progetto multimediale formato da musicisti da tutto il mondo. Qui il link a una delle sue performance (1 milione di visualizzazioni):www.youtube.com/watch?v=KP0P_czfguo. Anteprima europea e italiana per questa formazione.
Dalle H 24:00 dj-set a cura di Superfunk (70′s Funk’n’Disco, Hot DanceFloor).
Illustrazioni & visual-art del Festival sono a cura di Andrea Malis.
Direzione artistica a cura dell’Ass. Cult. Mojo Station, già autrice di numerose altre iniziative volte alla diffusione della musica e della cultura nera e afroamericana in ambito cittadino, nonché realizzatrice del format radiofonico “Mojo Station – Il Blues e le Sue Culture”, in onda ininterrottamente dal 2002 dalle frequenze di Radio Popolare Roma 103.3 fm.
PROGRAMMA:
Venerdì 22 giugno | Circolo degli Artisti
Via Casilina Vecchia 42.
H 19:00: Dead Shrimp
H 21:30: Angelo “Leadbelly” Rossi & Ruggero Solli
H 22:30: HollowBelly
H 24:00: Dj-Set a cura di Mojo Station [Afro Beat; Funky & New Orleans Bitz; Soul & Blues Groove]
Rare Movies: Proiezione: “We Juke Up In Here ” di Stolle/Konkel/Abel/Blaylock/Bopp
Sabato 23 giugno | Circolo degli Artisti
Via Casilina Vecchia 42.
H 19:00: SpookyMan
H 21:30: The Blues Against Youth
H 22:30: Luke Winslow King & Roberto Luti
H 24:00: Dj-Set a cura di Superfunk aka Corry X & Ciccio Dee Mario [’70’s Funk’n’Disco, Hot DanceFloor]
Rare Movies: Proiezione: “Hurricane On The Bayou” di MacGilliwray Freeman
VIII° Mojo Station Blues Festival
22/06/12 | Circolo degli Artisti | Start h 19 | Ingresso € 7 o Abbonamento per 2 giorni € 10
23/06/12 | Circolo degli Artisti | Start h 19 | Ingresso € 7
Info: www.mojostation.net

Arisa, tappa romana per il suo Amami Tour

Dopo aver calcato  il podio nella 62esima edizione del Festival di Sanremo e  aver ricevuto il premio della sala stampa radio –tv con la canzone “La notte” via con il suo Amami tour che  farà tappa all’auditorium Parco della Musica (Sala Sino poli) di Roma, dopo le tappe di Milano, Brescia, Bologna e Napoli. Il disco comprende 11 brani che si apre e si conclude con due pezzi scritti dalla stessa “Amami “ e “Missiva d’amore”, arrangiato e prodotto da Mauro Pagani, “Amami” è un disco della maturità: “In passato sono sempre stata troppo attenta a non risultare scomoda per nessuno. L’invidia della gente mi fa paura – ha dichiarato la cantante -. Per anni mi sono sentita in debito con tutti qualsiasi cosa facessero o non facessero per me. Vivere delusioni serie mi ha reso più coraggiosa e cosciente del fatto che esisto anch’io. Ho trovato la forza di comunicare tutta me stessa, senza avere paura del giudizio altrui”. In  brevissimo tempo già ha conquistato le prime posizioni e la top ten dei più venduti in Italia e sulla piattaforma iTunes.

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Il Sufismo, dalla spiritualità all’ascetismo (parte II)

