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Olanda, sviluppato virus letale altamente contagioso
Non è ancora confermata la scoperta del virus in grado di poter sterminare l’intera umanità ma se fosse vera, questa genererebbe discussioni e tensioni in tutto il mondo scientifico. Le discussioni in realtà ci sono già, poiché pare che in Olanda, uno staff di ricercatori dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam, pare abbia sviluppato in laboratorio un nuovo virus con una capacità di contagio mai vista fino ad ora. Il virus in questione è stato realizzato partendo dai batteri dell’influenza aviaria l’A/h/5n1. La ricerca è stata condotta dal virologo Ron Fouchier il quale col suo team ha scoperto che basterebbero solo 5 modificazioni genetiche per trasformare il virus dell’influenza aviaria in un agente patogeno con proprietà di scatenare una pandemia che ucciderebbe metà della popolazione mondiale. La capacità di sterminio del virus riprodotto in laboratorio è stata testata su dei furetti, animali che hanno un sistema respiratorio del tutto simile a quello umano. Lo stesso scienziato, Ron Fouchier, ha ammesso che la variante geneticamente modificata del virus dell’aviaria è uno dei dei virus più pericolosi che siano mai stati prodotti in laboratorio. Inoltre un gruppo di ricercatori dell’Università del Wisconsin, impegnato in ricerche molto simili, è arrivato ad ottenere gli stessi risultati del team di ricercatori olandesi con ovviamente le medesime conclusioni. La notizia ha subito preoccupato vari scienziati poiché se il virus finisse in mani sbagliate si trasformerebbe in un’arma batteriologica dagli effetti talmente disastrosi da non essere minimamente pronosticabili. Lo studioso, scienziato e ricercatore, Thomas Inglesby, dell’Università di Pittsburg, ha dichiarato: “È una cattiva idea quella di trasformare un virus letale come quello dell’influenza aviaria, in un virus letale ed altamente contagioso. È un’altrettanto cattiva idea è quella di pubblicare i risultati delle ricerche su riviste scientifiche che possono essere letti da tutti”. Anche il biologo molecolare, Richard Ebright, della Rutger University del New Jersey, è critico rispetto alla scoperta: “Questo lavoro non andava fatto, mette in pericolo l’umanità”. Una delle risposte contrastanti arriva dal virologo italiano Fabrizio Pregliasco, dell’Università di Milano: “Non pubblicare queste notizie lascerebbe i ricercatori al buio su come rispondere a un focolaio di pandemia da influenza aviaria. Con un maggiore scambio di conoscenze e la diffusione di informazioni, la notizia sarebbe stata più precisa e meno allarmistica.
Fonte: AGS Cosmo
“Tra pennelli e pastelli”, personale di Agnes Preszler presso Arti Grafiche Tofani a Frosinone
dal 28 gennaio al 3 marzo 2012
Art-ware c/o Arti Grafiche Tofani – Frosinone
In un ambiente dedicato all’arte, circondata da materiali e attrezzi del mestiere, la mostra presenta molti lavori della pittrice verolana di origine ungherese. Essendo una ritrattista
per vocazione, la maggior parte delle opere consiste ovviamente in ritratti, realizzati con tecniche varie come la pittura ad olio e ad acrilico, il disegno a pastelli. Personaggi famosi e non, tra cui vari i ritratti realizzati durante il progetto “Volti Ciociari” ideato dall’artista che appunto raffigurano persone residenti nella provincia di Frosinone e personaggi che hanno segnato la storia del territorio.
Così per esempio il quadro “Omaggio a “La Ciociara” che raffigura l’attrice Sophia Loren nell’omonimo film capolavoro di Vittorio De Sica. Lo stesso è stato realizzato per il festival dei cortometraggi a Castro dei Volsci ed esposto anche alla Villa Comunale di Frosinone in occasione del recente convegno dedicato al grande regista ed attore. Lo stesso vale per Nino Manfredi: i quadri in questione sono stati già esposti nella mostra presso la sua casa paterna a Pastena. Tra le opere fresche di vernice ci sarà anche la riproduzione di un quadro del pittore realista John Singer Sargent che raffigura una modella ciociara dell’epoca. Saranno esposti anche ritratti di altre persone famose, da Padre Pio a Johnny Depp, come anche un paio di ritratti di artisti americani, pubblicati qualche mese fa da “Poets and Artists” nell’intervista che la rivista di arte americana ha fatto alla pittrice.
Non ci saranno solo ritratti ma anche varie nature morte, ritratti di animali e nudi. Eterogenea quindi la mostra per assicurare che tutti i visitatori trovino i loro soggetti preferiti.
