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National Portrait Gallery, 60 anni di ritratti per la regina Elisabetta II d’Inghilterra
Il 2 giugno la regina Elisabetta II entrerà nel suo 60esimo anno di regno e per l’occasione la National Portrait Gallery di Londra ha organizzato una mostra dedicata alle innumerevoli maniere in cui l’arte e la comunicazione hanno ritratto Sua maestà britannica. E l’esito è un’esposizione intensa, dove alla ritrattistica ufficiale si affiancano prove d’avanguardia, quando non veri e propri sfregi, come quello, leggendario, dei Sex Pistols. “Negli anni Cinquanta – spiega Paul Moorhouse, conservatore del museo – c’erano immagini molto formali della regina. Negli anni Sessanta comincia a essere rappresentata come una madre”. Ma è nel decennio successivo che le cose cambiano radicalmente, con l’irruzione del punk e delle nuove tendenze dell’arte. E così ecco i ritratti pop e le opere di arte visuale che giocano sulla controversa relazione con la nuora Lady D. Fino allo straordinario lavoro di Lucian Freud, dove la sovrana appare in tutta la propria umanità. In mostra anche un potente ritratto di Elisabetta ad occhi chiusi, firmato da Chris Levine. “Io ho ritratto molte popstar – spiega l’artista – ma lei trascende la celebrità. Volevo ottenere una vera espressione di serenità, le ho chiesto di riposarsi un attimo mentre posava e per magia si è prodotto questo momento”. Non solo dissacrazione dunque, e il giubileo della regina si apre anche con la benedizione dell’arte contemporanea.
Fonte: TMNews
Biennale di Venezia 69., Francesco Rosi Leone d’oro alla carriera
la Biennale di Venezia 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
Francesco Rosi
Leone d’oro alla carriera
E’ stato attribuito al regista e sceneggiatore italiano Francesco Rosi il Leone d’oro alla carriera della 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (29 agosto – 8 settembre 2012).
La decisione è stata presa dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera.
Francesco Rosi può essere considerato autore simbolo e innovatore del cinema italiano di impegno civile, con film – tra i molti suoi importanti e significativi – quali Le mani sulla città, Leone d’oro alla Mostra di Venezia nel 1963, Il caso Mattei, Palma d’oro a Cannes nel 1972, e Salvatore Giuliano, Orso d’argento a Berlino nel 1961.
Rosi, che il prossimo 15 novembre compirà 90 anni, riceverà il riconoscimento durante la 69. Mostra venerdì 31 agosto, in occasione della proiezione della copia restaurata del suo capolavoro Il caso Mattei (1972), restauro realizzato dalla Film Foundation di Martin Scorsese, con il sostegno di Gucci.
Il Direttore della Mostra Alberto Barbera ha dichiarato: “Con una lunga benché non troppo prolifica carriera, Rosi ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema italiano del dopoguerra. La sua opera ha influenzato generazioni di cineasti in tutto il mondo per il metodo, lo stile, il rigore morale e la capacità di fare spettacolo su temi sociali di stringente attualità. Ragione per la quale è stato ripetutamente accostato al Neorealismo dell’immediato dopoguerra e indicato come il padre nobile di quel filone di cinema impegnato che segnò in particolare gli anni Sessanta e Settanta della nostra produzione nazionale. Rispetto al Neorealismo, che pure contribuì in maniera decisiva alla sua formazione culturale, il cinema di Rosi rappresenta una decisa istanza di superamento, per la precisa volontà di mescolare una fortissima propensione a raccontare eventi, persone ed ambienti reali con quella che Fellini definì «la grande lezione artigianale del buon cinema americano». Nei confronti del cinema politico a lui successivo, Rosi vanta invece un indiscutibile merito: quello di aver sempre preferito alla semplificazione ideologica di molti suoi epigoni il durissimo lavoro di ricerca e documentazione che sta alla base di suoi formidabili capolavori come Salvatore Giuliano, La sfida, Le mani sulla città, Il caso Mattei, Lucky Luciano. Una puntuale lezione di storia che coincide con un’altissima lezione di stile, capace di fornire linfa e sostanza per gli altri suoi indimenticabili lavori, tra i quali non si possono non ricordare Cristo si è fermato a Eboli, Cadaveri eccellenti e Tre fratelli”.
