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Adeline Virginia Woolf

February 2, 2012 Leave a comment

Adeline Virginia Woolf, nata Stephen (Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941), è stata una scrittrice, saggista e attivista britannica. Considerata come uno dei principali letterati del XX secolo, attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi; fu, assieme al marito, militante del fabianesimo[1], nel periodo fra le due guerre fu membro del Bloomsbury Group e figura di rilievo nell’ambiente letterario londinese. Le sue più famose opere comprendono i romanzi La signora Dalloway (1925), Gita al faro (1927) e Orlando (1928). Tra le opere di saggistica emergono Il lettore comune (1925) e Una stanza tutta per sé (1929); nella quale ultima opera compare il famoso detto “una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi”.
Biografia
Virginia Woolf nacque a Londra nel 1882 in una casa al civico 22 di Hyde Park Gate; da genitori entrambi vedovi alle seconde nozze. Suo padre, sir Leslie Stephen fu un notevole autore, storico, critico e alpinista. Sua madre, Julia Prinsep-Stephen (nata Jackson) (1846-1895), venne al mondo in India dal dottor John e dalla moglie Mary Pattle Jackson e in seguito si trasferì in Inghilterra con la madre, dove iniziò una carriera come modella per pittori del calibro di Edward Burne-Jones. A parte i rispettivi figli di primo letto e Virginia, gli Stephen ebbero altri tre figli: Vanessa (1879-1961), Thoby (1880-1906) e Adrian (1883-1948). Julia aveva già avuto tre figli dal suo primo marito, Herbert Duckworth: George (1868-1934), Stella (1869-1897) e Gerald Duckworth (1870-1937). Leslie aveva avuto una figlia dalla sua prima moglie, Minny Thackeray: Laura M. Stephen (1870-1945), che venne successivamente dichiarata mentalmente instabile.
Leslie Stephen, quale letterato di fama nell’ambiente inglese e per la sua parentela col popolarissimo William Thackeray in quanto vedovo della figlia Minny Thackeray), fece sì che i suoi figli fossero allevati in un ambiente colmo di influenze della società letteraria vittoriana. Henry James, Thomas Stearns Eliot, George Henry Lewes, Julia Margaret Cameron (una zia di Julia Stephen), e James Russell Lowell (padrino della stessa Virginia) furono tra i più frequenti visitatori di casa Stephen. Anche la madre della giovane scrittrice aveva rapporti ed affinità con personaggi di rilievo; addirittura discendente di un servitore di Maria Antonietta, ella proveniva da una famiglia che ha lasciato vive impronte nella società britannica del tempo, modelli per artisti e fotografi successivi. A Virginia, come prescriveva la regola educativa vittoriana, non fu concesso di frequentare alcun istituto scolastico. La madre si premurò di darle direttamente o indirettamente lezioni di latino e francese, ed il padre le consentì sempre di leggere i libri che teneva nella biblioteca del suo studio.
Virginia e il fratello Thoby manifestano subito la loro inclinazione letteraria e danno vita ad un giornale domestico Hyde Park Gate News, in cui scrivono storie inventate e danno vita ad una sorta di diario familiare. Secondo le memorie della Woolf, i ricordi più vivi e sereni della sua infanzia non erano quelli di Londra ma quelli invece di Saint Ives in Cornovaglia, dove la famiglia passava ogni estate fino al 1895 e dove fa importanti conoscenze per esempio con Meredith e Henry James. La residenza estiva degli Stephens, Talland House, guardava sulla Baia di Porthminster. Le memorie e le impressioni di queste vacanze in famiglia confluirono e influenzarono successivamente uno dei suoi scritti di maggior successo, Gita al faro. Tuttavia il periodo di felicità non durò molto. Nel1895, a soli tredici anni Virginia è colpita da un primo grave lutto: muore la madre. Il padre, anche lui duramente colpito dalla perdita, vende l’amata casa al mare. Solo due anni dopo muore invece la sorellastra, Stella e nel 1904 il padre. Questi eventi la portano al primo serio crollo nervoso.
