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“La casa dei ciclamini” di Sergio Casagrande, recensione di Marzia Carocci
“La casa dei ciclamini” di Sergio Casagrande
Definirei il romanzo “la casa dei ciclamini”, un teatro di parole, una sceneggiatura particolarmente ironica e ben costruita, scritta con maestria dove il tutto appare visibile grazie alla ricchezza di particolari e alla curata semantica che l’autore sa proporre, rendendo in continuo movimento quello che dalla sua fervida fantasia, scaturisce.
Un ospizio che non è altro simbiosi di una società dove gli elementi hanno caratteri più disparati,sarà il nucleo di questo romanzo,un ospizio che è conca di vissuto dove personaggi particolari, prenderanno vita; Bimba, che ha dimenticato la propria identità, il professore,un vecchio stravagante, la baronessa, el contadin ecc..ecc
Personaggi descritti minuziosamente, tanto di “vederli” col pensiero.
All’interno del romanzo, tre storie ambientate tra il 5°e il 6° secolo, faranno strada ad un continuo susseguirsi di scene quasi teatrali, dove si parlerà di amore, di dolore, di violenza , con una buona preparazione e informazione storica.
Vicende sapientemente descritte , dove il lettore si sentirà trasportato in ambienti e situazioni al quale sembrerà di partecipare.
Sergio Casagrande è un autore che sa come ottenere attenzione, la sua scrittura non risulta mai statica, l’ironia e la ricchezza d’immaginazione,porta il lettore a non annoiarsi.
Una lettura onirica, dove il sogno s’interseca alla realtà, dove l’umanità e la disumanità prendono forma in un romanzo dal volto nuovo,un romanzo schietto ed immediato fra normalità e sana follia.
Written by Marzia Carocci
“La mia Africa” di Karen Blixen
Un atmosfera surreale circonda quello che stò per scrivere.
“Dalle foreste alle cime delle montagne“. Questa frase apre uno dei classici più magici della letteratura contemporanea internazionale. Un classico che continua a racconatare di una terra fragile ma viva.
“La mia Africa” di Karen Blixen, racconta di un continente non spezzato dalle incertezze sociali e politiche dei nostri giorni, ma dalla magia, semplicità delle colline e dei cieli, che coprono una realtà senza fine.
L’autrice fino al 1931 ha vissuto in una fattoria sugli altipiani del Ngong. Karen Blixen descrive con moltà limpidezza e amore il suo rapporto con il continete africano.
Un racconto digiuno di politica ed economia, ma solo di aspetti che aiutano il lettore giovane e non, a capire e ad immergersi nella bellezza dei colori africani.
Uomini, alberi e animali si compongono e vivono nella pagine scritte dalla Blixen, in modo quasi fiabesco, ma senza abbandonare la vera realtà, influenzando l’arte della scrittrice.
I Kikuyu, i Soamli e I Masai, popoli che non solo hanno “Stregato” i lettori ma anche gli appassionati di cinema, grazie al film diretto da Sydney Pollak “Out from Africa” cone Meryl Streep e Robert Redford.
“La mia Africa” lascerà ancora, e per molto tempo, la magia e la vita di un grande continente. Lasciando agli “Amanti” dell’Africa e non un “sorriso” nel cuore.
Recensione di Giuseppe Giulio
Fonte: Oubliettemagazine
“Six Architects”, poster minimalisti di Roosterization
Six Architects è una serie di poster minimalisti realizzati da Roosterization, la sua grafica in bianco e nero riproduce in maniera semplice i profili delle più famose architetture di sei grandi maestri, dal Guggenheinm di Frank Lloyd Wright al padiglione tedesco di Mies Van der Rohe, godetevi questi capolavori di grafica e architettura.
Fonte: Linea Di Sezione
“Il mio corriere per i bambini” di Leda Panzone Natale, recensione di Marzia Carocci
IL MIO CORRIERE PER I BAMBINI di Leda Panzone Natale
Edizioni NOUBS euro 10,00
A chi se non ad una mamma attenta, poteva venire un’idea mirabile quale creare un libro per i bambini?
Leda Panzone Natale, autrice che già ha pubblicato per la narrativa “Dalla neve alla nave”e “Sentimenti” e per la poesia i libri: “Frammenti di vita”,”Sensazioni” “Trame inquiete” e “Pensieri vagabondi” si cimenta adesso in un originale testo che comprende racconti e poesie per l’infanzia, accompagnate da illustrazioni da lei stessa create.
Pagine di colori e delicate immagini sono impresse su pagine che sembrano di quaderno; morali e insegnamenti dedicati ad una fascia di età particolarmente delicata quando l’attenzione ha un ‘importanza fondamentale per una crescita psico-fisica ottimale.