May 29, 2012 Leave a comment

Gli orientalisti della fine del XIX° e inizi del XX° secolo hanno sovente voluto intravedere nel sufismo una corrente che attestava un influenza esterna all’Islam, particolarmente il cristianesimo, e nel suo interno le correnti monastiche cristiane, donando alle correnti ostili al sufismo molti argomenti di lotta. I lavori di numerosi islamologi del XX° secolo sono tutti d’accordo nel rifiutare questa tesi. Per quanto riguarda la vita monastica, se gli hadith, di cui l’oggetto in questo caso è “l’instaurazione di un modello comportamentale”, sono particolarmente normativi su questo tema (“nessun monarchismo nell’Islam”), il Corano, in alcune formule di certi commentatori come Ibn Arabi, ha rivelato invece la grande complessità, sottolineando l’intenzione positiva iniziale: “Noi gli abbiamo donato (a Gesù) il Vangelo – Noi abbiamo stabilito che nei cuori di chi l’ha seguito vige la mansuetudine, la compassione e la via monastica che hanno instaurato – noi non l’abbiamo prescritto, unicamente spinti dal desiderio di piacere a Dio. Ma loro non hanno osservato come si sarebbe dovuto fare“. (Corano, LVII;27). I sufi sono organizzati in confrerie (turuq, plurale di tarîqa; cammino, via) fondate dai maestri spirituali (chaykh) che erano a volte considerati come dei discendenti di Maometto per parte di suo cugino Ali e la figlia Fatima. Ogni sufi si ricollega ad un “canale” (sisilah) che rappresenta la sua genealogia spirituale, grazie al quale interagisce con diversi intermediari del Profeta. Fatto salvo qualche eccezione tutte le vie spirituali si collegano tradizionalmente al Profeta tramite l’intermediario di Ali ibn Abi Talib. Se per i sufi è Maometto il profeta dell’Islam, che è il primo fra tutti, la Storia non trova tracce dei primi gruppi di sufi che a Koufa e a Bassora, a partire dal VIII° secolo d.c. , poi a Bagdad nel IX° secolo. Il XII° e il XIII° secolo marcarono per i sufi il passaggio ad una struttura e ad una organizzazione molto più formale e impostata: le confrerie appunto. Queste organizzazioni formali e dunque sociali non smentirono evidentemente che la natura stessa del sufismo, che è una voce spirituale (tarîqa), fosse trasformato. Ma questa evoluzione si tradusse con una visibilità maggiore e un impatto storico misurabile sulla società musulmana. Questo impatto è particolarmente evidente in certi casi dove il sufismo rappresentava la sola espressione della religione musulmana: gli esempi di islamizzazione dell’Africa dell’Ovest dalla Tidjaniyya e la Qâdiriyya, dove la resistenza contro i russi nel XIX° e XX° secolo da parte di una popolazione musulmana maggioritaria radicata alla Naqshbandiyya, lo dimostra in modo esplicito. Questa influenza socio-poltica di alcuni settori del sufismo si vide in primis nelle regioni tardivamente convertitesi all’Islam; in Asia centrale, in India, dove fù il cavallo di battaglia dell’islamizzazione, e nel mondo turco. E’ quindi evidente che la nozione del sufismo ricopre delle realtà molto variabili: alcune sono puramente spirituali e metafisiche mentre altre rappresentano le conseguenze dell’implicazione dei maestri sufi e dei loro discepoli nel territorio politico-sociale. Le confrerie furono perseguite da alcune autorità del sunnismo perchè giudicate eterodosse per certi dottori della legge musulmana e perchè alleati degli sciiti. Oggi ancora, alcune correnti salafiste o wahhabite, che pretendono di rappresentare l’Islam in toto (ortodosso), cercano di diminuire l’influenza delel confrerie sufi nel mondo intero, considerando il sufismo come uno strumento per uscire da una quadro rigido e letterale, evidenziando una deriva superstiziosa e pagana. In Persia, la dinastia dei Sefediti furono per lungo tempo una dinastia sufi. Dal punto di vista delle idee, il sufismo è una corrente esoterica che professa una dottrina affermante che tutte le realtà comportano un aspetto esteriore apparente (exoterico o zahir) e un aspetto interiore nascosto (esoterico o batin). Si caratterizza nella ricerca di uno stato spirituale che permette di accedere a queste conoscenze nascoste. Questa importanza accordata ai segreti ha portato, nei secoli, alla invenzione di lingue artificiali delle confrerie, di cui il più importante esempio è quella di Baleybelen. La prima fase del cammino sufista è quindi quello di rifiutare la coscienza abituale, quella dei cinque sensi, per la ricerca di uno stato di ebrezza spirituale, simile ad una sorta di estasi; i sufi la definiscono “exstinzione (al-fana’), l’annullazione dell’ego per arrivare alla coscienza della presenza dell’azione di Dio. Quando questa prima tappa è realizzata il sufi deve ritornare al mondo esteriore che aveva in un primo tempo rifiutato; il lessico sufista designa questa fase con differenti termini che corrispondono ad altrettanti aspetti del secondo viaggio: al-baqâ, “la sussistenza o la permanenza”, la lucidità (sahw), il ritorno (rujû) verso le creature. Questa descrizione sommaria ha forzatamente un carattere molto schematico e come mostra la letteratura sufista, questo processo è molto più ciclico che lineare e l’interpretazione dei termini di lessico sufi sono per natura esoterici. Un altro modo di presentare lo stesso processo, a partire dalla terminologia coranica, consiste nel descrivere i gradi di realizzazione spirituale. I maestri sufi distinguono tre fasi nell’elevazione dell’anima verso la conoscenza di Dio: in primis l’anima governata dalle sue passioni. I postulanti all’iniziazione, che è considerata come fondamentale in questo stadio, sono chiamati mourîd (novizio, nuovo adepto, discepolo). La seconda fase è il grado dell’anima che biasima se stessa, l’anima che cerca di correggersi interiormente e l’iniziato in questo stadio è chiamato saîk (viaggiatore) itinerante, allusione alla simbologia del “viaggio interiore“. La terza e ultima fase è quella dell’anima appagata. Per concludere ogni maestro di sufismo (shaykh) si attorna di un gruppo di discepoli e anima una conferia, o haqiqa, fondata da un grande maestro dei secoli passati. Possiede un metodo per l’accesso all’unità divina, e nessuno puo’ mettere in causa la validità del suo insegnamento che è riferito all’Islam. I maestri sufisti sono stati un esempio di vita religiosa che non ha avuto bisogno di radicamenti alle forme ufficiali di culto, evitando anche lo scoppio dell’Islam sunnita tra le diverse scuole giuridiche. L’ascensione verso Dio passa attraverso l’esercizio pratico nelle confrerie: veglie (sahar), digiuno (siyâm), danze (dervisci ruotanti), litanie (dhikr), controllo respiratorio. Questo movimento individualista venne condannato dall’Islam tradizionale (wahhâbismo) mettendo a morte al-Hallâdj nel 922.

