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Colin Firth, lancio campagna di Survival per la salvaguardia della tribù più minacciata del mondo
La star cinematografica Colin Firth lancia oggi la grande campagna internazionale di Survival International per salvare la tribù più minacciata del mondo: gli Awá dell’Amazzonia brasiliana.
Al cuore dell’iniziativa c’è un breve filmato, con un appello video di Colin Firth, sulle note del premiato compositore Heitor Pereira.
Le terre della piccola tribù degli Awá sono state invase da un esercito di coloni, allevatori e taglialegna illegali. Nella sezione speciale del sito di Survival dedicata alla campagna, una grafica di grande impatto mostra la devastante avanzata della distruzione, che sta procedendo più veloce che presso qualsiasi altra tribù amazzonica.
La situazione è diventata talmente critica che molti esperti brasiliani parlano già di “genocidio” ed “estinzione”.
Oggi, gli Awá usciti dall’isolamento sono 360. Molti di loro sono i sopravvissuti di massacri brutali. Pensiamo che altri Awá, un altro 20-25%, restino tuttora incontattati, nascosti nella foresta, alla ricerca disperata di un rifugio che li possa salvare dal disastro incombente.
La campagna si prefigge di convincere il Ministro della Giustizia brasiliano a mandare la polizia federale ad espellere i taglialegna, i coloni e gli allevatori, e a tenerli lontani per sempre.
“Stanno tagliando la loro foresta illegalmente, per il legno. Quando i disboscatori li vedono, li uccidono” dice Colin Firth nel suo appello. “Archi e frecce non hanno chance contro i fucili. E come altre volte nella storia, potrebbe finire tutto lì… Un altro popolo cancellato dalla faccia della terra, per sempre. Ma possiamo far sì che il mondo non lo lasci accadere…”.
Il filmato di Survival mostra immagini uniche degli Awá, che raramente permettono agli stranieri di entrare nelle loro comunità. Tra le scene più straordinarie ci sono quelle che raccontano il fortissimo legame che gli Awá hanno con i loro animali da compagnia; il rituale al chiaro di luna con cui la tribù parla agli spiriti dei suoi antenati; e la devastazione provocata da taglialegna e allevatori, che riducono le colline in ceneri ardenti.
“Gli Awá sono minacciati dai taglialegna armati, ma anche dalla nostra apatia” denuncia Stephen Corry, direttore generale di Survival. “Eppure, queste campagne hanno già dato prova di essere efficaci. Se saremo in tanti a dimostrare di tenerci, in Brasile come nel resto del mondo, i bambini Awá potranno diventare adulti, e crescere in pace sulle loro terre. Lo abbiamo già visto succedere, più e più volte, ovunque.”
Fonte: Survival
Chavela Vargas, omaggio a Frida Kahlo e Llorona…
Chavela Vargas la conobbi verso la fine degli anni ’80, grazie ad un amico sudamericano musicista, e ne rimasi affascinato. Purtroppo non ho mai avuto la possibilità di ascoltarla dal vivo (con rammarico; uno dei suoi ultimi concerti fu a Barcellona al teatro Liceu qualche anno fa, e me lo persi pur essendo nella capitale catalana per lavoro). Oggi ha 93 anni. Questa canzone è tra le miei preferite; se avete visto il film Frida vi ricordete di questo piccolo cammeo interpretato dalla Vargas stessa, per onorare la memoria della grande pittrice Frida Kahlo, sua grande amica e amante. È una canzone popolare messicana pre-ispanica, parla delle cose spendide e tragiche che la vita ci riserva, a cui non possiamo sfuggire. Sotto la traduzione (scusate se ci sono delle imperfezioni). Sereno week-end a tutti…
Tutti mi chiamano “il negro”, llorona
negro, ma amoroso
io sono come il peperoncino verde, llorona
piccante ma saporito. Ahimé llorona,
llorona di ieri e di oggi
ieri ero una meraviglia llorona
e oggi neppure l’ombra. Uscivi dalla chiesa un giorno, llorona
quando ti ho visto passare