Questo libro lo definirei rosolio per l’infanzia , tra le pagine si aggirano animaletti come formichine, canarini, scoiattoli, coccinelle, cane e gatti, tutti stretti in un girotondo di fantasia, sogno e creatività, il tutto sullo sfondo di una nostalgia di un tempo, quando le favole erano realtà da avvenire , e le fantasie qualcosa da sperare.
Tra le poesie, colore, tanto colore d’immagini e forme in movimento dipinte dalla stessa autrice che riesce a rendere le storie particolarmente visive.
Un caleidoscopio armonico fra disegni e parole, dove il tutto appaga in un viaggio unico e irripetibile, quello della fantasia, dove il tutto diventa possibile e i sogni dei bambini…storie a lieto fine.
Un’opera ludica particolarmente appropriata, dove Leda Panzone Natale ha ben delineato con semplicità, naturalità e l’accortezza di una mamma unita alla professionalità di un’autrice preparata e attenta alla crescita di coloro che un giorno, diventeranno adulti,e magari , nel cuore, avranno il ricordo di queste pagine incantate di parole e magnifici colori e forme.
Written by Marzia Carocci
Fonte: Oubliettemagazine
Aforisma di Oscar Wilde
“Una mappa del mondo priva del paese dell’utopia non vale la pena di essere presa in considerazione“
Il Venerdì, la preghiera…
Allah disse: ”Pregate il mattino, la sera e più volte nel corso della notte. Le buone azioni dissipano le cattive”. Le preghiere sono state istituite quando il Profeta sali’ al cielo dopo il suo viaggio notturno (durante la sua ascensione) alla Moschea della Mecca verso quella di Gerusalemme, cosi’ come è descritto nel Corano. La preghiera ha un posto di altissimi livello nell’insieme della religione islamica, pari a nessun altra religione monoteista esistente. E’ uno dei pilastri fondamentali e dopo l’Al Chahada è il primo obbligo che Allah impose ai suoi servitori. E’ l’ultimo testamento che il Messaggero di Allah ha raccomandato al suo popolo. Dopo la sua morte disse loro di pregare, assiduamente e avidamente. Le cinque preghiere quotidiane devono essere eseguite durante un tempo prescritto e non importa dove si trovino in quel momento i fedeli. E’ preferibile che siano svolte in gruppo e non devono essere necessariamente praticate in una moschea, ma anche in casa o in altri luoghi che devono essere pero’ assolutamente puliti. Le preghiere di gruppo sono valide con un minimo di due persone presenti di cui una deve essere l’Imam (colui che conduce la preghiera) e l’altro deve porsi leggermente dietro sulla destra. La preghiera dovrebbe comportare un alta ricchezza morale e assume la forza di un viaggio spirituale. La ragione è semplice in quanto esiste una norma visibile per misurare il degrado della preghiera. Quest’obbligo concerne tutti gli adulti, uomini e donne e deve essere compiuta in lingua araba nel limite del possibile. Le abluzioni o purificazioni sono obbligatorie perchè le preghiere siano valide essendo la purificazione da tutte le lordure materiali e spirituali: “O voi che credete, passate le mani sulla testa e sui piedi sino alle caviglie e lavate il vostro viso e le mani sino ai gomiti“. Le condizioni richieste perchè le abluzioni siano valide sono: la fede (essere un credente), possedere tutte le facoltà mentali, la possibilità di utilizzare un agente purificatore (acqua/ sapone), la presenza di un agente purificatore, le abluzioni devono essere compiute sulle parti del corpo richieste, assenza di lordure come emoraggie e mestruo e in ultimo l’intenzione.