“Sono onorato e molto felice di ricevere questo riconoscimento estremamente prestigioso, che è stato attribuito in precedenza a tanti grandi autori che amo e ammiro – ha dichiarato Francesco Rosi – Ringrazio il Presidente della Biennale Paolo Baratta e il Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera per aver voluto ricordare il mio contributo al cinema italiano e all’arte cinematografica in generale”
Francesco Rosi (Napoli, 1922) si afferma come autore proprio alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1958 con La sfida, che ottiene il Premio Speciale della Giuria. In quel film, girato nel mercato ortofrutticolo di Napoli, come nel successivo I magliari (1959, premiato a San Sebastián), ambientato tra venditori di stoffe e tappeti ai limiti della legalità, è già presente quel dato cronachistico che, filtrato dalla finzione drammatica, costituisce la peculiarità del suo cinema. In Salvatore Giuliano (1961), Orso d’argento a Berlino, l’uso di materiale di repertorio caratterizza uno stile da reportage giornalistico di rara efficacia, inaugurando un nuovo tipo di cinema politico, documentato e legato alla realtà più scomoda, sempre rivolto a capire il presente anche quando parte da materiali storici.
Nel 1963 Francesco Rosi ottiene la definitiva consacrazione vincendo il Leone d’oro a Venezia con La mani sulla città, film-denuncia delle speculazioni e degli scandali durante gli anni della ricostruzione e del boom economico. Torna alla Mostra di Venezia nel 1970 con un altro film di forte impegno civile, Uomini contro, tratto da Un anno sull’altopiano di Lussu, fornendo uno sguardo privo di retorica della prima guerra mondiale.
Il caso Mattei (1972), Palma d’oro a Cannes, segna il ritorno allo stile del reportage nella ricostruzione delle vicende del presidente dell’Eni (interpretato da Gian Maria Volonté, premiato a Cannes con una Menzione speciale), fino alla sua morte in circostanze mai chiarite, gettando una luce inquietante sulle connivenze tra potere politico e oscure trame destabilizzanti. Il successivo Lucky Luciano (1975), nuovamente con Gian Maria Volonté, ricostruisce gli ultimi anni di vita che il boss trascorre in Italia portando nella tomba i suoi segreti.
In seguito, per il suo alto cinema d’impegno, Rosi si rivolge spesso a testi letterari. In Cadaveri eccellenti (1976), premio David di Donatello per il miglior film e la miglior regia, tratto da Il contesto di Sciascia, si sofferma sulla spirale del terrorismo e le compromissioni del potere. Da Carlo Levi trae Cristo si è fermato a Eboli (1979), David di Donatello per il miglior film e la miglior regia, vincitore al Festival di Mosca, premiato come miglior film straniero ai Bafta, gli “Oscar” britannici. Rosi realizza quindi Tre fratelli (1981), in cui riflette sugli anni di piombo (David di Donatello per la miglior regia e per la miglior sceneggiatura con Tonino Guerra, Nastro d’argento per la miglior regia), e in seguito Carmen (1984) dall’opera di Bizet (David di Donatello per il miglior film e la miglior regia). E’ poi la volta di Cronaca di una morte annunciata (1987), tratto dall’omonimo romanzo di Márquez (in Concorso a Cannes), Dimenticare Palermo (1990), scritto con Tonino Guerra e Gore Vidal, e La tregua (1997) da Primo Levi, in Concorso a Cannes, premio David di Donatello per il miglior film e la miglior regia.
In gioventù vicino agli esponenti della cultura napoletana del dopoguerra (Patroni Griffi, La Capria, Ghirelli), Francesco Rosi prima de La sfida si è formato alla scuola di Luchino Visconti, suo aiuto-regista per La terra trema, ed è quindi stato aiuto-regista di Michelangelo Antonioni e Mario Monicelli.