Nel racconto autobiografico “Momenti di essere e altri racconti” riportò che lei e la sorella Vanessa Bell subirono abusi sessuali da parte dei fratellastri George e Gerald Duckworth. Questo ha sicuramente influito sui frequenti esaurimenti nervosi, sulle crisi depressive e sui forti sbalzi d’umore che hanno caratterizzato la vita della scrittrice e che la porteranno, dopo diversi tentativi, al suicidio. Le moderne tecniche diagnostiche hanno portato ad una postuma diagnosi di disturbo bipolare unito, probabilmente, negli ultimi anni, ad una psicosi.
Dopo la morte del padre, dunque, si trasferì con la sorella a Bloomsbury, dove con ella diede vita al primo nucleo del circolo intellettuale noto come Bloomsbury Group. Cominciò a scrivere nel 1905, inizialmente, per il supplemento letterario del Times. Fa conoscenza con importanti intellettuali, tra cui Bertrand Russell, Edward Morgan Forster, Ludwig Wittgenstein e colui che successivamente diverrà suo marito. Il gruppo si fa chiamare Gli apostoli. Nel 1912 sposò Leonard Woolf, un teorico della politica. Il suo primo libro The Voyage Out (La crociera), fu pubblicato nel 1915. Ebbe relazioni con alcune donne come Violet Dickinson, Vita Sackville-West, Ethel Smyth, che influenzarono profondamente la sua vita e le sue opera letterarie.
Assieme ai fratelli Thoby e Vanessa si trasferisce presso Hyde Park Gate, nel quartiere londinese di Bloomsbury, dove prende vita il Bloomsbury set, formato da coloro che ormai sono gli ex Apostoli. Esso sarà destinato a dominare per oltre un trentennio la cultura e la letteratura inglesi. Nascono così le “serate del giovedì”; riunioni alle quali partecipano intellettuali di alta posizione per discutere di politica, lettere e arte. Alimentata da questo clima di fervore intellettuale Virginia inizia a dare ripetizioni serali alle operaie in un collegio della periferia. Intanto medita nei gruppi delle suffragette, pubblica le prime critiche letterarie (per il “Times Literary Supplement”, il “Guardian”, il “Cornbill” e la “National Review”) e prosegue alla scrittura dei suoi futuri successi. Nel 1913 però, dopo aver scritto il primo libro, cade in una seconda depressione e tenta il suicidio. Per farle trovare fiducia ed equilibrio il marito le propone di fondare un’impresa editoriale e nasce la Hogarth Press che pubblicherà Katherine Mansfield, Italo Svevo, Sigmund Freud, Thomas Stearns Eliot, James Joyce e la stessa Virginia Woolf.
Nel 1919 pubblica il racconto Kew Gardens e nel 1920 il romanzo Notte e giorno. Nelle opere successive appare chiaro e definitivo l’utilizzo dello stile del “flusso di coscienza” (La signora Dalloway e Gita al faro). Virginia è attivista all’interno dei movimenti femministi per il suffragio delle donne e riflette più volte, nelle sue opere, sulla condizione femminile. In Una stanza tutta per sé del 1929si tratta il tema della discriminazione del ruolo della donna mentre in Le tre ghinee del 1938 si vede approfondito quello della figura dominante dell’uomo nella storia contemporanea. Il rapporto con la donna viene visto anche sul piano sentimentale dalla stessa Woolf con la sua storia d’amore con Vita Sackville-West che si riflette nel romanzo Orlando.
Nell’estate del 1940 pubblica l’ultima opera; Tra un atto e l’altro, mentre la Gran Bretagna è in guerra. Intanto le sue crisi depressive si fanno sempre più violente e incalzanti. Virginia ama circondarsi di persone ma quando è sola ricade nello stato d’ansia e di sbalzi d’umore tipico della malattia. A contribuire all’aumento delle sue fobie è il procedere della guerra. Infine il 28 marzo del 1941, si riempì le tasche di sassi e si lasciò annegare nel fiume Ouse, non lontano da casa, nei pressi di Rodmell. Lasciò una toccante nota al marito:

(EN)

« Dearest, I feel certain that I am going mad again. I feel we can’t go through another of those terrible times. And I shan’t recover this time. I begin to hear voices, and I can’t concentrate. So I am doing what seems the best thing to do. You have given me the greatest possible happiness. You have been in every way all that anyone could be. I don’t think two people could have been happier ’til this terrible disease came. I can’t fight any longer. I know that I am spoiling your life, that without me you could work. And you will I know. You see I can’t even write this properly. I can’t read. What I want to say is I owe all the happiness of my life to you. You have been entirely patient with me and incredibly good. I want to say that – everybody knows it. If anybody could have saved me it would have been you. Everything has gone from me but the certainty of your goodness. I can’t go on spoiling your life any longer. I don’t think two people could have been happier than we have been. V »
(IT)

«  Sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che chiunque avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai lo so. Vedi non riesco neanche a scrivere questo come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi. V. »
(Virginia Woolf)

Le sue ceneri sono state seppellite nel giardino della Monk’s House, a Rodmell (Sussex, Inghilterra) sotto un olmo. Virginia ha sofferto per emicranie che l’hanno costretta a letto anche per mesi.
Attività letteraria
La Woolf iniziò a scrivere professionalmente già dal 1905, inizialmente solo per il supplemento letterario della rivista Times (con un articolo sulla famiglia Brontë), poi come autrice di romanzi. La sua prima opera, La crociera fu pubblicata nel 1915 dalla casa editrice fondata da Gerald Duckworth. Questo romanzo era stato originariamente intitolato Melymbrosia, ma la Woolf cambiò più volte il suo progetto. Una recente versione è stata ricostruita da una celebre studiosa moderna della Woolf, Louise DeSalvo, ed è ora a disposizione del pubblico. La DeSalvo sostiene che molti dei cambiamenti operati dalla scrittrice nel testo sono adattati per rispondere ai cambiamenti nella propria vita.
La Woolf ha pubblicato romanzi e saggi per un pubblico intellettuale, e sia da questi ultimi che dalla critica ottenne un immenso successo. Molto del suo lavoro fu auto-pubblicato attraverso la Hogarth Press, fondata da lei e dal marito Leonard. Già in vita fu salutata come una delle più grandi romanziere del XX secolo e uno dei principali modernisti. Fu considerata una profonda innovatrice dello stile e della lingua inglesi. Nella sua opera complessiva ha sperimentato la tecnica del flusso di coscienza ed ha dotato i suoi personaggi di uno straordinario potere psichico ed emotivo. La sua reputazione ebbe un forte calo dopo la seconda guerra mondiale, ma la sua preminenza è aumentata nuovamente con l’aumento della critica femminista negli anni 1970.
Il suo lavoro è stato criticato per le frequenti frecciate rivolte all’intelligentia della classe media britannica. Alcuni critici hanno ritenuto che fosse privo di universalità e profondità, senza il potere di comunicare nulla di emotivo o di rilevante eticamente al comune lettore stanco degli estetisti degli anni venti del novecento. È stata anche etichettata da alcuni come una antisemita, nonostante il suo matrimonio con un uomo ebreo. Ha scritto nel suo diario, non mi piace la voce del popolo ebraico; non mi piace ridere del popolo ebraico.
Le peculiarità individuate nel lavoro di Virginia Woolf come scrittore di narrativa hanno oscurato la forza centrale della sua qualità stilistica: la grande liricità della sua prosa. I suoi romanzi sono altamente sperimentali: un racconto, spesso banale, è rifrangente e, talvolta, quasi disciolto in caratteri di squisitamente ricettiva coscienza. Intenso liricismo e virtuosismo stilistico sono fusi per creare un mondo sovrabbondante di impressioni visive e uditive. L’intensità poetica di Virginia Woolf eleva normali impostazioni – spesso ambienti di guerra – nella maggior parte dei suoi romanzi. Ad esempio, ne La signora Dalloway (1925) romanzo centrato sulla figura di Clarissa Dalloway, una donna di mezza età, e sul suo sforzo di organizzare una festa. La vicenda è però vista parallelamente con quella di Septimus Warren Smith, un veterano che è tornato dalla prima guerra mondiale con cicatrici psicologiche profonde.