Paolo Pautasso

Fonte: My Amazighen

Carla Bruni, inizio del quarto album

Dopo il ruolo di premier dame di Francia, l’ex modella ora torna a fare la cantautrice e dedicarsi al suo nuovo album, il quarto per la precisione che dovrà uscire in autunno, la sua passione per la musica che non ha mai abbandonato; nel 2008, poco dopo il suo matrimonio con Sarkozy, la Bruni aveva fatto uscire con la casa discografica Naive, “Comme si de rien n’etait”. Il primo disco, “Quelqu’un m’a dit”, del 2002, ebbe un grande successo con 1,2 milioni di copie vendute in Francia e 800 mila all’estero, mentre per i successivi lavori le vendite risultarono in calo. Tra le tracce  del disco ci sarà anche una canzone dedicata a suo marito Nicolas Sarkozy l’ex presidente francese (“Mon Raymond, il est compliqué mon Raymond” – Il mio Raymond, è complicato il mio Raymond), ed un’altra a tematica anti –giornalistica “Les diseux”, e una traduzione della celebre “Douce France”: omaggio a dieci anni dalla morte del cantautore francese Charles Trenet. “Il disco non è finito – spiega il suo agente Bertrand de Labbey a Figaro.fr -. Le tracce audio strumentali sono pronte ma le voci non sono ancora del tutto state inserite. La gravidanza di Carla ha interrotto il progetto”.