Evasione fiscale… scandalo anche a Pescara
La lotta contro l’evasione fiscale funziona realmente? Questo é il quesito che intendo analizzare. Siamo in grado di stabilire se l’Italia sia pronta a combattere definitivamente una delle piaghe più dissolute della nostra società? Lo Stato é pronto a scontrarsi duramente contro una realtà radicata da secoli nel nostro sistema economico basilare? Quanto si é davvero pronti a cambiare modus operandi sociale?
La motivazione che mi ha spinto a fare un’indagine sulla città di Pescara é quella di verificare se, nonostante lo Stato si impegni contro l’evasione fiscale mediante l’informazione preventiva anti-evasione, esistano persone sul territorio nazionale che non interagiscono minimamente con la nuova politica del fisco. Ho trascorso parte delle mie giornate della scorsa settimana tra Centri Commerciali e negozi della città di Pescara. E fin qui tutto regolare, ma nell’istante in cui si interagisce con il settore dell’acquisizione dei servizi o sulla fruizione del divertimento il discorso assume un connotato diverso.
Mercoledì pomeriggio decido di andare dal parrucchiere, prenoto un appuntamento per un trattamento estetico generale che si quantifica in una spesa totale di euro 30,00. Importo riportato sulla ricevuta rilasciata dall’esercente euro 12,00. Diamine, non mi sono reso conto di aver speso meno del previsto!
Giovedì sera coinvolgo un paio di amici per andare a cena fuori, pesa complessiva per tre persone di euro 44,00, ma nessuna emissione di regolare scontrino o ricevuta.
Sabato sera coinvolgo nuovamente degli amici per convogliare nel centro di Pescara Porta Nuova, un tempo dimora del grande poeta Gabriele D’Annunzio. Verso le due del mattino ci rechiamo presso un noto locale, ormai storico nella zona, ordinando dal menu, una volta seduti, tre dolci e due flûtes di prosecco al sidro di mele. Al suo interno il locale é ancora gremito di persone, quasi tutti i tavoli occupati. Le nostre consumazioni arrivano dopo circa dieci minuti di attesa, causa l’affollamento, nonostante il supporto di quattro o cinque camerieri. Spendiamo la modica somma di euro 17,20, il resto viene restituito immediatamente, ma la ricevuta si fa attendere. Intanto domando cortesemente ad alcuni ragazzi seduti accanto a noi se per caso a loro hanno portato lo scontrino fiscale: la risposta é negativa. Nessuno di essi si é domandato se fosse necessario chiederlo, tra l’altro uno di loro mi dice che “potrebbe risultare imbarazzante chiedere lo scontrino”. E’ veramente imbarazzante richiedere lo scontrino?
I minuti passano e noi attendiamo ancora… Dopo altri dieci minuti chiedo esplicitamente lo scontrino. Nell’arco di 30 minuti conto una media di quaranta tavoli occupati da circa sessanta clienti, ma il numero dello scontrino segna 35. Solo 35 scontrini? Il locale era aperto da molte ore prima che noi arrivassimo.
La mia piccola indagine mi ha permesso di constatare il comportamento di alcuni esercenti della città di Pescara: gli scontrini non vengono emessi o emessi per importi minori, con la conseguenza che le tasse vengono ancora eluse con eccessiva “naturalezza” e nonchalance. Spero che gran parte di autonomi e imprenditori abbiano un comportamento più esemplare, tutto sommato deduco dalla mia indagine che l’evasione fiscale esiste ancora… e ‘che scandalo’ anche nella città di Pescara.