Gita al faro (1927) è impostato su due giorni, e dieci anni. La trama ruota attorno alla famiglia Ramsay, in anticipazione alla visita ad un faro e le tensioni familiari connesse. Uno dei temi principali del romanzo è la lotta nel processo creativo che affligge la pittrice Lily Briscoe (che sembra ricordare la sorella di Virginia, Vanessa Bell) mentre lotta per dipingere in mezzo al dramma familiare. Il romanzo è anche una meditazione sulla vita degli abitanti di una nazione nel bel mezzo di una violenta guerra.
Le onde (1931) presenta un gruppo di sei amici le cui riflessioni, che sono più vicine a quelle di recitativi monologhi interiori, sono volte a creare una atmosfera che rende l’opera più simile ad un poema in prosa che ad un semplice romanzo. Il suo ultimo lavoro, Tra un atto e l’altro (1941) riassume e magnifica le preoccupazioni e le ansie che affliggono la Woolf: la trasformazione della vita attraverso l’arte, l’ambivalenza sessuale, e la meditazione sui temi del flusso del tempo e della vita. Si presenta simultaneamente come corrosione e ringiovanimento di tutti i temi in una narrazione straordinariamente fantasiosa e simbolica. Le sue opere sono state tradotte in oltre 50 lingue, da scrittori del calibro di Jorge Luis Borges e Marguerite Yourcenar.
Lingua e stile
Con le stesse tecniche operate da James Joyce in Irlanda, Marcel Proust in Francia e Italo Svevo in Italia, Virginia Woolf abbandona la tecnica di narrazione tradizionale per svilupparne una più moderna. Eliminando la forma comune di dialogo diretto e la struttura tradizionale della trama porta l’attenzione del romanzo al monologo interiore del soggetto preso in questione. Il tempo si differenzia per l’assenza di una cronologia precisa. La narrazione procede attraverso spostamenti in avanti e all’indietro nel tempo, assieme la maggior parte delle volte a pensieri e ricordi suscitati dall’ambiente circostante. La Woolf è in grado di rappresentare lo scorrere del tempo in dodici ore (La signora Dalloway), in pochi giorni (Tra un atto e l’altro), in diversi anni (Gita al faro) o addirittura in tre secoli (Orlando). Il linguaggio si presenta particolarmente raffinato e ricercato, ricco di similitudini, metafore, assonanze, e allitterazioni usato per esprimere il flusso di coscienza. Il tempo non è visto come uno scorrere perenne bensì come una serie di momenti staccati successivamente riuniti dall’associazione di idee o dall’immaginazione. La psicologia dei vari personaggi è continuamente sfruttata nelle trame e continuamente la forma letteraria e stilistica viene alterata dall’identità della figura, in uno scambio continuo, una attenta corrispondenza tra l’esigenza psicologica e quella linguistica.
Attività critica
Dal dicembre 1904 a marzo 1941, Virginia Woolf pubblicò anche diversi articoli e recensioni su giornali e riviste, soprattutto su “The Times Literary Supplement”, quindi su “Athenaeum”, “New Statesman”, “London Mercury” e “Criterion” in Inghilterra, e “New Republic”, “Vogue”, “Dial”, “New York Herald Tribune” e “Yale Review” negli USA. In questi saggi, gusto letterario e critica sociale spesso si fondono, utilizzando anche schizzi biografici e note di immaginazione, secondo una tradizione che può risalire a William Hazlitt, Thomas de Quincey e Walter Pater, ma con maggiore attenzione all’arte di scrivere in quanto tale e al contesto in cui gli autori vengono ritratti, soprattutto quando donne. In generale, la Woolf adotta una prospettiva di vicinanza e simpatia come critico e così suggerisce di fare come lettore, avvicinandosi quasi fosse possibile essere concretamente presente alla persona, all’opera e al periodo che prende in esame.
In Modern Fiction (1919) e in Mr. Bennett e Mrs. Brown (1929) distingue scrittori detti “Edwardians” (come H. G. Wells, Arnold Bennett o John Galsworthy) da altri detti “Georgians” (E. M. Forster, D. H. Lawrence, James Joyce, Lytton Strachey e, senza nominarsi ma chiaramente, se stessa), accusando i primi di essere troppo materialisti e non riuscire a costruire interiorità nei personaggi, come fossero case senza nessuno dentro. Leggere, dopotutto, è un processo emozionale aperto, non il risultato di un prodotto geometrico chiuso.

