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Archive for May 2, 2012

“LIVING FASHION. Women’s Daily Wear 1750-1950”, exhibition at MoMu Antwerp Fashion Museum

LIVING FASHION. Women’s Daily Wear 1750-1950
In the 19th century, the growing social importance of the middle classes brought with it a new group of wealthy citizens who wanted to show off their status through their clothing and behaviour. This stimulated consumption and fashionable activities amongst the women in these social circles. Travelling, sports, walking and shopping became new forms of passing leisure time, all requiring specific apparel. In addition to the clothes they wore, the organization of their days also followed fashion trends. Mornings were for indoor activities, the afternoons for visits and ‘outdoor activities’, and each moment of the day had its own particular dress code.
Taking part in ‘high fashion’ increasingly became a must for an ever-growing group of consumers, but these women did not simply let themselves be dictated by fashion. They also helped form fashion through their own changing customs and living habits. As they still do today, consumers were frugal and creative with ever-changing fashions. Dresses were remade and sometimes completely transformed to fit the new, fashionable silhouettes. Re-using fabrics was perfectly normal, even for the upper classes.
On the basis of historical silhouettes from the extensive apparel collection of Jacoba de Jonge, now almost entirely incorporated in the MoMu collection, we sketch a picture of the relationship between the fashion ideals of the day and the clothing that people were actually wearing.
LIVING FASHION. Women’s Daily Wear 1750-1950. From the Jacoba de Jonge Collection runs from Wednesday 21st of March till Sunday 12th of August 2012.

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“John Guida figurinista di moda fra le due guerre”, mostra al Museo Studio del Tessuto Antonio Ratti a Como


La mostra di primavera del Museo Studio del Tessuto è dedicata quest’anno a John Guida (1888-1951), figurinista di moda.
Il museo, grazie alla donazione di Alberto Tagliabue, possiede 34 schizzi a matita e acquarello di modelli datati tra il 1930 e il 1938 che ben rappresentano le tendenze della moda del periodo: linee sottili e affusolate, tagli in sbieco che valorizzano la figura e largo impiego di tessuti stampati.
La storia di John Guida si intreccia strettamente con quella dei Magazzini Coen di Roma, per cui lavorò quasi in esclusiva; a lui spettava la realizzazione dei figurini che accompagnavano i tessuti in vendita. Il negozio oltre alle stoffe offriva anche cartamodelli, abbigliamento sportivo, corredi per bambini, biancheria intima e per la casa.
La collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia-Palazzo Mocenigo Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, custode di una donazione degli eredi Coen, ha consentito di ottenere il prestito di numerosi documenti quali figurini, cartamodelli, fotografie e la rivista omonima che i Magazzini distribuivano alla loro clientela.
Come di consueto, in mostra accanto ai figurini vi saranno tessuti  italiani e francesi provenienti dalle collezioni del MuST, del Museo didattico della Seta e da archivi storici lariani, quali Braghenti presso Ratti, Mantero e Taroni.
L’esposizione è arricchita inoltre da abiti dell’epoca provenienti da collezioni private, in alcuni casi molto simili ai figurini esposti e dalla proiezione di filmati d’epoca provenienti dall’Archivio Luce di Roma, girati in occasione di sfilate di moda svoltesi nella splendida cornice di Villa d’Este a Cernobbio.
La ricerca su John Guida è stata affidata a Enrica Morini, storica della moda, mentre quella sui tessuti degli anni Trenta è stata svolta dallo staff del Museo Studio del Tessuto.
Luogo
Fondazione Antonio Ratti, Villa Sucota, via per Cernobbio 19, Como
Durata
dal 13 aprile al 28 giugno 2012
Orari apertura
dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00; dalle 14.30 alle 17.30
sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.00
Ingresso libero
Visite guidate per gruppi su prenotazione
Informazioni e prenotazioni
031 3384976
e-mail: must@fondazioneratti.org

“I colori della passione di Lech Majewski”, grande cinema in programma al Conca Verde di Bergamo