La politica di anti-evasione del nuovo governo non può garantire conformità nei controlli e in troppi sfuggono. Le nuove leggi risultano incongrue se simili azioni perpetrano indissolubilmente all’interno della sfera economica del paese. Però in fondo basterebbe poco: é solo necessario che ognuno di noi richieda lo scontrino per l’importo esatto pagato e in caso di rifiuto bisognerebbe denunciare i responsabili alla Guardia di Finanza. Se tutti pagano le tasse si paga meno, ma se c’è chi paga e chi no, allora è un’altra storia… una storia tutta Italiana di “furbetti”…
Tutti dovrebbero conservare lo scontrino all’uscita…
Marius Creati
TERRA FUTURA, mostra-convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità a Fortezza da Basso a Firenze
Da venerdì 25 a domenica 27 maggio, alla Fortezza da Basso a Firenze, si svolgerà la nona edizione di TERRA FUTURA, mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Un’ampia rassegna espositiva con progetti, esperienze e percorsi verso un futuro più equo e sostenibile e un calendario culturale di convegni, seminari dibattiti, laboratori, spettacoli e animazioni (www.terrafutura.it).
Terra Futura è promossa e organizzata da Fondazione culturale Responsabilità Etica Onlus per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale, in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete e Legambiente.
La nona edizione, “Lavoriamo per il futuro. Lavoro, sostenibilità e equità”, chiede di “rimettere al centro” il lavoro per uscire in maniera definitiva dalla crisi, ricostruendo su nuove basi il tessuto economico-produttivo attraverso una vera e propria riconversione ecologica e sociale. Terra Futura 2012 denuncia infatti la crescente marginalizzazione del lavoro nel suo valore economico e di fattore dello sviluppo, ma anche sociale. E chiede alla finanza di tornare a servizio dell’economia reale, in un sistema che metta al primo posto il lavoro e dunque la persona e i suoi diritti, in un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale.
I temi, gli obiettivi e il calendario dell’evento saranno illustrati nel corso di una CONFERENZA STAMPA GIOVEDÌ 17 MAGGIO ALLE ORE 12.30 A ROMA, in sala Azzurra (primo piano) presso la Federazione nazionale della Stampa Italiana (corso Vittorio Emanuele II, 349). Intervengono:
ROBERTO NATALE, presidente Federazione nazionale della Stampa.
ANDREA BARANES, presidente Fondazione culturale Responsabilità Etica.
ROBERTO MUSEO, consigliere di amministrazione Banca popolare Etica.
ANDREA OLIVERO, presidente Acli nazionale.
PAOLO BENI, presidente Arci nazionale.
don ANDREA LA REGINA, responsabile Macroprogetti Caritas Italiana.
BRUNA MASSA, segretaria regionale Fiba Cisl Toscana.
MAURIZIO GUBBIOTTI, coordinatore segreteria nazionale Legambiente.
GIOVEDÌ 17 MAGGIO, ORE 12.30 ROMA, Federazione Nazionale della Stampa Italiana sala Azzurra – primo piano
(corso Vittorio Emanuele II, 349)
CONFERENZA STAMPA di presentazione della nona edizione di
TERRA FUTURA mostra-convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità (25-27 maggio 2012, Firenze-Fortezza da Basso)
Veneto, vicenda dei controlli sui vini IGT
CONTROLLI SU VINI IGT. ASSESSORE VENETO ALL’AGRICOLTURA: “NON PERDERE DI VISTA LA VERITÀ”
“Rivisitare la storia alla luce dei commenti anziché dei fatti è un’operazione che fa semplicemente perdere di vista la verità. La vicenda dei controlli sui vini IGT rischia di rientrare in questa casistica se non viene subito riportata entro i binari lungo i quali si è sviluppata”. L’assessore all’agricoltura del Veneto, carte alla mano, rispiega la posizione sull’argomento della Regione, “che non è affatto contro i controlli, che devono essere obbligatori ed efficaci, nell’interesse e a tutela dei consumatori, ma anche non vessatori. Anzi, proprio la proposta del Veneto sulla questione è diventata il 3 maggio posizione unanime della Commissione politiche agricole e il 10 maggio posizione pure unanime della Conferenza dei Presidenti; la Stato – Regioni ha semplicemente sancito la mancata intesa con il Governo”.