L’appuntamento quindi è il 28 gennaio alle ore 18 presso Art-ware, il negozio si trova nella zona dell’aeroporto vicino al Liceo Artistico. La mostra rimarrà aperta fino al 3 marzo. Durante la manifestazione si possono prenotare ritratti al volo e dimostrazioni dal vivo chiamando il numero 329/6494754 o scrivendo a pagnes@email.it. Per vedere le opere della pittrice che è stata inserita anche nel programma della manifestazione “L’arte visiva contemporanea” alla Villa Comunale di Frosinone (esporrà dal 24 luglio al 5 agosto) visitare il sito http://www.pagnes.tk.
http://www.facebook.com/events/196215960475277/
http://art-ware.net/contatti.html
Russia, emergenza violenza familiare sulle donne
Oltre 10mila donne uccise dai propri partner ogni anno in Russia. Questi sono i numeri dell’emergenza riguardante le violenze familiari. Lo ha reso noto il quotidiano governativo Rossiskaia Gazeta attraverso i dati forniti dalla associazione ONG ‘Anna’ che opera in Russia già da qualche anno per tentare di arginare il fenomeno e dare sostegno alle donne vittime di queste violenze. Stando ai dati della associazione, il numero delle violenze familiari in Russia è di tre volte superiore a quello registrato negli USA e il ritmo delle uccisioni sarebbe così riconducibile ad una cadenza agghiacciante di una all’ora. Dall’esperienza della ONG, le donne vittime di violenza in Russia sarebbero il 25% e metà di loro hanno un buon lavoro ed una altrettanto buona istruzione.
Fonte: AGS Cosmo
Acta, sottoscrizione UE imbavaglia la rete… attivisti pronti alla carica!
Già sottoscritto da 40 paesi, l’accordo internazionale per il rispetto delle proprietà intellettuali e avverso alla contraffazione ottiene adesso l’approvazione dell’Unione Europea. Secondo gli esperti e gli attivisti, tornati alla carica sulla libertà di espressione, l’accordo ci renderà meno liberi. L’Unione Europea ha firmato oggi il trattato Acta. Secondo i commenti di esperti ed attivisti, l’accordo internazionale per il rispetto delle proprietà intellettuali e avverso alla contraffazione è un rischio per la libertà di espressione su internet. Già sottoscritto da 40 Paesi, e fortemente sponsorizzato dagli Usa, dalle case discografiche e dalle multinazionali, tra le quali anche quelle che si occupano di farmaci e prodotti agrobiologici, Acta (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) fornisce ai governi nuovi strumenti per combattere la contraffazione (soprattutto di farmaci) ma anche la pirateria digitale. Secondo un portavoce della Commissione, i timori sarebbero eccessivi: «L’accordo non è tale da creare nuovi diritti sulla proprietà intellettuale. Serve piuttosto a consolidare quelli già esistenti.» Non si arriverà cioè ad un monitoraggio del traffico internet. L’accordo introduce nuove misure e sanzioni contro i provider internet e le piattaforme che in qualche modo favoreggiano la pirateria. C’è il rischio concreto che un link ad un file pirata possa autorizzare l’applicazione di multe milionarie. Soggetti come Google, Facebook o Youtube, ma anche i provider di accesso alla Rete, dovranno mettersi a fare le pulci sull’operato degli utenti, al fine di evitare conseguenze. Acta apre una battaglia che infuocherà il dibattito politico dei prossimi mesi. L’accordo sarà ratificato una volta siglato dai singoli stati o dal Parlamento europeo. L’UE potrebbe ratificarlo entro il mese di giugno, giacché sta lavorando ad una riforma della normativa sul copyright. Le misure che si stanno approvando e proponendo in questi giorni, dopo i fatti statunitensi che hanno riguardato i disegni di legge SOPA e PIPA, puntano a rendere più semplice e veloce il blocco di siti o servizi internet che aiutano la pirateria anche in maniera involontaria. Il blocco che può causare l’oscuramento), come vorrebbero l’emendamento Favao SOPA, oppure sotto forma di autocensura, con la minaccia di mega multe (Acta). Una svolta notevole per internet. Finora il copyright è stato difeso chiedendo ai siti di rimuovere file o link e colpendo solo quelli che si rifiutano di ottemperare alle richieste. Se Google o altri fossero costretti ad agire preventivamente, su utenti e siti, per evitare multe o altri misure, potremmo ritrovarci in una Rete costantemente sorvegliata, dovendo rinunciare alla nostra libertà. Tanto basta perché gli attivisti, che hanno appena terminato una battaglia negli USA, siano tornati alla carica contro Acta. L’obiettivo, che si prevede molto ostico, è di vincere la guerra.