Emilio Di Iorio

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Sloughi, dono di Allah

May 29, 2012 Leave a comment

E’ rapido come una freccia. Alla velocità della luce blocca la sua preda e attende con calma l’arrivo del suo padrone. E’ quest’ultimo che ucciderà il selvatico, perchè è cosi’ che vuole il Profeta. Anche il poeta arabo Abu Nuwas (757-815 d.C.)  rese omaggio allo Sloughi dopo essere stato ospite di una tribù di Beduini, dove questi cani godevano di un trattamento di favore. Dieci secoli dopo, il generale di divisione francese Eugéne Dumas, direttore degli Affari dell’Algeria e console di Francia dal 1837 al 1839, a lato dell’emiro Abd-el-Kader, divenne testimone del ruolo tenuto da questi levrieri nella vita dei Beduini. “Nella tenda, lo Sloughi dorme vicino al suo padrone sotto una coperta che lo protegge dal freddo. Al collo, indossa collari preziosi e portafortuna“. Nelle tribù, questi animali ricevono i migliori alimenti disponibili e, se necessario, le donne allattano i cuccioli in difficoltà. Alla morte di uno Sloughi tutti piangono come se avessero perso uno dei loro famigliari. Un beduino era considerato un uomo ricco, di successo, quando possedeva tre cose: un falco potente, un cavallo nobile e uno Sloughi. Gli uomini attraversano il deserto a cavallo, i loro cani sistemati sulla sella e il falco appollaiato sul braccio. Un flebile fischio del cavaliere e il falco si invola alla ricerca dei una preda: gazzella, lepre, volpe del deserto. Dopo che il rapace individua il selvatico e  lo abbatte con i suoi artigli giunge il momento di lasciare il cane. Quest’ultimo si lancia in una corsa irrefrenabile mentre il falco tenta di fermare il selvatico attaccandolo alla testa. Se il falco fallisce, il cane solo prosegue la sua corsa, anche per ore, sino a raggiungere ed abbattere la preda stremata. Con la sua anatomia, forgiata nel deserto, nessun animale di quei luoghi è più rapido e più perseverante di uno Sloughi. Mentre i cani, considerati come dei bastardi di strada, non hanno vita facile nei paesi islamici (se un credente ne tocca uno dovrà lavarsi le mani per sette volte ) gli Sloughi beneficiano di un aura particolare. Sono considerati degli animali puri e nobili: “Il levriero è un dono di Allah, è la nostra ricchezza, toccandolo ne siamo onorati“, dicono i beduini. La sua reputazione ovviamente è dovuta alle sue doti straordinarie di cacciatore, che permette ai beduini di mangiare carne malgrado le difficoltà di vita presenti nel deserto (oltre i 60° di giorno e 0° la notte). Ma il principale motivo della sua estrema popolarità è riferita alla sua leggenda, che si tramanda da secoli. Si dice infatti  nel Corano che uno Sloughi, chiamato Kitmir, veglio’ 309 anni il letto dei sette martiri dormienti (Efeso). Per aver compiuto questo dovere, Maometto accordo’ al levriero di entrare nel Paradiso. “Ecco perchè lo Sloughi è considerato come il cane di Maometto“, concordano diversi allevatori marocchini. Ed ecco perchè in Africa del nord, lo Sloughi resta un cane difficile da acquistare. Tre Sloughi vivono a Palazzo con il re Mohammed VI e quando il sovrano dorme, i cani vegliano il suo sonno nell’anticamera e neppure le guardie del corpo possono a quel punto entrare, racconta un allevatore marocchino. Il contatto millenario con gli uomini ha sviluppato in loro il dono di poter leggere nel pensiero degli umani; si ha quasi l’impressione che questi cani sappiano quando qualcuno ha delle cattive intenzioni.

Paolo Pautasso

Fonte: Lo Sloughi in Marocco

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Tanzania, caccia alle streghe e linciaggio per stregoneria

May 29, 2012 Leave a comment

Il centro giuridico dei diritti umani (Lhrc) ha reso noto che circa 3.000 persone, sospettate di stregoneria, sono state linciate a morte in Tanzania negli ultimi sei anni.
La grande maggioranza delle vittime sono donne anziane con occhi rossi dovuti ad un’irritazione, poichè usano lo sterco di vacca come combustibile per cucinare, cosa che appunto procura irritazione.
Secondo le credenze popolari avere gli occhi rossi e’ uno dei segni distintivi di chi pratica la stregoneria.
Altre vittime erano colpevoli di essere albini o semplicemente perchè “puzzavano”.
La Tanzania è uno dei paesi più superstiziosi dell’intero continente africano.