Alla base di tutto c’è il regolamento CE n. 607/2009 che, all’art 25, par. 1, secondo capoverso, prevede una verifica annuale effettuata dall’autorità di controllo competente di cui all’articolo 48, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 479/2008, “condotta negli Stati membri in cui ha avuto luogo la produzione in conformità al disciplinare secondo una delle seguenti modalità: a) mediante controlli casuali in base ad un’analisi di rischio, oppure b) mediante controlli a campione, oppure c) mediante controlli sistematici, oppure d) mediante una combinazione dei controlli sopra indicati”.
La posizione del Veneto, divenuta il 3 maggio posizione unanime delle Regioni, era per il controllo a campione; il rappresentante del Ministero ha però sostenuto che i controlli a campione non sono ammessi dal regolamento comunitario. “E questa potrebbe essere una banale ‘svista’, ma qui si apre il problema dei costi del controllo – ha ricordato l’assessore – che sono a carico della filiera: il controllo sistematico (l’unico possibile secondo il ministero ma non dice così il regolamento europeo), comporterebbe aumenti di prezzo all’origine anche del 20 per cento, tenuto conto che ci sono vini IGT da 20 centesimi al litro. Detto in altre parole: il costo del controllo supererebbe la redditività del prodotto, con una penalizzazione pesante visti i tempi che corrono, ma soprattutto inutile. Per contro, a fronte di un sistema di gestione ordinato e di un piano di verifiche accurato, che in Veneto abbiamo già testato creando un modello da seguire anche per gli altri, la forma e la sostanza dei controlli sarebbero pienamente rigorosi e rispettati anche con la campionatura. Il resto è chiacchiericcio, speriamo non interessato, che rischia di ricadere solo sui produttori”.
Battistella, prosecco seduce anche la Cina
BATTISTELLA: signori champagnisti, tremate!
La Cina vuole solo il nostro Prosecco
DIRETTA SU RADIOVENETOUNO: Mirco e Andrea Battistella ospiti in studio
link alla trasmissione: http://youtu.be/RjfM83Oi5Bk
“Qualche anno fa, l’attore francese Pierre Segui disse: ‘quando un uomo dice di no allo Champagne, dice no alla vita’. Caro Pierre, ti sbagliavi di certo, o forse non ti riferivi all’uomo ‘cinese’: quando un cinese dice di no al Prosecco, dice no alla vita!… dovremmo declinare in questo modo la massima del celebre attore francese. Questo, considerando il crescente successo nelle bollicine di casa nostra nel Paese del Dragone: previsione richieste più 100% tra 2012 e 2013, come afferma una dei più noti giornali del Paese: http://www.chinadaily.com.cn/xinhua/2012-05-02/content_5808268.html ”.
Con queste parole Mirco e Andrea Battistella, produttori ventisettenne del celebre Prosecco veneto DOP, aprono le danze alla trasmissione radiofonica ‘Buongiorno Veneto’, andata in onda oggi in diretta dalla ore 9 alle 11 sulle frequenze di Radio Veneto Uno http://www.venetouno.it/.
Il prosecco seduce anche la Cina. Una conquista di comparto e anche personale per i cugini Mirco e Andrea Battistella, due giovani imprenditori di Pianzano, zona collinare e precollinare a 4 km da Conegliano, che, freschi di studi (master in business administration al Mib School of Management Mirco e marketing in enologia e viticoltura all’Universita di Padova-sede Scuola Enologica di Conegliano Andrea), hanno saputo reinventare e lanciare in tutto il mondo (dagli Emirati, alla Russia, dal Brasile alla Cina) il brand di famiglia, 3 anni fa, riuscendo a far giungere il loro Prosecco DOP d’alta gamma sulle pagine dei quotidiani Shanghai Post e China Daily, maggiori giornali della Cina.
“Un mercato, quello cinese, fondamentale per le esportazioni, ma sostanzialmente ancora da “educare” sulla qualità e sul valore intrinseco del vino italiano, specialmente del Prosecco DOP. Ed è proprio sulla formazione che punterà l’azienda Battistella quando, a fine maggio, si troverà al Vinexpo, la fiera enologica di Hong Kong” ha affermato Mirco Battistella dell’omonima azienda produttrice di Prosecco extra dry Millesimato DOP.