Fonte: Wikipedia

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Emma Marcegaglia, posto fisso non esiste più

February 2, 2012 Leave a comment

“Non penso che il posto lavoro sia monotono, ma bisogna prendere atto che in questa situazione il posto fisso non c’è più. Credo che Monti lo dicesse in questo senso”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, commentando le parole del premier Mario Monti al termine dell’incontro a Palazzo Chigi sulla riforma del mercato del lavoro.
“Penso – ha aggiunto – che Monti lo dicesse nella logica per cui per un giovane fare più esperienze è utile, arricchisce, crea più professionalità”.

Fonte: TMNews

Mario Monti, shock ai giovani sul posto fisso

February 2, 2012 Leave a comment

Presidente del Consiglio in tv: tempo indeterminato, che monotonia. La Torre: ha detto una sciocchezza. Al via tavolo sul lavoro.
Piovono critiche su Monti dopo la frase shock rivolta ai giovani sul posto fisso a vita che non ci sarà più, nel giorno in cui governo e parti sociali si incontrano per la riforma del lavoro. Un attacco bipartisan dal Pd, che attraverso il parlamentare Nicola Latorre bolla l’uscita del premier come una “sciocchezza”, al Pdl che con Roberto Formigoni commenta: “Che monotonia il posto fisso? Non mi sognerei di dirlo. Andate a spiegare la noia di un lavoro garantito ai quasi tre milioni di disoccupati”.
Ieri Monti ha detto in tv che “I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. E poi, diciamolo, che monotonia”. “E’ più bello – ha aggiunto – cambiare e avere delle sfide, purché siano in condizioni accettabili. E questo vuol dire tutelare un po meno chi oggi è ipertutelato e tutelare un po di più chi oggi è quasi schiavo perché nel mercato del lavoro purtroppo non riesce a entrarci”.
“Non si può sintetizzare” la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociale, ha detto Monti “in si cambia l’articolo 18 o no. L’articolo 18 non è un tabù ma può essere pernicioso per lo sviluppo dell’Italia e per il lavoro dei giovani in alcuni contesti, può essere più accettabile in altri contesti”.
Monti ha sottolineato anche che “nella riforma su cui il ministro Fornero e il governo sono impegnati la finalità principale è ridurre il terribile apartheid che esiste nel mercato del lavoro tra chi è già dentro e chi fa fatica a entrare e se entra entra precario” “Vogliamo tutelare un pò di più chi è quasi schiavo o non riesce a entrare nel mercato con la riforma di diversi istituti”, ha aggiunto Monti.

Fonte: TMNews

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Suoni dell’Apocalisse – Intervista allo scienziato Elchin Khalilov

February 2, 2012 Leave a comment

Molti li chiamano “The Sound of the Apocalypse”. Le notizie arrivano da tutto il mondo: USA, Regno Unito, Costa Rica, Russia, Repubblica Ceca, Australia, ecc. Sono state analizzate le registrazioni di queste sonorità ed è stato scoperto che la maggior parte del loro spettro si trova all’interno della gamma infrasuoni, ovvero non è udibile per l’uomo. Quello che la gente sente è solo una piccola frazione dell’ effettiva potenza di questi suoni.

“I Suoni che ascoltiamo sono dovuti a processi energetici nel centro della Terra. Questi sono in grado di modulare il campo magnetico terrestre che, attraverso una catena di processi fisici presso la ionosfera, genera onde acustiche di gravità che avvengono nel nucleo che regolano l’energia interna del nostro pianeta. Quindi, dovremmo aspettarci per la fine del 2012 un grande aumento di forti terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami e di eventi climatici estremi, con livelli di picco nel 2013 – 2014..”

Intervista a Elchin Khalilov

I.: Mr. Khalilov, qual è la natura insolita dei suoni acuti molto bassi segnalati da un gran numero di persone in diverse parti del pianeta a partire dall’estate del 2011?

E.K.: Molti li chiamano “The Sound of the Apocalypse”. Le notizie arrivano da tutto il mondo: USA, Regno Unito, Costa Rica, Russia, Repubblica Ceca, Australia, ecc
Abbiamo analizzato le registrazioni di queste sonorità e ha scoperto che la maggior parte del loro spettro si trova all’interno della gamma infrasuoni, ovvero non è udibile per l’uomo. Quello che la gente sente è solo una piccola frazione dell’effettiva potenza di questi suoni. Si tratta di emissioni acustiche a bassa frequenza nel range tra 20 e 100 Hz modulata da onde bassissime di infrasuoni 0,1-15 Hz. In geofisica, sono chiamati onde acustiche di gravità; si formano nell’alta atmosfera, in particolare al confine atmosfera-ionosfera. Ci possono essere un bel po’ di cause per cui si generano queste onde: terremoti, eruzioni vulcaniche, uragani, tempeste, maremoti, ecc. Tuttavia, la scala del ronzio osservata, in termini sia di superficie coperta, sia la sua potenza, supera di gran lunga quello che può essere generato dal suddetto fenomeno.

I.: In questo caso, che cosa potrebbe causare questo ronzio nel cielo?

E.K.: A nostro parere, la fonte di tale manifestazione potente e immensa di onde acustiche di gravità deve essere legata a processi energetici di larga scala. Questi processi comprendono potenti eruzioni solari e flussi di energia enorme da loro generati, correndo verso la superficie terrestre e destabilizzando la magnetosfera, ionosfera e atmosfera superiore. Pertanto, gli effetti di potenti esplosioni solari: l’impatto delle onde d’urto nel vento solare, flussi di corpuscoli e di esplosioni di radiazioni elettromagnetiche sono le cause principali della generazione di onde acustiche di gravità a seguito dell’aumento, dell’attività solare. Dato l’aumento dell’attività solare, come si è manifestata nel maggior numero di volte e l’energia dei brillamenti solari dalla metà del 2011, si può supporre che ci sia un’alta probabilità di impatto del notevole aumento dell’attività solare sulla generazione insolita del ronzio proveniente dal cielo. Va sottolineato che l’attività solare ha cominciato a salire bruscamente dall’inizio del 2011, con la sua ampiezza nettamente superiore a tutte le previsioni date da una serie di autorevoli istituzioni scientifiche nel 2010 e nel 2011. Nel frattempo, l’aumento osservato dell’attività solare è pienamente coerente con le previsioni del comitato internazionale GEOCHANGE pubblicate nel Rapporto del Comitato nel giugno 2010. Se questo tasso di crescita dell’attività solare continua, la sua ampiezza entro la fine del 2012 sarà superiore all’ampiezza del ventitreesimo ciclo solare, e nel 2013-2014 l’attività solare raggiungerà il suo picco. L’ampiezza che è stata prevista da noi sarà di 1,5 – 1,7 volte superiore all’ampiezza del ventitreesimo ciclo.