Fonte: Express-news

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Festival Nazionale delle Arti Popolari di Marrakech, 47esima edizione della festa più antica del Marocco

May 29, 2012 Leave a comment

Al via la 47esima edizione del Festival Nazionale delle Arti Popolari di Marrakech
Ideata nel 1960 da Sua Maestà Re Mohammed V e testimone di un patrimonio sempre in movimento, il Festival Nazionale delle Arti Popolari – inizialmente Festival du folklore de Marrakech – è la più antica tra le feste del Marocco, il trait d’union tra tradizione e modernità rivolto ad un pubblico eterogeneo e di tutte le età: agli adulti, ai giovani, agli intellettuali, agli appassionati di arte, musica e cultura di vario genere. Alla sua 47esima edizione si svolge dal 20 al 24 giugno a Marrakech, a cura della Fondazione del Festival di Marrakech, la cui missione è quella di favorire e promuovere lo sviluppo e la diffusione delle diverse forme di espressione artistica e culturale che contraddistinguono Marrakech e il suo territorio.
Lo staff della Fondazione ha saputo infondere nuova energia al Festival Nazionale delle Arti Popolari e conferire una nuova visione alla manifestazione che, pur conservando le sue radici e tradizioni, presenta caratteristiche di rinnovamento e di creatività. L’obiettivo è quello di sostenere e migliorare continuamente il più antico festival del Paese e far conoscere le molteplici culture che lo rappresentano, mantenendo una visione strategica e pragmatica per raggiungere l’eccellenza in occasione del 50° anniversario.
La 47a edizione offrirà un programma articolato di appuntamenti che consolida la linea editoriale e artistica, introducendo al contempo elementi di rinnovamento per poter trovare consenso anche tra un pubblico più giovane.
La grande parata di apertura, che quest’anno si ispira al tema della “Carovana”, vedrà la partecipazione di oltre 600 persone tra artisti e studenti che sfileranno per 3 chilometri tra le vie di Marrakech fino alla spettacolare piazza Jemaa El Fna. Un momento essenziale di incontro tra le arti, la gente di Marrakech e i suoi visitatori: un corteo che con più di 500 bambini contribuirà a trasmettere il patrimonio della cultura marocchina.
Tutte le sere il Palais Badii, residenza imperiale del regno della dinastia Saadita ed esempio della ricchezza artistica del Paese, farà da cornice ad una serie di spettacoli in grado di trasmettere sia la magia dei fasti del passato sia una ventata di freschezza, grazie ai numerosi protagonisti del panorama artistico e musicale marocchino, tra i quali gruppifolkloristici molto noti, come Ahidous Ain Orma, Ahouach Ouarzazate, Gnaoua, Guedra e Taskioune.
Come ogni anno, i musicisti tradizionali Maâlems si incontreranno con artisti marocchini emergenti per offrire un momento di confronto e aggregazione tra le generazioni. L’edizione 2012 vedrà, infatti, la partecipazione di giovani artisti come DJ Van e H-Kayne.
Per 5 giorni consecutivi la Città Rossa sarà quindi lo scenario di un ricco e incalzante calendario di appuntamenti in grado di promuovere la trasmissione delle arti popolari e delle tradizioni marocchine, di instaurare un clima familiare e coinvolgere gli spettatori in un rapporto più diretto con gli artisti.
Grande protagonista dell’evento anche il “Villaggio del Festival”, un vero e proprio villaggio allestito all’interno dei Giardini Ghabat Chabab e ideato dagli organizzatori nell’edizione 2011 con l’obiettivo di offrire una testimonianza concreta delle arti, dei mestieri e delle nuove tendenze artistiche, culturali e musicali del Marocco. Moltissimi gli atelier, le botteghe artigianali e le aree espositive che ospiteranno prodotti di artigianato locale e saranno teatro di eventi musicali ed artistici. Un Villaggio che, all’interno di un viaggio dei cinque sensi, arricchirà ulteriormente questo importante Festival e offrirà l’opportunità di vivere un’esperienza autentica, divertente e coinvolgente dell’arte di vivere e del patrimonio materiale e immateriale del Paese.
Per maggiori informazioni su FNAP 2012: http://www.marrakechfestival.com/
Credits:
Ente Nazionale per il Turismo del Marocco
Via Durini, 5 – 20122 Milano
Tel: 02.58303633
http://www.visitmorocco.comhttp://www.marrakech.travel
info@turismomarocco.it
Informazioni sull’Ente Nazionale per il Turismo del Marocco (ONMT)
L’Ente Nazionale per il Turismo del Marocco è un istituto pubblico che cura l’attività di marketing per conto del Marocco quale destinazione turistica e si occupa di sviluppare attività strategiche volte alla promozione del Paese. L’Ente si propone di identificare mercati ad alto potenziale ed analizzarne le specificità al fine di cogliere il profilo, le preferenze e le abitudini d’acquisto dei potenziali turisti. Con questa attenzione ai mercati internazionali, l’Ente attua campagne pubblicitarie, iniziative stampa, public relations ed eventi per accrescere la conoscenza del Marocco quale brand e far sì che l’immagine del Paese raggiunga i vari target della popolazione. La sua azione, condotta in parallelo ed in stretta collaborazione con la distribuzione, è finalizzata a migliorare la quota di mercato mondiale detenuta dal Marocco nel segmento turistico. La sede centrale dell’Ente si trova a Rabat; i suoi 15 uffici rappresentativi sono distribuiti fra Europa, Nord America, Asia e Medio Oriente.