Da un esordio, nel 2009, con una produzione 20 mila bottiglie, i cugini Battistella puntano al raddoppio per il prossimo anno della produzione di Prosecco DOP, proponendo anche una linea di premium functional wines, da vitigno rosso, destinati alle elite economiche cinesi di Pechino e Shanghai, pronte a sborsare migliaia di euro per una bottiglia di vino ‘funzionale’ Made in italy, arricchito con gli utili e prezioni polifenoli.
Mirco e Andrea Battistella, ospiti oggi a Buongiorno Veneto Uno, hanno raccontato il loro percorso e le loro prospettive e ambizioni, riuscendo a lanciare ai tanti giovani in ascolto un messaggio di ‘ottimismo’ e speranza. Oltre a trovarli a gestire un’azienda avviata, ce li ritroveremo tra qualche anno anche in politica?
Per ascoltare la registrazione della diretta della trasmissione, vai al link http://youtu.be/RjfM83Oi5Bk
“Padre Cicogna”, racconto sinfonico al Teatro degli Arcimboldi di Milano
Racconto sinfonico per quattro voci, voce recitante ed orchestra
Giorno della nascita di Eduardo De Filippo
versi Eduardo De Filippo
musica Nicola Piovani
Orchestra I Pomeriggi Musicali
diretta da Nicola Piovani
voce recitante Luca De Filippo
soprano Susanna Rigacci
mezzosoprano Susy Sebastiano
tenore Pino Ingrosso
basso Mauro Utzeri
Lo spettacolo, dedicato a Eduardo De Filippo, è un omaggio a quello che è stato uno dei massimi esponenti della cultura italiana del Novecento.
Padre Cicogna andò in scena per la prima volta al Teatro San Ferdinando di Napoli il 20 dicembre 2009, per ricordare i venticinque anni dalla sua scomparsa, il prossimo 24 maggio arriva al Teatro degli Arcimboldi di Milano, proprio nel giorno del suo compleanno.
Padre Cicogna, è un poemetto scritto da Eduardo nel 1969. Si tratta di un racconto sinfonico che accosta i versi di Eduardo, integralmente riproposti attraverso la voce di Luca De Filippo, alle musiche di Nicola Piovani, che con grande entusiasmo e dedizione ha accolto l’invito a mettere in musica un poema che aveva tanto amato fin dalla prima lettura più di vent’anni fa. Il ritmo drammaturgico dello sviluppo narrativo rimane quello originale, ma al racconto recitato in versi si affiancano quattro voci di cantanti – due femminili e due maschili – di natura e colore molto diverso fra di loro, le quali intervengono come fossero un piccolo coro che dà voce alla collettività.
“Padre Cicogna” è la storia di un prete spretato, che lascia la tonaca per amore, in cambio di un patto con Dio: farà tre figli che chiamerà con i nomi dei Re Magi. Ma il sacerdote, non riuscirà a “espiare” il suo peccato: i figli moriranno tutti, lasciando i protagonisti soli e addolorati.
Eduardo scrive il poemetto nel 1969: è l’anno della contestazione, della guerra in Vietnam, del dibattito sul divorzio. La realtà entra prepotentemente nella sua scrittura, che mette in scena un tema tuttora controverso come il matrimonio tra preti.
Le parole di Eduardo così profonde, volano e continuano a vivere toccando i sentimenti di un pubblico che, anche a distanza di anni, si riconosce in lui e nelle sue commedie. Era al popolo che lui amava rivolgersi, attraverso l’ analisi profonda e razionale dell’animo e a volte quasi spietata, dell’animo umano.
L’Orchestra I Pomeriggi Musicali, diretta dallo stesso Piovani, scandirà il ritmo e commenterà le fasi narrative del poema, offrendo un vero e proprio commento musicale.
La Fondazione ha accolto con grande entusiasmo il bellissimo progetto proposto da Andrée Ruth Shammah del Teatro Franco Parenti. Una collaborazione iniziata già nel giugno 2006 quando al Teatro degli Arcimboldi andò in scena Il Barbiere di Siviglia di Paesiello con la regia della stessa Shammah, la direzione d’orchestra di Antonello Manacorda e l’Orchestra I Pomeriggi Musicali.