Fonte: My Amazighen
Marocco, nessun declassamento nelle note COFACE
La situazione politica in Marocco dimora stabile in rapporto ai paesi limitrofi maghrebini. E’ quello che comprova il panorama dei paesi a rischio pubblicato ieri dal gruppo francese di assicurazioni sul credito all’esportazione (COFACE). Il gruppo ha visto al ribasso le posizioni di diversi paesi della regione Medio-Oriente e Africa del Nord (vedi prospetto). Il Marocco non figura nella lista. Conclusione principale: i recenti avvenimenti del 20 febbraio e del 20 marzo scorso non sono stati in grado di creare instabilità politica ed economica nel paese. Gli esperti di Coface stimano che “malgrado delle tensioni sociali, la stabilità politica del paese sembra essere garantita in ragione della popolarità del re Mohammed VI”. Una constatazione confermata dagli specialisti di Euler Hermès che hanno tenuto a sottolineare in una nota settimanale “la natura stabilizzatrice della riforma costituzionale annunciata dal re“. La Coface precisa che ”delle migliorie sono sempre necessarie malgrado l’importante progresso realizzato in materia di sviluppo negli affari“. Insomma, è un bilancio positivo quello che traccia la Coface. Con un A4 per il rating paese e per lo sviluppo degli affari, la griglia di annotazione dichiara una “relatività volatilità degli investimenti con una probabilità accettabile di mancati pagamenti”. Il bilancio non è cosi’ rassicurante per diversi altri paesi della zona Medio-Oriente e Africa del Nord. La situazione è tesa tanto che la Coface ha rivisto al ribasso la sua previsione di crescita mondiale che è passata dal 3,4% al 3,2%. Il Bahrein, la Tunisia, l’Egitto, la Siria e la Libia sono stati declassati. Questa ondata di declassamenti si spiega con l’incertezza legata alle tensioni politiche e sociali di quei paesi. Naturalmente la Libia, che era già nei paesi a rischio, è stata affondata alla classe D, l’ultimo scalino delle notifiche stilate dalla Coface. Il Bahrein ha subito la stessa sanzione magrado la forte repressione sul movimento di contestazione da parte dell’armata saudita e il suo ranking arretra ad A4. Gli esperti di Coface stimano “che il rischio politico è elevato, malgrado l’ombrello saudita“. Un arretramento che si spiega con il clima teso che prevale a livello interno e alle incertezze geopolitiche principalmente legate al programma nucleare iraniano. Le note della Tunisia e dell’Egitto sono oramai piazzate sotto “sorveglianza negativa” e per loro la fase di transazione politica è portatrice di fragilità a breve termine. In effetti, la transazione verso un regime stabile non è assicurata in Tunisia dove lo storico partito presidenziale predomina ancora oggi, il Raggrupamento costituzionale democratico, oltre alle tante divisioni e alla debolezza dell’opposizione. In Egitto, sussiste il rischio che l’insoddisfazione della popolazione degeneri nuovamente e rimetta in causa la transizione in “dolcezza”, prevista in questo primo trimestre 2011. Stessa constatazione per la Siria che si vede accordare una nota C negativa, in ragione dell’aumento delle contestazioni politiche e uno sviluppo di affari insufficiente, oltre al declino della produzione del petrolio, che è fonte di oltre un quarto del fatturato fiscale del paese, deteriorando cosi’ la sua posizione.
Fonte: My Amazighen
“Dialogo della Natura e di un islandese” di Giacomo Leopardi
– Dialogo della Natura e di un islandese –
Un Islandese, che era corso per la maggior parte del mondo, e soggiornato in diversissime terre; andando una volta per l’interiore dell’Africa, e passando sotto la linea equinoziale in un luogo non mai prima penetrato da uomo alcuno, ebbe un caso simile a quello che intervenne a Vasco di Gama nel passare il Capo di Buona Speranza; quando il medesimo Capo, guardiano dei mari australi, gli si fece incontro, sotto forma di gigante, per distorlo dal tentare quelle nuove acque. Vide da lontano un busto grandissimo; che da principio immaginò dovere essere di pietra, e a somiglianza degli ermi colossali veduti da lui, molti anni prima, nell’isola di Pasqua. Ma fattosi più da vicino, trovò che era una forma smisurata di donna seduta in terra, col busto ritto, appoggiato il dosso e il gomito a una montagna; e non finta ma viva; di volto mezzo tra bello e terribile, di occhi e di capelli nerissimi; la quale guardavalo fissamente; e stata così un buono spazio senza parlare, all’ultimo gli disse.
Natura. Chi sei? che cerchi in questi luoghi dove la tua specie era incognita?
Islandese. Sono un povero Islandese, che vo fuggendo la Natura; e fuggitala quasi tutto il tempo della mia vita per cento parti della terra, la fuggo adesso per questa.
Natura. Così fugge lo scoiattolo dal serpente a sonaglio, finché gli cade in gola da se medesimo. Io sono quella che tu fuggi.
Islandese. La Natura?
Natura. Non altri.
Islandese. Me ne dispiace fino all’anima; e tengo per fermo che maggior disavventura di questa non mi potesse sopraggiungere.
Natura. Ben potevi pensare che io frequentassi specialmente queste parti; dove non ignori che si dimostra più che altrove la mia potenza. Ma che era che ti moveva a fuggirmi?