avevi un huipil così bello, llorona
che mi sei sembrata la Madonna. Ahimé llorona
llorona di azzurro celeste
non smetterò di amarti, llorona
anche se mi costa la vita. Dicono che non soffro, llorona
perché non mi vedono piangere
ci sono morti che non fanno rumore, llorona
ed è più grande la loro pena. Ahimè llorona
llorona di azzurro celeste
anche se mi costa la vita
non smetterò di amarti. Non so che cosa hanno i fiori, llorona
i fiori del camposanto
che quando il vento li muove, llorona
sembra che stiano piangendo. Ahimé llorona
llorona portami al fiume
coprimi con i tuoi capelli llorona
perché sto morendo di freddo. La pena e ciò che non è pena, llorona
tutto è pena per me
ieri soffrivo perché non ti vedevo, llorona
e oggi soffro perché ti ho visto. Ahimé llorona
llorona io ti chiedo
che il tuo huipil di broccato, llorona
mi copra quando sarò morto…
Fonte: My Amazighen
“Tanatosi” di Antonio Paolacci, Gruppo Perdisa Editore
Antonio Paolacci
Prezzo euro 2,90
Isbn 978 88 8372 588 3
«Ci sono storie cieche e storie con gli occhi. Questa ci vede benissimo, e Paolacci con lei». Luigi Bernardi
Quando sono minacciati, alcuni animali attuano un comportamento difensivo che li paralizza immobili, simili a morti: è un fenomeno chiamato tanatosi. Che strategia rimane, invece, all’uomo in pericolo, se le sue vie di fuga sembrano bloccate e compromesse?
Un padre che invecchia lontano da tutti, in un territorio in cui si avventurano soltanto i lupi; un figlio che bussa alla sua porta dopo trent’anni; un confronto rarefatto, di parole congelate e pensieri profondi, mentre nelle città esplodono le conseguenze di una crisi economica e strutturale senza precedenti, dopo la quale niente sarà più come prima.
Tanatosi racconta l’incontro tra un padre e un figlio diversi, adulti e sconosciuti l’uno all’altro. In sottofondo, ma mai veramente ai margini, Paolacci immagina una realtà a un passo dalla nostra: una situazione sociale ed economica al crollo, un mondo che ha smesso all’improvviso di essere abbiente, scoprendosi derubato e feroce, attanagliato da una crisi che impone di riflettere sul presente e sul futuro. È questa la realtà da cui il padre ha scelto di allontanarsi tanto tempo prima, e con la quale il figlio dovrà invece fare i conti, alla fine di tutto.
Una storia che somiglia a una favola allegorica, una novella intensa sulle scelte individuali e collettive, che in poche pagine tocca il nocciolo dell’indagine sul nostro tempo e sulle scelte che definiscono noi stessi.
Antonio Paolacci è nato nel 1974 e vive a Bologna. Ha pubblicato i libri: Flemma (Perdisa Pop, 2007), Salto d’ottava (Perdisa Pop, 2010), Accelerazione di gravità (Senzapatria, 2010). Ha scritto articoli e racconti apparsi su diversi periodici e in antologia. Dal 2008 coordina le giurie del premio letterario Lama e trama. Editor e consulente editoriale, tiene corsi e seminari di scrittura creativa e dal 2011 dirige il marchio Perdisa Pop.
Parigi, incredibile scatto della macchia solare AR 1476 al tramonto
Immagine sublime quella della torre Eiffel di Parigi, immortalata al tramonto in uno scatto inverosimile circondata dal disco del Sole immerso completamente nella grandissima macchia solare AR 1476, grazie all’ausilio di una macchina fotografica reflex munita di un filtro speciale adatto allo scopo. Definita dalla Nasa come “mostruosa” per le sue dimensioni immani, circa 160.000 chilometri di grandezza, é in viaggio verso la Terra con una carica di energia esorbitante, attraversamento nella serata del 14 maggio, ma sembra che i flares emanati siano ancora piuttosto contenuti nonostante l’enorme imponenza. Senza dubbio, al di là dell’immagine pseudo catastrofica, l’impatto visivo é di grande effetto dato che il fenomeno é visibile anche a occhio nudo.
Marius Creati