I Pomeriggi Musicali auspicano che tale collaborazione possa proseguire in futuro con sempre stimolanti e interessanti produzioni.
Biglietti da € 15,00 a € 30,00 (+ prevendita)
Sono previste riduzioni per giovani, gruppi e anziani.
Teatro degli Arcimboldi – Biglietteria
Viale dell’Innovazione, 20 – 20126 Milano
Tel. 02.64.11.42.212/214
dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00
Teatro degli Arcimboldi – Ufficio Gruppi
e-mail: gruppi@ipomeriggi.it
Tel. 02.64.11.42.213
http://www.teatroarcimboldi.it
http://www.ipomeriggi.it/facebook
http://www.ipomeriggi.it/youtube
Biglietteria on-line: http://www.ticketone.it
“L’amore dopo l’amore” di Derek Alton Walcott
– L’amore dopo l’amore –
Il tempo verrà
quando, con esultanza
saluterai te stesso arrivando
alla tua porta, nel tuo specchio
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà, siedi qui. Mangia.
Amerai nuovamente l’estraneo che era te.
Offri vino. Offri pane. Rendi il tuo cuore
a te stesso, al forestiero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che tu ignoravi
per un altro, che ti conosce a memoria.
Togli le lettere d’amore dallo scaffale dei libri,
le fotografie, gli appunti disperati,
spoglia la tua immagine dallo specchio.
Siediti. Banchetta con la tua vita.
– Love after love –
The time will come
when, with elation
you will greet yourself arriving
at your own door, in your own mirror
and each will smile at the other’s welcome,
and say, sit here. Eat.
You will love again the stranger who was your self.
Give wine. Give bread. Give back your heart
to itself, to the stranger who has loved you
all your life, whom you ignored
for another, who knows you by heart.
Take down the love letters from the bookshelf,
the photographs, the desperate notes,
peel your own image from the mirror.
Sit. Feast on your life.
Voynich, manoscritto più misterioso al mondo
Il manoscritto Voynich, noto come il libro più misterioso del mondo, è l’unico libro scritto nel medioevo che non è stato ancora decifrato. Il manoscritto contiene immagini di piante mai viste ed è scritto in un idioma che non appartiene ad alcun sistema alfabetico/linguistico conosciuto. È conservato attualmente all’Università di Yale, negli Stati Uniti, dove reca il numero di catalogo «Ms 408».
Dallo stile e dai costumi dei personaggi delle illustrazioni possiamo soltanto avanzare l’ipotesi che sia stato redatto alla fine del XIV secolo. La prima notizia certa su questo manoscritto è una lettera del Seicento, ritrovata fra le sue pagine, dalla quale veniamo a sapere che il manoscritto fu acquistato nel 1586, per la considerevole somma di seicento ducati d’oro, da Rodolfo II, Imperatore del Sacro Romano Impero. Successivamente, verso la fine del Seicento, il manoscritto scomparve. L’unico documento che lo riguarda è una lettera che il rettore dell’Università di Praga Joannes Marcus Marci, presumibilmente detentore del manoscritto, inviò nel 1666 al celebre gesuita Athanase Kircher, esperto crittografo, invitandolo a tentare la soluzione del manoscritto, che ricomparve, come abbiamo detto, soltanto nel 1912, in un convento dei gesuiti. Voynich lo affidò immediatamente ai massimi esperti di codici segreti, ma nessuno è riuscito a trovare una soluzione convincente e il mistero rimane ancora oggi.
Curiosi simboli magici, animali e piante fantastiche, sfere celesti e donne nude illustrano uno dei libri più affascinanti e misteriosi del mondo. E’ un manoscritto che non ha titolo, non se ne conosce l’autore ed è scritto in una lingua sconosciuta oppure in un codice che nessuno è mai riuscito a decifrare. Oggi è noto come il “Manoscritto di Voynich” dal nome dell’antiquario russo Wilfred Voynich che lo ritrovò frugando nella biblioteca dei Gesuiti di Villa Mondragone, a Frascati, nel 1912, quando si riteneva ormai perduto per sempre, scomparso da più di tre secoli.