Fonte: PCTuner
Omocausto, sterminio di omosessuali nei lager nazisti
“(Nei campi di concentramento nazisti) di regola la giornata iniziava alle sei del mattino o alle cinque se d’estate e in poco meno di mezz’ora dovevamo essere lavati, vestiti e aver rifatto i nostri letti proprio come i militari.
Se ti avanzava del tempo potevi fare colazione il che significava mandare giù velocemente una zuppa di farina calda o tiepida e mangiare un tozzo di pane. Poi dovevamo posizionarci in file di otto nella piazza per l’appello mattutino.
Seguiva il lavoro, in inverno dalle 7.30 fino alle 17.00 mentre in estate dalle 7.00 fino alle 20.00, con una pausa di mezz’ora sul luogo di lavoro.
Dopo il lavoro, dovevamo tornare direttamente al campo e disporci immediatamente per l’appello serale”, testimonianza di Heinz Heger (pseudonimo) da ‘The Men with the Pink Triangle’
Lavori Forzati
Agli omosessuali erano spesso assegnati i lavori più estenuanti da fare nel campo e molti di loro morivano distrutti dalla fatica. Costretti a trasportare pesanti massi nelle cave molti di loro riportavano terribili infortuni.
Altri di questi lavori consistevano nello spostare quantità di pietre inutili per giorni e giorni da una parte all’altra del campo, con il solo scopo delle SS di eliminare lo “spirito omosessuale”.
A partire dal 1943 le SS avevano iniziato il “Programma di Sterminio attraverso il Lavoro Forzato” specificatamente progettato per condurre alla morte omosessuali e criminali.
“Durante la mattina dovevamo trasportare la neve fuori dal nostro blocco e spostarla dal lato sinistro a quello destro della strada.
Viceversa nel pomeriggio dovevamo trasportare di nuovo la stessa neve dal lato destro al lato sinistro della strada…
Dovevamo spalare la neve con le nostre mani, le nostre nude mani, senza alcun guanto di protezione. Lavoravamo a coppie…
… Questa tortura psichica e fisica durò sei giorni fino a che un nuovo “Triangolo Rosa” di prigionieri non fu assegnato al nostro blocco e prese il nostro posto.
Le nostre mani erano completamente spaccate e mezze congelate; eravamo diventati schiavi muti e insignificanti delle SS”, testimonianza di Heinz Heger (pseudonino) da ‘The Men with the Pink Triangle’.
I gay sono stati trattati con particolare disprezzo non solo dalle SS ma anche da molti degli altri detenuti che li consideravano come dei pervertiti degenerati.
La vita nei campi era una vita solitaria che metteva a dura prova la resistenza psichica indipendentemente dal periodo di tempo trascorso.
Di fronte a tanto odio e degradazione non c’è da sorprendersi che molti si suicidassero correndo contro le recinzioni elettrificate anziché continuare a sopportare la persecuzione.
Nonostante l’ostilità di molti detenuti nei campi, alcuni Triangoli Rosa riuscirono comunque a integrarsi e ad aiutare gli altri.
Per esempio, Kitty Fisher, una detenuta ebrea deportata ad Auschwitz nel 1944 all’età di 16 anni, attribuisce a un detenuto dal Triangolo Rosa la sua sopravvivenza e quella di sua sorella.
Al suo arrivo al campo, un prigioniero che si trovava ad Auschwitz già dal 1940, la aiutò. La aiutava con il cibo e cercava di confortare lei e sua sorella dando loro speranza.
Prima di vederla per l’ultima volta, lui la indirizzò verso una grande selezione che in definitiva serviva per liquidare il campo.
Le disse di far finta di essere una tessitrice e di dire alle SS che lei e sua sorella erano addestrare.
Questo consiglio le salvò la vita: “Possa essere benedetta la sua memoria perché lui ha contribuito alla mia salvezza”.
Punizioni
Le pene per reati vari nei campi includevano il tree hanging, ovvero un palo alto con un gancio al quale venivano agganciate le mani ammanettate del detenuto dietro la schiena.
Il peso del corpo tirava le braccia verso l’alto con conseguente dolore lancinante delle spalle sotto lo sforzo. Le SS chiamavano questa punizione “la foresta cantante”. Il gay sopravvissuto Heinz Dörmer ricorda ancora “le urla e le grida disumane”.