I COLORI DELLA PASSIONE di Lech Majewski
Il capolavoro di Lech Majewski, con Rutger Hauer e Charlotte Rampling, in programma per due giorni al Conca Verde (sala 1),
mercoledì 2 maggio alle ore 21.00 e giovedì 3 maggio alle ore 17.00 e 21.00. Ingresso € 5,00 (ridotto € 4,50).
2-3 maggio: Grande cinema al Conca Verde
I COLORI DELLA PASSIONE
di Lech Majewski
con Rutger Hauer, Charlotte Rampling
Polonia Svezia, 2011, 97’
Con uno straordinario slancio immaginativo il film di Lech Majewski combina tecnologie vecchie e nuove per permettere allo spettatore di penetrare nel dipinto del 1564 di Pieter Bruegel il Vecchio, ‘La salita al calvario’.
XVI secolo, nelle Fiandre oppresse dalla Controriforma, Pieter Bruegel concepisce e dipinge la grande tela traendo ispirazione dalla vita quotidiana delle campagne, prendendo come modelli i contadini, le donne, i bambini di un villaggio.
Assistiamo alle fasi della creazione del quadro, che sarà al tempo stesso un grande esempio di pittura sacra e un’allegoria delle sofferenze di un popolo. Le tecnologie digitali e tridimensionali stanno affascinando sempre più il cinema d’autore. Così, il videoartista Majevski compie un’operazione concettuale inedita, paragonabile solo a certe scene di Tarkovskij e Sokurov: realizza ogni inquadratura come un quadro animato, riproducendo con sorprendente precisione luci e colori della pittura dell’epoca. Usa insomma le videocamere (e gli effetti di post-produzione) come una tavolozza digitale. Non solo: grazie a tecniche di computer graphic che hanno richiesto tre anni di lavoro, il film mira a far ‘entrare’ lo spettatore nel dipinto (La Repubblica – Roberto Nepoti)
I colori della passione è e vuole essere al contempo un’occasione di contemplazione e di meditazione. La sofferenza di Cristo è collocata nel qui ed ora di un popolo che, a sua volta, soffre. I persecutori sono spagnoli e il Bruegel di Rutger Hauer osserva la loro protervia denunciandola nel quadro. Mentre traduce in immagini e colori il mistero della Passione il pittore non smette di riflettere sul presente osservandone i più intimi dettagli. Ci si trova così, con Majevski, a contemplare non solo il mistero nascosto nel divino ma anche quello che sottende gli aspetti più oscuri e profondi della concezione dell’opera d’arte.
Sin dal folgorante inizio in cui l’artista colloca gli esseri umani in carne ed ossa sullo sfondo del paesaggio da lui dipinto veniamo fatti partecipi della scelta stilistica del film. Verremo accompagnati in un mondo e in un tempo che forse conosciamo poco. Ne osserveremo la quotidianità e vedremo come questa si traduca in simbolo alto. A partire dal mulino che domina dalla cima di una rupe l’ambiente circostante trasformato in dimora di un Dio che offre la materia prima per un pane che si trasforma in dono di sé. La circolarità dominante nel ritmo della composizione pittorica si riflette nel film e si muove all’interno della dinamica degli opposti Vita/Morte ben rappresentati dall’albero rigoglioso sulla sinistra e il palo su cui si espongono al ludibrio della voracità dei corvi i corpi dei condannati dei quali ci viene mostrata la desolata sorte.
L’artista, ci dice Majevski, può riuscire ad entrare nei più reconditi pensieri della Madre che assiste al martirio del figlio così come è in grado di sospendere il fluire dell’azione rendendo compresente una sofferenza che si fa dono ogni giorno fino alla fine dei tempi. Bruegel esprime così il divino e la sua lettura del senso della vita osservando i bambini, gli uomini e le donne con le loro doti ma anche con le loro bassezze. Solo con un’arte che si rifà al vero del vivere è possibile tentare di comprendere il Mistero nella sua complessità. Senza avere il timore di raffigurare un Gesù che cade sotto il peso della Croce mentre la massa è attenta non a lui ma a raggiungere il luogo in cui assistere al macabro spettacolo della sua morte. Nello stesso istante la Madre, con Giovanni e le due donne, cerca di trovare una ragione a quanto accade e la camera, pennello digitale dei nostri giorni, ne contestualizza il dolore rendendolo universale (Giancarlo Zappoli – MYMOVIES)

“Carlo Ceresa. Un pittore del Seicento lombardo tra realtà e devozione”, esposizione al Museo Adriano Bernareggi di Bergamo