Il codice ritorna d’attualità in questo periodo per l’ultimo tentativo di interpretazione da parte di un informatico inglese, Gordon Rugg, della Keele University. Si tratterrebbe soltanto di una burla, sostiene Rugg, o meglio di una truffa operata ai danni di Rodolfo II.
Molti studiosi sono sempre stati contrari a questa ipotesi – osserva Rugg – il “Voynichese” sarebbe troppo complesso per essere un documento privo di significato. Come avrebbe potuto un truffatore medioevale produrre 230 pagine di testo con una struttura così perfetta? Neanche lavorando per parecchi anni a una nuova grammatica si arriverebbe a un testo così convincente come il manoscritto di Voynich. Ma io ho scoperto che questo è possibile usando uno strumento molto semplice, la Griglia di Cardano, inventata dal grande algebrista italiano Girolamo Cardano e ben nota nel XVI secolo”. Si tratta di un foglio di cartone nel quale vengono praticati a caso buchi rettangolari. Il messaggio scritto in questi buchi su una pagina sottostante, riempita poi con altre parole e frasi fuorvianti, ma di senso compiuto, potrà essere letta solo da chi possiede una griglia identica a quella del mittente. Il testo che si può produrre grazie a questa griglia assomiglia molto al Voynichese, ma è soltanto un insieme di parole privo di significato, senza alcun messaggio nascosto.
Il volume, scritto su pergamena di vitellino, è di dimensioni piuttosto ridotte: 16 cm di larghezza, 22 di altezza e 4 di spessore. Consta di 102 fogli, per un totale di 204 pagine. La rilegatura porta tuttavia a ritenere che originariamente comprendesse 116 fogli e che 14 si siano smarriti. Fanno da corredo al testo una notevole quantità di illustrazioni a colori, ritraenti i soggetti più svariati: proprio i disegni lasciano intravedere la natura del manoscritto, venendo di conseguenza scelti come punto di riferimento per la suddivisione dello stesso in diverse sezioni, a seconda del tema delle illustrazioni:
* Sezione I (fogli 1-66): chiamata botanica, contiene 113 disegni di piante sconosciute.
* Sezione II (fogli 67-73): chiamata astronomica o astrologica, presenta 25 diagrammi che sembrano richiamare delle stelle. Vi si riconoscono anche alcuni segni zodiacali. Anche in questo caso risulta alquanto arduo stabilire di cosa effettivamente tratti questa sezione.
* Sezione III (fogli 75-86): chiamata biologica, nomenclatura dovuta esclusivamente alla presenza di numerose figure femminili nude, sovente immerse fino al ginocchio in strane vasche intercomunicanti contenenti un liquido scuro.
Subito dopo questa sezione vi è un foglio ripiegato sei volte, raffigurante nove medaglioni con immagini di stelle o figure vagamente simili a cellule, raggiere di petali e fasci di tubi.
* Sezione IV (fogli 87-102): detta farmacologica, per via delle immagini di ampolle e fiale dalla forma analoga a quella dei contenitori presenti nelle antiche farmacie. In questa sezione vi sono anche disegni di piccole piante e radici, presumibilmente erbe medicinali.
L’ultima sezione del Manoscritto Voynich comincia dal foglio 103 e prosegue sino alla fine. Non vi figura alcuna immagine, fatte salve delle stelline a sinistra delle righe, ragion per cui si è portati a credere che si tratti di una sorta di indice. La teoria oggi consolidata è che il manoscritto sia stato creato ad arte come falso nel XVI secolo, per perpetrare una truffa: molto probabilmente il truffatore sarebbe stato l’astrologo mago e falsario inglese Edward Kelley aiutato dal brillante filosofo John Dee e la vittima sarebbe stata Rodolfo II.
Il manoscritto Voynich, del quale non esistono copie, è attualmente conservato presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale, negli Stati Uniti.
Wayne Rumred
Fonte: CosmoZine