Islandese. Tu dei sapere che io fino nella prima gioventù, a poche esperienze, fui persuaso e chiaro della vanità della vita, e della stoltezza degli uomini; i quali combattendo continuamente gli uni cogli altri per l’acquisto di piaceri che non dilettano, e di beni che non giovano; sopportando e cagionandosi scambievolmente infinite sollecitudini, e infiniti mali, che affannano e nocciono in effetto; tanto più si allontanano dalla felicità, quanto più la cercano. Per queste considerazioni, deposto ogni altro desiderio, deliberai, non dando molestia a chicchessia, non procurando in modo alcuno di avanzare il mio stato, non contendendo con altri per nessun bene del mondo, vivere una vita oscura e tranquilla; e disperato dei piaceri, come di cosa negata alla nostra specie, non mi proposi altra cura che di tenermi lontano dai patimenti. Con che non intendo dire che io pensassi di astenermi dalle occupazioni e dalle fatiche corporali: che ben sai che differenza e dalla fatica al disagio, e dal viver quieto al vivere ozioso. E già nel primo mettere in opera questa risoluzione, conobbi per prova come egli e vano a pensare, se tu vivi tra gli uomini, di potere, non offendendo alcuno, fuggire che gli altri non ti offendano; e cedendo sempre spontaneamente, e contentandosi del menomo in ogni cosa, ottenere che ti sia lasciato un qualsivoglia luogo, e che questo menomo non ti sia contrastato. Ma dalla molestia degli uomini mi liberai facilmente, separandomi dalla loro società, e riducendomi in solitudine: cosa che nell’isola mia nativa si può recare ad effetto senza difficoltà. Fatto questo, e vivendo senza quasi verun’immagine di piacere, io non poteva mantenermi però senza patimento: perché la lunghezza del verno, l’intensità del freddo, e l’ardore estremo della state, che sono qualità di quel luogo, mi travagliavano di continuo; e il fuoco, presso al quale mi conveniva passare una gran parte del tempo, m’inaridiva le carni, e straziava gli occhi col fumo; di modo che, né in casa né a cielo aperto, io mi poteva salvare da un perpetuo disagio. Né anche potea conservare quella tranquillità della vita, alla quale principalmente erano rivolti i miei pensieri: perché le tempeste spaventevoli di mare e di terra, i ruggiti e le minacce del monte Ecla, il sospetto degl’incendi, frequentissimi negli alberghi, come sono i nostri, fatti di legno, non intermettevano mai di turbarmi. Tutte le quali incomodità in una vita sempre conforme a se medesima, e spogliata di qualunque altro desiderio e speranza, e quasi di ogni altra cura, che d’esser quieta; riescono di non poco momento, e molto più gravi che elle non sogliono apparire quando la maggior parte dell’animo nostro è occupata dai pensieri della vita civile, e dalle avversità che provengono dagli uomini. Per tanto veduto che più che io mi ristringeva e quasi mi contraeva in me stesso, a fine d’impedire che l’esser mio non desse noia né danno a cosa alcuna del mondo; meno mi veniva fatto che le altre cose non m’inquietassero e tribolassero; mi posi a cangiar luoghi e climi, per vedere se in alcuna parte della terra potessi non offendendo non essere offeso, e non godendo non patire. E a questa deliberazione fui mosso anche da un pensiero che mi nacque, che forse tu non avessi destinato al genere umano se non solo un clima della terra (come tu hai fatto a ciascuno degli altri generi degli animali, e di quei delle piante), e certi tali luoghi; fuori dei quali gli uomini non potessero prosperare né vivere senza difficoltà e miseria; da dover essere imputate, non a te, ma solo a essi medesimi, quando eglino avessero disprezzati e trapassati i termini che fossero prescritti per le tue leggi alle abitazioni umane. Quasi tutto il mondo ho cercato, e fatta esperienza di quasi tutti i paesi; sempre osservando il mio proposito, di non dar molestia alle altre creature, se non il meno che io potessi, e di procurare la sola tranquillità della vita. Ma io sono stato arso dal caldo fra i tropici, rappreso dal freddo verso i poli, afflitto nei climi temperati dall’incostanza dell’aria, infestato dalle commozioni degli elementi in ogni dove. Più luoghi ho veduto, nei quali non passa un dì senza temporale: che è quanto dire che tu dai ciascun giorno un assalto e una battaglia formata a quegli abitanti, non rei verso te di nessun’ingiuria. In altri luoghi la serenità ordinaria del cielo è compensata dalla frequenza dei terremoti, dalla moltitudine e dalla furia dei vulcani, dal ribollimento sotterraneo di tutto il paese. Venti e turbini smoderati regnano nelle parti e nelle stagioni tranquille dagli altri furori dell’aria. Tal volta io mi ho sentito crollare il tetto in sul capo pel gran carico della neve, tal altra, per l’abbondanza delle piogge la stessa terra, fendendosi, mi si è dileguata di sotto ai piedi; alcune volte mi è bisognato fuggire a tutta lena dai fiumi, che m’inseguivano, come fossi colpevole verso loro di qualche ingiuria. Molte bestie salvatiche, non provocate da me con una menoma offesa, mi hanno voluto divorare; molti serpenti avvelenarmi; in diversi luoghi è mancato poco che gl’insetti volanti non mi abbiano consumato infino alle ossa. Lascio i pericoli giornalieri, sempre imminenti all’uomo, e infiniti di numero; tanto che un filosofo antico non trova contro al timore, altro rimedio più valevole della considerazione che ogni cosa è da temere. Né le infermità mi hanno perdonato; con tutto che io