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Carlo Ceresa (1609-1679). Un pittore del Seicento lombardo tra realtà e devozione.
La grande antologica di Carlo Ceresa. Museo Adriano Bernareggi e Accademia Carrara.
10 marzo – 24 giugno 2012
Novanta opere ricostruiranno le vicende di un protagonista della pittura lombarda del Seicento.
Bergamo celebra Carlo Ceresa (1609-1679), uno dei suoi più illustri pittori, con una grande antologica che si terràdal 10 marzo al 24 giugno, negli spazi del Museo Adriano Bernareggi e dell’Accademia Carrara/GAMeC.
L’iniziativa è curata da Simone Facchinetti conservatore del Museo Bernareggi), Francesco Frangi (professore di Storia dell’Arte all’Università di Cremona), Giovanni Valagussa (conservatore dell’Accademia Carrara), organizzata dal Museo Adriano Bernareggi e dall’Accademia Carrara, col patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia di Bergamo, del Comune di Bergamo, della Diocesi di Bergamo, della Camera di Commercio di Bergamo .
La mostra presenterà 90 opere di uno dei protagonisti della pittura lombarda del Seicento scelte tra quelle più rappresentative del suo catalogo. I dipinti, provenienti dalle più importanti istituzioni museali italiane e straniere, da chiese del territorio e da collezioni private, toccano tutti i temi esplorati dal maestro bergamasco, dal ritratto alla pittura di soggetto sacro.
Carlo Ceresa è considerato il maggiore artista bergamasco, insieme a Evaristo Baschenis, del XVII secolo, sia per la capillare diffusione delle sue opere nel territorio della provincia, sia per la qualità espressiva delle sue invenzioni. Ne è prova il fatto che due dipinti a lui riferibili – l’Angelo annunciante dell’Accademia Albertina di Torino e il Ritratto di gentiluomo del Museo del Prado di Madrid – sono stati per lungo tempo attribuiti, proprio per l’estrema cura esecutiva e la qualità dello stile, rispettivamente, a Orazio Gentileschi e a Diego Velázquez.
Il percorso espositivo prenderà avvio dalle sale del Museo Bernareggi, dove sarà analizzata l’attività giovanile di Ceresa.
La sezione allestita negli spazi dell’Accademia Carrara/GAMeC tratterà il contesto generale in cui si colloca l’esperienza del pittore seguendo da vicino il suo percorso stilistico, dalla maturità alla vecchiaia, e si aprirà con uno sguardo sulla grande pittura barocca del tempo, a cui si contrappone la scelta poetica, di forte ispirazione realista, di Carlo Ceresa.
Accompagna la rassegna un catalogo Silvana editoriale.
CARLO CERESA (1609-1679)
Un pittore del Seicento lombardo tra realtà e devozione
Bergamo, Museo Adriano Bernareggi (via Pignolo 76) e Accademia Carrara/GAMeC (via San Tomaso 53)
10 marzo – 24 giugno 2012
Orari apertura mostra:
da martedì a domenica 10-19, giovedì 10-22, lunedì chiuso
Per le scuole è possibile anticipare l’apertura su richiesta.
Biglietti:
Biglietto unico valido per le due sedi espositive, emettibile sia dalla biglietteria Accademia Carrara / Gamec sia da quella del Museo Bernareggi.
Prezzi ingresso:
– intero: euro 9
– ridotto di legge + convenzioni + gruppi: euro 6
– ridotto per gruppi scuola + gruppi accompagnati da mediatore museale: euro 2,50
– speciale per famiglia: euro 15
Visite guidate:
– visita guidata durata 1,30 ore + spostamento: Euro 55
– visita guidata + laboratorio in museo, durata 2 ore: Euro 75
– visita guidata + laboratorio in classe: solo su richiesta.
– visita guidata adulti, durata 2 ore: Euro 80 + per diritto di prenotazione euro 1 a persona
– visita guidata in lingua, durata 2 ore: Euro 90 + per diritto di prenotazione euro 1 a persona
Info e Prenotazioni:
dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 18 – COBE Direzionale Spa – t. 035 21 80 41
Catalogo:
Silvana editoriale (www.silvanaeditoriale.it)

27° Torino GLBT Festival, riconoscimento Queer Award a “Mosquita y Mari” di Aurora Guerrero

Il riconoscimento, istituito quest’anno, è stato assegnato da una giuria composta da studenti IED – Istituto Europeo di Design di Torino, che ha realizzato anche la sigla dell’edizione 2012 del Festival. La giuria ha assegnato i seguenti premi.
– Queer Award a Mosquita y Mari di Aurora Guerrero (Usa 2011).
Motivazione: «Per la sensibilità e l’intimità con cui la regista tratta un momento così delicato della vita di un’adolescente, il primo amore. Partendo dalla sua esperienza personale, riesce a raccontare una storia universale».
– Menzione speciale a Dicke Mädchen (Heavy Girls) di Axel Ranisch(Germania 2011).
Motivazione: «Per il messaggio che porta con sé: trovare il coraggio e la tenacia di fare un film di valore, nonostante i pochi mezzi a disposizione».