“Ieri Oggi Milano”, mostra fotografia contemporanea presso lo Spazio Oberdan di Milano

May 29, 2012 Leave a comment

Milano – dal 16 maggio al 10 giugno, presso lo Spazio Oberdan della Provincia di Milano, si tiene una grande mostra dedicata alla città di Milano, composta di fotografie interamente tratte dalle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. Si tratta di un vasto insieme di 170 immagini che datano dal secondo Dopoguerra ai giorni nostri, di 28 autori italiani e stranieri, che offre un articolato scenario composto di situazioni diverse capaci di stimolare una importante riflessione sui grandi mutamenti che hanno cambiato il volto della città, dal punto di vista urbanistico (dalle macerie e le baracche del dopoguerra alle periferie in crescita, le fabbriche, i grandi cantieri contemporanei), socio-economico (la Milano operaia, i giovani, la borghesia), culturale (i personaggi del mondo dell’arte, del design, dell’architettura, del cinema). La mostra è stata pensata in occasione di MIA/Milan Image Art Fair, con una preview nel Foyer dello Spazio Oberdan nei giorni della fiera (dal 3 al 6 maggio) con immagini di Thomas Struth, Peter Fischli e David Weiss, Olivo Barbieri, Uliano Lucas, Carla Cerati, per sottolineare il ruolo fondamentale svolto dalla fotografia nella crescita culturale della città di Milano. All’interno del vasto patrimonio fotografico conservato presso il Museo di Fotografia Contemporanea (1.800.000 immagini, 29 fondi fotografici, più di 600 autori italiani e stranieri), molte sono le opere che raccontano la storia sociale, i personaggi, le trasformazioni nel paesaggio della città di Milano. Per questa mostra sono state selezionate opere da ben 13 fondi fotografici: Raccolta antologica, Federico Patellani, Lanfranco Colombo, Achille Sacconi, Enzo Nocera, Attilio del Comune, Mario Cattaneo, Paolo Gioli, Gabriele Basilico/Milano. Ritratti di fabbriche, Francesco Radino/Metrotranvia, Archivio dello Spazio, Milano senza confini, Idea di metropoli. Tra di esse vi sono capolavori di maestri della contemporaneità molto noti a livello internazionale, innovativi progetti di artisti di generazioni più giovani, oggi protagonisti dell’arte contemporanea, ricerche di importanti autori cardine della storia della fotografia italiana. Questi gli autori scelti: Marina Ballo Charmet, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Cesare Colombo, John Davies, Attilio Del Comune, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Peter Fischli e David Weiss, Paolo Gioli, Paul Graham (vincitore del Premio Hasselblad 2012), Guido Guidi, Mimmo Jodice, Uliano Lucas, Tancredi Mangano, Enzo Nocera, Studio Brogi, Federico Patellani, Tino Petrelli, Thomas Struth, Pio Tarantini, Massimo Vitali, Manfred Willmann. Per la varietà dei fondi indagati, il numero e l’importanza degli autori, la diversità degli approcci e degli stili (dal reportage classico, alla fotografia di architettura e paesaggio, al ritratto ambientato e di studio), oltre che dei formati e delle presentazioni, la mostra costituisce anche una concreta opportunità per il pubblico di venire a diretto contatto con decine di significative opere fotografiche appartenenti alle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea: un vero e proprio incontro con il Museo. L’ambiente espositivo dello Spazio Oberdan ben si presta a una narrazione chiara e utile ai visitatori: nell’ampio salone sono presentate opere datate dal1980 aoggi incentrate sul paesaggio urbano, dal centro storico alle periferie ai grandi cantieri, di una Milano postindustriale e postmoderna, quasi tutte di formato molto grande e a colori; nelle stanze che si susseguono, fotografie che vanno dal dopoguerra agli anni Ottanta, prevalentemente dedicate alla storia della città, alla società milanese, al lavoro operaio, ai principali personaggi dell’arte e della cultura, con tipici formati “storici”, quasi tutte in bianco e nero, che rimandano alla funzione di memoria tipica della fotografia.
Sede: Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, Milano; Durata:dal 16 maggio al10 giugno 2012; Orari: 10-19.30, martedì e giovedì fino alle 22, chiuso il lunedì; Info: Spazio Oberdan, tel. 02 7740 6302/6381; http://www.provincia.milano.it/cultura Ingresso libero