fossi, come sono ancora, non dico temperante, ma continente dei piaceri del corpo. Io soglio prendere non piccola ammirazione considerando che tu ci abbi infuso tanta e sì ferma e insaziabile avidità del piacere; disgiunta dal quale la nostra vita, come priva di ciò che ella desidera naturalmente, è cosa imperfetta: e da altra parte abbi ordinato che l’uso di esso piacere sia quasi di tutte le cose umane la più nociva alle forze e alla sanità del corpo, la più calamitosa negli effetti in quanto a ciascheduna persona, e la più contraria alla durabilità della stessa vita. Ma in qualunque modo, astenendomi quasi sempre e totalmente da ogni diletto, io non ho potuto fare di non incorrere in molte e diverse malattie: delle quali alcune mi hanno posto in pericolo della morte; altre di perdere l’uso di qualche membro, o di condurre perpetuamente una vita più misera che la passata; e tutte per più giorni o mesi mi hanno oppresso il corpo e l’animo con mille stenti e mille dolori. E certo, benché ciascuno di noi sperimenti nel tempo delle infermità, mali per lui nuovi o disusati, e infelicità maggiore che egli non suole (come se la vita umana non fosse bastevolmente misera per l’ordinario); tu non hai dato all’uomo, per compensarnelo, alcuni tempi di sanità soprabbondante e inusitata, la quale gli sia cagione di qualche diletto straordinario per qualità e per grandezza. Ne’ paesi coperti per lo più di nevi, io sono stato per accecare: come interviene ordinariamente ai Lapponi nella loro patria. Dal sole e dall’aria, cose vitali, anzi necessarie alla nostra vita, e però da non potersi fuggire, siamo ingiuriati di continuo: da questa colla umidità, colla rigidezza, e con altre disposizioni; da quello col calore, e colla stessa luce: tanto che l’uomo non può mai senza qualche maggiore o minore incomodità o danno, starsene esposto all’una o all’altro di loro. In fine, io non mi ricordo aver passato un giorno solo della vita senza qualche pena; laddove io non posso numerare quelli che ho consumati senza pure un’ombra di godimento: mi avveggo che tanto ci è destinato e necessario il patire, quanto il non godere; tanto impossibile il viver quieto in qual si sia modo, quanto il vivere inquieto senza miseria: e mi risolvo a conchiudere che tu sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; che ora c’insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, de’ tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere. Per tanto rimango privo di ogni speranza: avendo compreso che gli uomini finiscono di perseguitare chiunque li fugge o si occulta con volontà vera di fuggirli o di occultarsi; ma che tu, per niuna cagione, non lasci mai d’incalzarci, finché ci opprimi. E già mi veggo vicino il tempo amaro e lugubre della vecchiezza; vero e manifesto male, anzi cumulo di mali e di miserie gravissime; e questo tuttavia non accidentale, ma destinato da te per legge a tutti i generi de’ viventi, preveduto da ciascuno di noi fino nella fanciullezza, e preparato in lui di continuo, dal quinto suo lustro in là, con un tristissimo declinare e perdere senza sua colpa: in modo che appena un terzo della vita degli uomini è assegnato al fiorire, pochi istanti alla maturità e perfezione, tutto il rimanente allo scadere, e agl’incomodi che ne seguono.
Natura. Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che nelle fatture, negli ordini e nelle operazioni mie, trattone pochissime, sempre ebbi ed ho l’intenzione a tutt’altro che alla felicità degli uomini o all’infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.
Islandese. Ponghiamo caso che uno m’invitasse spontaneamente a una sua villa, con grande instanza; e io per compiacerlo vi andassi. Quivi mi fosse dato per dimorare una cella tutta lacera e rovinosa, dove io fossi in continuo pericolo di essere oppresso; umida, fetida, aperta al vento e alla pioggia. Egli, non che si prendesse cura d’intrattenermi in alcun passatempo o di darmi alcuna comodità, per lo contrario appena mi facesse somministrare il bisognevole a sostentarmi; e oltre di ciò mi lasciasse villaneggiare, schernire, minacciare e battere da’ suoi figliuoli e dall’altra famiglia. Se querelandomi io seco di questi mali trattamenti, mi rispondesse: forse che ho fatto io questa villa per te? o mantengo io questi miei figliuoli, e questa mia gente, per tuo servigio? e, bene ho altro a pensare che de’ tuoi sollazzi, e di farti le buone spese; a questo replicherei: vedi, amico, che siccome tu non hai fatto questa villa per uso mio, così fu in tua facoltà di non invitarmici. Ma poiché spontaneamente hai voluto che io ci dimori, non ti si appartiene egli di fare in modo, che io, quanto è in tuo potere, ci viva per lo meno senza travaglio e senza pericolo? Così dico ora. So bene che tu non hai fatto il mondo in servigio degli uomini. Piuttosto crederei che l’avessi fatto e ordinato espressamente per tormentarli. Ora domando: t’ho io forse pregato di pormi in questo universo? o mi vi sono intromesso violentemente, e contro tua voglia? Ma se di tua volontà, e senza mia saputa, e in maniera che io non poteva sconsentirlo né ripugnarlo, tu stessa, colle tue mani, mi vi hai collocato; non è egli dunque ufficio tuo, se non tenermi lieto e contento in questo tuo regno, almeno vietare che io non vi sia tribolato e straziato, e che l’abitarvi non mi noccia? E questo che dico di me, dicolo di tutto il genere umano, dicolo degli altri animali e di ogni creatura.