I.: Ma avete detto che la causa del “ronzio del cielo” può trovarsi all’interno del nucleo della Terra, cosa significa?

E.K.: C’è più di una possibile causa di questi suoni e può trovarsi al centro della Terra. Il fatto è che l’accelerazione della deriva del polo nord magnetico della Terra, (che è aumentato di oltre cinque volte tra il 1998 e il 2003), è allo stesso livello oggi dei punti d’intensificazione dei processi energetici nel centro della Terra, dal momento che sono i processi nell’interno e nell’esterno del nucleo, a formare il campo geomagnetico della Terra. Nel frattempo, come abbiamo già riferito, il 15 Novembre 2011 tutte le stazioni geofisiche ATROPATENA che registrano le variazioni  tridimensionali del campo gravitazionale della Terra quasi contemporaneamente hanno registrato un forte impulso gravitazionale. Le stazioni sono dispiegate a Istanbul, Kiev, Baku, Islamabad e Yogyakarta, con la prima separata dall’ultima da una distanza di circa 10.000 km. Tale fenomeno è possibile solo se la fonte di questa emanazione è al livello del nucleo della Terra. Il rilascio di un’enorme energia dal nucleo della Terra, alla fine dell’anno scorso è stato una specie di segnale di avvio, indicante il passaggio dell’energia interna della Terra in una nuova fase attiva. L’intensificazione dei processi energetici nel centro della Terra sono in grado di modulare il campo magnetico terrestre che, attraverso una catena di processi fisici presso la ionosfera – livello al confine con l’atmosfera, genera onde acustiche di gravità, la gamma udibile che è stata ascoltata dalle persone, sotto forma di suoni spaventosi  a bassa frequenza in diverse parti del nostro pianeta. In entrambi i casi, anche se le cause delle onde acustiche di gravità,  sono di natura geofisica abbastanza comprensibile, sono indicativi del previsto aumento significativo dell’attività solare e l’attività geodinamica del nostro pianeta. Non c’è dubbio che i processi nel nucleo regolano l’energia interna del nostro pianeta, quindi, dovremmo aspettarci per la fine del 2012 un grande aumento di forti terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami e di eventi climatici estremi, con livelli di picco nel 2013 – 2014.