“See-A Light, mare e luce – l’orizzonte infinito” personale di Endri Kosturi a Trieste

May 29, 2012 Leave a comment

Trieste – dal 1° al 17 giugno 2012 al centro commerciale Torri d’Europa approda la mostra “See-A Light, mare e luce – l’orizzonte infinito” di Endri Kosturi. Venti tele su oltre 300 metri quadrati di esposizione, ma anche installazioni, video, musica e performance. Cromatismi e luci invaderanno uno spazio espositivo atipico per un evento pittorico site specific e crossmediale, che vedrà l’artista collaborare con un team di giovani talenti formato dagli architetti di Studio a-29, dalla musicista Silvia Rosani e dal videomaker Marco Tessarolo. Un’iniziativa che, grazie alla collaborazione del centro commerciale Torri d’Europa, vuole diventare occasione non solo di esposizione ma anche di produzione artistica attraverso la sinergia tra linguaggi artistici differenti e attraverso il rapporto con la città. Trieste e il suo orizzonte permeano le tele create per l’evento. Protagonisti sono la luce e il mare colti nei loro vari aspetti, dagli arcobaleni onirici alle piogge d’estate. Un tema che non è scelto a caso dall’artista, che vede nei due elementi, costantemente in perfetta simbiosi, la mediazione tra la dimensione razionale e l’inconscio. La scelta di esporre in un centro commerciale nasce dall’esigenza di decontestualizzare i luoghi tradizionali dell’arte. Un modo per creare nuovi spazi destinati all’esposizione delle opere di quegli artisti emergenti che, per ragioni di mercato, faticano ad affermarsi. La mostra, nata da una stretta collaborazione tra l’artista e un gruppo di architetti, musicisti, video maker e fotografi, si pone come obiettivo quello di dar vita ad una molteplicità di espressioni artistiche che, pur nella diversità delle singole competenze, siano in grado plasmare, con differenti intensità, un linguaggio organico ed universale.
Orari mostra: 2-4 GIUGNO 10-13 e 16-20| 5-18 GIUGNO 16-20; INFO: Gary Kosturi tel. 335 6828666 |garykosturi@gmail.com