Natura. Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l’una o l’altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento.
Islandese. Cotesto medesimo odo ragionare a tutti i filosofi. Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distrugge, non gode, e a poco andare è distrutto medesimamente; dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell’universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono? Mentre stavano in questi e simili ragionamenti è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall’inedia, che appena ebbero forza di mangiarsi quell’Islandese; come fecero; e presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno. Ma sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo vento, levatosi mentre che l’Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra gli edificò un superbissimo mausoleo di sabbia: sotto il quale colui diseccato perfettamente, e divenuto una bella mummia, fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e collocato nel museo di non so quale città di Europa.
“Il ragazzo nubiano” di Ahmed Salah
Era un ragazzo nubiano, si chiamava Karim ,un ragazzo di colore ma come il latte da dentro , un ragazzo birichino e molto simpatico, tutto il villaggio lo conosceva bene come un bravo ragazzo, viveva in una casa piccola vicino al Nilo e aveva un coccodrillino cosi piccolino di nome “Boh” , un coccodrillino molto bello, tutti i turisti venivano a casa di Karim per prendere delle foto con il suo coccodrillino” Boh”, Karim era bravo ad imparare le lingue straniere perché era sempre in contatto con le persone straniere e anche perché gli piaceva conoscere le altre culture diverse perciò voleva parlare le loro lingue. Aveva tre amici, Hassan, Baiumy, Fouad, tutti e tre erano molto leali con lui, gli volevano un mondo di bene, erano il discorso del loro villaggio perché erano amici davvero.
Ogni giorno andavano a scuola insieme, erano molto bravi a scuola ed erano anche giocatori, dopo la scuola andavano a giocare a calcio in un posto sconosciuto, lo chiamavano ” il posto dei fantasmi ” perché nessuno ci andava. Era un posto antico dove c’erano dei monumenti degli antichi egizi ma nessuno lo conosceva perché era un posto molto lontano dal villaggio in cui vivevano i ragazzi, Karim era bravo a leggere la lingua geroglifica e gli piaceva conoscere ogni piccola cosa della vita dei Faraoni perché suo nonno glieli raccontava e gli ha fatto amare la storia faraonica.
Come ogni volta dopo la scuola andavano nello stesso posto per giocare a calcio,ma mentre giocavano a calcio accidentalmente Karim è caduto e si è fatto male , tutti gli amici andavano verso lui per aiutarlo. MAentre stavano aiutarlo a camminare , Karim ha scoperto delle parole geroglifiche sulla roccia davanti, ha letto che c’era scritto e ha capito che c’era una tomba qui sotto. Karim voleva aprire la tomba ma gli amici avevano paura e volevano andare via perché sapevano bene che c’era la maledizione dei faraoni sulle loro tombe.
Dopo Aver scoperto la tomba, gli amici erano indecisi , non sapevano cosa fare, era un momento difficile , Karim voleva entrare la tomba ma gli amici volevano andare via perché avevano paura per la maledizione dei faraoni, Karim gli ha spiegato la situazione dicendogli” perché non entriamo amici, sarebbe bello vedere I tesori che ci hanno raccontato mille volte, e se avete paura dalla maledizione, Io conosco la soluzione per superare questo problema” gli amici erano sorprese quando hanno sentito questa cosa !! Fouad gli ha detto” Ma io ho paura veramente , voglio andarmene, e poi non possiamo rischiare, se ci siamo riusciti ad aprire la tomba, non sappiamo che c’e’ dentro”. Hassan voleva sapere quale era la soluzione perciò ha chiesto Karim ” e che cos’e’ la soluzione per superare la maldezione ,, ma credo che non ci sia una soluzione per questa Maledizione ,, ma daiii amici si chiama ” maledizioneeeeee!! Ecco e’ difficilissimo trovare una soluzione e poi siamo in ritardo , dobbiamo ritornare a casa, tanto Mia Madre mi punirà” era veramente un momento eccitante, non andavano D’Accordi, erano come due partite, Hassan e Fouad rifiutavano entrare la tomba ,Karim e Baiumy andavano d’Accordi, volevano entrare la tomba. Karim voleva che tutti gli amici andavano d’accordi e perciò ha risposto dicendogli” Ma la soluzione e’ chiarissima amici, facciamo finta di non esistere questa maledizione” Hassan gli ha detto” e come ?? Genio!!” Karim gli ha risposto” non sai cosa significa Fare finta!! Ma sei un bambino sei proprio un bambino, facciamo finta cioe’ come se non ci fosse nemmeno la Maledizione ^_* ecco questa è la soluzione” gli amici ridevano di Karim, Karim era molto arrabbiato perché gli amici lo prendevano in giro e poi se n’e’ andato a casa.