Per metà anno sono stato tenuto piegato… Le mie mani erano legate alle mie caviglie. Quando mi portavano il cibo, la ciotola era sul pavimento; loro lo versavano da sopra e questo si rovesciava per terra.
Io ho dovuto leccarlo con la lingua. Noi non potevamo uscire, perciò i nostri pantaloni erano sporchi.”, testimonianza di Paul Gerhard Vogel, sopravvissuto.
Un’altra punizione diffusa era l’horse: una panca di legno su cui la vittima veniva legata supina, gambe e braccia legate alle gambe, prima di essere colpito più volte con un oggetto contundente o una frusta.
Altre forme di punizione includevano lo stare in piedi per ore e ore o al calore del giorno o nel freddo della notte oppure strisciare più e più volte lungo il pavimento di cemento su gomiti e ginocchia.
Tutte queste punizioni venivano effettuate di fronte agli altri detenuti per l’umiliare il condannato.
“Due uomini delle SS hanno portato un ragazzo al centro della piazza… …Le SS lo spogliarono e infilarono la sua testa in un secchio.
Poco dopo questi aizzarono i loro feroci pastori tedeschi contro di lui: i cani da guardia prima morsero il suo inguine e le sue cosce e infine lo sbranarono proprio di fronte a noi.
Le sue grida di dolore erano distorte e amplificate dal dolore della sua testa intrappolata. Il mio corpo irrigidito vacillava, i miei occhi erano sgranati dal terrore, le lacrime scorrevano sulle mie guance e pregavo con tutto me stesso che quel dolore finisse in fretta.”, testimonianza di Pierre Seel, “Liberation Wars for Others”.
A volte le SS costringevano tutti i prigionieri a guardare le esecuzioni più atroci. Queste manifestazioni pubbliche di orribile violenza sarebbero state secondo loro un deterrente a qualsiasi pensiero di rivolta e avrebbero creato un clima di terrore e di solitudine.
In alcuni campi i triangoli rosa erano alloggiati insieme ad altri detenuti, ma a volte, come ad esempio a Sachsenhausen, speciali baracche vennero erette apposta per loro, al fine di segregarli.
In questi blocchi i triangoli rosa erano obbligati a dormire con le mani ben visibili al di fuori della sottile coperta per evitare qualsiasi contatto fisico con gli altri detenuti che condividevano la cuccetta.
La luce artificiale o anche il rumore degli altri detenuti rendeva poi più difficile prendere sonno per un lungo periodo di tempo.
“Chiunque fosse stato trovato con la sua biancheria sul letto o con la sua mano sotto la coperta (e i controlli erano effettuati quasi ogni notte) veniva preso e veniva bagnato con diverse ciotole di acqua fredda prima di essere lasciato fuori per almeno un’ora. Solo pochi riuscivano a sopravvivere a questo trattamento”, testimonianza di Heinz Heger (pseudonym) da ‘The Men with the Pink Triangle’.
Relazioni
Nonostante le dure condizioni nei campi, o anche proprio a causa di ciò, nacquero delle relazioni. I sopravvissuti parlano di forti legami sessuali ed emotivi che esisteva tra i detenuti e i comandanti del campo, e anche in alcuni casi con le SS.
Alle guardie poi piaceva prendere un prigioniero e tenerlo come “animale da compagnia”. In assenza di donne inoltre, le pulsioni sessuali travalicavano i confini sessuali.
I “fortunati” che venivano scelti come “animali da compagnia” riceveranno razioni alimentari supplementari in cambio di favori sessuali e spesso evitavano il duro lavoro.
Mentre la maggior parte di queste relazioni erano chiaramente dovute alle condizioni disperate in cui si trovavano e a tattiche di sopravvivenza, altre invece erano sorrette da un affetto sincero di fronte a un disagio inimmaginabile.
Esperimenti
Come se il duro lavoro fisico e le brutali punizioni non fossero sufficienti a dare l’idea del clima di disperazione e terrore, un’altra pratica diffusa erano gli esperimenti.
Molti omosessuali furono anche selezionati per i vari esperimenti medici effettuati dai dottori delle SS.
Ad Auschwitz Birkenau per esempio, il medico SS, il dottor Carl Vaernet tentò di liberare gli uomini gay dalle loro tendenze omosessuali attraverso l’inserimento chirurgico di capsule di testosterone.
Lewis Oswald tratto da Homocaust, liberamente tradotto da Luca Giacomelli e Giacomo Viggiani.
Fonte: Giornata