Fonte: Segnali dal cielo

Materasso, primo della storia umana rinvenuto a Sibudu

February 2, 2012 Leave a comment

Il primo materasso della storia nacque 77mila anni fa. Un’invenzione antichissima, ma ancora oggi molto amata. Il comodo giaciglio dove la sera ci rifugiamo, morbido, caldo e tanto agognato durante la giornata, è una realtà datata, anche se le caratteristiche iniziali erano un tantino diverse rispetto a quelle odierne.
Il ritrovamento del più antico materasso di sempre si deve ad un team di archeologi coordinati da Lyn Wadley della Wits University di Johannesburg, in collaborazione con Christopher Miller (Università di Tubinga, Germania), Christine Sievers e Marion Bamford (University of the Witwatersrand), e Paul Goldberg e Francesco Berna (Boston University) che ha rinvenuto il materasso, chiamiamolo così, all’interno di una caverna a Sibudu, nella provincia sudafricana di KwaZulu-Natal.
Il materasso supera dunque il precedente esemplare, che aveva “appena” 27 mila anni. La scoperta offre un affascinante spaccato delle pratiche comportamentali dei primi uomini moderni nel Sudafrica.
Formato da almeno 15 diversi strati che contenevano lenzuola fatte da piante e datate tra i 77mila e i 38mila anni fa, il vecchio materasso è costituito da spessi strati di steli compattati e foglie di carici e giunchi, e si estendeva per circa tre metri quadrati. Sievers Christine, dell’Università del Witwatersrand, è stato inoltre in grado di identificare i diversi tipi di carici e giunchi utilizzati nella costruzione della biancheria da letto.
Da quasi 15 anni Lyn Wadley era impegnato negli scavi della zona. Fin dal 1998, il professore ha cercato antichi reperti, giungendo alla scoperta del materasso. Tra le piante con cui erano fatte le lenzuola troviamo le foglie di mele cotogne. Non a caso, visto che queste ultime foglie conterrebbero un forte insetticida naturale, in grado di respingere le zanzare. “La scelta di queste foglie per la costruzione di biancheria da letto suggerisce che i primi abitanti di Sibudu avessero una profonda conoscenza delle piante che circondavano il rifugio, ed erano consapevoli dei loro usi medicinali. Farmaci a base di erbe avrebbero fornito vantaggi per la salute umana, e l’uso di questi per respingere gli insetti aggiunge una nuova dimensione alla nostra comprensione del comportamento di 77 mila anni fa” ha spiegato Wadley.
“La biancheria non è stata usata solo per dormire, ma avrebbe fornito una superficie confortevole per vivere e lavorare” ha aggiunto Wadley.
Anche la pulizia aveva la sua parte. L’analisi al microscopio del letto, diretta da Christopher Miller, suggerisce che gli abitanti rinnovavano la biancheria ciclicamente, bruciando quella vecchia per eliminare eventuali parassiti. “Questo avrebbe preparato il sito per la futura occupazione e rappresentava un nuovo uso del fuoco per il mantenimento di un sito”, ha detto Miller.
58 mila anni fa, il numero di discariche di focolai, di “biancheria da letto” e cenere aumentanotevolmente. A dimostrazione del fatto che l’uso di questo materasso “naturale” divenne una pratica moldo diffusa.
La ricerca è stata pubblicata su Science.

Francesca Mancuso

Fonte: NextMe

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Angewandte Chemie, sapone magnetico contro le maree nere

February 2, 2012 Leave a comment

Cattura lo sporco e poi si rimuove a sua volte con un magnete

In futuro contro il petrolio riversato nei mari potrebbero essere usati dei saponi ‘magnetici’: a realizzarne un primo prototipo e’ stata l’università di Bristol, che ha descritto la ricerca su Angewandte Chemie.
I comuni detergenti sono formati da molecole lunghe che hanno un’estremita’ idrofoba, che lega le molecole di grasso, e l’altra idrofila, che permette quindi all’acqua di ‘lavare via’ il sapone. I ricercatori hanno prodotto il sapone magnetico dissolvendo il ferro in una serie di composti ionici di cloro e bromo molto simili a quelli utilizzati nei dentifrici o nei detergenti industriali, e l’aggiunta del metallo ha creato delle nanostrutture di ferro circondate da particelle di sapone.
Per testarne le proprieta’, che sono poi state confermate dalle analisi con lo scattering di neutroni, il detergente cosi’ ottenuto e’ stato testato in una provetta, dove e’ riuscito a ‘migrare’ spinto solo dalla forza di un magnete: “Le potenziali applicazioni sono molte – scrivono gli autori dello studio – la loro risposta agli stimoli esterni permette di regolare una serie di proprieta’, dalla conducibilita’ elettrica alle dimensioni degli aggregati che formano alla velocita’ di scioglimento in acqua. Inoltre il fatto che possono essere rimossi facilmente con un magnete li rende ideali per ripulire l’ambiente”.

Fonte: Ansa

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Alzheimer, test per vaccino contro il beta-amiloide

Attualmente è in corso di sperimentazione sui topi da laboratorio e si tratta di un vaccino di nuova generazione che riesce ad innescare una reazione immunitaria contro il beta-amiloide, che sarebbe il peptide che si va ad accumulare nel cervello dei malati di alzaimer. Il peptide causa notevoli danni alla regione della memoria e delle capacità cognitive nei soggetti colpiti dalla malattia. La ricerca è realizzata da due istituti napoletani del CNR: L’Istituto di Genetica e Biofisica e l’Istituto di Biochimica delle Proteine. I risultati preliminari di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica ‘Immunology and Cell Biology’.