Tutti Gli amici sono ritornati a casa, Karim cercava di una soluzione per dirla agli amici, ha passato tutta la notte in bianco pensando e cercando una soluzione,e finalmente aveva pensato di dirgli che questa maledizione e’ una cosa irreale, non esiste.
Gli amici sono andati a scuola come il solito e poi sono andati insieme a guardare questa tomba, Karim voleva dirgli la soluzione ma intanto gli amici volevano entrare , era una cosa strana per Karim, era come una sorpresa per lui, ed era anche molto eccitato ad entrare la tomba e sapere che c’e’ dentro.
Gli amici hanno finalmente deciso di entrare la tomba, avevano un colpo di paura, pensavano ancora alla maledizione, ci sono riusciti ad entrare la tomba e non gli e’ successo niente , erano sorprese e nello stesso tempo erano molto contenti perché ce l’hanno fatta,Karim gli ha detto ” come vi ho detto, non c’e’ nessuna maledizione, avevo ragione io” gli amici allo stesso momento” eh si amico avevi ragione, ti chiediamo scusa per l’ultima volta siamo stati maleducati con te”gli amici sono entrati la tomba e Karim ha cominciato a leggere la lingua geroglifica, ma non ha capito tutto, ha chiesto agli amici se uno sapeva delle parole, ma nessuno era capace di leggere o sapere la lingua che lui, poi dopo esser entrati la paura se n’e’ andata.
Karim stava guardando le mura su cui c’era scritto la lingua geroglifica, gli altri amici stavano girando in tutta la tomba, Hassan stava cercando i tesori e Fouad stava camminando cosi senza meta, e Baiumy invece stava mangiando perché aveva fame, seduto cosi lontano dagli amici e non sapeva che c’era di fianco a lui una mummia, ma improvvisamente ha visto questa mummia, ha corso verso gli amici per dirgli cosa c’era,era spaventoso dalla mummia dicendogli” amici venite a guardare che c’e’ nell’altra stanza” “ma che c’e’ Baiumy” dice Karim ” c’e’ una mummia daiii venite ” dice Baiumy. Tutti gli amici sono andati a vedere la mummia, ma la mummia non c’era nel posto che ha riferito Baiumy, Baiumy era scioccato e voleva dire agli amici quello che aveva visto, ma intanto gli amici non gli credevano.
Cammin facendo Karim ha scoperto un attraente tesoro, era coperto di polvere, lo volevano aprire, ma come il solito avevano paura, ma hanno deciso di aprirlo, ma non sapevano che c’era nascosto dentro,ce l’hanno fatta, hanno aperto il tesoro, si sono spaventati quando hanno visto che c’era dentro, hanno corso verso la porta della tomba che Karim, avevano visto una mummia, voleva sapere di chi fosse questa mummia, ha Saputo che era un uomo poi e’ andato a dire agli amici.
Karim voleva rientrare ma gli amici non lo volevano fare, col tempo ci e’ riuscito a convincerli, ma questa volta avevano davvero paura, sono ritornati a vedere la mummia ma non l’hanno trovata, erano scioccati come era Baiumy prima, Baiumy gli ha detto ” ecco quello che dicevo io ma nessuno mi credeva ” e cosi avevano deciso di tornare a casa , sono andati verso la porta , ma hanno trovato la porta chiusa,, stavano esclamando ” ma che c’e’ qui in questa maledetta tomba” tutti gli amici erano molto delusi, e Baiumy ha cominciato a piangere, Karim gli ha detto ” ma smetti di piangere bambino” ma Baiumy era arrabbiato e ha cominciato a litigare insieme dicendogli ” ma sei tu che ci ha fatto venire qui, sei tu ” e Fouad ha calmato la situazione dicendo ” ma daiii amici, ma litighiamo qui, ma cosa fate ?? vergognatevi, invece di cercare la soluzione per uscire, litighiamo, mah” Hassan era impegnato a trovare la soluzione.
E Cosi sono rimasti rinchiusi dentro la tomba,Karim ha deciso di andare verso il tesoro, gli amici gli hanno detto ” non andare amico, e’ pericoloso” ma Karim gli ha risposto” ma daiii amici, ma se restiamo qui senza fare niente non possiamo uscire” tutti gli amici andavano d’accordi con Karim, perciò sono andati al tesoro ma non l’hanno trovato!!.
C’era qualcosa di strano, sono andati verso il tesoro e non l’hanno trovato e sono andati verso la porta e l’hanno trovata chiusa e sono andati verso la mummia che gli ha scoperto Baiumy e non l’hanno trovata, era una cosa pazzesca, non sapevano cosa fare. Ma hanno deciso di andare a dare un’occhiata a tutta la tomba, hanno trovato dei disegni faraonici, la tomba era cosi ricca , c’erano poltrone d’oro e anche divani e vasi tutto era d’oro e d’argento, non sapevano di chi fosse la tomba ma volevano sapere tutta la storia del faraone che c’era qui.