Fonte: AGS Cosmo

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“The Illusionist” di Neil Burger [2006]

February 2, 2012 Leave a comment

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Tutti i trucchi dell’illusionista
Lì dove sembrava impossibile che l’immagine potesse riscattare il potere evocativo e sobrio della parola, ci ha messo lo zampino (e soprattutto la fantasia) Neil Burger.
Dopo Interview with the Assassin (2002), vincitore del Woodstock Film Festival e del Festival di AVignone, il regista-sceneggiatore Neil Burger torna con una particolare pellicola, frutto di un’interessante commistione di generi. Tratto infatti dal celebre racconto Eisenheim the Illusionist di Steven Millhauser (vincitore di un Pulitzer), questo film combina il racconto fantastico con la politica, l’amore con la magia, lasciando aleggiare anche, nell’atmosfera, qualche venatura horror.
L’intreccio prende vita nelle strade della Vienna di fine Ottocento, dove si va affermando prepotentemente la figura di Eisenheim (Edward Norton), l’illusionista più geniale d’Europa. Il suo carisma e il suo forte ascendente sul popolo riecheggiano sino alle porte della residenza del Principe ereditario Leopold (Rufus Sewell) che, incuriosito, si reca ad un suo spettacolo insieme alla principessa Sophie von Teschen (Jessica Biel). Convinto che il lavoro di Eisenheim sia tutta una truffa, il principe è deciso a smascherarlo, dopo il suo spettacolo. Se non fosse che, durante un trucco sul palco, il mago e la principessa Sophie, amici d’infanzia, si riconoscono, con la rinascita di un amore forzatamente taciuto per anni. E’ sfida aperta tra Eisehneim e Leopold. A complicare la vicenda c’è anche il Capo Ispettore della polizia Uhl (Paul Giamatti). Da serio uomo di legge qual è, nel suo mondo non può rientrare certamente la magia; piuttosto viene vista come qualcosa da controllare, da tenere a bada.
Si apre come una classica favoletta d’amore, e promette di restar tale per tutta la durata del film, se non fosse che, alcuni elementi esterni alla vicenda amorosa, lo rendono particolarmente godibile. Innanzitutto l’atmosfera che si respira, ombrosa, intrisa di colori cupi, sfumati, quasi fossero ritoccati con i pastelli. Artificiale, quel tanto che basta, ma comunque di “plastica”.
Poi la magia, che non è insita solo nella trama, nelle vicende, poiché lo spettatore stesso è nel mezzo di un’illusione, convinto di avere di fronte qualcosa di tangibile, a volte addirittura prevedibile, che in realtà non lo è. Tutto ciò che sembra, poi non appare. Il confine tra realtà e magia si fa sottilissimo, proprio come quello tra il potere e la corruzione, tra la vita e la morte.
Lì dove sembrava impossibile che l’immagine potesse riscattare il potere evocativo e sobrio della parola, ci ha messo lo zampino (e soprattutto la fantasia) Neil Burger. Sembrava davvero arduo trasformare in film qualcosa di fortemente astratto come la magia, l’illusione. Eppure ci è riuscito, facendo (forse non volutamente) proprio di quelle scene, la vera essenza di The Illusionist.
I trucchi magici di Eisenheim, durante i quali l’artista piega le leggi della natura a suo piacimento, davanti ad un pubblico incredulo e sbigottito, sono ricercati, molto suggestivi, e mai banali; sono inoltre rappresentativi del fatto che la gente ha bisogno di credere in qualcosa di soprannaturale, di prodigioso.
Nel finale, tuttavia, il film sembra ricordarci che siamo dalle parti di Hollywood. Si chiude in modo scontato, rincorrendo un effetto che forse non era necessario… ma molti gradiranno lo stesso.

Alessandra Sciamanna

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Tom Hanks, guida alla cerimonia degli Oscar al Kodak Theatre di Los Angeles

February 2, 2012 Leave a comment

L’attore americano affiancherà Billy Crystal al Kodak Theatre.
Sarà Tom Hanks a guidare la cerimonia degli Oscar, in programma domenica 26 febbraio al Kodak Theatre di Los Angeles. L’attore californiano affiancherà il comico Billy Crystal, presentatore ufficiale del galà. Trasmessa in tv dal network Abc in 225 Paesi del mondo, la consegna dell’ambita statuetta catalizzerà anche quest’anno l’attenzione di tutti i cinefili. Gran favorito di questa edizione (l’84esima) è Martin Scorsese con il suo “Hugo Cabret”, che ha ricevuto 11 nominations.
Dopo Jennifer Lopez dunque, è stata rivelata un’altra stella che salirà al posto di comando della cerimonia. Hanks, tra l’altro, è uno che con gli Oscar ha una discreta confidenza: nel ’94 e nel ’95 ha vinto per due anni consecutivi la statuetta come miglior attore protagonista per le sue interpretazioni in “Philadelphia” e “Forrest Gump”. Quest’anno il suo “Molto forte, incredibilmente vicino”, regia di Stephen Daldry, è in concorso come miglior film.

Fonte: TMNews