Cammin Facendo hanno trovato dei disegni sulle mura su cui c’era scritto tutte le informazioni sulla dinastia, Karim stava leggendo le parole con l’aiuto degli amici e sono riusciti a sapere la storia della dinastia, la tomba era di un faraone ricco ma non sapevano il suo nome, hanno scoperto anche una mappa su cui c’era disegnato tutta la tomba e tutte le stanze della tomba, e cosi hanno Saputo tutte le vie giuste per arrivare ai tesori, ma ogni tanto sentivano dei rumori nelle stanze, avevano paura.
Karim voleva sapere di chi fossero queste voci, cercava la via giusta per arrivare a queste voci, e cosi seguendo le voci, ha scoperto che c’erano dei faraoni ancora vivi, era cosi spaventoso e stava ascoltandoli ma non capiva niente, e’ andato a chiamare gli amici per guardare questa strana cosa ma purtroppo non li ha trovati.
È Ritornato, non ha trovato nessuno, era veramente perso, non sapeva dove andare!! C’erano molte vie,non riusciva a sceglierne una da percorrere, era deluso, ma aveva deciso di cercare gli amici, e’ andato cosi senza meta.
Ha sentito una voce lontana,gente che parlava cosi velocemente non sapeva che lingua parlassero, era una lingua diversa, ne’ nubiana ne’ egiziana, sembravano faraoni perché non né ha capito neanche una sola parola, voleva avvicinarsi e vedere che c’era!! Aveva ragione erano faraoni ma accompagnavano loro gli amici, voleva avvicinarsi ma uno degli amici gli ha fatto un gesto che significa allontanarsi da loro forse perché c’era qualcosa di strano, qualcosa che faceva male a lui,non sapeva cosa fare, era veramente un periodo cosi strano, infondo ha deciso di seguirli.
I faraoni hanno preso gli amici in posto cosi strano, volevano sapere chi fossero questi ragazzi e perche mettessero questi vestiti strani secondo I faraoni, tutti gli amici erano davanti il re della tomba, Karim era sorpreso, non aveva mai visto gente cosi in vita sua, aveva deciso di avvicinarsi per aiutare gli amici vista la sua conoscenza della lingua geroglifica, si e’ avvicinato ma le guardie del re l’hanno arrestato, pensavano che fosse un ladro, Karim voleva chiarire la situazione e cercava di utilizzare la sua conoscenza della lingua faraonica per parlare con loro dicendogli ” siamo venuti qui senza volerci veramente, stavamo giocare e poi siamo caduti dentro la tomba” il re era sorpreso, come un ragazzo come questo sapesse parlare la loro lingua e anche era sospettato dicendogli” ma che dici bugiardo, non sono convinto di quello che hai detto, siete ladri, tanto lo sapevo” Karim aveva molta paura ma voleva superare questo problema dicendogli”ma non sono bugiardo ,dico la verità, se vuoi arrestare qualcuno allora arrestami perché sono io a far venire gli amici qui, non e’ colpa loro” il re era molto sorpreso delle belle parole di Karim dicendogli” wow mi piace la tua sincerità e il tuo coraggio veramente perciò vi lascio e vi libero, e se volete dei tesori, ve li do, beati voi ragazzi avete un buon amico di grande cuore e anche molto bravo” gli amici non capivano un’acca, ma Karim ha tradotto tutto, erano felici di queste belle parole.
Dopo questa chiacchierata con il re Karim gli ha chiesto che volevano uscire dalla tomba, il re era buono con loro e anche molto generoso, gli ha dato dei tesori e anche ha dato la chiave della vita a Karim, Karim era molto eccitato e non sapeva cosa dirgli.
Karim voleva sapere il nome del Re, ogni volta che lo voleva chiedere, dimenticava, ma finalmente si e’ ricordato di chiedergli Karim gli ha chiesto ” ma posso farle una domanda?”, Il re :” ma certo, chiedimi pure”
Karim: ” Ma come si chiama Lei ? “
Il re ha riso e gli ha detto ” ma questa e’ la domanda!! Comunque mi chiamo Ahmed Salah Stellino, sono l’ultimo re della dinastia numero 33″
Karim era cosi confuso e non sapeva cosa dirgli, ma ha ringraziato il re di tutto quello che gli ha dato e poi sono usciti dalla tomba.
Gli amici sono andati a Casa, I loro genitori li stavano cercando ovunque, Baiumy, non voleva tornare a casa perché aveva paura di suo padre, e anche Fuoad e Hassan avevano molta paura. Il giorno dopo sono andati a scuola hanno raccontato tutta la storia agli amici ma nessuno li credeva.
Fonte: Oubliettemagazine